Alec ribolliva d'ira rattenuta. Così LaStrande è passato dalla parte di Kobol. Mia madre ne ha tenuto conto calcolando i voti?

Fissandolo con occhi gelidi, Lisa ribatté: — LaStrande, non vorrai farci intendere che le azioni del mio ex-marito dovrebbero impedire a mio figlio di compiere i suoi doveri di cittadino? — La sua voce era tagliente come un rasoio.

— No di certo — ribatté LaStrande in tono conciliante. — Ma il Consiglio deve tenere presente che ogni azione deriva da una causa. Perché siamo così a corto di carburanti fissili? Perché vent'anni fa Douglas Morgan guidò una spedizione sulla terra e si rifiutò di tornare. Si rifiutò!

— Ma ci mandò i combustibili nucleari che ci servivano — obiettò l'uomo grasso seduto vicino ad Alec.

LaStrande annuì. — Certo — rispose con pesante sarcasmo. — E cinque anni dopo fu tanto gentile da permetterci di avere ancora un po' di quelle sostanze fissili che ci occorrevano per sopravvivere. E una terza volta, dopo altri cinque anni, ce ne concesse ancora un pochino. E poi più niente. Si è rifiutato di mandarcene ancora, nonostante tutti i nostri tentativi. Negli ultimi cinque anni siamo stati ostaggi del suo ego di rinnegato. E per tutto questo tempo ce ne siamo rimasti qui a discutere sul da farsi, mentre le nostre riserve si andavano consumando.

Qualcuno cambiò nervosamente posizione, qualcun altro borbottò un commento fra sé.

— Morgan è ancora sulla Terra, dove sta diventando una specie di imperatore barbaro, e da laggiù ci fa marameo. — La voce stentorea di LaStrande echeggiava nella caverna. — Lui sa che noi abbiamo disperatamente bisogno di quei materiali. Sa che senza di essi moriremo tutti. Ma cosa gliene importa?

— Nulla! — esclamarono molti membri del Consiglio.

— E adesso ci si aspetta che noi seguiamo la volontà di sua moglie mandando suo figlio laggiù? Per aiutarci ad ottenere quello che ci occorre per vivere? O per aiutare Douglas Morgan a rafforzare il suo impero sulla Terra, impero che prima o poi ci annienterà?

Molti membri del Consiglio gridarono la loro approvazione all'attacco di LaStrande battendo i pugni sul tavolo. Kobol, se ne stava seduto in silenzio, grattandosi distrattamente un orecchio, sempre più imperscrutabile dietro i baffi e le folte sopracciglia.

Alec fremeva di rabbia. Stringeva i braccioli della seggiola tutto teso, pronto a scattare per alzarsi e dire la sua. Ma poi guardò sua madre.

Lisa sedeva zitta e immobile, una regina di ghiaccio, in attesa che quegli imbecilli si calmassero. Solo gli occhi erano vivi, e ardevano di gelida furia.

Il tumulto si placò poco a poco, e infine cadde nella sala un pesante silenzio.

Poi, con una voce così sommessa che Alec dovette fare uno sforzo per sentirla, Lisa disse: — Consigliere LaStrande, la tua preoccupazione per il nostro avvenire e il nostro benessere ti ha trascinato oltre i limiti dell'educazione e del buonsenso: certamente non credi sul serio che le colpe del padre ricadano sul figlio… o sulla moglie.

LaStrande ammiccò con gli occhi acquosi. — Io, be'… io volevo solo che il Consiglio… ehm… prendesse in considerazione tutti i dati della questione.

— Compreso — ribatté lei con estrema durezza — compreso il fatto che io ho perduto un marito. Ho rinunciato a lui da anni. Compreso il fatto che mio figlio, il mio unico figlio, è cresciuto senza padre, e ha sofferto a causa delle allusioni e delle accuse e di tutto quello che tu hai così brutalmente esposto poco fa. Compreso il fatto che mio figlio si è volontariamente offerto di guidare questa pericolosa spedizione per dimostrare a tutti gli imbecilli pettegoli e meschini di questa comunità che lui è lui, e non un doppione di quel traditore di suo padre! Includete questi fatti nell'esaminare la questione, Consiglieri. Includeteli tutti!

Si rannicchiarono tutti sulle sedie come se fossero stati schiacciati dalla forza delle parole di Lisa. LaStrande si rimise a sedere e tenne lo sguardo fisso sul ripiano del tavolo. Kobol sorrise fra sé.

