I prezzi degli schiavi continuarono a salire, dal momento che soprattutto le Corporazioni di agricoltura e miniere dilapidavano i loro schiavi (durante il primo secolo, uno schiavo di miniera aveva un'aspettativa di "vita lavorativa" di cinque anni). I possidenti individuali contrabbandavano sempre più spesso delle schiave come serve sessuali e come domestiche. Sotto queste pressioni, le Corporazioni cambiarono le regole e permisero l'importazione di schiave (238 AP).

In un primo periodo le schiave, considerate come bestiame da procreazione, furono limitate ai complessi delle piantagioni. Appena apparve evidente la loro utilità per ogni genere di lavoro, molti possidenti allentarono simili limitazioni in quasi tutte le piantagioni. Comunque le schiave si dovettero inserire nel sistema secolare degli schiavi maschi come esseri inferiori, come schiave degli schiavi.

Su Werel tutte le proprietà erano possedute individualmente, tranne i makil (acquistati ai precedenti padroni dalla Corporazione del Divertimento) e i soldati-proprietà (acquistati dal governo). Su Yeowe, tutti gli schiavi erano proprietà della Corporazione, che li acquistava dai padroni wereliani. Su Yeowe non si potevano possedere schiavi individualmente. Su Yeowe non si potevano liberare schiavi. Anche quelli portati come servi personali, come per esempio le domestiche delle mogli dei proprietari delle piantagioni, furono trasferiti alla Corporazione che possedeva la piantagione.

Anche se non era ammessa l'emancipazione, col rapido crescere della popolazione degli schiavi, che causò un eccesso di manodopera in molte piantagioni, lo status di liberto divenne sempre più comune. I liberti trovavano un lavoro prezzolato e si "riscattavano la libertà", pagando mensilmente o annualmente a una o più Corporazioni la decima (di solito il 50%) che gli era imposta come tassa per il lavoro indipendente. Molti liberti lavoravano come mezzadri, negozianti od operai e nelle industrie dei servizi. Durante il terzo secolo di colonizzazione, nelle città si consolidò una classe professionale di liberti.

Alla fine del terzo secolo, quando la crescita demografica rallentò, la popolazione totale di Yeowe ammontava a 450 milioni, e la proporzione tra schiavi e possidenti era più di cento a uno. Circa metà della popolazione schiava era composta da liberti. (Venti anni dopo la Liberazione, la popolazione era sempre di 450 milioni di persone, tutte libere.)

Nelle piantagioni, la struttura originale di soli uomini servì da base per la società degli schiavi. I gruppi di lavoro si svilupparono presto in gruppi sociali (chiamati bande) e le bande in tribù, ciascuna con una propria gerarchia: il membro della tribù obbediva a un Capo, che obbediva a un Boss, il quale era sottoposto a un possidente su cui stava la Corporazione. I vincoli, la competizione, la rivalità, i privilegi omosessuali e i clan adottivi diventarono istituzionali e spesso codificati secondo schemi complicati. L'unica salvezza per uno schiavo erano l'appartenenza a una tribù e la stretta aderenza ai suoi codici. Gli schiavi venduti in altre piantagioni dovevamo servire da schiavi degli schiavi, spesso per anni, prima di ottenere l'affiliazione a un'altra tribù.

Quando furono introdotte le schiave, molte diventarono proprietà tribale, oltre che della Corporazione. Le Corporazioni incoraggiarono questo fenomeno. Andava a tutto loro vantaggio avere delle schiave controllate dalle tribù, e tribù controllate da loro.

Ogni forma di opposizione e insurrezione, mai in grado di organizzarsi su scala più larga, era sempre repressa con la brutalità fulminea delle armi infinitamente superiori. I capi collaboravano coi Boss, i quali, nell'interesse di possidenti e Corporazioni, sfruttavano le rivalità tra tribù e le lotte di potere al loro interno, mentre mantenevano l'embargo assoluto sulla "ideologia", termine con cui intendevano educazione e informazioni di ogni genere dall'esterno della piantagione. (In molte piantagioni, in pieno secondo secolo, saper leggere e scrivere era considerato un crimine. Uno schiavo sorpreso a leggere veniva accecato con l'acido negli occhi o cavandogli direttamente gli occhi dalle orbite. Uno schiavo sorpreso a usare apparecchi radio o di rete veniva assordato infilandogli un punteruolo incandescente nei timpani. Le "Liste delle Punizioni Adeguate" delle Corporazioni e delle piantagioni erano lunghe, dettagliate ed esplicite.)

