Ti sbagli, Powell. Si tratta di qualcun altro e tu hai captato male la direzione dell’onda telepatica.

Parla: hai a che fare con Ben Reich?

No, affatto.

Bene, ascolta il consiglio di un vecchio amico. Reich può metterti nei guai. Sta’ attento. Ricordi Jerry Church? Reich l’ha rovinato. Bada che non capiti la stessa cosa anche a te.

L’omino se la batté, impaurito, e Powell rimase in cucina, calmo e flemmatico, a raccogliere i cocci del bicchiere mentre Church si rannicchiava infreddolito contro la porta di servizio, cercando di soffocare l’impeto d’odio che gli ribolliva nel cuore. Il giovane Chervil si esibiva in onore della fidanzata di Al facendo la parodia telepatica di una vecchia canzone d’amore; roba da collegiali. Le signore discutevano animatamente in belle curve geometriche. Akins e West si scambiavano idee in un intersecarsi seducente di figure telepatiche che rendevano anche più acuta e dolorosa la nostalgia di Church.

Church, vuoi bere qualcosa?

La porta di servizio si aprì, L’alta figura di Powell si disegnò nella luce, un bicchiere colmo in mano. Il chiarore delle stelle si rifletteva pallido sul suo viso. I suoi profondi occhi velati erano pieni di pietà e di comprensione. Come abbagliato, Church si drizzò in piedi e prese timidamente il bicchiere che Powell gli offriva.

Non parlarne alla Lega. Sarebbe un inferno, per me, se sapessero che ho infranto gli ordini. Povero Jerry… Bisogna che facciamo qualcosa per te. Dieci anni sono troppi.

Church buttò il bicchiere in faccia a Powell, poi si volse e fuggì, versando invisibili lacrime d’ira e di autocompassione.

4

Alle nove del mattino seguente il viso da manichino di T8 apparve sullo schermo dell’apparecchio telefonico di Reich.

— La linea è sicura? — chiese bruscamente.

Reich gli indicò il Sigillo Governativo di garanzia.

— Benissimo — disse T8. — Penso di aver eseguito egregiamente quanto mi chiedevate. Ieri sera ho avuto modo di captare i pensieri di Akins. Prima di riferirvi i risultati, è bene che vi avverta che esiste una possibilità d’errore quando si capta un primo grado. Akins ha reagito immediatamente con una cauta resistenza.

— È naturale.

— Craye D’Courtney arriverà da Marte a bordo dell’Astra mercoledì mattina. Si recherà subito a casa di Marie Beaumont dove rimarrà per una notte.

— Una notte? — ripeté Reich. — E poi? Che piani ha?

— Questo non lo so. A quel che sembra D’Courtney si propone di prendere provvedimenti drastici.

— Contro di me?

— Forse. Secondo Akins, D’Courtney è in un periodo di violenta tensione e il suo sistema di adattamento è in pezzi. L’Istinto della Vita e l’Istinto della Morte si sono scissi in lui. Sotto l’azione di questo crollo emotivo cede rapidamente.

— La mia vita dipende da questo — gridò Reich. — Parlate chiaro.

— Akins vedrà D’Courtney mercoledì mattina, nel tentativo di dissuaderlo dai suoi pericolosi disegni. Akins teme gli sviluppi di questa situazione ed è deciso a fare il possibile per arrestarlo in tempo.

— Ma non dovrà intervenire. Io stesso lo arresterò. Ormai si tratta di autodifesa, non più di un assassinio, T8! Avete fatto un buon lavoro.

— Oggi è lunedì. Dovete tenervi pronto per mercoledì.

— Mi terrò pronto — assicurò Reich con una smorfia. — E anche voi fareste meglio a essere pronto.

— Ci ho ripensato — disse T8. — Non ci tengo ad andare oltre il punto a cui già sono arrivato.

— All’inferno voi e il vostro punto!

— Vi ho riferito quanto più vi premeva sapere. Sono stato una buona spia, come mi avete definito. Ho avuto il compenso che mi spettava, siamo pari e patta.

— Sentite — disse Reich sinistro — non posso cavarmela da solo e voi lo sapete. Ci eravamo accordati in questi termini. Ho bisogno che voi assecondiate la mia azione mercoledì in casa di Marie Beaumont. Avrò bisogno di voi dopo, per difendermi dalla polizia. Vi avevo detto che si trattava di una decina di settimane. Un giorno per l’assassinio e sessantanove per mascherarlo.

