Si fermarono fino alle 5 del pomeriggio, per cambiare motore all'aereo. Sostarono nella sala d'aspetto dell'aeroporto. Quando l'altoparlante invitò a prendere posto sull'apparecchio successe un episodio singolare. Tutti avevano ormai capito l'importanza strategica dei posti vicino ai finestrini, solo dai quali si poteva vedere qualcosa. Fingevano di chiacchierare tutti negligentemente percorrendo lentamente i trecento metri di pista che li separavano dall'aereo. Quando, all'improvviso, il ragionier Filini della contabilità generale, accelerò in maniera impercettibile ci fu subito un curioso aumento del ritmo di tutti… il ritmo aumentò ancora.

Fantozzi urlò: “Non correte!”. Il gruppo partì sfrenatamente come avesse sentito la pistola di uno starter. Fecero 150 metri al galoppo più sfrenato. Poi a Filini, che era in testa, si aprì di colpo una valigia. Filini inciampò e su di lui andarono ad ammucchiarsi tutti gli altri formando una piramide ansimante, proprio ai piedi della scaletta dell'aereo. Dall'alto, il capitano guardava la scena con molto disprezzo. Partirono. Il pilota diede alcune notizie sul volo: “Alla nostra destra la città di Ivrea”. Tutti si spostarono sulla destra e l'aereo si inclinò paurosamente. Il comandante decise di farli legare ai sedili. Il gruppo era così stanco che durante la traversata delle Alpi tutti furono travolti da un sonno incontenibile.

Il capitano li svegliò a Parigi con un atterraggio mostruoso, del quale poi si scusò moltissimo. Erano le 8 di sera. Dall'aeroporto Le Bourget a Parigi impiegarono due ore di pullman, per un traffico immondo. Ed ecco Parigi. Ma, per un feroce temporale che si stava abbattendo sulla città, la “Ville Lumière” era al buio più completo.

La prima serata parigina, la passarono alla pensione del Pantheon al lume di candela. La seconda serata, tornata infine la luce, fu dedicata dai gitanti, divisi in piccoli gruppi, alla ricerca del colore locale. Filini cenò in un ristorante bulgaro con la moglie. Carne cotta con lo yogurt, insalata allo yogurt, e mela cotta con yogurt. Domandò alla fine: “Si può avere uno yogurt, per favore?”. “Non ne abbiamo signore” fu la tagliente risposta. Il conto in compenso fu tragico.

L'errore più clamoroso lo fece Fantozzi, che comperò un fiasco di Chianti da due litri, pagandolo ben 12 mila franchi. “Ti sembra caro?” domandò ad un collega con molto terrore e una briciola di speranza negli occhi. “Hai fatto un grosso affare. Tanto più che le scritte sono in francese!” rispose quello. Lui abbracciò la moglie, felice: la moglie lo guardò con ammirazione. Per il ritorno si imbarcarono al mattino presto, dopo una corsa tremenda ai finestrini, anche questa volta con caduta generale. Era caduto Fantozzi, col suo fiasco di Chianti.

Il comandante, dopo aver consultato un manuale, che teneva sotto il cruscotto, dal curioso titolo Come si pilota un aereo, fece un decollo terrificante, che si protrasse per quasi 13 km. Tutti stavano muti mentre lui assicurava “ora si alza, ora si alza, lo giuro, dovrebbe!..” Quando al 13° km., in piena campagna, l'aereo s'alzò, il pilota urlò: “Non lo avrei mai creduto!”. Subito dopo l'atterraggio, l'aereo (che era vecchissimo) si ruppe e fu sepolto vicino alla pista di volo con gli onori magistrali. Alla dogana italiana, sotto una pioggia battente, Fantozzi confessò, piangendo, di aver lasciato sull'aereo (ormai sepolto) i passaporti di tutti. I doganieri chiusero un occhio.

