— Arrivederci — rispose Mary.
— Sta' attenta — raccomandò Dunworthy.
— Lo farò — promise Kivrin, ma Gilchrist aveva già premuto il pulsante del pannello a muro e Dunworthy non poté sentire le sue parole. Kivrin sorrise, sollevò la mano in un breve gesto di saluto e si avvicinò al carro fracassato.
Al di là della partizione Mary si sedette e ricominciò a frugare nella borsa alla ricerca di un fazzoletto mentre Gilchrist elencava le voci segnate sul suo blocco magnetico e le spuntava ancora una volta a mano a mano che Kivrin annuiva in risposta a ciascuna di esse.
— Che succederà se le verrà un avvelenamento del sangue a causa di quel taglio alla tempia? — si tormentò Dunworthy, ancora in piedi vicino al vetro.
— Non può avere un avvelenamento del sangue — lo rassicurò Mary, soffiandosi il naso, — perché ho intensificato il suo sistema immunitario.
Oltre la partizione, Kivrin stava discutendo riguardo a qualcosa con Gilchrist, il cui naso era segnato da due linee bianche sempre più marcate. La ragazza scosse il capo con decisione e dopo un momento Gilchrist spuntò la voce successiva con un gesto brusco e rabbioso.
Gilchrist e il resto della Sezione Medioevale potevano anche essere degli incompetenti, ma Kivrin non lo era: aveva imparato l'inglese medievale, il latino ecclesiastico e l'anglosassone; aveva memorizzato la Messa in latino e aveva imparato a ricamare e a mungere una mucca; aveva escogitato un'identità e una motivazione plausibile per trovarsi sola sulla strada fra Oxford e Bath, era fornita di un traduttore, le sue cellule formative erano state potenziate e non aveva appendice.
— Se la caverà a meraviglia — dichiarò Dunworthy, — il che servirà soltanto a convincere Gilchrist che i metodi della Sezione Medievale non sono imprecisi e pericolosi.
Gilchrist si era intanto avvicinato alla consolle e aveva porto il blocco magnetico a Badri; vicino al carro, Kivrin aveva di nuovo congiunto le mani, chinando il capo su di esse fin quasi a sfiorarle con la bocca prima di cominciare a parlare.
Mary si alzò e si avvicinò maggiormente a Dunworthy, con il fazzoletto stretto in mano.
— Quando avevo diciannove anni… il che è stato… oh, Signore, è stato quarant'anni fa, anche se non sembra che sia passato tanto tempo… mia sorella ed io abbiamo visitato l'Egitto — disse. — È stato durante la Crisi Panepidemica, con la quarantena che veniva applicata tutt'intorno a noi e gli Israeliani che sparavano a vista agli Americani, ma a noi questo non importava. Credo che non ci sia passato neppure per la mente che potevamo essere in pericolo perché avremmo potuto prendere il contagio o essere scambiate per Americane. Noi volevamo vedere le piramidi.
Oltre il vetro Kivrin aveva smesso di pregare. Lasciata la consolle, Badri le si avvicinò e parlò con lei per parecchi minuti, sempre con espressione accigliata. Obbedendo alle sue istruzioni, la ragazza si inginocchiò e poi si distese su un fianco accanto la carro, girandosi in modo da essere sdraiata sulla schiena con un braccio sollevato sulla testa e le gonne aggrovigliate intorno alle gambe. Il tecnico le sistemò le gonne e tirò fuori il misuratore di luce, girandole intorno prima di tornare alla consolle per parlare nel microfono. Accanto al carro, Kivrin rimase distesa assolutamente immobile, con la chiazza insanguinata sulla tempia che appariva quasi nera sotto la luce.
— Ha un aria così giovane — mormorò Mary.
Badri parlò ancora nel microfono, fissò con aria intensa i risultati sullo schermo e tornò da Kivrin, chinandosi su di lei per assestarle la manica; dopo aver effettuato una nuova misurazione, il tecnico le spostò quindi il braccio in modo che le coprisse il volto, come se fosse stato sollevato per parare un colpo inferto dagli assalitori, e usò ancora il misuratore.
