L’ascensore si fermò in profondità sotto terra. Si aprì direttamente su una sala conferenze tutta scintillanti pareti bianche nano-costruite e fragrante odore di caffè forte. Le porte conducevano, presumibilmente, ai laboratori e agli appartamenti. Sulla lucida tavola in teak circondata da comode sedie c’era un servizio da caffè in argento. Altre sedie erano allineate contro le pareti. Un tavolinetto sorreggeva un olopalco.

Jennifer si accomodò su una sedia al lato della stanza, sedendosi a occhi bassi. Quello era il risultato di negoziati condotti da Will. I berberi, abili uomini di affari nel loro ambiente implacabile per tre millenni, si erano adattati facilmente a fungere da mediatori per imprese clandestine internazionali. Erano meno disponibili ad adattarsi a imprenditori di sesso femminile. Se Jennifer fosse stata una qualsiasi altra donna al mondo, non le sarebbe stato nemmeno concesso di entrare nella stanza.

Qualsiasi altra donna a parte una: Miranda, che aveva tradito il suo popolo rendendo necessaria quell’interazione con la feccia Dormiente.

Will e i berberi si sedettero attorno alla tavola di teak lucido. Gunnar rimase in piedi, contro la parete, fra Jennifer e l’ascensore, per poter sorvegliare ogni cosa.

— Caffè? — chiese Karim.

— Sì, grazie — rispose Will. — Dov’è il dottor Strukov?

— Si unirà a noi fra pochi minuti. Siamo arrivati un po’ in anticipo.

Il caffè aveva un aspetto scuro, ricco, amaro. Jennifer sentì l’acquolina in bocca. Bloccò la saliva. I berberi bevvero con gusto, senza parlare, perfettamente a proprio agio. Anche Karim, però, si irrigidì lievemente quando si aprì una porta ed entrò Serge Mikhailovich Strukov.

Il leggendario genio russo era immenso, chiaramente modificato geneticamente nelle dimensioni. La pelle aveva il caratteristico aspetto salutare di quella di tutti i Cambiati. Le siringhe erano piovute in Ucraina come in ogni altro posto della Terra, ma non si sapeva fino a che punto fossero state usate: non soltanto l’Ucraina aveva serrato tutti i confini, ma vi erano fioriti anche bizzarri culti antitecnologici dopo che le Guerre Nucleari Localizzate avevano rallentato fortemente l’utilizzo della Rete. Quello che non si trovava nella Rete non poteva essere trafugato. Gran parte dell’Europa dell’est e dell’Asia occidentale risultava sconosciuta perfino al Rifugio.

Non Strukov, però. Lui era conosciuto ovunque e altrettanto introvabile.

Era fuggito dall’Ucraina a diciassette anni, ignorante in microbiologia ma, in qualche modo, modificato geneticamente a livello del QI. Non raccontava mai dei suoi genitori, della sua provenienza, della sua adolescenza, di come avesse imparato a parlare, oltre al russo, anche il cinese idiomatico e, con un po’ di accento, il francese. A ventidue anni aveva conseguito una laurea in microbiologia al Centre d’Étude du Polymorphisme Humain di Parigi. A trentuno aveva ottenuto il Premio Nobel in medicina per il suo lavoro sulle eccitotossine modificate geneticamente nei mitocondri neurali. Non si era mai recato a Stoccolma a ritirare il premio. Tre mesi dopo era uscito dal suo laboratorio di Parigi ed era scomparso.

Nel corso del decennio successivo, affiorarono strani rapporti su Strukov nella Rete clandestina: accenni che lavorasse per i cinesi, per gli egiziani, per il Brasile, sempre sulla guerra batteriologica, sempre su progetti di modificazione genetica che però non arrivavano mai ai notiziari mondiali. O che non riuscivano mai ad allontanarsene. Un microbiologo dell’Enclave di San Francisco Bay dichiarò di riconoscere la mano di Strukov in una terribile modificazione genetica virale inviatagli da un medico coinvolto nella guerra cilena: un retrovirus mortale che distruggeva la formazione della memoria nell’ippocampo. Una settimana dopo, quel microbiologo era affogato nella baia.

