— Che cosa c’è di tanto urgente? — chiese Reich.

Non fategli un quadro così disastroso! È già abbastanza fuori di sé per D’Courtney.

Io faccio il mio dovere signorina. A Reich disse: — La compagnia D’Courtney ci ha soffiato gli esper di maggior valore. Volta per volta, mettendoci il bastone fra le ruote al momento opportuno, la D’Courtney, si è tranquillamente accaparrata gli uomini più in gamba, lasciandoci spendere il nostro denaro per gente di scarso valore.

— Andate all’inferno — urlò Reich. — E vada all’inferno anche la D’Courtney. Comunque, sistemate la faccenda. E dite a questo Blogg di mettere in trappola la D’Courtney. E anche voi fareste meglio ad agire.

Lasciò l’ufficio del personale e scese alle vendite, dove era stato messo in funzione un proiettore per un pubblico di cento persone scelte a caso per la strada. Sedevano attentamente nel piccolo teatro seguendo la proiezione di provini pubblicitari, mentre l’esper capo del Reparto Vendite captava le loro impressioni. Avvertito dalla Segretaria di Reich, interruppe immediatamente il suo lavoro e gli si fece incontro col viso perplesso e seccato.

— Buongiorno, signor Reich.

— Buongiorno. Qualcosa che non va?

Non lasciatevi uscire niente di bocca.

Devo farlo, ragazza mia. È un momento di crisi. Ragazzo, voi pensate che si tratti solo di una crisi. Il capo è…

— Vorrei che poteste captare i sentimenti di questo pubblico, signor Reich. Ma come riesce a farcela in questo modo D’Courtney?

— A fare che cosa?

— A creare tanta ostilità verso di noi. — L’esper capo del Reparto Vendite indicò con un cenno la gente seduta lì accanto. — Il pubblico pensa che tutti i nostri prodotti siano volgari contraffazioni a paragone di quelli di D’Courtney. Pensa che ogni nostra immagine pubblicitaria sia un evidente imbroglio. Tutta colpa del patriottismo su cui gioca quella dannata D’Courtney! Questa gente crede che commetterebbe un atto di alto tradimento se favorisse qualche prodotto che non sia della D’Courtney.

—  Chi si occupa del loro ufficio informazioni? Chiunque sia, portateglielo via con ogni mezzo.

— È una donna, signor Reich — disse la segretaria, — una esper due. Incorruttibile.

— Chi ha detto di corromperla?

— Voi non lo avete detto signor Reich, ma noi l’abbiamo tentato.

— Ci penserò io! — gridò Reich.

Si precipitò all’Ufficio Propaganda dove il capo reparto stava rapidamente esaminando un gruppo di inviati speciali, tutti di terzo grado, di ritorno dall’Africa Centrale, e apparentemente con cattive notizie.

— Buon giorno — disse Reich interrompendo. — Qualcosa che non va?

Il capo dell’Ufficio Propaganda, ignorando i messaggi della segretaria, annuì con aria cupa. — Tanto vale affrontare la situazione — disse. — Ci stanno rovinando.

— D’Courtney?

— D’Courtney. In ogni luogo e su qualsiasi pianeta o satellite voi lo possiate nominare D’Courtney è il Grande Padre. Se la Sacramento tentasse di vendervi qualcosa la gente rifiuterebbe di comprare.

— D’ora in poi cambieremo completamente sistema. D’ora in poi non ci affanneremo più a dar lustro alla Sacramento, ma getteremo fango su D’Courtney. Voglio insozzarlo. Voglio demolirlo. Diffamarlo. Deruba le banche. Sfrutta le vedove e gli orfani.

— Ho capito come la pensate — lo interruppe la telespia. — Non temete un processo per diffamazione?

— Chi se ne frega della Legge! Lasciate che mi citi in giudizio. Sarà rovinato prima che abbia inizio la procedura. Avvertite il mio legale di passare nel mio ufficio.

Reich ritornò al suo ufficio, dove il capo dell’Ufficio Legale, avvertito tempestivamente dal fulmineo flusso telepatico, lo attendeva già, al corrente dei piani di Reich.

— Non potete attuare il vostro progetto, signor Reich — disse. — D’Courtney vi citerà in giudizio e l’avrà vinta.

— In un modo o nell’altro D’Courtney manderà all’aria la Sacramento se non ci battiamo. Andate a informarvi sui miei piani.

