«Visto? Neanche una ruga nelle guance. Sei quasi bello. Con un po' di esercizio… rimanendo davanti allo specchio, e imparando a sorridere, e ad avere l'espressione giusta negli occhi… scommetto che riusciresti ad essere veramente bello.»

Ma il sorriso, che era gia stato fragile, era svanito del tutto.

Noys aveva detto:

«Siamo veramente nei guai, vero?»

«Si, Noys. Guai grossi.»

«Per quello che abbiamo fatto? Tu e io, quella sera?»

«Non e esattamente questo il motivo.»

«E stata colpa mia, lo sai. Se vuoi, lo dichiarero a tutti.»

«Non fare mai una cosa simile!» aveva esclamato Harlan, con veemenza. «Non pensare di essere colpevole. Non hai fatto niente, niente , di male. E un'altra cosa…»

Noys aveva osservato il temporometro, con espressione inquieta.

«Dove siamo? Non riesco nemmeno a vedere i numeri.»

«Quando e il termine piu esatto,» l'aveva corretta Harlan, facendo rallentare il cronoscafo, in modo che i numeri dei Secoli fossero visibili.

I meravigliosi occhi di Noys si erano spalancati. «E giusto? »

Harlan aveva dato una breve occhiata all'indicatore. Il 72.000°.

«Sono sicuro che e giusto.»

«Ma dove stiamo andando?»

«Quando , come ti ho gia detto, e il termine giusto da usare. Andiamo avanti, il piu lontano possibile,» le aveva detto, con calma. «Molto lontano. Dove non potranno trovarti.»

E in silenzio avevano osservato i numeri cambiare sull'indicatore. Silenziosamente, Harlan aveva continuato a ripetersi che la ragazza doveva essere innocente, che le accuse di Finge erano state dettate solo dalla collera e dalla gelosia. Lei era stata sincera nel rivelargli che quella esposta da Finge era stata solo una parte della verita, e che l'altra parte era stata dovuta a un'attrazione personale.

E poi aveva sollevato lo sguardo, perche Noys aveva cambiato posizione. Si era alzata, era venuta nella parte occupata da Harlan e, con un gesto risoluto, aveva fermato il cronoscafo, abbassando la leva con la mano, e provocando una brusca decelerazione temporale.

Harlan aveva deglutito, e aveva chiuso gli occhi, per vincere l'ondata di nausea. Poi aveva detto:

«Che cosa succede?»

La ragazza era stata pallidissima, e per un momento non aveva risposto. Poi aveva ritrovato la voce:

«Non voglio andare piu avanti. Il numero e gia cosi alto!…»

Il temporometro aveva indicato il 111.394°. Harlan aveva annuito:

«Penso che basti cosi.» Poi le aveva teso la mano:

«Vieni, Noys. Questa sara la tua casa, per un po' di tempo.»

Avevano percorso i corridoi silenziosi come bambini, tenendosi per mano. Le luci erano state accese, nei corridoi, e per illuminare le stanze buie era stato sufficiente un tocco della mano. L'aria era stata fresca e pulita, aveva indicato l'esistenza di un sistema di ventilazione in funzione.

Noys aveva bisbigliato:

«Non c'e nessuno, qui?»

«Nessuno,» aveva risposto Harlan. Aveva cercato di dirlo con voce sicura e tranquilla. Avrebbe voluto dissipare l'incantesimo che era stato prodotto in lui dalla consapevolezza di trovarsi in uno dei Secoli Nascosti, ma la sua voce era uscita in un rauco bisbiglio, malgrado tutta la sua determinazione.

Non aveva saputo neppure come chiamare un punto cosi lontano nel tempo. Chiamarlo 'il 111.394°' sarebbe stato certamente ridicolo. Sarebbe stato piu semplice riferirsi all'intera epoca… 'il centomila'.

