Fu R. Daneel a parlare per primo: Enderby riusciva solo a stringersi nervosamente i capelli e a scuotere la testa.
Il robot disse: «Collega Elijah, temo che questa teoria sia insostenibile. Per i motivi che sai, è impossibile che il questore Enderby abbia ucciso il dottor Sarton».
«Ascolta, allora. Ascolta me. Enderby mi ha supplicato di interessarmi al caso, evitando di rivolgersi a uomini più esperti e qualificati. L’ha fatto per diverse ragioni: in primo luogo siamo andati a scuola insieme, e lui contava sul fatto che non avrei mai sospettato di un vecchio compagno e uno stimato superiore. La mia ben nota lealtà gli faceva comodo. In secondo luogo, sapeva che Jessie faceva parte di una organizzazione clandestina e sperava di manovrarmi come voleva o di ricattarmi se fossi andato troppo vicino alla verità. Ma di questo non si preoccupava troppo: fin dall’inizio ha cercato di instillarmi una profonda sfiducia in te, Daneel, in modo che noi due ci pestassimo i piedi anziché collaborare in senso stretto. Sapeva che mio padre è stato declassato e immaginava che il mio terrore fosse di seguirne la sorte. Vedi, per un assassino è un enorme vantaggio dirigere le indagini del proprio caso.»
Il questore ritrovò la voce e disse, debolmente: «Come potevo sapere di Jessie?». Poi si volse al robot: «Tu! Se sei veramente in contatto con Spacetown, di’ ai tuoi amici che sono bugie, tutte bugie!».
Baley s’intromise d’autorità, alzando la voce per un momento ma poi tornando a un tono basso e appena un po’ teso: «Sapeva di Jessie perché è un medievalista anche lei, perché fa parte dell’organizzazione. I suoi occhiali antiquati! Le sue finestre! Chiunque capirebbe da che parte sono le sue simpatie. Ma ci sono prove migliori».
«Come fece, Jessie, a sapere che Daneel era un robot? È una cosa che sul momento mi ha lasciato di stucco. Ora sappiamo che fu informata dai suoi amici medievalisti, ma questo sposta il problema e non lo risolve. Come fecero a sapere loro? Lei, questore, ha sempre sostenuto che in realtà non era un problema, che qualcuno deve essersi accorto della identità di Daneel al negozio di scarpe; io non ci ho mai creduto. Non potevo. La prima volta che l’ho visto l’ho scambiato io stesso per un essere umano, e non c’è niente che non funzioni nei miei occhi.
«Ieri ho chiesto al dottor Gerrigel di venire qui da Washington. In seguito ho deciso che poteva tornarmi utile sotto più di un aspetto, ma quando l’ho convocato il mio unico scopo era vedere se avrebbe riconosciuto Daneel per quello che era senza suggerimenti da parte mia.
«Questore, non c’è riuscito! L’ho presentato a Daneel, si sono stretti la mano e abbiamo chiacchierato: ma solo quando la conversazione è scivolata sui robot umanoidi lui ha cominciato a capire. E sto parlando del dottor Gerrigel, il più grande esperto terrestre di robot. Vuole insinuare che un pugno di ribelli medievalisti, sovreccitati com’erano e nella confusione del negozio, avrebbero potuto far meglio di un grande scienziato? E mettere in moto tutta l’organizzazione solo perché si aveva la "sensazione" che Daneel fosse un robot?
«È ovvio che i medievalisti conoscevano l’identità di Daneel fin dall’inizio; l’incidente al negozio di scarpe è stato montato per mostrare a Daneel, e tramite lui a Spacetown, i profondi sentimenti antirobot della cittadinanza. Insomma, tutto l’episodio aveva lo scopo di confondere le acque, di stornare i sospetti dai singoli individui e puntarli sull’intera popolazione di New York.
«Ora, se i medievalisti conoscevano l’identità di Daneel fin dall’inizio, chi gliel’ha detta? Io no. Dapprima ho pensato che l’informatore fosse Daneel stesso, ma ormai quella è una storia chiusa. L’unico terrestre oltre a me che sapeva la verità era lei, questore.»
Con sorprendente energia Enderby disse: «Potrebbero esserci spie nel Dipartimento. I medievalisti potrebbero averne piazzate un sacco. Tua moglie fa parte dell’organizzazione, io ne faccio parte, quindi perché non altri colleghi?».
La bocca di Baley si piegò in un sorriso crudele. «Non inventiamoci spie misteriose prima di vedere dove ci porta la soluzione più semplice. Io dico che l’informatore più probabile è lei, ed è lei che ha sparso la voce.
