Frate Francis si sentì lievemente confuso da quell'Avvertenza ma pensò di rispettarla non toccando affatto la porta. I miracolosi aggeggi degli antichi non dovevano essere manomessi spensieratamente, come molte volte i dissotterratori del passato avevano testimoniato con il loro ultimo respiro.

Frate Francis osservò che i detriti rimasti per secoli nell'anticamera erano di colore più scuro e di grana più ruvida dei detriti che erano stati sottoposti all'inclemenza del sole e della sabbia prima del crollo di quel giorno. Si poteva capire, con un'occhiata alle pietre, che il Portello Interno era stato bloccato non dalla frana di quel giorno ma da un'altra, molto antica della stessa abbazia. Se l'Ambiente Sigillato del Rifugio Sopravvivenza Fallout conteneva un Fallout, il demone non aveva evidentemente aperto il Portello Interno dal tempo del Diluvio di Fiamma, prima della Semplificazione. E, se era rimasto sigillato dietro la porta di metallo per tanti secoli, c'era ben poca ragione, si disse Francis, di temere che potesse irrompere dal portello prima del Sabato Santo.

La fiamma della torcia si abbassò. Trovò una gamba fracassata di una sedia, l'accese con la sua fiamma vacillante, poi cominciò a raccolgiere pezzi di mobilio rotto per accendere un vero fuoco, mentre ponderava il significato dell'antica targa: RIFUGIO SOPRAVVIVENZA FALLOUT.

Come frate Francis ammise prontamente, la sua padronanza dell'inglese prediluviale era ben lontana dall'essere perfetta. Il modo in cui i sostantivi potevano talvolta modificare altri sostantivi, in quella lingua, era sempre stato uno dei suoi punti deboli. Nel latino, come nei più semplici dialetti della regione, una costruzione come servus puer significava la stessa cosa che puer servus, e anche in inglese slave boy significava boy slave, ragazzo schiavo. Ma qui le somiglianze finivano. Alla fine era riuscito a imparare che house cat non significava cat house e che un dativo di scopo o possessivo, che in mihi amicus, equivaleva pressappoco a dog food o a sentry boy, anche senza inflessione. Ma cosa significava una tripla apposizione come rifugio sopravvivenza fallout, fallout survival shelter? Frate Francis scosse il capo. L'Avvertenza sul Portello Interno parlava di cibo, di acqua e di aria; e senza dubbio non erano cose necessarie per i maligni dell'Inferno. Qualche volta, il novizio trovava l'inglese prediluviale più difficile dell'Angelologia Intermedia o del Calcolo Teologico di San Leslie.

Accese il fuoco sul pendio del mucchio di macerie, dove avrebbe potuto illuminare gli angoli più bui dell'anticamera. Poi andò a esplorare tutto ciò che poteva essere rimasto scoperto dai detriti. Le rovine a fior di terra erano state ridotte ad ambiguità archeologiche da intere generazioni di scavatori, ma questa rovina sotterranea non era stata toccata se non dalla mano di un disastro impersonale. Il luogo sembrava infestato da presenze di un'altra età. Un cranio, che giaceva fra le pietre in un angolo più buio, aveva ancora un dente d'oro nel suo ghigno… chiara dimostrazione che il rifugio non era stato invaso dai vagabondi. L'incisivo d'oro scintillava, quando il fuoco danzava più alto.

Più di una volta frate Francis aveva incontrato, nel deserto, vicino a qualche torrente prosciugato, un mucchietto di ossa umane, ripulite e imbiancate dal sole. Non era particolarmente schizzinoso ed era preparato a simile scene. Perciò Francis non fu sorpreso quando notò il cranio nell'angolo dell'anticamera, ma lo scintillio d'oro in quel ghigno attirava continuamente il suo sguardo mentre tentava di aprire gli sportelli (chiusi a chiave o incastrati) degli armadietti rugginosi, o i cassetti (egualmente incastrati) di un scrivania metallica tutta ammaccata. La scrivania poteva rivelarsi una scoperta inestimabile, se conteneva documenti o un paio di libri sfuggiti ai furibondi roghi dell'Età della Semplificazione. Mentre insisteva nei tentativi di aprire i cassetti, la fiamma si abbassò; ebbe l'impressione che il teschio cominciasse ad emettere un debole bagliore proprio. Un fenomeno del genere non era particolarmente insolito, ma nella cripta buia, frate Francis lo giudicò molto conturbante. Raccolse altra legna per il fuoco, ritornò a scuotere i cassetti della scrivania, cercando di ignorare il ghigno scintillante del teschio. Sebbene avesse ancora timore dei Fallout nascosti, Francis si era ripreso dallo spavento iniziale quel tanto che bastava per comprendere che il rifugio, specialmente la scrivania e gli armadietti, potevano essere pieni di ricche reliquie d'una età che il mondo, per la maggior parte, aveva preferito dimenticare.