E qui avvenne il fatto penoso del geometra Leone. I doganieri fecero aprire tutte le valigie. Nella valigia di Filini trovarono dei giornali francesi un po' spinti. Filini si vergognò a tal punto di essere stato smascherato di fronte ai colleghi che scappò ululando. Leone intanto, con il rag. Fulzi, commentava il fatto con toni di distaccata pietà: “Pover'uomo, per due giornaletti, guarda che figura! Alle volte,” aggiunse “io la gente non la capisco. Con tutto quello che c'era da vedere e da comperare a Parigi: il Louvre, il pàté de foie, i quadri di Matisse, quello ti va a comperare quella roba là… io mi domando…”. Non finì la frase che un doganiere gli disse: “Apra la valigia, lei!”. Il geometra Leone si sbiancò in volto, aprì la valigia e fu arrestato e processato per direttissima. Portava in Italia 120 chili di diapositive pornografiche, una lanterna magica, una sella, dei frustini e altro materiale erotico. L'indomani, tutti in ufficio in una splendida giornata di sole.

LA VOLTA CHE FANTOZZI VISITÒ LE GROTTE DI POSTUMIA

Fantozzi si è iscritto ad una gita aziendale organizzata dalla sua società.

Questa volta il programma approfittando di un “ponte” festivo comprendeva una gita a Trieste per assistere al varo di una grossa petroliera di una società consorella e coll'occasione una visita alle notissime grotte di Postumia ora in territorio jugoslavo.

La comitiva aziendale viaggiò verso Trieste in cuccette di 6a classe che hanno una sinistra caratteristica: nel corso della notte… si stringono… e si accorciano… si stringono… e si accorciano collo stesso ritmo del treno. Fantozzi cercò di dormire in posizione Nureiev, in una specie di zolletta di zucchero, poi aprì decisamente il finestrino e viaggiò tutta la notte coi piedi fuori. Va da sé che all'alba a Trieste lui e i suoi compagni di scompartimento erano surgelati. Fantozzi si riprese, ma un certo Fanolli che assomigliava tragicamente a un'orata fu venduto a trance in un supermarket di Trieste e spacciato per pesce del golfo. Arrivarono in gruppo ai Cantieri Navali.

Un colpo d'occhio meraviglioso! C'era una tribunetta imbandierata nereggiante di autorità: ministro Marina mercantile, sottosegretario Marina mercantile, sindaco con fascia tricolore, notabili generali.

Madrina del varo la contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare. Fantozzi non fece caso al fatto che in genere madrine dei vari son sempre contesse o comunque mogli di potenti o amanti di cardinali e che a lui non era mai capitato di leggere notizie del tipo: “Ieri è stata varata la Seba Cameli, madrina del varo la moglie del tipografo Frulli o la madre del Bracciante lucano Senzapane”.

La Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare stringeva nella destra una poderosa bottiglia di champagne “Magnum” di 2 litri legata con un nastro tricolore allo scafo. Doveva prendere una lunga rincorsa di 32 mt. e infrangere la bottiglia sulla murata. Parte da 32 mt. la Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare e si rivolge al capo-varo: “Capo-varooo…?? Posso?”. “Vadiii, contessa!” rispose il capo-varo.

Partì con violenza diabolica da 32 mt. la contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare e centrò netta la nuca del ministro della Marina mercantile. Il ministro venne poi furtivamente varato a parte! Visto questo incidente si pensò di cambiare la mecanatio del varo. Portarono alla Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare un prezioso cuscinetto di raso rosso sul quale era adagiata una accetta d'argento.

La Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare doveva prendere l'accetta e tagliare un cavetto metallico che spezzandosi metteva in moto un marchingegno che a sua volta varava la nave.

Parte da 32 mt. la Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare “Capo-varooo??” “Vadii, contessa!”.

Troncò netto il mignolo del sottosegretario della Marina mercantile. Cazziata paurosa del parlamentare che viene interpretata dalla nave come segnale-sirena varo. E la nave si varò da sola. Entrò maestosamente e lentamente in mare, rimase così fra gli applausi per trenta secondi, poi di colpo si capovolse. Si udì allora distintamente ciò che il sottosegretario stava dicendo alla contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare.

Nel pomeriggio millecinquecento persone della comitiva di impiegati si recarono alle grotte di Postumia. All'ingresso Fantozzi trovò ad attenderli in tight il professor Ugo Zingales, speleologo, che doveva fare da guida. Molto noto nella zona perché autore di un prezioso trattatello dal curioso titolo Come si esce dalle grotte di Postumia. Fantozzi gli domandò: “Professore ne avremo per molto?”. “Non si preoccupi,” rispose il professore “in mezz'ora siamo fuori!”


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