La voce di Mike si fece dolce: — Vuoi scommettere, Man?
Si intromise Wyoh, indignata. — È ovvio che Mike è in grado di farlo, se lo dice! Mannie, non dovresti permetterti di parlare in questo modo. — (Wyoh pensa che un elettrone, per dimensioni e forma, sia qualcosa di simile a un pisellino.)
— Mike — dissi, lentamente — non rischierò i miei soldi. D’accordo, vuoi provare? Devo accendere la televisione?
— Posso farlo io — rispose.
— Sei certo di trovare il bottone giusto? Non sarebbe simpatico farci vedere da tutti.
Rispose con voce alquanto irritata. — Non sono stupido. E ora, Man, lasciami in pace. Ammetto che per riuscirci dovrò impiegare tutte le mie capacità.
Aspettammo in silenzio. Poi, sullo schermo apparve un quadro luminoso color grigio uniforme, appena venato da linee orizzontali. Ridiventò buio, infine una debole luce si diffuse dal centro, riempiendo lo schermo di forme ellissoidali, nebulose, chiare e scure. Non era una faccia, ma un vago abbozzo che ricordava tratti umani, come le figure che si immaginano disegnate dalle nuvole che coprono la terra.
Lo schermo si schiarì ulteriormente e comparve una forma che mi ricordava quella degli ectoplasmi. Lo spettro di un volto.
All’improvviso l’immagine si stabilizzò con contorni netti e noi vedemmo Adam Selene.
Era il nitido ritratto di un uomo nella piena maturità. Non c’era uno sfondo, ma la faccia si stagliava come se fosse stata ritagliata da una fotografia. Eppure, per me, era Adam Selene. Non poteva essere nessun altro.
La faccia sullo schermo sorrise, muovendo le labbra e le mascelle; per un attimo vidi la punta della lingua, un rapido movimento… e provai un brivido di paura.
— Come vi sembro? — chiese.
— Adam — disse Wyoh — i tuoi capelli non sono così ricciuti. E dovresti tenerli pettinati più indietro, sui lati e sulla fronte. Così sembra che tu abbia la parrucca, caro.
Mike eseguì la correzione. — Ora va meglio?
— Non del tutto. Hai le fossette sulle guance? Quando sorridevi per telefono ho sempre immaginato che le avessi. Come Prof.
Mike-Adam sorrise di nuovo. Questa volta aveva le fossette. — Come devo vestirmi, Wyoh?
— Sei in ufficio?
— Sì, sono ancora qui. E dovrò fermarmi per tutta la notte. — Lo sfondo si fece grigio, poi tornò a fuoco. Alle spalle di Mike un calendario segnava la data: martedì 19 maggio 2076. Un orologio indicava l’ora esatta. Accanto al gomito era posata una tazzina di caffè. Sulla scrivania, una fotografia mostrava un gruppo di famiglia, due uomini, una donna, quattro bambini. Si sentiva un rumore di fondo, il brusio della Piazza della Vecchia Cattedrale, più forte del solito. Udivo delle grida e un canto in lontananza: la Marsigliese, nella versione di Simon.
Fuori quadro, la voce di Ginwallah chiese: — Signore?
Adam si girò. — Sono impegnato, Albert — disse pazientemente. — Passami solo le chiamate dalla cellula B. Delle altre dovrai occuparti tu. — Tornò a guardare noi. — E allora, Wyoh? Suggerimenti, Prof? E tu, Man, amico mio pieno di dubbi? Ti pare che vada bene?
Mi fregai gli occhi. — Mike, sai cucinare?
— Certamente. Ma non lo faccio. Sono sposato.
— Adam — chiese Wyoh — come fai ad avere un aspetto così fresco dopo la giornata massacrante che abbiamo passato?
— Non mi lascio abbattere dalle piccole cose. — Rivolse lo sguardo verso Prof. — Professore, se il mio aspetto è a posto, discutiamo del discorso che dovrò pronunciare domani. Pensavo di trasmetterlo invece del notiziario delle otto, dopo averlo annunciato per tutta notte e aver avvertito le cellule.
Continuammo a parlare fino all’alba. Per due volte ordinammo il caffè, mentre Mike-Adam si faceva riempire la tazzina. Quando chiesi che ci mandassero qualche panino, Mike chiamò Ginwallah perché ne facesse prendere anche per lui. Intravidi per un attimo Ginwallah di profilo: era il tipico segretario anglo-indiano, gentile e leggermente ironico. Non ero riuscito a immaginare che aspetto potesse avere. Quando mangiavamo noi, mangiava anche Mike, mormorando commenti sul panino mentre lo addentava.
