Cercai di cavarmela annuendo con l’aria di chi aveva capito, ma lui mi fissò in tal modo che ritenni indispensabile ripetere l’ordine lentamente e con ponderazione.
— Devo trovarlo, tenerlo sotto controllo, e riferire a lei. Non devo in nessun caso cercare di fermarlo, farmi vedere e men che meno parlargli.
— Esatto, — disse Sua Eccellenza. — Ora viene il seguito.
Infilò la mano nel cassetto laterale della scrivania, laddove un qualsiasi addetto ai lavori tiene la cristalloteca informativa, e ne tirò fuori un oggetto enorme, il cui nome all’inizio mi venne in mente in lingua honti: zakkurapi, che tradotto esattamente significa “contenitore di documenti”. E solo quando posò questo contenitore davanti a sé sul tavolo e vi poggiò sopra le dita lunghe e nodose, mi venne in mente:
— Cartella!
— Non ti distrarre, — disse severo Sua Eccellenza. — Ascoltami bene. Nessuno della Commissione sa che mi interesso a quest’uomo. E non deve saperlo in nessun caso. Di conseguenza, lavorerai solo. Niente aiutanti. Tutto il tuo gruppo lo passerai a Clavdij, e farai rapporto a me e soltanto a me. Senza eccezioni.
Devo confessare che rimasi molto colpito. Una cosa del genere non era mai successa. Sulla Terra non mi ero mai imbattuto in un tale livello di segretezza. E, per esser sinceri, non potevo nemmeno immaginare che fosse possibile. Per questo mi permisi una domanda piuttosto sciocca:
— Cosa vuol dire «senza eccezioni»?
— «Senza eccezioni» in questo caso vuol dire semplicemente «senza eccezioni». Ci sono ancora alcune persone al corrente della faccenda, ma, visto che non le incontrerai mai, praticamente è come se solo noi due ne fossimo al corrente. Ovviamente, nel corso delle ricerche, dovrai parlare con molta gente. Ogni volta dovrai raccontare qualche storiella. Vedi di inventartele da solo. Solo a me non dovrai dire storielle.
— Sì, Eccellenza, — risposi mite.
— Andiamo avanti, — continuò. — È chiaro che dovrai stabilire un contatto con lui. Tutto quello che sappiamo si trova qui, — batté il dito sulla cartella. — Non è molto, ma è sufficiente per cominciare. Prendi.
Presi la cartella. Sulla Terra non ne avevo mai vista una simile. La copertina di plastica sbiadita era chiusa da un lucchetto metallico, e sopra era tracciato in rosso carminio: LEV VJAČESLAVOVIČ ABALKIN. E più giù, chissà perché, 07.
— Ascolti, Eccellenza, — dissi. — Perché in questo modo?
— Perché è l’unico, — rispose lui freddamente. — A proposito, non permetto la riproduzione cristallina. Altre domande?
Era chiaro che non si trattava di un invito, ma semplicemente di un lieve sarcasmo. Di domande ce ne erano tante; ma, senza aver preso visione del contenuto della cartella, non aveva senso farle. Tuttavia me ne permisi due.
— Tempo a disposizione?
— Cinque giorni. Non di più.
«Bisogna farcela a tutti i costi», pensai.
— Posso essere sicuro che si trovi sulla Terra?
— Puoi.
Mi alzai per andarmene, ma non si decideva a congedarmi. Mi fissava da capo a piedi con quei suoi occhi verdi, e le pupille gli si restringevano e si allargavano, come quelle di un gatto. Certo, vedeva chiaramente che non ero contento dell’incarico affidatomi, che mi sembrava non solo strano ma, per esprimermi con delicatezza, assurdo. Tuttavia, per qualche ragione, non poteva dirmi più di quanto già mi avesse detto. E, nello stesso tempo, non voleva congedarmi senza aggiungere ancora qualcosa.
— Ricordi, — disse infine, — sul pianeta Sarakš, un certo Sikorski, alias il Nomade, inseguiva un vivace sbarbatello di nome Mak…
Me lo ricordavo.
— Allora — disse Sua Eccellenza, — Sikorski non ce la fece. Noi due invece ce la dobbiamo fare. Perché il pianeta ora non si chiama Sarakš, ma Terra. E Lev Abalkin non è uno sbarbatello.
— Parla per indovinelli, capo? — dissi, per nascondere l’inquietudine che mi aveva invaso.
— Mettiti al lavoro, — rispose lui.
1° giugno dell’anno 78. Qualcosa sul Progressore Lev Abalkin
Andrej ed Aleksandr mi stavano ancora aspettando e si meravigliarono molto quando li informai che avrebbero preso ordini da Clavdij. Cercarono addirittura di ribellarsi, ma io mi sentivo ancora inquieto, li rimproverai aspramente, ed essi si allontanarono brontolando offesi e lanciando sguardi meravigliati e allarmati alla cartella. Quegli sguardi suscitarono in me una preoccupazione nuova ed assolutamente inattesa: dove avrei tenuto quel mostruoso “contenitore di documenti”?