Si era trattato di un problema stupido… soprattutto dopo tutto quello che Harlan aveva gia passato… eppure, nel momento in cui il senso di eccitazione prodotto dalla fuga si era attenuato, egli si era ritrovato solo in una regione dell'Eternita mai toccata dai piedi umani, e l'idea gli era sembrata subito paurosa e raggelante. Aveva provato un senso di vergogna, raddoppiato dalla consapevolezza della presenza di Noys, come testimone della sua debolezza… un senso di vergogna, perche quel lieve senso di freddo che aveva avvertito dentro di se era stato, inconfondibilmente, il brivido della paura.

«E cosi pulito,» aveva detto Noys. «Non si vede un granello di polvere.»

«La pulizia e automatica,» aveva risposto il Tecnico. Aveva compiuto uno sforzo violento per riportare la propria voce a un tono quasi normale. «Ma qui non c'e nessuno, ne avanti ne indietro nel Tempo, per migliaia e migliaia di Secoli.»

Apparentemente, Noys aveva accettato quelle parole con una certa calma.

«E tutto e pronto, come qui? Passando, ho visto dei depositi di viveri, delle librerie. Hai visto anche tu?»

«Si, ho visto. Oh, qui tutto e perfettamente a posto. Tutte le Sezioni sono pronte ed equipaggiate.»

«Ma perche, se qui non viene mai nessuno?»

«E logico,» aveva detto Harlan. Il semplice fatto di parlarne aveva dissipato in parte l'atmosfera spettrale. Dicendo ad alta voce quello che aveva saputo fino a quel momento in astratto, certamente avrebbe isolato il problema, scoprendone il lato pratico, prosaico. E cosi aveva proseguito, «Agli inizi dell'Eternita, verso il 300° Secolo, venne inventato il duplicatore di massa. Sai che cosa significa? Creando un campo di risonanza, l'energia poteva essere convertita in materia con le particelle subatomiche che assumevano l'esatta disposizione di quelle del modello usato. Ne risultava una copia esatta.

«Noi dell'Eternita ci appropriammo dell'apparecchio, usandolo per i nostri scopi. In quel tempo erano state costruite solo seicento o settecento Sezioni. Avevamo dei progetti di espansione, naturalmente; lo slogan dell'epoca era 'Dieci nuove Sezioni per ogni fisioanno'. Il duplicatore di massa rese inutili queste fatiche. Costruimmo una nuova Sezione completa di riserve di cibo, d'acqua, di energia, attrezzandola con tutti i dispositivi automatici piu progrediti; poi regolammo la macchina, e riproducemmo la Sezione, una per ogni Secolo, per tutta l'Eternita. Non so per quanto tempo abbiamo continuato a riprodurle… credo che ce ne siano per milioni e milioni di Secoli.»

«Tutte uguali a questa, Andrew?»

«Tutte uguali a questa. E mano a mano che l'Eternita si espande, noi ci limitiamo a occupare le Sezioni gia esistenti, adattando l'unico modello alla moda corrente del Secolo. L'unico problema nasce quando ci troviamo in un Secolo orientato sull'energia. Noi… noi non abbiamo ancora raggiunto questa Sezione.» (Sarebbe stato inutile rivelarle che gli Eterni non potevano penetrare nel Tempo in nessuno dei Secoli Nascosti. Che cosa avrebbe potuto cambiare, se lei lo avesse saputo?)

L'aveva fissata, e aveva colto un'ombra di turbamento sul suo volto. Si era affrettato ad aggiungere:

«La costruzione di tutte le Sezioni non e stata uno spreco. Ci voleva solo dell'energia, e potendo attingere alla riserva della nova… »

«No,» lo aveva interrotto Noys. «Solo che io non ricordo…»

«Che cosa?»

«Mi hai detto che il duplicatore e stato inventato intorno al 300°. Nel 492° non lo possediamo. Non ricordo di avere visto nulla del genere, nei testi di storia.»

Harlan aveva taciuto per un momento, pensieroso. Benche Noys fosse stata alta quasi quanto lui, d'un tratto si era sentito un gigante, nei suoi confronti. Noys era diventata una bambina, in quel momento, e lui era stato un semidio dell'Eternita, che avrebbe dovuto insegnarle tante cose, e condurla gradualmente e pazientemente alla verita.

