— E chi altri - continuт la guardia, - potrebbe essere questo mostriciattolo uscito dall'inferno, se non il buffone di corte di sua eccellenza? Scrollт il prigioniero violentemente. - Lo ammetti, vero? Il buffone non rispose, ma guardт la guardia con occhi terrorizzati.

Bayta sussurrт qualcosa all'orecchio di Toran.

Toran fece un passo avanti e parlт alla guardia in tono amichevole.

— Sentite per favore, perchй non gli togliete le mani di dosso? Questo buffone stava ballando per noi e non ha ancora finito di guadagnarsi la sua mancia.

— Che cosa? - disse la guardia preoccupata. - C'и una ricompensa…

— Avrete la nostra ricompensa, se potrete provare che lui и l'uomo che stavate cercando.

Per ora, lasciatelo in pace.

Voi state importunando un ospite e la cosa potrebbe diventare piuttosto seria per voi.

— Ma voi state importunando sua eccellenza e la cosa sarebbe ancora piщ seria per voi. - Diede un altro scrollone al clown. - E tu restituisci i soldi.

La mano di Toran si mosse veloce e lo storditore cadde in terra mentre la guardia lanciava un urlo di dolore perchй il dito le era rimasto impigliato nel porticello dell'arma.

Toran gli diede una spinta di lato e il clown, liberato, si rifugiт dietro di lui.

La folla, che numerosa s'era accalcata intorno al gruppetto per assistere alla scena, non ne potй seguire gli ulteriori sviluppi.

All'improvviso, ondeggiт cercando di allontanarsi rapidamente dal centro della scena.

A distanza si sentirono ordini secchi.

Si formт un corridoio e due uomini vi passarono in mezzo muovendo a destra e a manca le loro fruste elettriche.

I due vestivano un'uniforme: una giacca rossa sul cui petto era disegnato un pianeta spaccato in due da una folgore.

Un gigante scuro, in uniforme da tenente, li seguiva; scuro di pelle e di capelli, e dal cipiglio feroce.

Il tenente parlт a bassa voce in tono minaccioso: era abbastanza chiaro che non aveva bisogno di alzare la voce per farsi obbedire.

Disse: - Sei tu che ci hai mandato a chiamare? La guardia stava ancora massaggiandosi il dito dolorante, e con la faccia deformata dal dolore disse: - Chiedo la ricompensa, tenente, e accusi quest'uomo di…

— Non ti preoccupare, avrai la ricompensa - rispose il tenente senza guardarlo.

Fece un breve gesto ai suoi uomini. - Prendetelo.

Toran sentм il clown aggrapparsi disperatamente ai suoi pantaloni.

Alzт la voce e cercт di mostrarsi sicuro di sй. - Mi dispiace, tenente, ma quest'uomo и mio.

I soldati ascoltarono la frase senza battere ciglio.

Uno di loro alzт la frusta per colpirlo, ma il tenente lo fermт con un ordine secco.

Quell'uomo dalla corporatura colossale si piantт a gambe larghe di fronte a Toran. - Chi siete voi? - Un cittadino della Fondazione - fu la risposta.

La frase ebbe effetto, perlomeno sulla folla.

Il silenzio venne interrotto da un mormorio sorpreso.

Il nome del Mulo metteva paura ma, dopotutto, si trattava di un nome nuovo, che non colpiva cosм profondamente come quello della Fondazione che aveva sconfitto l'Impero e che incuteva terrore a tutto quel settore della Galassia con il suo feroce despotismo.

Il tenente non battй ciglio. - Conoscete - disse, - l'dentitа di quell'uomo che si nasconde dietro di voi? - Mi и stato detto che и fuggito dalla corte del vostro capo, ma io personalmente so solo che и mio amico.

E voi dovrete darmi prove sicure che si tratta dell'uomo che cercate prima di portarlo via.

La folla tratteneva il respiro, ma il tenente sembrava non farci caso.

— Avete con voi i documenti che dimostrano che siete un cittadino della Fondazione? - Sono sulla mia astronave.

— Vi rendete conto che le vostre azioni sono illegali? Posso farvi uccidere.

— Senza dubbio.

Ma allora avrete ucciso un cittadino della Fondazione ed и molto probabile che il vostro corpo venga mandato sulla Fondazione come primo gesto di riparazione.

E giа successo altre volte.

Il tenente si inumidм le labbra.

Quell'uomo diceva la veritа.

Disse: - Come vi chiamate? Toran non si lasciт sfuggire il vantaggio. - Risponderт ad ulteriori domande sulla mia astronave.

Potete avere il numero dell'hangar all'ufficio registro.

— E il fuggitivo? - Forse lo consegnerт al Mulo.

Fate venire il suo padrone! La conversazione era degenerata in un alterco e il tenente si voltт di scatto.

— Disperdete la folla! - ordinт ai suoi uomini cercando di contenere la rabbia.

Le fruste elettriche rotearono per l'aria.

Ci fu un fuggi-fuggi generale.

Toran si riprese solo sulla via del ritorno agli hangar.

Disse quasi a se stesso: - Per la Galassia, Bayta, come me la sono vista brutta! Avevo una paura…

— Ti capisco - disse lei che ancora non si era completamente calmata.

— Non riuscivo a capire come sarebbe andata a finire.

— Devo confessarti che ancora adesso non so cosa mi sia preso.

Mi sono semplicemente trovato con in mano quel giocattolo di pistola, che non sapevo nemmeno come usare, e ho risposto senza pensare.

Proprio non riesco a capire come sia successo.