Strukov sedette a capotavola. Quindi, ignorando volutamente Will, fece ruotare la sedia per fissare direttamente Jennifer. Lei non sollevò lo sguardo ma lui continuò a guardarla comunque: cinque secondi, dieci, quindici. Lei riuscì a sentire la tensione nella sala crescere vorticosamente.

Alla fine Strukov si girò nuovamente verso gli uomini seduti attorno alla tavola. Sorrise debolmente. — Cosa desidera adesso da me il Rifugio? — Il suo inglese aveva un forte accento russo, ma la struttura della frase non era russa: veniva mentalmente tradotta dal francese, immaginò Jennifer.

Will apparve meno composto di Strukov. — È già stato informato di quello che vogliamo.

— Vorrei sentire le sue parole.

— Vogliamo che lei riadatti il virus modificato geneticamente che ha già sviluppato — disse Will, un po’ troppo tagliente. — I campioni che abbiamo ricevuto non sono soddisfacenti.

— E come mai il Rifugio, in possesso dei migliori laboratori scientifici del sistema solare, non può modificare personalmente questo virus?

— Ci sono dei motivi per cui preferiamo non farlo — rispose Will.

— Sono in grado di immaginarlo. Il Rifugio è governato da decisioni comuni, non è così? E molti si oppongono al vostro piano, qualunque sia. Molti non ne saranno nemmeno al corrente. In più, i vostri laboratori al Rifugio sono specializzati per la modificazione genetica di embrioni e per la ricerca nel campo. Non siete specializzati nella creazione e nella diffusione di virus mortali.

Will non commentò. Strukov tirò indietro la testa e rise, una risata possente e aspra che riempì la stanza. Karim sorrise. Jennifer Sharifi e Will Sandaleros erano stati in prigione per aver tenuto in ostaggio cinque grandi città americane con la minaccia di rilasciare un virus mortale modificato geneticamente.

Strukov riprese: — Ventotto anni cambiano molte cose, eh? E non solo in microbiologia. Tuttavia, plus ça change, plus c’est la même chose. Volete tentare ancora l’assalto al governo americano?

— No — rispose Will. — Ma ciò che faremo con il virus sono affari nostri. Suo compito, come da accordi, è di fornircelo.

— Andrà tutto liscio come l’olio — assicurò Strukov, godendo chiaramente del modo di dire. Karim rise.

— Forse no — commentò Will. — Lei non conosce ancora le modificazioni che richiederemo.

— Mi consenta, allora, di mostrarle le modificazioni che ho già creato — disse Strukov. — Angelique, commencez. Le programme de démonstrer.

— Oui - rispose il sistema. L’olopalco si animò. Apparve un modello tridimensionale grigio chiaro del cervello umano circondato dal fantasmatico profilo di un cranio. Due aree a forma allungata delle dimensioni dell’unghia del pollice di un neonato, localizzate appena dietro le orecchie, si illuminarono improvvisamente di rosso.

— Le amigdale destra e sinistra — spiegò Strukov. — Si appoggiano sulla parte interna inferiore dei lobi temporali. Le due amigdale sono essenzialmente identiche. Angelique, ga va.

L’amigdala sinistra si allargò improvvisamente, riempiendo l’intero palco e sostituendo il cervello. Divenne un intricato ed elaborato groviglio di neuroni, stipati insieme, con nervi immissari ed emissari che si ramificavano verso l’esterno.

Strukov continuò: — Il neurotrasmettitore dominante nelle amigdale è il glutammato. È un aminoacido interessante. Sottili cambiamenti metabolici possono trasformare il glutammato in un’eccitotossina che uccide i neuroni nell’ipotalamo, la parte del cervello che si utilizza nella formazione della memoria. Uno scarso apporto di glutammato può uccidere i neuroni nel cervello e nel midollo spinale. La sovrastimolazione di produzione del glutammato conduce a svariate malattie croniche di tipo degenerativo.

L’espressione di Jennifer non cambiò. Quelle erano informazioni base molto comuni. Strukov stava sopravvalutando la sua ignoranza. Errore? Insulto?

Will lo interruppe: — Ma qualsiasi cambiamento metabolico che producesse tossine sarebbe attaccato dal Depuratore Cellulare. Distruggerebbe le tossine nel momento in cui fossero create. Una sovrapproduzione darebbe come risultato un codice DNA sbagliato che sarebbe corretto dal Depuratore Cellulare non appena identificato.


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