Il volto del secondo uomo si addolcì. Era più giovane, forse dell’età di Theresa, più magro, senza barba. — Sei interessata, tu, a quello che facciamo?

— Non farti prendere in giro, Josh — fece tagliente la donna. — È un Mulo, lei!

— Vediamo un po’ chi è — disse il primo uomo. Tirò fuori dalla tasca un’unità mobile: ma i Vivi allora ne avevano? — Attivare. Controllo ID. Numero aeromobile 475-9886 — seguito dai codici di autorizzazione. Ma come faceva a conoscerli?

Il terminale annunciò: — Aeromobile registrata sotto il nome di Jackson William Aranow. Enclave Manhattan Est. — Aggiunse numero di cittadinanza e indirizzo. Theresa non sapeva che fossero pubblici.

— Io sono Theresa Aranow, la sorella di Jackson. — Cercò di respirare normalmente.

— E ci hai portato dei rifornimenti, tu — disse la donna. — Per pura e semplice bontà d’animo.

— Sì — sussurrò Theresa. — Voglio dire, no, non penso di essere… così buona…

— Ma ti senti bene, tu? — chiese quello più giovane, Josh. Theresa si appoggiò all’aeromobile e lui le toccò un braccio. Lei si contrasse.

— Io… sì. Sto bene.

— Josh, scarica i rifornimenti, tu — ordinò l’altro uomo. — Possiamo anche tenerceli.

Theresa si costrinse a respirare normalmente. Era arrivata fino a quel punto. — Potrei… per favore, vedere quello che state facendo qui? Non in cambio dei rifornimenti, ma solo perché mi interessa?

La donna ribatté: — Non abbiamo nessun bisogno di spie, noi — nello stesso momento in cui Josh diceva: — Ti interessa davvero? Il legame?

— Chiudi il becco! — schioccò la donna.

I due si lanciarono un’occhiataccia. Theresa non ricordava di aver sentito nulla al notiziario che riguardasse un "legame". Rabbrividì per un’improvvisa folata di vento. Era molto freddo.

L’uomo più anziano prese repentinamente una decisione. — Può sapere, lei. È il momento che la gente sappia. Noi facciamo quello che è giusto, noi, e funziona e noi lo sappiamo. Dovremmo spargere in giro la voce, noi.

— Mike… — cominciò la donna con voce infuriata.

— No, è il momento. E se un Mulo è davvero interessato, lei… — Osservò Theresa, esaminandola attentamente.

— Io dico di no, io — ripeté la donna.

— Io dico di sì, io — ribatté Josh. — Patty, prendi qualche cono.

Patty li afferrò sgraziatamente. Theresa prese alcuni abiti di Jackson dall’auto e si incamminò con Josh verso l’edificio, cercando di stare il più lontano possibile da Patty e Mike.

L’edificio era un immenso rettangolo basso e privo di finestre. Forse un tempo era stato una specie di deposito. Non la portarono all’interno. Si infilarono dentro soltanto loro, uno alla volta, per lasciare il carico di coni e il vestiario. Poi la condussero sul retro dell’edificio. Li seguirono parecchie altre persone, finché non si fu radunata una piccola folla.

Dietro l’edificio, una tenda di plastica trasparente si stendeva su un terreno smosso. La tenda, sostenuta al centro da pali sottili alti un metro e venti, cadeva rapidamente sui lati ed era fissata a terra con picchetti provvisori. All’interno c’era un cono a energia-Y, un’area di alimentazione e sei persone nude, divise in due gruppetti di tre.

— Vedi? — spiegò Josh con una certa grazia. — Sono gruppi legati, loro. Si alimentano in armonia. Quelli, sei mesi fa, erano nemici, loro.

— Non nemici — corresse Patty tagliente.

— Nemmeno amici — ribatté Josh. — Abbiamo avuto un sacco di lotte, noi. Come la maggior parte delle tribù. Abbiamo rischiato di disperderci, noi, di andarcene via da soli, di essere isolati.

— Il che vuol dire che stavamo negando la nostra umanità, noi — precisò Mike. — Gli umani sono fatti per stare insieme. Isolati, non siamo completi.

— Oh — fece Theresa. Forse aveva ragione quel Vivo sano ma dall’aspetto lacero? Era quello il motivo per cui la sua vita era sembrata così vuota, per cui lei si era isolata? Si sentì pervadere dalla delusione. Le sembrò troppo semplice, troppo facile. Tutti quei mistici eremiti e isolati di cui aveva letto nella biblioteca, che avevano avuto visioni e avevano sofferto per la verità, avevano avuto bisogno di ben altro che non di semplice compagnia! Cercò qualcosa da dire che non offendesse i suoi ospiti.