Distolse lo sguardo dal finestrino dell'aeromobile che li stava trasportando via dalla spiaggia, e guardo il buffone del Mulo che s'era addormentato sul sedile posteriore, e disse: - E la cosa piщ pericolosa che abbia mai fatto.

Il tenente stava sull'attenti davanti al capitano della guarnigione.

— Avete fatto il vostro dovere.

Ora non и piщ compito vostro - disse il colonnello.

Ma il tenente non si allontanт subito.

Disse con voce cupa: - Il Mulo ha perso il suo prestigio davanti a una folla di persone, signore.

Adesso sarа necessario prendere severi provvedimenti disciplinari per poter far ritornare il rispetto.

— Queste misure sono giа state prese.

Il tenente: si girт poi si fermт voltandosi di nuovo verso il colonnello.

— Mi rendo conto benissimo, signore, che gli ordini sono ordini, ma dover rimanere in piedi di fronte a un uomo con uno storditore in mano e dover inghiottire tutte le insolenze, и stata l'impresa piщ pericolosa che mi sia mal capitata.

14. Il mutante

Gli hangar sono una delle caratteristiche di Kalgan, nati dalla doppia necessita di fornire un ricovero per le numerose astronavi che atterravano ogni giorno sul pianeta e di fornire nello stesso tempo una sistemazione alberghiera ai turisti.

Il primo che inventт questo semplice sistema diventт milionario.

I suoi eredi - sia per nascita sia finanziariamente - erano senza sforzo alcuno tra gli uomini piщ ricchi di Kalgan.

Gli hangar si estendevano per migliaia di chilometri quadrati di territorio.

Erano praticamente una specie di hotel per astronavi.

Il viaggiatore pagava in anticipo e gli veniva assegnato un posto da dove poteva ripartire quando gli faceva piщ comodo.

Il turista continuava ad abitare sulla sua nave come sempre.

La compagnia degli hangar naturalmente forniva al viaggiatore tutta l'assistenza meccanica necessaria per l'astronave il riformmento di cibo e i trasporti per l'interno del pianeta, facendo pagare ogni servizio separatamente.

Con questo sistema il turista pagava un solo conto per l'albergo e il parcheggio dell'astronave, risparmiando.

Il proprietario si faceva pagare l'affitto del terreno su cui atterrava l'astronave guadagnandoci un'enormitа.

Il governo raccoglieva un bel pт di tasse.

E tutti erano felici, senza che nessuno ci rimettesse.

L'uomo che camminava nell'ombra dei lunghi corridoi che collegavano le astronavi s'era fermato giа parecchie volte a considerare la straordinaria genialitа del sistema degli hangar, ma ora i suoi pensieri erano occupati da ben altro.

Le astronavi erano allineate in bell'ordine, con la base appoggiata sullo apposite collette.

L'uomo le passт in rassegna una dopo l'altra.

Era un esperto, e anche se il registro degli hangar indicava soltanto le sezioni, che contenevano centinaia di navi, la sua conoscenza specifica gli avrebbe permesso di trovare quella cercata.

Nel silenzio si senti un sospiro, e l'uomo si fermт.

Si nascose nell'ombra scomparendo come un insetto circondato da mostri metallici immobili.

Qua e lа le luci accese di qualche oblт indicavano la presenza di gente che aveva deciso di tornare presto a casa, rinunciando ai divertimenti notturni che offriva il pianeta per svaghi piщ casalinghi.

La nave accanto alla quale s'era fermato era di forma affusolata e doveva essere molto veloce.

Non si trattava di un modello comune.

A quei tempi tutte le astronavi di quel settore di Galassia o imitavano i disegni della Fondazione o erano costruite da tecnici della Fondazione.

Questa astronave, invece, aveva qualcosa di particolare.

Doveva essere stata costruita sulla Fondazione; lo si poteva notare anche solamente dalle piccole protuberanze allineate lungo lo scafo che indicavano la presenza di uno schermo protettivo che solo le navi della Fondazione possedevano.

Ma esistevano anche altre particolaritа.

L'uomo non esitт.

La barriera elettronica di protezione, fornita dall'amministrazione dell'hangar, che circondava la nave spaziale, non lo preoccupт minimamente.

Riuscм a superarla con facilitа, senza far scattare il segnale di allarme, servendosi di un apparecchio che neutralizzava il campo di forza.

Fu per questo che all'interno dell'astronave si accorsero della presenza di un estraneo solo quando sentirono suonare l'allarme.

Lo straniero lo aveva azionato appoggiando la mano sulla cellula fotoelettrica disposta a lato del portello d'ingresso principale.

Mentre lo straniero era alla ricerca dell'astronave, Toran e Bayta non si sentivano sicuri fra le pareti d'acciaio della Bayta.

Il buffone del Mulo, al quale era stato dato il nome altisonante di Magnifico Giganticus, malgrado la misera taglia della sua corporatura, era seduto a tavola e stava rimpinzandosi con tutto il cibo che gli veniva messo davanti.

I suoi occhi tristi e scuri si alzavano dal piatto solo per seguire i movimenti di Bayta che si spostava dalla cucina alla dispensa.

— I ringraziamenti dei deboli hanno poco valore - mormorт, - ma accettateli lo stesso.

In questa settimana non sono riuscito a nutrirmi che di briciole, e, malgrado la piccola mole del mio corpo, il mio appetito и enorme.

— Mangia dunque - disse Bayta con un sorriso, - non sprecare tempo in ringraziamenti.

Mi pare che ci sia un proverbio della Galassia centrale a proposito dei ringraziamenti.

— E' vero, mia signora.


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