PARTE SECONDA
Agosto 2114
Colui il quale non utilizzerà nuove cure dovrà aspettarsi nuovi mali: il tempo è infatti il più grande innovatore.
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La prima persona che vidi salire al Tribunale Scientifico, su per gli ampi e bassi gradini di pietra bianca che avrebbero dovuto evocare Socrate e Aristotele, fu Leisha Camden.
Paul, che era venuto dopo Anthony e prima di Rex, e io eravamo soliti godere di discussioni intellettuali. Egli ne godeva perché vinceva, io ne godevo perché vinceva lui. Questo, ovviamente, avveniva prima che io capissi quanto era profondamente radicato, come un cancro, il mio desiderio di perdere. In quel periodo le discussioni parevano divertenti, ardite. La gente che conoscevamo, Paul e io, considerava una pessima abitudine quella di discutere su questioni astratte. Noi Muli, con la nostra intelligenza modificata geneticamente, eravamo tutti così bravi a farlo, che era come vantarsi del fatto di saper camminare. Nessuno voleva apparire ridicolo. Molto meglio godere pubblicamente del surf, del giardinaggio o perfino, Dio ci aiuti, delle cabine di deprivazione sensoriale. Molto meglio.
Una sera, però, io e Paul, arditi anticonformisti fino alla banalissima fine, dibattemmo su chi dovesse avere il diritto di controllare una tecnologia radicalmente nuova. Il governo? I tecnocrati, nella maggior parte scienziati e tecnici, che erano gli unici che riuscivano realmente a comprenderla? Il mercato libero? Le persone? Non fu una bella serata. Paul voleva vincere ancor più del solito. Io, per qualche motivo connesso a una sgualdrina dagli occhi dorati che si trovava alla festa della sera precedente, non ero bramosa come al solito di perdere. Vennero dette delle cose, il genere di cose imbarazzanti che non se ne vanno più via. Gli umori si infiammarono. La scrivania di teak di mio nonno paterno ebbe bisogno di un nuovo pannello, che non riuscì mai a uguagliare perfettamente gli altri. Il dibattito intellettuale può avere effetti devastanti sul mobilio.
In fondo in fondo, io do la colpa agli Insonni per la mia rottura con Paul. Non direttamente, ma un désastre inoffensif, come il piccolo programma finale che distrugge un sistema sovraccarico. In fondo, poi, durante gli ultimi cento anni, di che cosa non abbiamo dato la colpa agli Insonni?
Hanno perfino provocato la creazione dei Tribunali Scientifici: altro désastre inoffensif. Cento anni fa, nessuno aveva mai stabilito se fosse accettabile creare un embrione umano in modo che fosse Insonne. Le Compagnie di modificazione genetica lo facevano e basta, allo stesso modo in cui avevano creato tutte quelle altre modificazioni genetiche embrionali, ai tempi privi di regolamentazione prima dell’avvento dell’ECGS.
Poi arrivarono gli Insonni. Razionali, svegli, intelligenti. Troppo intelligenti. Dotati di una vita lunghissima, un bonus a sorpresa: nessuno aveva saputo, inizialmente, che il sonno interferisse con la rigenerazione cellulare. A nessuno piacque quando venne scoperto. Troppi vantaggi darwini’ani che si ammassavano in un angolo.
Essendo questi gli Stati Uniti e non qualche monarchia del Sedicesimo secolo o stato totalitario del Ventesimo, il governo non decise di mettere drasticamente fuori legge le modificazioni genetiche radicali. Le condannarono invece a morte.
Il Foro Federale per la Scienza e la Tecnologia segue determinati processi. Ci sono una giuria composta da un gruppo di scienziati, discussioni e repliche, interrogatori incrociati, opinione finale scritta con menzione di opinioni discordanti, l’intero ROM. Il Tribunale Scientifico non ha potere. Può solamente raccomandare, non prendere decisioni.
Tuttavia nessun Congresso, presidente o commissione dell’ECGS ha agito contravvenendo alle raccomandazioni del Tribunale Scientifico. Mai.