Serio in volto, le aveva detto:

«Noys, cara, cerchiamo una stanza dove sederci comodamente e… e poi dovro spiegarti alcune cose.»

Il concetto di una Realta variabile, di una Realta che non era fissa ed eterna e immutabile, non era facile, e nessuno poteva affrontarlo con noncuranza.

Spesso, durante il sonno, Harlan ricordava i primi giorni trascorsi nell'Eternita, quando era stato un Cucciolo… e ricordava soprattutto i tentativi dolorosi compiuti per separarsi per sempre dal suo Secolo e dal Tempo.

Occorrevano sei mesi perche un normale Cucciolo apprendesse tutta la verita, e scoprisse che non avrebbe mai piu potuto fare ritorno a casa, nel senso piu letterale dell'espressione. Non era soltanto la legge dell'Eternita a impedirgli questo ritorno, ma il semplice, terribile fatto che la vecchia casa, come il Cucciolo l'aveva conosciuta, probabilmente non esisteva piu… anzi, non era mai esistita.

Questa rivelazione colpiva i Cuccioli in maniera diversa, a seconda del loro carattere e della loro sensibilita. Harlan ricordava ancora il viso di Bonky Latourette, che era impallidito spaventosamente il giorno in cui l'Educatore aveva chiarito al di la di ogni dubbio la vera natura della Realta.

Nessuno dei Cuccioli aveva cenato, quella sera. Erano rimasti insieme, rannicchiandosi in cerca di un po' di conforto nella reciproca vicinanza, tutti, a eccezione di Latourette, che era scomparso. C'erano state molte false risate, e molti tentativi di fare dello spirito, tutti miseramente falliti.

Qualcuno aveva detto, con voce un po' tremula e incerta:

«Allora suppongo di non avere una madre. Se tornassi nel 95°, mi chiederebbero, 'Chi sei? Non ti conosciamo. Non risulti da nessun documento. Non esisti. Chi sei?'.»

Avevano sorriso, debolmente, e avevano chinato il capo, ragazzi smarriti in una grande solitudine, ai quali non era rimasto niente all'infuori dell'Eternita.

All'ora di andare a coricarsi avevano trovato Latourette gia a letto; il ragazzo era stato profondamente addormentato, e il suo respiro era stato lieve e irregolare. C'era stato il leggero rossore di un'iniezione, nell'incavo del gomito sinistro, e fortunatamente anche quel segno era stato notato.

Yarrow era stato chiamato immediatamente, e per qualche tempo era sembrato che il numero dei Cuccioli fosse diminuito di una unita, ma alla fine anche Latourette era stato riportato tra i vivi. Una settimana dopo, era stato nuovamente al suo posto. Tuttavia da quel giorno il segno della rivelazione aveva pesato sulla sua personalita; era stato un peso che Latourette aveva sempre portato con se.

E in quel momento, in quel Secolo remoto, Harlan aveva dovuto spiegare la Realta a Noys Lambent, una ragazza che non era stata molto piu vecchia di quei Cuccioli sperduti, e aveva dovuto spiegare tutto in una volta sola, e in tutti i particolari. Era stato costretto a farlo; non c'era stata altra scelta. Aveva subito compreso la necessita di farle conoscere cio che avrebbe dovuto affrontare, e quello che avrebbe dovuto fare.

Cosi le aveva detto ogni cosa. Si erano seduti a una gran tavola rotonda, mangiando carne e frutta in scatola e bevendo latte, e Harlan le aveva spiegato la verita.

Aveva cercato di farlo nella maniera meno violenta, ma non c'era stato bisogno di quella precauzione. La ragazza aveva capito rapidamente ogni concetto, e quando Harlan era giunto a meta della sua spiegazione, aveva cominciato a capire, con grande sorpresa, che Noys Lambent non aveva mostrato una reazione negativa, tutt'altro. Non aveva avuto paura. Non aveva mostrato alcun segno di smarrimento. Gli era sembrata semplicemente in collera.


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