La Provvidenza aveva elargito una vera benedizione, qui. Trovare un frammento del passato sfuggito ai roghi e ai predatori era un raro colpo di fortuna, in quei tempi. Tuttavia, questo sottintendeva un rischio. Si sapeva che gli scavatori monastici, attenti ai tesori antichi, emergevano talvolta da una buca nel terreno, recando trionfalmente un bizzarro oggetto cilindrico e poi — mentre lo ripulivano o cercavano di scoprirne la funzione — premevano il pulsante sbagliato o giravano l'interruttore sbagliato, e così ponevano fine alla intera faccenda senza alcun beneficio per il clero. Soltanto ottanta anni prima il Venerabile Boedullus aveva scritto con evidente gioia al suo Signor Abate che la sua piccola spedizione aveva scoperto i resti, secondo le sue stesse parole "del luogo di una pista di lancio intercontinentale, completa di parecchi, affascinanti serbatoi sotterranei". Nessuno, nell'Abbazia, aveva mai saputo cosa intendesse il Venerabile Boedullus per "pista di lancio intercontinentale", ma il Signor Abate che regnava a quel tempo aveva severamente decretato che gli antiquari monastici dovevano, sotto pena di scomunica, evitare quelle "piste", per l'avvenire. Perché la sua lettera all'abate era stata l'ultima cosa che si era vista del Venerabile Boedullus, della sua spedizione, della sua "pista di lancio" e del piccolo villaggio che sorgeva in quel luogo: adesso un lago molto interessante aggraziava il paesaggio, dove era stato il villaggio, grazie ad alcuni pastori che avevano deviato il corso di un ruscello e l'avevano fatto scorrere nel cratere, per raccogliervi acqua per le loro greggi nei tempi di siccità.

Un viaggiatore che era venuto da quella direzione circa un decennio prima aveva riferito che in quel lago si facevano pesche eccellenti, ma i pescatori dei dintorni consideravano i pesci come se fossero le anime degli scavatori e degli abitanti del villaggio rimasti uccisi molto tempo prima: e rifiutavano di pescare a causa di Bo'dollos, il pescegatto gigantesco che vi viveva nel profondo.

"… né alcuno scavo verrà iniziato se non avrà come principale scopo l'accrescimento dei Memorabilia" aveva aggiunto il decreto del Signor Abate… Questo significava che frate Francis doveva frugare il rifugio soltanto per cercare libri e documenti, senza maneggiare eventuali strumenti e utensili.

Il dente d'oro continuava ad ammiccare e a scintillare in un angolo dei suoi occhi mentre frate Francis cercava di aprire i cassetti della scrivania. I cassetti rifiutavano di muoversi. Diede un calcio finale alla scrivania e si voltò a guardare impaziente il teschio: "Perché non sogghigni verso qualcosa d'altro, tanto per cambiare?"

Il sogghigno rimase. La reliquia dal dente d'oro giaceva con il capo appoggiato fra una pietra e una cassetta di metallo arrugginito. Lasciando la scrivania, il novizio si fece strada fra i detriti per esaminare finalmente da vicino quei resti mortali. Era chiaro che quella persona era morta in quel punto, investita dal torrente di pietre e semisepolta dalle macerie. Solo il teschio e le ossa di una gamba non erano stati ricoperti. Il femore era spezzato, la parte posteriore del cranio era sfracellata.

Frate Francis sussurrò una preghiera per il defunto, poi, con grande delicatezza, sollevò il teschio dal punto in cui riposava e lo girò in modo che sogghignasse verso la parete. Quindi il suo sguardo cadde sulla cassetta arrugginita.


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