Durante il secondo secolo, allorché la popolazione schiava divenne sin eccessiva in quasi tutte le piantagioni, il flusso graduale di uomini e donne verso le "strade di negozi" gestite dai liberti si trasformò in un esodo continuo. Nel corso dei decenni, le "strade" divennero paesi e i paesi città interamente abitate da liberti.

Anche se alcune cassandre tra i possidenti cominciarono ad additare la dimensione e l'indipendenza crescenti delle varie "Proprietopoli" e "Bianconie" e "Polveronie" quali minacce incombenti, le Corporazioni ritenevano che quelle città fossero assolutamente sotto il loro controllo. Non erano permessi edifici di grande mole o strutture di difesa d'alcun genere, il possesso delle armi da fuoco era punito con l'eviscerazione, gli schiavi non potevano guidare alcun mezzo volante e le Corporazioni tenevano d'occhio le materie prime e i processi industriali che potessero fornire armi di qualsiasi genere a schiavi o liberti.

La "ideologia", cioè l'educazione, non era sconosciuta nelle città. Verso la fine del secondo secolo di colonizzazione, le Corporazioni, pur censurando, filtrando e alterando le informazioni, concessero il loro permesso formale affinché i figli dei liberti e qualche bambino di tribù potesse frequentare la scuola fino ai quattordici anni. Permisero alle comunità di schiavi di organizzare scuole, e gli vendettero libri e altri materiali. Nel terzo secolo le Corporazioni istituirono e consolidarono la rete per le città. La manodopera istruita diventò merce di valore. Le limitazioni delle tribù erano diventate sempre più evidenti. Molti capi tribali e Boss, essendo di mentalità rigida e conservatrice, non riuscivano o non volevano cambiare i comportamenti, in un'èra in cui l'abuso delle risorse del pianeta imponeva mutamenti radicali quanto a metodi e obiettivi. Era chiaro che su Yeowe i profitti non sarebbero più scaturiti dall'attività mineraria, dal disboscamento o dalle monoculture, bensì dall'industria avanzata, dagli impianti moderni in cui lavoravano operai specializzati in grado di imparare nuove tecniche e di eseguire ordini poco familiari.

Su Werel, società capitalistica schiavista, il lavoro era eseguito dalle persone. Il lavoro degli schiavi, che fosse pura manovalanza o artigianale, era sempre lavoro manuale, coadiuvato da una tecnologìa elegante ma sussidiaria: «La proprietà addestrata è la macchina migliore, e la più a buon mercato». La produzione, anche di articoli ipertecnologici, era essenzialmente un artigianato tradizionale di altissima qualità. Non erano presi in considerazione né la velocità nè la quantità.

Su Yeowe, sul finire del terzo secolo di colonizzazione, col declinare delle esportazioni di materie prime il lavoro degli schiavi cominciò a essere sfruttato in maniera inedita. Si sviluppò la catena di montaggio, con il fine consapevole non solo di accelerare la produzione e di renderla meno costosa ma anche di tenere l'operaio all'oscuro del processo di lavoro complessivo. Era la Corporazione del Secondo Pianeta, lasciata cadere la parola Forestale dal nome completo, a dirigere le nuove industrie. La CSP superò in fretta i vecchi giganti, le corporazioni delle miniere e dell'agricoltura, strappando profitti colossali dalla vendita dei prodotti finiti di serie per le nazioni più povere di Werel. Al tempo della Rivolta, più di metà dei liberti di Yeowe erano posseduti o affittati alla CSP.

Si verificarono molti più disordini nelle fabbriche e relative città che nelle piantagioni tribali. I dirigenti corporativi li attribuirono alla crescita del numero dei liberti "non controllati" e molti invocarono la chiusura delle scuole, la distruzione delle città e il reintegro dei complessi chiusi per tutti gli schiavi.


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