Avevo quindi tutta la force majeure dello status quo dalla mia parte, in quella notte di devastazione mobili quando dichiarai che fosse il governo a dover controllare la modificazione genetica umana. Paul voleva che il controllo assoluto fosse dato agli scienziati (lui era uno di loro). Avevamo entrambi ragione, per quanto riguardava la pratica attuale. Ovviamente però la pratica non importava: in realtà non importava nemmeno la teoria. Quello che realmente volevamo, era il litigio.
Leisha Camden non aveva mai distrutto mobili, battuto un pugno contro una parete o scagliato a terra antichi calici da vino? Guardandola camminare nell’edificio del Foro dalle colonne bianche sulla Pennsylvania Avenue, pensai di no. Washington in agosto è caldissima. Leisha indossava un abito bianco senza maniche. I capelli biondo chiaro erano tagliati in corte e scintillanti onde. Appariva composta, bellissima, fredda. Mi ricordò, probabilmente in modo ingiusto, Stephanie Brunell. Tutto quello che mancava era il cagnolino rosa dagli occhi enormi condannato a morte.
— Udite, udite — gridò il cancelliere, quando la commissione scientifica entrò. E poi si arrabbiano quando la stampa lo chiama "tribunale scientifico". Washington è Washington anche quando si alza in piedi davanti a vincitori di premi Nobel.
Questa volta ce n’erano tre in una commissione formata da otto persone: artiglieria pesante. Barbara Poluikis, biologia-chimica, una donna minuta dagli occhi iper-allertati. Elias Maleck, medicina, che irradiava preoccupata integrità. Martin Davis Exford, fisica molecolare, che assomigliava più a un ballerino classico invecchiato. Nessuno, ovviamente, con un premio in genetica. Gli Stati Uniti non hanno vinto in quel campo da sessanta anni. I commissari erano stati accettati dagli avvocati di entrambe le parti. Si presumeva che i commissari fossero imparziali.
Mi sedetti nella zona riservata alla stampa, grazie alle credenziali di Colin Kowalski, credenziali falsificate così malamente che chiunque le avesse controllate avrebbe dovuto concludere che erano state falsificate da me, la persona resa inabile dal morbo di Gravison, e non da un competente ente governativo. C’erano moltissimi rappresentanti della stampa, in carne e ossa e robotici. Il Tribunale Scientifico viene trasmesso su molti canali di Muli.
Dopo che i commissari si furono seduti, io rimasi in piedi per analizzare gli spettatori, alla ricerca di Vivi. Potevano essercene uno o due in sala, la stanza era così grande che era difficile a dirsi. "La preghiamo di sedersi" mi disse il mio sedile con voce ragionevole "altri potrebbero non riuscire a vedere al di là di lei." Facile a credersi. Con la tuta dallo sgargiante color porpora e la bigiotteria di latta-e-plastica ero assolutamente unica nella sezione riservata alla stampa.
Davanti alla olocamera, dietro a una antica ringhiera in legno e un invisibile scudo a energia-Y di massima sicurezza, erano seduti gli avvocati, gli esperti che dovevano testimoniare, i commissari e i VIP. Leisha Camden era seduta accanto all’avvocato amatoriale Miranda Sharifi che era improvvisamente apparsa a Washington da solo Dio sa dove. Non da Huevos Verdes. Per giorni e giorni la stampa aveva controllato l’isola con l’avidità dei residenti di una base lunare che monitoravano eventuali fessure nella cupola. E allora da quale fronte geografico era saltata fuori Miranda Sharifi, armata per dare battaglia in favore del prodotto delle sue industrie?
Aveva rifiutato che un legale professionista dibattesse il suo caso. Aveva rifiutato perfino Leisha Camden, il che aveva provocato parecchie risatine tra la stampa. Apparentemente loro ritenevano che un Super-Insonne non fosse adatto a presentare in modo convincente la tecnologia inventata dal suo stesso genere. Non ho mai smesso di restare stupefatta dalla stupidità dei miei compagni Muli dal QI potenziato.