Langdon prese fiato. «Come ha detto?»

«Ha capito benissimo.»

Il modo in cui l’uomo aveva pronunciato il nome di Peter aveva raggelato Langdon. «Che cosa sa di Peter Solomon?»

«A questo punto, tutti i suoi segreti più preziosi. Il signor Solomon è mio ospite, e io so essere un anfitrione molto convincente.»

Non è possibile. «Peter non è suo ospite.»

«Ho risposto al suo cellulare, no? Non si è accorto che quello che le ho dato è il numero del telefonino di Peter? Ci rifletta.»

«Ora chiamo la polizia.»

«Non è necessario» ribatté l’uomo. «Le autorità arriveranno a momenti.»

Ma che discorsi fa questo squilibrato? Il tono di Langdon si indurì. «Se Peter è con lei, me lo passi.»

«Impossibile. Il signor Solomon è rimasto bloccato in un luogo infelice.» Silenzio. «È nell’Araf.»

«Dove?» Langdon si rese conto che, a furia di stringere spasmodicamente il telefono, gli si erano intorpidite le dita.

«L’Araf, l’Hamistagan, il luogo a cui Dante ha dedicato la seconda cantica della Commedia. Ha presente?»

Quelle allusioni religiosoletterarie confermarono in Langdon il sospetto di avere a che fare con uno psicopatico. La seconda cantica della Divina Commedia. Langdon la conosceva bene, perché nessuno usciva dalla Phillips Exeter Academy senza aver letto Dante. «Vuole forse darmi a intendere che Peter Solomon è… in purgatorio?»

«Quello che usate voi cristiani è un termine un po’ rozzo, ma sì, il signor Solomon non è né di qua né di là.»

Con quelle parole che ancora gli riecheggiavano nelle orecchie, Langdon chiese: «Sta dicendo che Peter è… morto?».

«Non proprio, no.»

«Come non proprio?» gridò Langdon. La sua voce rimbombò nella grande sala e una famiglia di turisti si voltò a guardarlo. Lui si girò e abbassò la voce. «Che io sappia, la morte non prevede vie di mezzo!»

«Mi stupisco di lei, professore. Credevo che conoscesse meglio i misteri della vita e della morte. Esiste un mondo intermedio, in cui si trova attualmente sospeso Peter Solomon. Può tornare in questo mondo, o può andare nell’altro… a seconda di quello che farà lei adesso.»

Langdon cercò di raccapezzarsi. «Che cosa vuole da me?»

«È molto semplice: le è stato dato accesso a qualcosa di molto antico. E stanotte lei lo condividerà con me.»

«Non capisco a che cosa si riferisca.»

«No? Fa finta di non conoscere gli antichi segreti che le sono stati affidati?»

Langdon ebbe un tuffo al cuore. Cominciava a capire di che cosa si trattasse. Antichi segreti. Non aveva raccontato a nessuno ciò che gli era successo a Parigi diversi anni prima, ma i fanatici del Graal avevano seguito attentamente la vicenda sui media e alcuni si erano convinti che lui fosse venuto a conoscenza di informazioni segretissime, forse addirittura del luogo in cui si trovava il Santo Graal.

«Senta, se si riferisce al Santo Graal, le assicuro che non so niente di più di…»

«Questa è un’offesa alla mia intelligenza, professor Langdon» ribatté l’uomo. «Non nutro alcun interesse per sciocchezze come il Santo Graal o le ridicole polemiche su chi siano i detentori della verità. Le chiacchiere sulla semantica religiosa non mi appassionano. Sono domande alle quali si trova risposta solo con la morte.»

Quelle crude parole sconcertarono Langdon. «Di cosa diavolo si tratta, allora?»

L’uomo tacque per parecchi secondi. «Come forse lei sa, in questa città esiste un antico portale.»

Un antico portale?

«E stanotte, professore, lei lo aprirà per me. Dovrebbe sentirsi onorato del fatto che io abbia contattato proprio lei. Questo invito è un’occasione unica nella sua vita. Lei è il prescelto.»

E lei invece è matto. «Mi dispiace, ha scelto male» ribatté Langdon. «Non so nulla di antichi portali.»

«Lei non capisce, professore. Non sono stato io a sceglierla, ma Peter Solomon.»

