Non mi piacerebbe lavorare in quel modo, a pressione zero. Gli infortuni che accadono quando si indossa una tuta a pressione sono troppo permanenti… specialmente quando gli infortuni non sono accidentali ma provocati volontariamente da altri.

Una delle prime cose che gli uomini appresero sulla Luna, sin dai tempi delle prime navi cariche di deportati, era che la pressione zero consigliava le buone maniere. I capisquadra con carattere nervoso non duravano per molti turni di lavoro; avveniva un incidente, e i capi impararono presto a non fare inchieste sulle cause. Nei primi tempi il tasso di mortalità arrivava al 70 per cento, ma i sopravvissuti erano brava gente. Non sottomessi, non mezze calzette, la Luna non è per loro. Però, bene educati.

Mi sembrava che tutte le teste calde della Luna si fossero date convegno quella sera al Teatro degli Stilyagi. La proposta della marcia a fianco a fianco fu accolta da applausi e fischi di entusiasmo.

Quando fu aperta la discussione, ci furono alcuni interventi sensati. Si alzò in piedi un ometto timido, con gli occhi iniettati di sangue, tipici del minatore di antica data. — Lavoro nelle miniere di ghiaccio — disse. — Ho imparato il mestiere al servizio del Governatore, come la maggior parte di voi. Da trent’anni mi sono messo in proprio e mi è andata bene. Ho allevato otto bambini e tutti si sono guadagnati da vivere, nessuno di loro è stato eliminato o ha avuto guai seri. Posso dire che mi è andata bene… perché oggi bisogna scavare sempre più lontano e sempre più in profondità per trovare ghiaccio.

"In questo non c’è niente di male, c’è ancora ghiaccio sul Sasso e un buon minatore sa dove trovarlo. Però l’Ente paga oggi per il ghiaccio lo stesso prezzo che pagava trent’anni fa. Peggio ancora, la moneta dell’Ente non ha più il potere d’acquisto di allora. Mi ricordo quando i dollari di Hong Kong si scambiavano alla pari con quelli dell’Ente. Ora ci vogliono tre dollari dell’Ente per un dollaro HKL. Io non so cosa si debba fare… Però so che ci vuole ghiaccio per rifornire d’acqua i villaggi sotterranei e le fattorie."

Si sedette, con uno sguardo triste. Nessuno fischiò ma tutti volevano prendere la parola. L’uomo che parlò dopo di lui precisò che si può estrarre acqua dalle rocce. Bella novità! La percentuale di acqua, in alcune rocce, è del sei per cento, ma quelle rocce sono più rare dei giacimenti d’acqua minerale.

Molti agricoltori espressero il loro malcontento; tipico l’intervento di un produttore di grano: — Avete sentito quello che ha detto Fred Hauser, a proposito del ghiaccio. Fred, l’Ente non ci fa pagare il ghiaccio poco come lo paga a voi. Ho cominciato a fare il contadino quando tu hai cominciato a scavare le miniere, in una galleria lunga due chilometri affittata dall’Ente. Con l’aiuto di mio figlio maggiore l’ho sigillata e pressurizzata; avevamo a disposizione un piccolo giacimento di ghiaccio e abbiamo fatto il primo raccolto contraendo un debito con la banca per pagare le spese dell’energia, dell’illuminazione, delle sementi e dei fertilizzanti.

"Continuammo a scavare gallerie per allargare il terreno coltivato, a comprare nuova energia e a piantare sementi migliori; ora otteniamo un prodotto per ettaro nove volte superiore a quello della più efficiente fattoria all’aria aperta sulla Terra. Il risultato? Siamo diventati ricchi? Fred, abbiamo più debiti adesso del giorno in cui ci siamo messi in proprio! Se vendessi tutto, ammesso che si trovi qualcuno tanto matto da comprare, andrei in fallimento. Perché? Perché devo comprare l’acqua dall’Ente e devo vendere il grano all’Ente, e non ne esco in pari. Vent’anni fa compravo acqua di fogna dall’Ente, la sterilizzavo io stesso e riuscivo a fare un profitto con i raccolti. Oggi, quando compro l’acqua di fogna, mi fanno pagare il prezzo dell’acqua distillata e in più mandano anche la fattura per i rifiuti solidi. Eppure il prezzo di una tonnellata di grano al capolinea della catapulta è lo stesso di vent’anni fa. Fred, bada a me, sbarazziamoci dell’Ente!"

