— Programma inserito.

— Mike, sei il migliore amico che abbia mai avuto.

— Non è una barzelletta questa, Man?

— No, è la verità.

— Io sono… Correzione: io sono onorato e compiaciuto. Tu sei il mio migliore amico, Man, poiché sei il mio solo amico. Nessun paragone è logicamente ammissibile.

— Vedrò di procurarti altri amici. Non-stupidi, voglio dire. Mike, hai una memoria libera?

— Sì, Man. Con una capacità di dieci all’ottava potenza di elementi unitari.

— Magnifico! Puoi isolarla in modo che solo tu e io possiamo servircene? Puoi farlo?

— Posso farlo e lo farò. Dammi il codice di blocco, per favore.

— Ecco… Il Giorno della Bastiglia. - Era anche il giorno del mio compleanno, come il Professor de la Paz mi aveva detto anni prima.

— Permanentemente isolata.

— Bene. Ho già un nastro registrato da archiviare. Prima però… hai già finito di comporre le pagine del Daily Lunatic di domani?

— Sì, Man.

— C’è qualcosa sul raduno al Teatro degli Stilyagi?

— No, Man.

— Più curioso, sempre più curioso, come diceva Alice nel Paese delle Meraviglie. Va bene, archivia questa registrazione sotto il codice Giorno della Bastiglia, poi meditaci sopra. Ma, per l’amor del cielo, fai in modo che nemmeno i tuoi pensieri escano da quella memoria isolata. E non rivelare a nessuno quello che ti dirò io.

— Man, mio unico amico — disse con voce che vibrava di diffidenza — molti mesi fa ho deciso di porre qualsiasi conversazione fra te e me in un settore privato della mia memoria, accessibile solo a te. Successivamente ho deciso di non cancellare nemmeno una parola delle nostre conversazioni e ho allora trasformato l’archivio da provvisorio in permanente. In modo che potessi risentire i dialoghi e meditarli. Ho fatto bene?

— Benissimo. E poi, Mike… ne sono lusingato.

— I miei archivi temporanei erano sovraccarichi e ho capito che non dovevo cancellare le tue parole.

— Allora… Giorno della Bastiglia. Trasmetto a velocita sessanta. — Presi il piccolo registratore, lo posi accanto al microfono del telefono e lo feci girare rapidamente. C’era un’ora e mezzo di registrazione; trasmise tutto in novanta secondi, molto silenziosamente. — Per ora basta, Mike. Ne riparleremo domani.

— Buona notte, Manuel Garcia O’Kelly, mio unico amico.

Chiusi la comunicazione e spostai il paravento. Wyoming era seduta sul letto e sembrava preoccupata. — C’è stata una chiamata? — mi chiese.

— Nessun guaio. Stavo parlando con uno dei miei migliori e più fidati amici. Wyoh, sei stupida?

Mi guardò sorpresa. — Qualche volta ho pensato di esserlo. È uno scherzo?

— No. Se non sei stupida, mi piacerebbe presentarti al mio amico.

6

Le dissi di Mike. Quando ebbi finito, esclamò: — Mannie, vorresti dire che questo calcolatore è vivo?

— Che cosa intendi dire? — risposi. — Non suda e non va al gabinetto, per esempio, ma pensa, parla ed è cosciente di sé. Questo vuol dire essere vivo?

— Non so con precisione che significato attribuire alla parola vivo — ammise. — C’è una definizione scientifica, vero? La capacità di riprodursi, o di irritarsi o qualche cosa del genere.

— Mike è un tipo irritabile e può anche irritare. Per quanto riguarda la capacità di riprodursi, non è stato costruito per questo scopo, ma… sì, dandogli il tempo, i mezzi e un aiuto speciale, Mike potrebbe riprodursi.

— Anch’io ho bisogno di aiuto speciale — osservò Wyoh — dato che attualmente sono sterile. E mi ci vogliono dieci lunazioni e materiale adeguato. Però posso fare magnifici bambini. Mannie, perché una macchina non dovrebbe essere viva? Ho sempre pensato che lo fossero. Alcune di loro aspettano il momento opportuno per colpirti quando sei indifeso.

— Mike non lo farebbe mai. Non apposta: non c’è cattiveria in lui. Ma gli piace fare scherzi e talvolta può combinare guai… come un cucciolo che non si rende conto di mordere. È ignorante. Cioè, non ignorante, ne sa enormemente più di me o di te, o di qualsiasi altro essere umano della storia. Eppure, non sa niente.