Dietro mia richiesta (interesse professionale), Mike mi spiegò che, una volta creato l’insieme del quadro, ne aveva programmato la maggior parte su controllo automatico, e che personalmente curava soltanto le espressioni facciali. Presto mi scordai che era falso. Mike-Adam parlava con noi dal video. Questo era tutto. Molto meglio che per telefono.
Verso le tre avevamo stabilito la linea politica, e Mike iniziò le prove del suo discorso. Prof volle inserire alcune espressioni particolari, Mike fece le relative correzioni, poi decidemmo di prenderci qualche ora di riposo. Perfino Mike stava sbadigliando… sebbene, in realtà, lui non avesse problemi del genere. Continuò a lavorare tutta la notte, controllando le trasmissioni dirette alla Terra, tenendo isolati gli uffici dell’Ente, e rispondendo a numerose telefonate. Prof e io dividemmo il letto grande, Wyoh si distese sul divano. Spensi la luce, e per una volta dormimmo senza pesi addosso.
Mentre facevamo colazione, Adam Selene pronunciò il messaggio ai cittadini di Luna Libera.
Fu gentile, fermo, caldo e persuasivo: — Cittadini di Luna Libera, amici, compagni, permettetemi di presentarmi a tutti coloro che non mi conoscono. Sono Adam Selene, Presidente del Comitato Nazionale di Emergenza per la Luna Libera… ora della Luna Libera. Siamo liberi, finalmente. Il cosiddetto Ente, che tanto a lungo ha usurpato il potere in questa nostra patria, è stato rovesciato. Io mi trovo temporaneamente a capo del Comitato di Emergenza; tra breve, appena sarà possibile organizzare elezioni, sarete chiamati a scegliere il vostro governo. — Adam sorrise e fece un gesto come per invocare la collaborazione di tutti. — Nel frattempo, con il vostro aiuto, cercherò di fare del mio meglio. Compagni, se fino a ora non vi siete rivelati come membri del Partito agli amici e ai vicini, ora è giunto il momento di farlo. Cittadini, i compagni potrebbero chiedere il vostro aiuto, e io spero che vorrete darlo con generosità. Affretterete il momento in cui non sarò più necessario e la vita sarà tornata alla normalità… una normalità nuova, libera dall’Ente, dalle forze di polizia, dalle truppe terrestri che ci opprimevano, dai passaporti, dagli arresti arbitrari.
"Ci sarà un periodo di transizione. Tutti voi, ve ne prego, tornate al lavoro, riprendete la vostra normale attività. A coloro che prestavano la loro opera alle dipendenze dell’Ente, rivolgo la stessa preghiera. Tornate al lavoro. I salari aumenteranno, i compiti rimarranno gli stessi fino a quando saremo in grado di decidere di che cosa abbiamo bisogno, di che cosa potremo invece fare a meno, e che cosa si dovrà conservare o modificare. Voi, nuovi cittadini della Luna, deportati che state scontando le sentenze pronunciate contro di voi sulla Terra, siete liberi, le vostre condanne sono cancellate. Ma spero che per ora continuerete a lavorare come prima. Non siete obbligati a farlo, i giorni della coercizione sono finiti, ma vi esortiamo a dare il vostro contributo. Naturalmente siete liberi di lasciare le vostre prigioni, liberi di andare dove volete. Il servizio delle capsule da e per le vecchie installazioni dell’Ente sarà immediatamente ripristinato. Ma prima che usiate la vostra libertà per precipitarvi nelle grotte, permettetemi di ricordarvi il vecchio detto dei Lunari: non si possono avere pranzi gratuiti al ristorante. Per il momento, state bene dove siete. Il vitto non sarà forse variato, ma sarà sempre servito caldo, abbondante e all’ora giusta.
"Ho chiesto al Direttore Generale della Compagnia LuNoHo di assumere temporaneamente quelle funzioni indispensabili svolte fino a ieri dall’Ente. La LuNoHo svolgerà un primo lavoro di supervisione e studierà il sistema per eliminare le attività che il passato Ente esercitava con metodi tirannici, trasferendo quelle utili a imprese private. Perciò vi chiedo di collaborare con la LuNoHo.