Sedetti al tavolo, mi misi la cartella davanti e guardai automaticamente il registratore. C’erano sette comunicazioni per il quarto d’ora che avevo passato da Sua Eccellenza. Confesso che non senza piacere passai tutto il mio lavoro a Clavdij. Poi mi occupai della cartella.
Come mi aspettavo, non conteneva che carte. Duecentosettantatré fogli numerati, di vario colore, varia qualità, vario formato e vario stato di conservazione. Da molti decenni, ormai, non avevo a che fare con la carta, e il mio primo impulso fu di infilare tutto quel mucchio nel trasformatore ma, ovviamente, mi fermai in tempo. Carta è e carta rimanga.
Tutti i fogli erano fermati in un modo assai poco comodo ma solido, per mezzo di un ingegnoso congegno metallico a saliscendi magnetici, ed io non notai subito la comunissima radioscheda, infilata sotto la graffa superiore. Questa radioscheda Sua Eccellenza l’aveva ricevuta quel giorno stesso, sedici minuti prima di convocarmi nel suo studio. Ecco quello che diceva:
0106-13.01. DA ELEFANTE A NOMADE
RIGUARDO ALLA VOSTRA RICHIESTA DI INFORMAZIONI SU TRISTAN DEL 01.06–07 COMUNICO: IL 31.05, ALLE 19.34 ABBIAMO RICEVUTO INFORMAZIONI DA PARTE DEL COMANDANTE DELLA BASE SARAKŠ-2.
CITO: DEBACLE DI GURON (ABALKIN DECIFRATORE CAPO DELLO STATO MAGGIORE DEL GRUPPO «Ž» DELLE FLOTTE DELL’IMPERO INSULARE). IL 28.05 TRISTAN (LOFFENFELD, MEDICO ESTERNO DELLA BASE) È PARTITO PER UNA REGOLARE VISITA MEDICA A GURON. OGGI 29.05 ORE 17.13 GURON È ARRIVATO ALLA BASE SUL BATTELLO DI TRISTAN. HA RIFERITO CHE TRISTAN IN CIRCOSTANZE SCONOSCIUTE È STATO PRESO ED UCCISO DALLO STATO MAGGIORE CONTROSTELLARE DI «Ž».
CERCANDO DI SALVARE IL CORPO DI TRISTAN E DI RIPORTARLO ALLA BASE, GURON SI È RIVELATO. NON È RIUSCITO A SALVARE IL CORPO. GURON FISICAMENTE NON HA SOFFERTO DEL COLPO, MA SI TROVA AL LIMITE DEL COLLASSO NERVOSO. DIETRO SUA RICHIESTA SI TRASFERISCE SULLA TERRA CON IL VOLO 611. FINE DELLA CITAZIONE.
INFORMAZIONE: IL VOLO 611 È ATTERRATO SULLA TERRA IL 30.05 ALLE 22.32. ABALKIN NON SI È MESSO IN CONTATTO CON IL COMCON. OGGI ALLE 12.52 NON SI È ANCORA REGISTRATO SULLA TERRA. ALLE FERMATE INTERMEDIE DEL VOLO 611 (PANDORA, STAZIONE TERMALE) AL MOMENTO ATTUALE NON È STATO REGISTRATO.
ELEFANTE.
Progressori. Così è. Confesso con tutta sincerità di non amare i Progressori, sebbene io stesso sia stato uno dei primi, quando ancora il concetto veniva utilizzato solo in ipotesi teoriche. Del resto, devo ammettere di non essere un originale nel mio atteggiamento verso i Progressori. Non c’è da meravigliarsi: la maggior parte dei terrestri non è organicamente adatta a capire che ci sono situazioni in cui il compromesso è escluso. O loro o io, e non si può stare a vedere chi ha ragione. Per un terrestre normale la cosa suona mostruosa, e questo lo capisco; anche io la pensavo così, prima di finire su Sarakš. Ricordo benissimo quella visione del mondo in cui qualsiasi essere ragionevole viene recepito a priori come pari, eticamente, in cui non è possibile porsi la domanda: è migliore o peggiore di te, anche se la sua etica e la sua morale sono diverse dalle tue…
E non sono sufficienti né la preparazione teorica, né i condizionamenti. Bisogna passare da soli attraverso il tramonto della morale, con i propri occhi vedere bruciare le proprie dita e soffocare in decine di ripugnanti ricordi, per capire finalmente, e addirittura non solo per capire, ma per farsi entrare in testa un’idea banalissima: sì, esistono al mondo degli esseri ragionevoli che sono assai peggiori di te, chiunque tu sia… E solo allora acquisti la capacità di distinguere gli amici dai nemici; decidi rapidamente nelle situazioni difficili e impari che bisogna prima agire e solo dopo capire.