— Hai poi visto le piramidi? — chiese Dunworthy.
— Cosa? — sussultò Mary.
— Quando sei stata in Egitto e hai girato per il Medioriente incurante del pericolo, sei riuscita a vedere le piramidi?
— No. Il Cairo è stato posto sotto quarantena il giorno in cui siamo atterrate — rispose Mary, senza distogliere lo sguardo da Kivrin. — Però abbiamo visto la Valle dei Re.
Badri mosse il braccio di Kivrin di una frazione di centimetro ancora, indugiò per un momento a scrutarla con espressione accigliata, poi tornò alla consolle; Gilchrist e Latimer gli andarono dietro e Montoya si trasse di lato per far loro posto intorno agli schermi. Infine Badri impartì un ordine nel microfono e gli schermi semitrasparenti cominciarono ad abbassarsi, coprendo Kivrin come un velo.
— Siamo state contente di aver fatto quel viaggio — disse Mary, — e siamo tornate a casa senza un graffio.
Gli schermi toccarono il terreno, drappeggiandosi un poco come le lunghe gonne di Kivrin, e si arrestarono.
— Sta' attenta — sussurrò Dunworthy, e Mary gli strinse la mano nella propria.
Latimer e Gilchrist si chinarono sullo schermo principale, osservando l'improvvisa esplosione di numeri, e dietro di loro Montoya scoccò ancora un'occhiata al cronometro. Protendendosi in avanti, Badri attivò la rete e l'aria all'interno degli schermi scintillò per un'improvvisa condensazione.
— Non andare — sussurrò Dunworthy.
Prima registrazione, 22 dicembre 2054, Oxford. Questa sarà una cronaca delle mie osservazioni storiche sulla vita nell'Oxfordshire, Inghilterra, dal 13 al 28 dicembre 1320 (Vecchio Calendario).
Signor Dunworthy, ho chiamato questa registrazione Domesday Book perché dovrebbe essere un resoconto della vita nel medioevo, il che è ciò che in pratica risultarono essere le ricerche commissionate da Guglielmo il Conquistatore, anche se lui le considerava un metodo per accertarsi di incamerare ogni grammo d'oro e ogni tassa che i suoi vassalli gli dovevano.
Intendo chiamarla Domesday Book anche perché suppongo che è così che lei la definirebbe, visto che è convinto che mi succederà qualcosa di terribile. In questo momento la sto osservando mentre nell'area di osservazione elenca alla povera Dottoressa Ahrens tutti gli spaventosi pericoli presenti nel 1300. Non c'è bisogno che si prenda questo disturbo perché lei ne sa già a sufficienza, e mi ha messa in guardia contro i disturbi dovuti al dislocamento temporale e contro ogni singola malattia medievale scendendo in ogni disgustoso particolare, sebbene si supponga che io sia immune da esse… e mi ha inoltre avvertita della frequenza delle violenze sulle donne nel quattordicesimo secolo. E anche lei non mi ha dato retta quando ho continuato a ripeterle che me la sarei cavata benissimo. Le garantisco che me la caverò benissimo, Signor Dunworthy.
Naturalmente quando sentirà le mie parole lei saprà già che è andato tutto bene e che sono tornata indietro tutta d'un pezzo come previsto, quindi non credo che le dispiacerà se la prendo un po' in giro. So che è molto preoccupato per me e so benissimo che senza tutto l'aiuto e la preparazione che mi ha fornito non sarei mai in grado di tornare indietro tutta d'un pezzo.
Di conseguenza intendo dedicare il Domesday Book a lei, Signor Dunworthy. Se non fosse stato per lei adesso non mi troverei qui avvolta in questi abiti medievali e intenta a parlare nel registratore mentre aspetto che Badri e Gilchrist finiscano i loro interminabili calcoli e desidero che si spiccino in modo da poter andare.
Sono arrivata.