Qualcuno alla prima occasione si mette a viaggiare. Il'ja, per esempio, predilige i viaggi turistici ordinari, Semën invece il banale autostop. Una volta andò da Mosca a Vladivostok senza un soldo in un tempo record, ma non poté registrare il risultato presso la Lega dei Liberi Viaggiatori, perché durante il tragitto aveva usato per due volte i poteri magici.
Ignat, e non solo lui, non concepisce alcun tipo di svago all'infuori del sesso. Quasi tutti attraversano questa fase: la vita concede molte più possibilità agli Altri che non agli umani. E che la gente normale provi un'intensa e inconscia attrazione per gli Altri, persino quando questi non vorrebbero, è un fatto risaputo.
Molti di noi sono collezionisti e la gamma si estende dagli innocui appassionati di temperini, ciondoli, francobolli e accendini, fino ai raccoglitori di climi, odori, aure e sortilegi. Una volta io facevo collezione di modellini d'automobile, sperperavo un sacco di soldi per certi esemplari rari che avevano valore solo per qualche migliaio di idioti. Ora tutta questa raccolta giace ammassata in due scatole di cartone. Bisogna che una volta o l'altra le porti in strada e le rovesci sulla piazzuola di sabbia, per la gioia dei bambini.
Anche i cacciatori e i pescatori sono numerosi. Igor' e Garik sono appassionati di paracadutismo estremo. Quella cara ragazza di Galja, la nostra inutile programmatrice, si dedica alla coltivazione dei bonsai. In generale reclamiamo tutta la ricca scorta di svaghi accumulata dall'umanità.
Per cosa invece si appassionasse Tigrotto, da cui in quel momento ci stavamo recando, non riuscivo nemmeno a immaginarlo. Desideravo saperlo quasi quanto fuggire dal caldo infernale della città. Di solito, capitando a casa di qualcuno, si capisce subito qual è la sua piccola "bizzarria".
— Manca ancora molto? — chiese Julja in tono lievemente capriccioso. Avevamo ormai lasciato la strada principale e percorso cinque chilometri di terra battuta, costeggiando un piccolo villaggio di dacie e un fiumiciattolo.
— Siamo quasi arrivati — risposi, dopo aver fatto un confronto con l'immagine della strada lasciataci da Tigrotto.
— No, siamo arrivati nel vero senso della parola — disse Il'ja, sterzando e lanciando la macchina dritto verso gli alberi. Svetlana reagì con maggior calma, ma puntò ugualmente in avanti le braccia in attesa dell'urto.
La macchina sfrecciò attraverso un'intricata macchia di cespugli e piante cadute, e si abbatté contro l'ininterrotto muro d'alberi che le si parava di fronte. Ovviamente non ci fu alcuno schianto. Attraversammo l'oscurità e ci ritrovammo in una magnifica strada asfaltata. Davanti a noi scintillava lo specchio di un laghetto, presso la cui riva sorgeva una casa di mattoni a due piani, circondata da un alto steccato.
— Ciò che mi colpisce dei mutantropi — disse Svetlana — è questa loro tendenza alla riservatezza. Non solo si è nascosta nell'oscurità, ma si è anche costruita uno steccato.
— Tigrotto non è un mutantropo! — s'indignò la ragazzina. — È una maga mutante!
— È la stessa cosa — ribatté Svetlana con dolcezza.
Julja guardò Semën, evidentemente in cerca di supporto. Il mago sospirò. — In effetti, Sveta ha ragione. I maghi da combattimento strettamente specializzati sono essi stessi mutantropi. Solo, con un segno differente. Se, entrando per la prima volta nel Crepuscolo, Tigrotto fosse stata di un umore appena un po' diverso, si sarebbe trasformata in un agente delle Tenebre, in un mutantropo. Sono pochissime le persone per cui tutto è chiaro e definito già in anticipo. Di norma avviene una lotta. Una preparazione all'iniziazione.
— E per me com'è stato? — chiese Julja.
— Te l'ho già raccontato — borbottò Semën. — Abbastanza facile.
— Una semplice rimoralizzazione degli insegnanti e dei genitori — ridacchiò Il'ja, fermando la macchina davanti al cancello. — E la ragazzina di colpo si è riempita d'amore e bontà per tutto ciò che la circondava.
