La donna tuttavia chiese: — E che cosa fa, precisamente, la sua macchina?

— Sì — rispose Haber. — Ci stavo proprio arrivando. — E subito ritoccò il proprio tono di voce, perché gli era parso di tradire una certa irritazione. — In questo caso, abbiamo un soggetto che ha paura di sognare: un onirofobo. Il mio trattamento consiste fondamentalmente in un semplice trattamento di condizionamento, il tipo classico di condizionamento della moderna psicologia. Il paziente viene indotto a sognare, qui, in condizioni controllate; il contenuto e gli affetti emotivi del sogno sono manipolati per mezzo di suggestione ipnotica. Si insegna al soggetto che egli può sognare in tutta sicurezza, piacevolmente eccetera: questo condizionamento positivo lo libera dalla sua fobia. L’Aumentore è lo strumento ideale per raggiungere questo scopo. Esso ci assicura che il paziente sognerà davvero, perché prima instaura, e poi rinforza, l’attività di stadio-d tipica del paziente. Potrebbero occorrere a un paziente da un’ora a un’ora e mezzo per attraversare i vari stadi del sonno-s e per raggiungere lo stadio-d da solo: una perdita di tempo assai poco pratica per le sedute terapeutiche diurne; e inoltre, durante il sonno, la forza delle suggestioni ipnotiche riguardanti il contenuto del sogno potrebbe andare perduta. E ciò sarebbe spiacevole; mentre è sotto condizionamento, è essenziale che non faccia dei brutti sogni, non abbia degli incubi. Quindi l’Aumentore ci fornisce sia uno strumento che fa risparmiare del tempo, sia un fattore di sicurezza. La terapia si potrebbe svolgere anche senza di esso, certo, ma probabilmente richiederebbe dei mesi; con esso, prevedo di impiegare poche settimane. Col tempo potrà dimostrarsi un risparmio di tempo, nei casi appropriati, altrettanto grande quanto l’ipnosi stessa ha dimostrato di essere in psicoanalisi e nella terapia mediante condizionamento.

Tip, disse il registratore dell’avvocatessa, e Bong disse con voce dolce, ricca e autorevole il comunicatore sul tavolo. Grazie a Dio. — Arriva il nostro paziente. Suggerirei, Miss Lelache, di fare le presentazioni, e poi di scambiare qualche parola col paziente, se lei lo desidera; a questo punto lei potrebbe ritirarsi in sordina e andarsi a sedere in quella poltrona scamosciata lì nell’angolo, è d’accordo? La sua presenza non dovrebbe fare nessuna differenza per il paziente, ma tutta la seduta potrebbe subire uno spiacevole rallentamento se egli venisse distratto continuamente. Si tratta di una persona in uno stato d’ansia piuttosto grave, vede, con una tendenza a ritenere che ogni avvenimento lo stia minacciando direttamente, e con una costellazione di deliri protettivi che si sono accumulati nel tempo… se ne accorgerà. Ah, sì, e spenga il registratore: una seduta terapeutica non è fatta per essere registrata. Vero? Bene, ottimamente. Sì, salve, George, entri! Le presento Miss Lelache, la nostra ospite del Controllo Sanitario. È qui per osservare l’Aumentore durante il suo funzionamento. — I due si strinsero la mano in maniera molto ridicola e impacciata. Crac, clang! facevano i braccialetti dell’avvocatessa. Il contrasto divertì Haber: la donna severa e orgogliosa, l’uomo mite e privo di carattere. Quei due non avevano assolutamente nulla in comune.

— Ora — disse, divertendosi a condurre lui lo spettacolo, — proporrei di passare a svolgere il nostro compito, a meno che lei non abbia qualcosa di particolare nella mente, George, e desideri parlarne. — Con i suoi movimenti apparentemente casuali, li stava spedendo ai loro posti: la Lelache nella poltrona nell’angolo, lontano, e Orr sul divano. — Benissimo, allora, d’accordo. Mettiamo in scena un sogno. Che, tra le altre cose, costituirà per il Controllo Sanitario una prova di come l’Aumentore non le farà perdere le unghie, non le indurirà le arterie, non le farà scoppiare il cervello, e che, anzi, non avrà nessun effetto secondario, salvo quello, forse, di portare una piccola diminuzione compensativa nel suo sonno-d di questa notte. — Mentre terminava la frase, tese la mano destra e la posò sulla gola di Orr, quasi come senza dare importanza alla cosa.

Orr si ritrasse dal contatto come se non fosse mai stato ipnotizzato.