— Signor Presidente — disse Catherine Demain — posso prendere la parola?

Lisa annuì.

— Mi dispiace che questa discussione sia arrivata a un tale livello di inciviltà. Ma è stato posto in evidenza un punto critico su cui vorrei soffermarmi. Douglas Morgan ci ha tradito. Non ci sono altre parole per definire il suo comportamento, anche se Doug era uno dei miei più cari amici fino al giorno in cui partì. La domanda che mi pongo è questa: perché ha commesso un'azione tanto orribile? Perché si è rivoltato contro di noi? Esiste nella sua composizione psicologica un fattore che, perdonatemi, può essere stato ereditato da suo figlio? O si tratta…

Alec si alzò in piedi di scatto senza pensare a quel che faceva. Dominandosi a stento, disse: — Non resterò ancora qui seduto ad ascoltare che si discuta di mia madre e di me come se fossimo due esemplari da laboratorio.

Il Consigliere alla sua destra fece per trattenerlo per un braccio, ma Alec si liberò con uno strattone e si avviò verso Catherine Demain.

— Da quando mi sono offerto volontario per la spedizione sono stato sottoposto a tutti gli esami possibili, sia fisici sia mentali. Le conclusioni sono a disposizione di chiunque voglia consultarle.

Si fermò all'altezza della sedia della Demain che fu costretta a voltarsi per guardarlo. Alec si appoggiò al bordo della spalliera e le chiese: — Le hai esaminate?

— Sì, naturalmente.

— Ci sono accenni a squilibri o deficienze di qualsiasi genere? — Alec si accorse che l'ira stava cedendo il posto a un'altra emozione: non era propriamente gioia, ma qualcosa di eccitante, il sapore del potere.

— No — rispose piano Catherine Demain. — Tutti gli esami hanno dato eccellenti risultati.

— Tu stessa mi hai sottoposto a molte prove — aggiunse lui guardandola.

Catherine annuì e distolse lo sguardo.

Alec si guardò intorno. — So che sono giovane. So che mio padre ci ha tradito… ma più di tutti gli altri ha tradito mia madre e me venendo meno ai suoi doveri verso di noi. E so anche di avere riportato i voti più alti in tutti gli esami. Se mi chiamassi Kobol o LaStrande o Nickerson non avreste esitato un attimo ad approvare la mia nomina. Questa è la verità, e la conosciamo tutti.

— Il tuo intervento contravviene alle regole — disse con fermezza Lisa. — Rivolgi le tue scuse al Consiglio e torna al tuo posto. — Ma le brillavano gli occhi.

— Scusami — Alec sorrise a sua madre. — Prego il Consiglio di volermi perdonare.

Mentre si avviava verso il suo posto una delle Consigliere più giovani chiese la parola, e Lisa gliela concesse. Sylvia Dortman era stata una delle più valide sostenitrici della nomina di Alec, una devota alleata di Lisa. Ma adesso, sembrava turbata.

— È assurdo fingere di ignorare il problema che ci assilla tutti — disse. — Si tratta, in breve, di una questione di fiducia. Ci siamo fidati di Douglas Morgan, e lui ci ha deliberatamente tradito. Possiamo ora fidarci di suo figlio? — E prima che qualcuno potesse rispondere si affrettò ad aggiungere: — Non sto mettendo in dubbio la lealtà o la determinazione di Alec. Non metto neppure in dubbio le sue capacità fisiche o mentali. Ma la paura di fondo rimane. Anche suo padre era capace, ammirato e rispettato, come ci è stato detto. E si rivelò un traditore. Ne ignoriamo il motivo. Allo stesso modo ignoriamo come si comporterà Alec quando sarà arrivato sulla Terra.

Seguì un lungo silenzio. Tutti i Consiglieri guardavano Lisa in attesa della sua reazione. Alec sedeva rigido e teso, guardando anche lui sua madre.

Alla fine Lisa disse con voce pacata: — Si comincia a ripetere quanto è già stato detto nelle precedenti discussioni. È stata avanzata una mozione per mettere ai voti la questione. Chi appoggia la mozione?

— Un momento, per favore — disse LaStrande. — Propongo che invece del solito voto per alzata di mano si faccia un ballottaggio segreto, in modo da assicurare a ognuno una completa libertà di scelta.


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