— Come avete posto fine alle lotte e… siete divenuti così uniti?

— Il legame! — disse trionfante Josh. — Ci è stato dato da Madre Miranda, lei, e noi l’abbiamo preso e adesso guarda!

— Madre Miranda? — chiese Theresa. — Siete gli stessi che chiedono che Miranda Sharifi sviluppi un farmaco dell’immortalità?

— No — rispose Mike. — Noi non chiediamo, noi, per niente. Non chiediamo niente. Però abbiamo preso il dono, noi, quando lo abbiamo trovato.

"Il dono." — Quale dono?

Fu Josh a risponderle, con voce fervente. — All’inizio abbiamo pensato che erano altre siringhe del Cambiamento, noi. Ma le nuove siringhe erano rosse, non nere, e c’era anche un ologramma da vedere sul terminale. C’era Miranda Sharifi che ci diceva, lei, che quello era un dono che cominciava a dare a noi e che poi avrebbe dato a tutti gli altri. Il dono del legame, per bilanciare l’isolamento provocato dal Cambiamento!

— Un olovideo di Miranda Sharifi — ripeté Theresa. Jackson aveva detto che Miranda e i suoi compari Super-Insonni si erano nanocostruiti una base lunare, Selene, dopo che Jennifer Sharifi era uscita di prigione e li aveva cacciati dal Rifugio. Era accaduto oltre un anno prima. Come faceva Miranda a inviare le siringhe dalla Luna?

— Con un "nuovo" Cambiamento — proseguì Mike. — Il legame. Così non possiamo più essere soli, noi. Così "dobbiamo" sviluppare l’aspetto spirituale di noi stessi e andare d’accordo insieme. In tre, come il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Theresa lanciò nuovamente un’occhiata verso il campo di alimentazione sotto la tenda. Tre persone in un lato, due donne e un uomo. Tre sull’altro, un uomo, una donna e un ragazzino. Attorno a lei, nella folla, le persone erano raggruppare in tre e alcuni gruppi si tenevano per mano. Patty, Mike e Josh si erano spostati impercettibilmente verso Theresa per formare un gruppetto.

— Una siringa — disse lei. — Conteneva una nuova droga, voi l’avete presa e…

Patty parlò direttamente a Theresa, guardandola in volto, sorridendo in maniera sgradevole. — E la droga ci ha resi uno solo. Non ci "possiamo" muovere, noi, lontani l’uno dall’altro. Siamo la vita l’uno dell’altro!

La folla improvvisamente si mise a intonare: — Siamo la vita e la giusta via. Siamo la vita e il sangue. Siamo la vita e i prescelti.

— Capisci adesso, tu? — disse Josh con entusiasmo. — Siamo una vera comunità. Le siringhe del Cambiamento hanno diviso le persone, tutti sono stati in grado di andarsene per loro conto, di mangiare, essere sani e vivere senza avere nessun bisogno degli altri. Le siringhe del legame uniscono. Se io, Mike o Patty ci allontaniamo l’uno dall’altro, noi, moriamo.

— Morite? — Theresa si sentì mancare. — Morite davvero?

Patty confermò trionfante: — Moriamo davvero. E a un gruppo legato è successo. In un’altra tribù. Li ho "visti" io. Quei pazzi non credevano in Madre Miranda, e lo Spirito Santo se n’è andato e in una notte gli altri due sono morti.

— Ma… e se avete un bambino? Il bambino…

— Abbiamo ancora moltissime siringhe — spiegò Josh. — Un bambino non è un problema. Resta semplicemente con la madre finché non è abbastanza grande da potersi legare con un suo gruppo.

Theresa avvertì un’ondata di nausea. Desideravano strenuamente un motivo per avere bisogno l’uno dell’altro, per essere una comunità… ma "quello" doveva avere a che fare con i feromoni. Jackson le aveva spiegato il meccanismo dei feromoni. Erano sostanze chimiche emanate nell’aria che venivano captate da altre persone, anche se non se ne rendevano conto. Le sostanze chimiche agivano sul comportamento delle persone. Forse, senza quel nuovo odore si liberava del veleno nel corpo delle persone legate. Ma il Depuratore Cellulare non avrebbe distrutto ogni veleno? Non era il motivo per cui era stato "creato" il Depuratore Cellulare? Ovviamente, se li aveva fatti tutti e due Miranda Sharifi… ma Miranda Sharifi lo avrebbe fatto? Perché?


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