— Tony — dice Bailey guardandosi le ginocchia.

— Sì, Tony. Lui è il più giovane e ha… quanto, ventisette anni? È l'unico sotto i trenta. Tutti gli altri più giovani al Centro sono… diversi.

— A Emmy piace Lou — dice Eric. Io lo guardo. Non so cosa voglia dire.

— Se fossi normale, non dovrei più andare dallo psichiatra — dice Cameron. Penso alla dottoressa Fornum e mi dico che non vederla più è quasi una ragione sufficiente per sottoporsi al trattamento. — Potrei sposarmi senza certificato di stabilità. Avere bambini.

— Tu vuoi sposarti — dice Bailey.

— Sì — annuisce Cameron. La sua voce è alta di nuovo, ma non più tanto alta, e il suo viso è rosso. — Voglio sposarmi. Voglio avere bambini. Voglio abitare in una casa normale in un quartiere normale e viaggiare sui trasporti pubblici e vivere il resto della mia vita come una persona normale.

— Anche se non sarai più la stessa persona? — chiede Eric.

— Certo che sarò la stessa persona — si oppone Cameron. — Però sarò normale.

Io non sono sicuro che questo sia possibile. Quando penso ai vari modi in cui io non sono normale, non riesco a immaginare di essere normale e di rimanere la stessa persona. L'essenza di questo trattamento è di cambiarci, di renderci altri da noi, e certo ciò coinvolge anche la personalità, il sé.

— Lo farò da solo se non vorrà farlo nessun altro — insiste Cameron.

— La decisione è tua — dice Chuy.

— Sì — mormora Cameron — sì.

— Mi mancherai — dice Bailey.

— Puoi venire anche tu — propone Cameron.

— No. Non ancora, comunque. Voglio saperne di più.

— Ora vado a casa — dice Cameron. — A loro lo dirò domani. — Si alza e io vedo la sua mano nella tasca che manipola il dado, su e giù, su e giù.

Non ci salutiamo, non ne abbiamo bisogno tra di noi. Cameron esce e chiude piano la porta alle sue spalle. Gli altri mi guardano e poi distolgono gli occhi.

— A certe persone non piace ciò che sono — dice Bailey.

— Certe persone sono diverse da ciò che altre persone credono — dice Chuy.

— Cameron era innamorato di una donna che non era innamorata di lui — dice Eric. — Lei gli disse che tra loro non avrebbe mai funzionato. Successe quando lui era al liceo. — Mi chiedo come fa Eric a saperlo.

— Emmy dice che Lou è innamorato di una donna normale che gli rovinerà la vita — dice Chuy.

— Emmy non sa di cosa parla — protesto. — Emmy dovrebbe occuparsi dei fatti suoi.

— Cameron pensa che quella donna potrebbe amarlo se lui fosse normale? — chiede Bailey.

— Lei ha sposato un altro — spiega Eric. — Cameron pensa che potrebbe innamorarsi di qualcuna che potrebbe ricambiarlo. Credo che questa sia la ragione per cui vuole il trattamento.

— Io non lo farei per una donna — commenta Bailey. — Se lo farò, lo farò per me. — Mi chiedo cosa direbbe se conoscesse Marjory. Se io fossi certo che il trattamento mi facesse amare da Marjory, acconsentirei? Quest'idea mi mette a disagio: l'allontano.

— Io non so che effetto faccia la normalità. Le persone normali non sembrano sempre felici. Forse essere normali è brutto quanto essere autistici. — La testa di Chuy si agita, su e giù, su e giù.

— Io vorrei provare — dice Eric. — Ma vorrei anche poter tornare indietro al mio vecchio io, se la cosa non funzionasse.

— Non si può — dico. — Ricordi ciò che il dottor Ransome ha detto a Linda? Una volta che si sono formate le connessioni tra i neuroni, esse restano formate a meno che un accidente o qualcosa del genere non rompa la connessione.

— È questo ciò che vogliono fare, istituire nuove connessioni?

— E cosa ne sarà di quelle vecchie? — Bailey agita le braccia. — Non succederà qualcosa come quando le cose vanno in collisione? Confusione? Caos?

— Non lo so — dico. Di colpo mi sento inghiottito dalla mia ignoranza, una non-conoscenza così vasta. Da tanta vastità potrebbero sgorgare tante cattive conseguenze. Poi mi torna in mente una foto scattata da un telescopio basato su una stazione spaziale: l'immensa oscurità illuminata dalle stelle. Anche la bellezza, dunque, può scaturire dall'ignoto.

