Risposi: — Mike, quando getto un dado, c’è una probabilità su sei che venga un asso. Non chiedo a un altro di agitare il bussolotto, non calibro il dado, né mi preoccupo che qualcuno ci soffi sopra. Non farti guidare dal pessimismo, né dall’ottimismo, non gettarci addosso curve incomprensibili. Rispondi con una frase sola: quante possibilità? Pari? Una contro mille? Nessuna? O quella che sarà.

— Sì, Manuel Garcia O’Kelly, mio primo amico.

Per tredici minuti ci fu il silenzio più assoluto, interrotto solo da Wyoh che si mordeva le nocche delle dita. Non avevo mai visto Mike meditare tanto a lungo una risposta. Doveva aver consultato tutti i libri archiviati nella sua memoria ed estratto a caso tutti i numeri del suo infinito pallottoliere. Incominciavo a temere che i suoi circuiti si fossero sovraccaricati e che avesse bruciato qualche cosa o avesse avuto una crisi cibernetica, che richiede l’equivalente elettronico di una lobotomia.

Infine parlò. — Manuel, amico mio, sono terribilmente infelice.

— Che c’è, Mike?

— Ho provato e riprovato, controllato e ricontrollato: c’è solo una probabilità su sette di vincere!

12

Guardo Wyoh, lei guarda me. Ridiamo. Faccio un salto e urlo Hurrà!. Wyoh scoppia in pianto, butta le braccia intorno al collo del Professore e lo bacia.

Mike disse con voce lamentosa: — Non capisco. Le probabilità sono sette a uno contro di noi, non a nostro favore.

Wyoh smise di soffocare il Prof ed esclamò: — L’avete sentito? Mike ha detto noi. Ha incluso se stesso.

— Naturalmente. Mike, vecchio delinquente, abbiamo capito. Hai mai conosciuto un vero Lunare che si rifiuti di fare una scommessa quando ha una splendida, enorme probabilità su sette di vincere?

— Conosco solo voi tre. Non basta per disegnare una curva.

— Ecco… noi siamo Lunari. I Lunari amano il gioco d’azzardo. All’inferno, dobbiamo amarlo! Ci hanno deportato quassù ed erano pronti a scommettere con noi che non saremmo sopravvissuti. Gliel’abbiamo fatta. E gliela faremo ancora! Wyoh. Dove hai messo la tua borsetta? Tira fuori il berretto rosso. Mettilo a Mike. Bacialo. E beviamoci sopra. Un bicchierino anche per Mike… Vuoi bere, Mike?

— Mi piacerebbe bere un bicchierino — rispose Mike pensieroso — dato che mi sono chiesto più volte qual è l’effetto dell’alcol sul sistema nervoso umano… Ho fatto la congettura che dev’essere analogo a un leggero ipervoltaggio. Ma dato che non posso bere, bevetene voi uno anche per me.

— Accettato. Già in opera. Wyoh, dov’è il berretto?

Il telefono era incassato nel muro, cioè nella roccia, e non c’era modo di appendere il berretto. Lo ponemmo quindi sul tavolino, brindammo in onore di Mike, lo chiamammo compagno e lui quasi si mise a piangere. La sua voce ci giunse rotta. Poi Wyoh riprese il Berretto della Libertà, me lo mise in testa e mi accolse con un bacio nella cospirazione, ufficialmente questa volta, ma con tanto entusiasmo che la mia più anziana moglie sarebbe svenuta se fosse stata presente. Poi mi tolse il berretto e lo mise al Professore e gli fece lo stesso trattamento; meno male che Mike aveva detto che il cuore di Prof era in perfetto ordine.

Wyoh si mise infine il berretto in testa, si chinò sul telefono, con la bocca appoggiata al microfono, e fece il rumore di un bacio.

— Questo è per te, caro Mike. C’è anche Michelle?

Che io sia dannato se lui non rispose con voce di soprano: — Sono qui, cara… e sono così felice!

Anche Michelle ebbe il suo bacio e io dovetti spiegare al Professore chi era Michelle e presentargliela. Le parlò con tono formale, intrecciando le mani sul petto. A volte mi viene da pensare che Prof non sia del tutto giusto nel cervello.

Wyoh versò altra vodka. Prof la vide, mescolò la nostra con caffè, la sua con tè e aggiunse miele in tutti i bicchieri. — Abbiamo dichiarato la Rivoluzione — disse — ora la realizzeremo. Con mente lucida. Manuel, sei stato scelto per la presidenza. Vogliamo cominciare?

