Painter capì che stavano arrivando al nocciolo della questione.

Arma si chinò verso di loro. «Al posto della degenerazione dei tessuti biologici, gli scienziati nazisti hanno cominciato a notare miglioramenti: crescita accelerata nelle muffe, gigantismo nelle felci, riflessi più rapidi nei rospi e intelligenza maggiore nei ratti. Data la loro coerenza, i risultati non potevano essere attribuiti soltanto a mutazioni casuali. E sembrava che negli animali di ordine più elevato i vantaggi dell’esposizione fossero maggiori.»

«Perciò sono passati agli esperimenti sugli esseri umani», aggiunse Painter.

«Mantenga una prospettiva storica, signor Crowe. I nazisti erano convinti che avrebbero dato origine a una razza superiore e d’un tratto si sono ritrovati davanti uno strumento per farlo entro una sola generazione. L’etica non presentava vantaggi. C’era un imperativo maggiore.»

«Creare una razza che potesse dominare il mondo.»

«Così credevano i nazisti. A quello scopo, hanno dedicato molti sforzi per far progredire le ricerche sulla Campana, ma il tempo a loro disposizione terminò. La Germania capitolò. Tuttavia la Campana è stata evacuata, così da poter proseguire la ricerca in segreto. Era la grande speranza del Terzo Reich: l’opportunità, per la razza ariana, di rinascere, di risorgere e dominare il mondo.»

«E Himmler ha scelto questo luogo», disse Painter. «Nel bel mezzo dell’Himalaya. Che follia…» Scosse la testa.

«Molte volte è più la follia che il genio a far avanzare il mondo. Chi, se non i folli, si spingerebbe tanto in là, puntando all’impossibile e, così facendo, provando che è possibile?»

«E a volte inventando semplicemente i più efficienti strumenti di genocidio.»

Anna sospirò.

Lisa riportò la discussione sul tema originario. «Che ne è stato degli studi sugli esseri umani?»

«Negli adulti gli effetti erano ancora nocivi, specialmente alle regolazioni più alte. Ma la ricerca non si è fermata lì: quando i feti venivano esposti mentre erano ancora nell’utero, tra i neonati esposti uno su sei mostrava notevoli miglioramenti: alterazioni del gene della miostatina generavano bambini con muscoli più sviluppati. Altri vantaggi erano una vista più acuta, una migliore coordinazione tra mano e occhio e uno straordinario quoziente intellettivo.»

«Superbambini», commentò Painter.

«Purtroppo quei bambini raramente superavano i due anni», proseguì Anna. «Ben presto cominciavano a degenerare: diventavano pallidi, i tessuti si cristallizzavano, le dita delle mani e dei piedi diventavano necrotiche e si staccavano.»

«Interessante», commentò Lisa. «Sembra che siano gli stessi effetti collaterali della prima serie di test.»

Painter le lanciò un’occhiata. Aveva davvero detto interessante? Lisa fissava Anna con uno sguardo affascinato. Come faceva a mantenere un atteggiamento esclusivamente clinico? Poi notò che il ginocchio sinistro di Lisa si muoveva nervosamente su e giù sotto il tavolo. Vi posò una mano per fermarlo. Lei tremò quando lui la toccò, ma mantenne un’espressione impassibile. Painter capì che quell’interessamento era simulato. Lisa stava reprimendo tutto l’orrore e la rabbia. Si mostrava conciliante con Anna per consentire a lui di fare qualche domanda utile a ottenere le risposte di cui avevano bisogno. Come in un interrogatorio, si erano divisi i ruoli di poliziotto buono e poliziotto cattivo.

Painter le diede una stretta al ginocchio, riconoscente per i suoi sforzi.

Lisa proseguì la messa in scena. «Ha detto che un bambino su sei mostrava questi miglioramenti di breve durata. E gli altri cinque?»

«Nascevano morti o con mutazioni letali. Oppure morivano le madri.»

«E chi erano tutte queste madri?» chiese Painter, esprimendo lo sdegno di entrambi. «Non volontarie, presumo.»

«Non esprima giudizi troppo duri, signor Crowe. Conosce il livello di mortalità infantile nel suo Paese? È peggiore di quello di alcuni Paesi del Terzo Mondo. Qual è il vantaggio che recano quelle morti?»

Oh, per amor di Dio, non poteva dire sul serio! Era un paragone ridicolo.