«È interessante notare in retrospettiva i suoi alti e bassi d’umore, questore: alti quando ero lontano dalla soluzione, bassi quando facevo qualche progresso. All’inizio lei era nervoso. Quando ieri mattina ho deciso di andare a Spacetown senza dirle la ragione era praticamente al collasso. Pensava che l’avessi inchiodata, questore? Che fosse una trappola per darla in pasto al nemico? Lei odia la gente di Spacetown, me l’ha detto senza mezzi termini, e quando sono uscito da quest’ufficio era praticamente in lacrime. Per un po’ ho creduto che fosse il ricordo delle umiliazioni subite a Spacetown, quando lei stesso era un indiziato, ma poi Daneel mi ha detto che la sua sensibilità non era stata in alcun modo ferita. In pratica, lei non aveva mai saputo di essere un indiziato. Quindi lo shock di ieri era dovuto alla paura e non all’umiliazione.
«Poi, quando ho esposto al dottor Fastolfe la mia teoria completamente sballata, lei, che ascoltava al circuito tridimensionale, ha capito che ero lontanissimo dalla verità e ha riacquistato la sua fiducia. Ha perfino osato contraddirmi, difendere gli Spaziali. Dopodiché è tornato padrone di se stesso per un poco. Confesso di essere rimasto sorpreso per la facilità con cui mi perdonava la mostruosa "gaffe" fatta a Spacetown: solo poco prima mi aveva ammonito che è indispensabile rispettare la sensibilità di quella gente. La verità è che godeva dell’abbaglio che avevo preso.
«Poi ho convocato il dottor Gerrigel e lei ha voluto sapere perché mi fossi rivolto a lui. Non ho voluto dirvelo e questo l’ha spinta di nuovo nell’abisso, perché temeva…»
R. Daneel alzò improvvisamente la mano. «Collega Elijah!»
Baley guardò l’orologio: 23,42! «Cosa c’è?»
R. Daneel disse: «Forse il panico del questore era dovuto semplicemente al fatto che temeva di vedere scoperti i suoi legami con i medievalisti, ammesso che esistano. Non abbiamo nessun elemento per collegarlo all’assassinio del dottor Sarton. Non può averci niente a che fare».
Baley ribatté: «Ti sbagli, Daneel. Enderby non sapeva perché avessi chiamato il dottor Gerrigel, ma era logico desumere che mi servissero informazioni sui robot. Questo ha spaventato il questore, perché nel delitto che aveva commesso un robot giocava una parte importantissima. Non è vero, questore?»
Enderby scosse la testa: «Quando tutto questo sarà finito…». Non riuscì a dire altro ed emise un suono inarticolato.
«Come è stato commesso l’omicidio?» chiese Baley, dominando a stento la collera. «Grazie alla C/Fe, maledizione, C/Fe! Uso il vostro termine, Daneel… Siete così accecati dai benefici di una cultura C/Fe che non vi siete accorti di come un terrestre potesse usarla a suo vantaggio almeno temporaneamente. Ora ti spiego.
«Non c’è nessuna difficoltà ad ammettere che un robot possa attraversare l’aperta campagna, anche di notte, da solo. Il questore mise un fulminatore nelle mani di R. Sammy e gli disse dove andare. Quando toccò a Enderby di entrare a Spacetown, lo fece per l’ingresso ufficiale e fu regolarmente disarmato. Ma R. Sammy lo aspettava, gli diede il fulminatore di scorta e così Enderby poté uccidere il dottor Sarton. Poi restituì l’arma a R. Sammy che la portò attraverso i campi a New York. Oggi l’assassino ha chiuso la bocca al suo complice, che ormai sapeva troppo.
«Questo spiega tutto: la presenza del questore e l’assenza dell’arma del delitto. E rende inutile fantasticare su un newyorchese umano che percorre un chilometro e mezzo, di notte, in aperta campagna.»
Ma alla fine della perorazione, R. Daneel disse: «Collega Elijah, mi spiace per te ma mi rallegro per il questore: la tua storia non spiega niente. Ti ho detto che l’analisi cerebrale del soggetto fa escludere che possa commettere un omicidio premeditato. Non so quale parola della lingua inglese sia più adatta a definire questo particolare aspetto del suo carattere: se codardia, coscienza o pietà. Conosco le definizioni di tutte, ma non sono in grado di decidere. Comunque, il questore non ha assassinato nessuno.»