Fu un coro di fischi di approvazione. Una bella idea, pensai io, ma chi va a mettere la testa nelle fauci del leone?

Wyoming Knott chiese la parola. Il presidente si tirò da parte e lasciò che Shorty la presentasse come una coraggiosa ragazza venuta da Hong Kong Luna per riferirci come i nostri compagni cinesi affrontano la situazione; la scelta delle parole dimostrava che Shorty non era mai stato a Hong Kong. Nessuna sorpresa: nel 2075, la metropolitana per HKL finiva a Endsville, lasciando un migliaio di chilometri di mari da percorrere in autobus rolligon: il mare della Serenità e parte del mare della Tranquillità. Un viaggio costoso e pericoloso. Io c’ero stato… ma per lavoro, con il razzo postale.

Prima che i viaggi diventassero a buon mercato, gli abitanti di Luna City e di Novylen pensavano che Hong Kong fosse una città di cinesi. Invece anche a Hong Kong le razze erano mescolate, come da noi. La Grande Cina aveva esiliato tutti quelli che non voleva in casa, dalla Vecchia Hong Kong e da Singapore, ma poi erano arrivati australiani, neozelandesi, negri, malesi e chissà quanti altri. Anche vecchi russi da Vladivostok, Harbin e Ulan Bator. Wyoh aveva l’aspetto da svedese, cognome inglese e nome americano, ma poteva benissimo essere russa.

A quell’epoca raramente un Lunare sapeva chi fosse suo padre e, se allevato all’asilo pubblico, poteva avere dubbi anche sull’identità della madre.

Pensavo che Wyoming sarebbe stata troppo timida per parlare. Stava in piedi sulla piattaforma e sembrava spaventata e addirittura piccola, con Shorty che torreggiava sopra di lei come una gigantesca montagna nera. La ragazza attese che i fischi di ammirazione si fossero spenti. A Luna City, allora, il rapporto fra maschi e femmine era di due a uno e saliva a dieci a uno in quel raduno: sarebbe stata applaudita anche se avesse recitato l’alfabeto.

Fu allora che Wyoming si scagliò contro di loro.

— Tu! Tu sei un agricoltore… sull’orlo del fallimento. Sai quanto paga una donna indiana un chilo di farina fatta col tuo frumento? A quanto si vende una tonnellata del tuo grano a Bombay? Sai quanto poco costa all’Ente lanciarlo con la catapulta dalla Luna all’Oceano Indiano? Tutto il percorso in discesa! Bastano alcuni retrorazzi a combustibile solido per rallentare la caduta. E da dove viene tutto questo? Da qui! E che cosa ottieni in cambio? Poche navi cariche di prodotti di lusso, di proprietà dell’Ente e venduti a prezzi astronomici con l’etichetta importato. Importato, importato!… Nemmeno la tocco, io, la roba importata! Se un oggetto non è prodotto a Hong Kong, non lo uso. Che altro ricevi in cambio del tuo grano? Il privilegio di vendere ghiaccio lunare all’Ente Lunare, ricomprarlo sotto forma di acqua per lavarsi, poi cederlo, attraverso i tubi di scarico, di nuovo all’Ente; ricomprare la stessa acqua per la seconda volta per fare funzionare il gabinetto e ridarla ancora all’Ente con l’aggiunta di materiale solido pregiatissimo; ricomprare la stessa acqua per la terza volta, a prezzo sempre più alto, per coltivare la terra; poi mieti il grano e lo vendi all’Ente, a prezzo fissato da loro, e compri energia dall’Ente per farlo crescere, sempre al loro prezzo! Energia lunare. Nemmeno un chilowatt di provenienza terrestre. È ricavata dal ghiaccio lunare e dall’acciaio lunare o dalla luce del sole che illumina il suolo della Luna… Tutta roba prodotta dai Lunari! Oh, teste di pietra, meritate di morire di fame!

Le sue parole produssero un silenzio molto più rispettoso di un uragano di applausi. Infine una voce timida chiese: — Che cosa ti aspetti che facciamo, compagna? Dobbiamo scagliare sassi contro il Governatore?

Wyoh sorrise. — Sì, potremmo scagliare sassi. Ma la soluzione è così semplice che già tutti la sapete. Sulla Luna siamo ricchi. Tre milioni di lavoratori indifesi, intelligenti, abili, acqua a sufficienza, materie prime in abbondanza, energia illimitata, un numero infinito di metri cubi di spazio. Ma… ciò che manca è un libero mercato. Dobbiamo sbarazzarci dell’Ente!


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