«Cosa?» esclamò Langdon con un filo di voce.

«Il signor Solomon mi ha spiegato come fare a trovare il portale e mi ha rivelato che un uomo soltanto è in grado di aprirlo. E quell’uomo è lei.»

«Se Peter le ha detto così, si è sbagliato… o le ha mentito.»

«Non penso. Era in una condizione delicata quando me lo ha confessato, e sono propenso a credergli.»

Langdon provò un moto di rabbia. «L’avverto, se fa del male a Peter io…»

«Troppo tardi» replicò l’uomo in tono divertito. «Ho già avuto ciò che mi serviva da Peter Solomon. Tuttavia, se tiene al suo amico, mi dia quello di cui ho bisogno. Il tempo è prezioso… per lei e per il signor Solomon. Le consiglio di trovare quel portale e di aprirlo. Peter indicherà la via.»

Peter? «Mi pareva di aver capito che è in "purgatorio".»

«Come sopra, così sotto» ribatté l’uomo.

Langdon si sentì raggelare ancora di più. Quella strana risposta era un’antica formula ermetica che alludeva all’esistenza di un legame fisico tra cielo e terra. Come sopra, così sotto. Langdon si guardò intorno nella grande sala, meravigliato dalla rapidità con cui quella serata si era trasformata in un incubo. «Senta, io non so proprio dove trovare questo antico portale. Ora chiamo la polizia.»

«Davvero non ci arriva? Non ha ancora capito perché è stato scelto proprio lei?»

«No» rispose Langdon.

«Lo capirà presto» replicò lo sconosciuto ridacchiando.

E chiuse la conversazione.

Langdon rimase immobile per alcuni istanti, terrorizzato, a cercare di elaborare quello che era successo.

Tutto a un tratto, in lontananza, udì un suono inaspettato.

Veniva dalla Rotonda.

Erano grida.

10

Langdon era entrato nella Rotonda del Campidoglio molte volte in vita sua,però mai di corsa. Mentre varcava precipitosamente l’ingresso nord, vide un gruppo di turisti radunato al centro della sala. Un bambino gridava e piangeva mentre i genitori cercavano di consolarlo. Altre persone si erano avvicinate per guardare e vari agenti di sicurezza stavano facendo del loro meglio per riportare l’ordine.

«L’ha tirata fuori dalla fasciatura e l’ha lasciata lì!» diceva qualcuno.

Avvicinandosi, Langdon vide la causa di tanta agitazione. Innegabilmente l’oggetto sul pavimento del Campidoglio era strano, ma non tanto da giustificare tutte quelle urla.

Lui lo aveva visto molte volte. Al dipartimento di arte di Harvard, c’erano decine di modelli anatomici come quello, a grandezza naturale, di plastica. Pittori e scultori li usavano per aiutarsi a riprodurre la parte più complessa del corpo umano che, contrariamente a quanto si possa pensare, non è il viso bensì la mano. Chi può averlo lasciato nella Rotonda?

Quel tipo di modello anatomico aveva dita articolate che permettevano all’artista di sistemare la mano nella posizione desiderata, che nel caso degli studenti dei primi anni era spesso con il dito medio teso e rivolto verso l’alto. Nel caso specifico, invece, erano l’indice e il pollice a puntare verso il soffitto.

Langdon fece un passo avanti e si rese conto che il modello era diverso dal solito. La superficie di plastica non era liscia, bensì chiazzata e leggermente rugosa. Sembrava quasi…

Pelle, pelle vera.

Langdon si fermò di colpo.

Poi vide il sangue. Mio Dio!

Il polso mozzato era stato infilzato su un piedistallo di legno provvisto di una punta acuminata, in modo che stesse dritto. Langdon provò un senso di nausea. Avanzò leggermente, trattenendo il fiato, e vide che i polpastrelli dell’indice e del pollice erano decorati da piccoli tatuaggi. Ma non furono questi ad attirare la sua attenzione. Spostò immediatamente lo sguardo sull’anello d’oro all’anulare.

Oh, no!

Indietreggiò. Era come se il mondo gli fosse crollato addosso: quella che aveva davanti agli occhi era la mano destra di Peter Solomon.


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