— Io credo che dovrebbero spegnere i circuiti che stanno lavorando adesso, costruire nuovi circuiti e poi attivare questi ultimi. In questo modo solo le connessioni valide dovrebbero lavorare.

— E i ricordi? — domanda Chuy. — Cancellerebbero i ricordi?

— In che modo? — domanda Bailey.

— I ricordi sono immagazzinati nel cervello. Se spengono i circuiti, i ricordi si cancelleranno.

— Forse no. Non ho letto ancora i capitoli sulla memoria — dico io. — Li leggerò tra poco, ci sono quasi arrivato. — Qualche nozione sulla memoria è già stata discussa nel libro, ma ancora non ne capisco abbastanza. — Inoltre, quando uno spegne un computer non si perde tutta la memoria.

— La gente non è conscia durante le operazioni, però non perde la memoria — dice Eric.

— Ma non ricorda l'operazione, e poi ci sono dei farmaci che interferiscono con la formazione dei ricordi — dice Chuy. — E se possono interferire con la formazione dei ricordi, forse possono rimuovere i vecchi ricordi.

— Questa è una cosa che si può cercare on-line — suggerisce Eric. — Lo farò io.

— Rimuovere le connessioni e crearne di nuove è come l'hardware — dice Bailey. — Imparare a usare le connessioni nuove è come il software. È già stato abbastanza difficile imparare il linguaggio la prima volta. Non voglio passare di nuovo per una simile esperienza.

— I bambini normali imparano più in fretta — dice Eric.

— Però impiegano sempre anni — dice Bailey. — A noi parlano di sette-otto settimane di riabilitazione. Questo magari basterà per uno scimpanzè, ma uno scimpanzè non parla.

— Non è che prima non abbiano mai commesso errori — dice Chuy. — Sul conto nostro si credevano ogni sorta di cose sbagliate. Potrebbe essere sbagliata anche questa.

— Adesso si sa di più sulle funzioni cerebrali — li informo. — Ma non si sa tutto.

— Non mi piace far qualcosa senza sapere cosa accadrà — dice Bailey.

Chuy ed Eric non dicono nulla ma sono d'accordo. Anch'io sono d'accordo. È importante conoscere le conseguenze prima di agire. A volte le conseguenze non sono evidenti.

Anche le conseguenze del non agire spesso non sono evidenti. Se io non mi sottoporrò al trattamento, le cose non resteranno le stesse: me lo ha provato Don, con i suoi vandalismi e il suo attentato contro di me. Non importa cosa io faccia, non importa quanto prevedibile io cerchi di rendere la mia vita, essa continuerà a non essere più prevedibile del resto del mondo… che è caotico.

— Ho sete — dice Eric all'improvviso. Si alza. Anch'io mi alzo e vado in cucina. Prendo un bicchiere e lo riempio d'acqua. Lui fa una smorfia nell'assaggiarla: allora ricordo che lui beve acqua minerale. Ma io non ho la marca che preferisce.

— Ho sete anch'io — dice Chuy. Bailey tace.

— Vuoi acqua? — chiedo. — È tutto ciò che ho, a parte una bottiglia di succo di frutta. — Spero che non mi chieda succo di frutta, è quello che preferisco per colazione.

— Voglio acqua — dice. Bailey alza una mano. Riempio altri due bicchieri d'acqua e li porto in soggiorno.

Mi sembra tanto strano avere gente nel mio appartamento. Lo spazio sembra più piccolo e l'aria più densa. I colori cambiano a causa dei colori che i miei ospiti indossano e di quelli che sono loro stessi.

Mi chiedo di colpo come sarebbe se io e Marjory vivessimo insieme: che impressione mi farebbe vederla occupare spazio qui in soggiorno, in camera da letto, nel bagno. A me non piaceva la residenza di gruppo dove sono vissuto appena lasciata la mia casa. Il bagno odorava di estranei, anche se lo pulivamo tutti i giorni. E c'erano cinque dentifrici diversi, cinque preferenze diverse per lo shampoo, il sapone e il deodorante.

— Lou, stai bene? — Bailey sembra preoccupato.

— Stavo pensando a… qualcosa — dico. Non voglio pensare che potrebbe non piacermi Marjory nel mio appartamento, che forse me lo renderebbe sgradevole, che potrebbe sembrarmi affollato o rumoroso o puzzolente.


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