— Li ho già letti in voi, signore.

— Allora ritornate al vostro reparto e preparatevi alla difesa. L’Ufficio Propaganda sta per scatenare un’aperta battaglia: insinuazioni, accuse esplicite, tumulti. Mi preparo a usare un vecchio trucco. Se non potete attaccare l’oggetto attaccate l’uomo. Io voglio che D’Courtney sia attaccato legalmente e illegalmente. Siete preavvertito. Inevitabilmente infrangeremo alcune leggi…

— Un centinaio.

— Benissimo. Citate D’Courtney in giudizio prima che lui citi noi. Accusatelo di tutto quanto noi stessi stiamo per fargli. Intentategli ogni azione civile e penale che lui sarà indotto a intentare contro di noi. Si tratta di vita o di morte. Avvertite i vostri colleghi e andatevene fuori dai piedi.

Quando il capo dell’Ufficio Legale fu uscito, Reich misurò la stanza a lunghi passi rabbiosi, per cinque minuti. — Non serve a nulla — borbottò. — So che dovrò uccidere il bastardo. Non accetterà la mia proposta. Perché dovrebbe accettarla? Pensa di avermi rovinato. Mi ha rovinato davvero, maledetto! Tutte queste non sono che parole e parole. Bisognerà che lo uccida. E mi sarà necessario un vero aiuto… l’aiuto dell’esper.

Afferrò il telefono e disse alla centralinista: — Ufficio Informazioni. — Sullo schermo apparve un salone splendente con decorazioni in cromo e smalto, arredato con tavoli da gioco e un bar automatico. Pareva, ed era, un centro ricreativo. Si trattava in effetti del quartier generale del potente Servizio Informazioni della Sacramento. Il direttore del centro ricreativo, un intellettuale barbuto di nome West, alzò il viso da una scacchiera e si mise in ascolto.

— Buongiorno, signor Reich.

Messo in guardia dal formale signore, Reich disse; — Buongiorno, signor West. Solo una questione di normale amministrazione; paterno interesse, sapete. Come vanno gli svaghi, in questi giorni?

— Regolarmente. Ho però una lamentela; penso che si giochi troppo d’azzardo in complesso. — West parlò ostentatamente a voce alta finché due impiegati della Sacramento non ebbero vuotato i bicchieri con aria innocente e non se ne furono andati. Allora West tirò un sospiro di sollievo e si adagiò più comodamente in poltrona. — Via libera, Ben. Sputa fuori.

— Hassop ha già trasmesso il messaggio cifrato, Ellery?

La telespia scosse amaramente il capo.

— Sta tentando?

West sorrise e annuì.

— Dov’è D’Courtney?

— In viaggio verso la Terra a bordo dell’Astra.

— Dove si stabilirà?

— Vuoi che m’informi?

— Non so, dipende…

— Dipende da che cosa? — West gli gettò uno sguardo incuriosito. — Vorrei che si potesse captare il pensiero anche per telefono, Ben. Vorrei sapere a che cosa miri.

Reich sorrise con aria cupa. — Grazie a Dio ci sono i telefoni. Ci proteggono dal demonio della telepatia. Qual è il tuo atteggiamento personale nei riguardi del delitto, Ellery?

— Quello tipico.

— Di chiunque?

— Della Lega degli esper. La Lega non ama il delitto.

— Tu sei in gamba Ellery. Conosci il valore del denaro, del successo. Perché non ti sveltisci, perché lasci che la Lega pensi in tua vece?

— Tu non capisci. Noi nasciamo nella Lega, viviamo con la Lega. Personalmente abbiamo il diritto di eleggere i dirigenti della Lega, e questo è tutto. La Lega si occupa della nostra carriera. Ci istruisce, ci gradua, stabilisce dei principi morali, e bada che ci atteniamo ad essi. Ci protegge escludendo dai nostri ranghi gli incompetenti. Abbiamo l’equivalente del giuramento d’Ippocrate. È chiamato Voto di Galeno. Dio salvi chi l’infrangerà… cosa che ho l’impressione che tu mi stia suggerendo.

— Può darsi — disse Reich con voce grave. — Forse sto insinuando che varrebbe la pena che tu rompessi il voto di fedeltà alla Lega. Forse io traduco tutto in denaro… più di quanto tu o qualsiasi esper di secondo grado possa sognare di guadagnare in tutta la vita.


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