«I nazisti avevano un loro imperativo», proseguì Anna. «Quantomeno erano coerenti.»

Painter cercò le parole adatte per maledirla, ma la rabbia gli bloccò la lingua.

Fu Lisa a intervenire, stringendo forte la mano che lui aveva appoggiato sul suo ginocchio. «Presumo che questi scienziati abbiano cercato modi per affinare la Campana, eliminando gli effetti collaterali.»

«Naturalmente, ma alla fine della guerra non c’erano ancora molti progressi. C’è soltanto un caso aneddotico di pieno successo. Un bambino ritenuto perfetto. Prima di lui, tutti i bambini nati sotto la Campana presentavano leggere imperfezioni: perdita di pigmentazione in alcune aree del corpo, asimmetria degli organi, occhi di colore diverso.» Anna lanciò uno sguardo fugace a Gunther. «Ma quel bambino sembrava senza difetti. Anche una rudimentale analisi del suo genoma confermò che era impeccabile. Ma la tecnica impiegata per raggiungere quei risultati è sconosciuta: il responsabile della ricerca ha eseguito quell’ultimo esperimento in segreto. Quando mio nonno è andato a prelevare la Campana, lui si è opposto e ha distrutto tutti i suoi appunti personali di laboratorio. Il bambino è morto poco tempo dopo.»

«Per gli effetti collaterali?»

«No, la figlia del responsabile si è affogata assieme al bambino.»

«Perché?»

Anna scosse il capo. «Mio nonno rifiutava di parlarne. Come dicevo, è un caso aneddotico.»

«Come si chiamava quel ricercatore?» chiese Painter.

«Non ricordo, ma posso andare a verificarlo, se vuole.»

Painter scrollò le spalle. Se solo avesse potuto accedere ai computer della Sigma… Intuiva che dietro la storia del nonno di Anna si nascondeva qualcos’altro.

«E dopo l’evacuazione?» chiese Lisa. «La ricerca è continuata qui?»

«Sì. Per quanto isolati, abbiamo continuato a tenerci aggiornati sui progressi ottenuti nella comunità scientifica. Dopo la guerra, gli scienziati nazisti si erano dispersi e molti erano impegnati in progetti segretissimi in ogni parte del mondo: Europa, Unione Sovietica, Sud America, Stati Uniti. Erano le nostre orecchie e i nostri occhi all’estero, ci fornivano informazioni selezionate. Alcuni credevano ancora nella causa, altri erano ricattati per il loro passato.»

«Insomma, vi siete tenuti aggiornati.»

«Nei due decenni successivi sono stati compiuti grandi passi avanti. Sono nati superbambini che sono vissuti più a lungo. Sono stati istruiti come principi, qui. Hanno avuto il titolo di Ritter des Sonnenkönigs, Cavalieri del Re-Sole, in quanto nati dal progetto Sole Nero.»

«Molto wagneriano», commentò Painter, in tono derisorio.

«Forse. A mio nonno piacevano le tradizioni. Ma le devo dire che tutti i soggetti sperimentali qui al Granitschloß erano volontari.»

«Sì, ma è stata una scelta morale oppure semplicemente non c’erano ebrei a portata di mano, sull’Himalaya?»

Anna non degnò il suo commento di una risposta e proseguì: «Se da una parte i progressi erano assodati, dall’altra i Sonnenkönige continuavano a essere afflitti da problemi degenerativi. I primi sintomi si presentavano ancora attorno ai due anni, ma in forma più lieve. Dalla degenerazione acuta si era passati a una forma cronica. Alla maggiore longevità, però, si è associato un nuovo sintomo: il deterioramento mentale, cioè paranoia acuta, schizofrenia e psicosi».

«Questi ultimi sintomi ricordano quanto è avvenuto ai monaci, al monastero», commentò Lisa.

«Dipende tutto dal grado dell’esposizione e dall’età», spiegò Anna. «I bambini esposti nell’utero a un livello controllato di radiazioni quantiche presentavano miglioramenti, seguiti da una degenerazione cronica per tutta la vita. Mentre gli adulti, come Painter e me, esposti a dosi moderate di radiazioni incontrollate sono colpiti da una forma più acuta della stessa degenerazione, un declino più rapido. I monaci, invece, esposti a un livello elevato di radiazioni, sono passati immediatamente allo stato di degenerazione mentale.»


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