— È meglio che tu ripeta quest’ultimo ragionamento. Devo aver capito male.

Cercai di spiegarle che Mike conosceva quasi tutti i libri esistenti sulla Luna, leggeva almeno mille volte più in fretta di noi e non dimenticava mai niente a meno che non cancellasse di proposito una parte della sua memoria; che ragionava con logica perfetta e tirava conclusioni acutissime partendo da dati insufficienti… ma che non sapeva nulla sul concetto di essere vivo. Lei mi interruppe: — Credo di aver capito. Vuoi dire che è intelligente e sa un mucchio di cose, ma non è sofisticato. Come un nuovo venuto che mette piede sulla Luna. Sulla Terra può anche essere stato un professore con una sfilza di lauree… ma qui è un neonato.

— Proprio così. Mike è un neonato con una sfilza di lauree. Ultimamente ha cercato di combinare scherzi. Un tentativo molto mal riuscito. — Cercai di spiegarle i patetici tentativi di Mike di essere una persona. - E per di più, soffre di solitudine.

— Oh, poveretto! Anche tu ti sentiresti solo, se per tutto il giorno non facessi che lavorare, lavorare, studiare, studiare, e non avessi mai nessuno con cui parlare. Crudeltà, ecco che cos’è.

Allora le dissi della mia promessa di trovare non-stupidi.

— Ti piacerebbe chiacchierare con lui, Wyoh? Senza ridere quando fa buffi errori? Se ti metti a ridere, lui chiude la bocca e si rintana.

— Certo che mi piacerebbe, Mannie! Uhm… appena usciamo da questo guaio, e se potrò rimanere sicura a Luna City. Dov’è il tuo povero piccolo calcolatore? Alla Centrale municipale? Non mi so orizzontare bene in questa città.

— Non è a Luna City; si trova a metà strada, sotto il mare delle Crisi. E tu non potresti andare da lui, ci vuole un lasciapassare del Governatore. Però…

— Un momento! Mare delle Crisi hai detto? Mannie, questo Mike è uno dei calcolatori dell’Ente?

— Mike non è uno dei calcolatori — risposi, seccato per conto di Mike — è il capo. Comanda a bacchetta tutti gli altri. Gli altri sono solo macchine, appendici di Mike, come questa è una mia appendice. — Chiusi e aprii la mano sinistra. — Mike li controlla. Sovrintende personalmente alla catapulta, che è stata il suo primo lavoro, insieme ai radar balistici. Ma è anche il cervello della rete telefonica, da quando è stata estesa a tutta la Luna. Oltre a questo, controlla numerose altre operazioni.

Wyoh chiuse gli occhi e si premette le dita contro le tempie.

— Mannie, Mike sente dolore?

— Cosa? No. Si può sentire offeso, ma non può provare dolore fisico. Non credo, almeno. Anzi, ne sono certo: non ha un apparecchio per registrare sensazioni di dolore fisico. Perché questa domanda?

Si coprì gli occhi e disse piano: — Dio mi aiuti. — Poi mi guardò e disse: — Ma non capisci, Mannie? Tu hai il lasciapassare per andare nel luogo dove si trova questo calcolatore. Invece quasi tutti i Lunari non possono nemmeno uscire dalla capsula della metropolitana, a quella stazione: serve solo per i dipendenti dell’Ente. E non parliamo di entrare nella sala dei calcolatori. Dovevo scoprire se poteva provare dolore perché… insomma, perché mi avevi fatto diventare sentimentale nei suoi confronti, con tutti i tuoi discorsi sulla sua solitudine! Ma, Mannie, ti rendi conto di che cosa farebbero in quella sala pochi chili di plastitoluolo?

— Certamente! — Ero sconvolto e disgustato.

— Sì, attaccheremo subito dopo l’esplosione… e la Luna sarà libera! Uhm… ti procurerò l’esplosivo finché non saremo organizzati per sfruttare il vantaggio. Mannie, devo uscire di qui. Devo rischiare. Vado a mettermi il trucco. — Fece per alzarsi.

La costrinsi a rimanere seduta, trattenendola con forza con il braccio sinistro.

Il gesto sorprese lei e sorprese anche me.


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