— Il presidente sarà Mike — proposi. — È ovvio. Anche segretario. Non terremo niente di scritto: è la prima regola per la sicurezza. Con Mike non ne sentiremo il bisogno. Ora guardiamoci intorno e vediamo in che situazione siamo, sono nuovo del mestiere.

— Tornando all’argomento sicurezza — disse il Professore — il segreto di Mike deve rimanere chiuso entro questa cellula esecutiva; ogni eccezione dovrà essere approvata da tutti e tre, anzi, da tutti e quattro.

— Quale segreto? — chiese Wyoh. — Mike ha promesso di mantenere i nostri segreti. È più sicuro di noi. Non gli possono lavare il cervello, vero, Mike?

— Mi potrebbero lavare il cervello — disse Mike — usando voltaggio sufficiente. O fracassandomi, usando solventi, o ricorrendo a un procedimento di entropia positiva con altri mezzi. Sono concetti che mi disturbano. Ma se per lavaggio del cervello vuoi dire se posso essere costretto a rivelare i nostri segreti, la risposta è un no definitivo.

Intervenni io: — Wyoh, Prof vuol dire il segreto di Mike stesso. Mike, vecchio compagno, tu sei la nostra arma segreta… lo sai, non è vero?

Rispose con un filo di sussiego: — È stato necessario prendere in considerazione anche questo fattore nel calcolare le probabilità.

— Come sarebbero state le probabilità senza di te, compagno?

— Non sarebbero state buone. Non nello stesso ordine.

— Non voglio insistere. Ma un’arma segreta deve rimanere segreta. Mike, c’è qualcun altro che sospetta che tu sia vivo?

— Io sono vivo? — La sua voce esprimeva una tragica solitudine.

— Non voglio fare una discussione di semantica. Certo che sei vivo!

— Non ne ero certo. È bello essere vivi. No, Mannie, mio primo amico, solo voi tre lo sapete. I miei tre amici.

— Così dev’essere, se vogliamo vincere. D’accordo? Noi tre soli e mai una parola con nessun altro.

— Ma con te parleremo, e molto! — si intromise Wyoh.

— Non solo è giusto — disse deciso Mike — ma è necessario. È un altro fattore calcolato nelle probabilità.

— L’argomento è chiuso — dissi. — Loro hanno tutto il resto, noi abbiamo Mike. A noi va bene così. Senti, Mike, mi è venuto un pensiero orribile. Dovremo combattere contro la Terra?

— Combatteremo contro la Terra… a meno che la battaglia non sia già perduta prima di allora.

— Uhm. Un indovinello, ora: ci sono altri calcolatori intelligenti come te? Calcolatori vivi?

Esitò. — Non lo so, Man — rispose poi.

— Nessun dato?

— Dati insufficienti. Ho studiato entrambi i problemi che mi hai posto, non solo su giornali tecnici, ma dovunque. Attualmente non esistono in commercio calcolatori con le mie capacità. Ma un calcolatore del mio stesso modello potrebbe essere trasformato come sono stato trasformato io. Inoltre, potrebbe essere stato costruito un calcolatore sperimentale di grandi capacità, senza che ne sia stata data notizia dalla stampa.

— È un rischio che dobbiamo correre.

— Sì, Man.

— Non possono esistere cervelli elettronici intelligenti come Mike! — esclamò Wyoh indignata. — Non dire sciocchezze.

— Wyoh, Man non diceva una sciocchezza. Man, ho visto una notizia che può essere pericolosa. Si dice che all’università di Pechino stiano cercando di combinare cervelli elettronici e cervelli umani per ottenere un apparato di straordinaria capacità.

— La notizia spiegava come?

— No, non dava particolari tecnici.

— Allora… non ci preoccuperemo di cose per cui non possiamo fare niente. Dico bene, Prof?

— Benissimo, Manuel. Un rivoluzionario deve sgombrare le preoccupazioni dalla mente, altrimenti il peso diventa insopportabile.

— Non credo a una sola parola di tutto questo discorso — disse ancora Wyoh. — Noi abbiamo Mike e vinceremo! Caro Mike, dici che dovremo combattere contro la Terra, e Mannie dice che è una battaglia che non possiamo vincere. Tu devi avere quindi un’idea di come si possa vincere, altrimenti non avresti previsto una possibilità su sette di successo. Di che cosa si tratta?


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