— Spiacente — disse T8. — Non posso aiutarvi.

— Non avete idea di come sarete spiacente tra poco — rispose Reich. Sfiorò con un dito il Sigillo e questo rotolò a terra. Era veramente una straordinaria contraffazione e il solo esserne in possesso avrebbe potuto creare guai seri se il governo ne fosse venuto a conoscenza. Reich indicò con un cenno il cristallo del registratore. — Volete risentire la conversazione?

La faccia di T8 divenne livida. — Avete registrato la nostra conversazione? Voi…

— E tale rimarrà finché la faccenda non sarà chiusa. Poi vi spedirò il cilindro di cristallo e un martello.

— Se mai la Polizia… significherebbe Disintegrazione. Non ve ne rendete conto?

— Disintegrazione per entrambi. Me ne rendo conto. — La voce di Reich s’incrinò. — Miserabile verme che non siete altro! Pensate che io permetta che qualcosa si frapponga tra me e il sangue di quel bastardo? — Cercò di padroneggiarsi. — Vi batterete con me fino alla fine, e io mi batterò fino all’ultimo sangue. Non dimenticate che anch’io sono in uno stato anormale. Anch’io mi sto disgregando.

Reich passò tutto quel lunedì a preparare il suo piano di battaglia. L’ideò come si inventa la trama di un romanzo o il motivo di una canzone. Ne abbozzò le linee essenziali con la delicatezza con cui un artista copre il foglio bianco di sottili arabeschi prima di tracciare il segno definitivo. Ma lui non lo tracciò. Mercoledì notte il suo istinto assassino avrebbe completato l’abbozzo. Per il momento mise da parte i suoi piani e la notte di lunedì si addormentò… per risvegliarsi con un urlo, in preda all’incubo dell’Uomo senza Volto.

Ma la mattina di martedì riesaminò il suo piano e ne rimase soddisfatto. Era audace, ben congegnato e sicuro. Comprendeva un trucco per rendersi invisibile al momento di attaccare D’Courtney; un cronoteleruttore per proiettare fuori dal flusso del tempo gli eventuali difensori; un ingegnoso inganno per defraudare tutte le telespie della loro pericolosa facoltà di percezione telepatica; un ultimo imprevedibile colpo assassino per distruggere per sempre il suo nemico.

Martedì pomeriggio Reich lasciò presto la Torre per fare una capatina in Sheridan Place agli Studios Winter.

Per ragioni sentimentali la vecchia libreria Winter era rimasta intatta in uno stretto passaggio tra due degli imponenti edifici. Così essa lasciava al di sopra tanto più spazio e luce, e costituiva, con la sua antica Protezione Donaldson, un tipico monumento dei tempi andati. Si era specializzata in dischi piezoelettrici, piccoli cristalli con eleganti montature. L’ultima moda consisteva in opere tascabili per signora. Winter disponeva anche di scaffali gremiti di seducenti libri antichi.

— Vorrei acquistare qualcosa di speciale per un amico a cui ho dimenticato di fare un regalo — disse Reich al commesso.

Fu immediatamente subissato da una valanga di oggetti e di suggerimenti.

— Non vedo niente di abbastanza speciale — si lamentò. — Perché non assumete una telespia per evitare tutta questa fatica ai vostri clienti? — Cominciò ad aggirarsi per il negozio, con un corteggio di premurosi commessi alle calcagna. Dopo aver recitato con sufficiente convinzione la sua parte e prima che il direttore preoccupato potesse mandare a chiamare un commesso telespia per l’occasione, Reich si fermò accanto agli scaffali dei libri.

— Che cosa c’è qui? — chiese con aria incuriosita.

— Libri antichi, signor Reich. — I commessi cominciarono a spiegare che genere di libri erano e come li stampavano un tempo, mentre Reich identificava con uno sguardo cauto il volume ingiallito e macchiato che era lo scopo della sua visita. Se lo ricordava bene. Gli aveva dato un’occhiata cinque anni prima, e aveva preso, su un certo particolare, un appunto nel taccuino nero su cui segnava tutto quanto gli potesse tornar utile. Il vecchio Geoffrey Reich non era il solo a credere nell’efficacia dei piani ben preparati.


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