— Il'ja! — lo riprese Semën. Come istruttore di Julja era piuttosto svogliato e volentieri evitava d'intromettersi nella maturazione della giovane maga. Ora però certamente non aveva gradito l'eccessiva impertinenza di Il'ja.
Julja era una ragazzina talentosa, e la Guardia riponeva in lei serie speranze. Non tali tuttavia da farle attraversare i labirinti dei rompicapi morali allo stesso ritmo di Svetlana, futura Grande Maga.
Probabilmente io e Sveta avevamo formulato questo pensiero nello stesso momento. Ci fissammo… e all'unisono volgemmo lo sguardo altrove.
Un muro invisibile ci opprimeva, premeva contro di noi spingendoci in direzioni diverse. Io sarei rimasto per sempre un mago di terzo livello. Svetlana da un momento all'altro mi avrebbe superato e, dopo un periodo certamente breve — molto breve, poiché la direzione della Guardia lo riteneva necessario — sarebbe diventata una maga fuori categoria.
Da allora tra noi sarebbero rimaste soltanto le strette di mano amichevoli a ogni incontro e le cartoline d'auguri per il compleanno e a Natale.
— Cos'è, si sono addormentati, là dentro? — si irritò Il'ja, per niente straziato da simili problemi. Si sporse dal finestrino e agitò la mano guardando nell'obiettivo della telecamera posta sopra l'ingresso. Fece una serie di segnali.
Lentamente il portone cominciò ad aprirsi.
— Così va meglio — brontolò, entrando con la macchina nel cortile. Il posto sembrava grande e fitto d'alberi. Era stupefacente come fossero riusciti a costruire la villa senza danneggiare quei pini e quegli abeti giganteschi. Di certo non si vedeva alcuna aiuola coltivata, a parte quella che circondava una piccola fontana non in funzione. Nello spiazzo di cemento davanti alla casa si trovavano già cinque automobili. Riconobbi la vecchia Niva che Danila usava per patriottismo, e l'auto sportiva di Ol'ga… chissà come aveva fatto ad arrivare fin lì con quella macchina sulla terra battuta… Tra di loro era parcheggiato il logoro furgoncino di Tolja; le ultime due le avevo già viste presso l'ufficio, ma non sapevo di chi fossero.
— Non ci stavano aspettando — disse indignato Il'ja. — Si fa bisboccia, tutti si divertono, e gli uomini migliori della Guardia si trascinano per le stradine di campagna.
Spense il motore e in quel momento Julja strillò felice: — Tigrotto!
Mi scavalcò con facilità, aprì la portiera e sgusciò fuori dalla macchina.
Semën mandò un'imprecazione e con un movimento impercettibile le fu dietro. In tempo.
Non so dove fossero nascosti quei cani. In ogni caso, non si erano palesati in alcun modo fino all'istante in cui Julja uscì dall'auto. Ma non appena i suoi piedi ebbero toccato terra, le loro ombre sbucarono ondeggiando da ogni parte, in silenzio.
La ragazzina gridò. Le sue facoltà le sarebbero bastate per avere la meglio non dico su cinque o sei cani, ma su un intero branco di lupi. Semplicemente non le era mai capitato di affrontare un vero combattimento, perciò si confuse. In tutta sincerità, neanch'io mi aspettavo un assalto in quel luogo. Tanto più di quel tipo. In genere i cani non attaccano gli Altri. Delle Forze delle Tenebre hanno paura. Amano le Forze della Luce. Bisogna lavorare a lungo e seriamente sugli animali per reprimere il timore istintivo che provano di fronte a una sorgente magica incarnata.
Svetlana, Il'ja e io balzammo fuori, ma Semën ci aveva preceduti. Con un braccio afferrò e sollevò la ragazzina, con l'altro tracciò una linea nell'aria. Pensai che avrebbe usato una magia d'intimidazione, sarebbe scomparso nel Crepuscolo, o avrebbe ridotto i cani in cenere. Di solito "per riflesso'" si usano gli incantesimi più semplici.
Invece Semën provocò un "freeze", una gelata temporale. Due cani furono raggiunti in aria: avviluppati in un luccichio turchino, i loro corpi vi rimasero sospesi, con gli stretti musi digrignanti protesi in avanti. Gocce di bava si staccarono e caddero dalle zanne come una specie di grandine azzurra, splendente.