Poi si scusò: — Mi spiace. Mi si è avvicinato così d’improvviso…

Fu necessario reipnotizzarlo a partire da zero, per mezzo del metodo vago-carotideo, che, pur essendo perfettamente legale, è chiaro, era un metodo radicale che Haber avrebbe preferito non far vedere a un osservatore del Controllo Sanitario; Haber era infuriato nei riguardi di Orr, in cui aveva avvertito, nelle ultime cinque o sei sedute, una resistenza sempre maggiore. Dopo avere messo l’uomo nella condizione voluta, infilò nel magnetofono una cassetta che aveva preparato lui stesso, contenente tutte le noiosissime ripetizioni sul fatto che la trance si approfondiva, nonché le suggestioni postipnotiche relative alle prossime ipnotizzazioni. — Adesso lei è comodo e rilassato. La sua trance si approfondisce — eccetera eccetera. Mentre la cassetta continuava a snodarsi regolarmente, Haber si recò alla scrivania e prese a leggere la corrispondenza con volto calmo, ignorando la Lelache. La donna non disse nulla: sapeva che non bisogna interrompere la routine dell’ipnosi; era alla finestra e osservava lo spettacolo: il panorama dei torrioni della città.

Alla fine Haber fermò il nastro e pose la cuffia sulla testa di Orr. — Ora, mentre metto a posto i collegamenti, parliamo del tipo di sogno che lei farà, George. Ha voglia che gliene parli, vero?

Lento cenno d’assenso del paziente.

— L’ultima volta che lei è venuto qui, abbiamo parlato di alcune cose che la preoccupavano. Lei diceva che il suo lavoro le piace, ma che detesta prendere il metrò per recarsi in ufficio. Lei si sente schiacciato dalla folla, ha detto… spremuto, compresso. Le pare di non potere muovere le braccia, come se fosse legato.

Fece una pausa, e il paziente, che era sempre taciturno durante l’ipnosi, alla fine si limitò a rispondere con un: — Sovrappopolazione.

— Mmm, è la parola che ha usato anche la scorsa volta. Questo è il suo termine, la sua metafora, per il senso di prigionia. Bene, allora, esaminiamo la parola. Lei sa che fin dal diciottesimo secolo, Malthus ha gettato l’allarme sul fenomeno dell’aumento della popolazione. E c’è stato un altro periodo di allarme trenta, quarant’anni fa. E in verità la popolazione è salita; ma tutti gli orrori predicati da questi profeti, semplicemente, non ci sono stati. In fondo poi la cosa non è così cattiva come la ipotizzavano. Noi, qui in America, ce la passiamo bene, e anche se in alcuni campi i nostri standard di vita si sono dovuti abbassare, in altri campi sono superiori a quelli della scorsa generazione. Ora, forse un eccessivo timore della sovrappopolazione… del sovraffollamento… non riflette una realtà esterna, ma uno stato interno della sua mente. Lei si sente schiacciato dalla folla quando invece non lo è: che cosa potrebbe significare? Forse potrebbe significare che lei teme il contatto umano, ha paura di stare troppo vicino ad altre persone, di venire toccato. E così lei trova una scusa per tenere la realtà a una certa distanza. — L’EEG cominciava già a venire registrato, e Haber, mentre parlava, terminò i collegamenti dell’Aumentore. — Ora, George, parleremo ancora per un poco, e poi, quando io dirò la parola «Anversa», lei comincerà a dormire; quando si sveglierà, si sentirà riposato e riprenderà immediatamente tutte le sue facoltà. Non ricorderà ciò che io le dico ora, ma ricorderà il sogno. Sarà un sogno vivido e piacevole; un sogno efficace. Lei sognerà questa cosa che tanto la preoccupa, la sovrappopolazione; farà un sogno in cui scoprirà che non è affatto questa, la cosa preoccupante. La gente non può vivere isolata, dopotutto; anzi, venire messi in isolamento è la forma peggiore di punizione! Noi abbiamo bisogno di avere persone vicino a noi. Per aiutarci, per aiutarle, per competere con esse, per acuire le nostre facoltà cimentandole con le loro. — Eccetera eccetera. La presenza dell’avvocato limitava severamente la sua prosa; doveva mettere tutto sotto forma di espressioni astratte, invece di ordinare direttamente a Orr cosa sognare. Naturalmente, non si trattava di falsare il suo metodo per ingannare l’osservatore del Controllo Sanitario; il suo metodo era ancora suscettibile di variazioni, tutto qui. Lo aveva cambiato da una seduta all’altra, cercando il modo più sicuro per suggerire esattamente il sogno da lui desiderato, e ogni volta si era scontrato con una resistenza che a volte gli pareva legata al pensiero per processo primario (che in fatto di interpretazioni alla lettera era più realista del re), ma a volte gli pareva legata anche a una ben definita opposizione della mente di Orr. Qualunque ne fosse la causa, i sogni non si svolgevano quasi mai nel modo voluto da Haber; e questo tipo di suggerimenti astratti, vaghi, poteva andare bene come un altro. Forse avrebbe destato una minore resistenza inconscia in Orr. Fece un gesto all’avvocatessa perché si avvicinasse allo schermo EEG (la donna stava già occhieggiando da tempo in quella direzione, dal suo angolo), e continuò: — Lei adesso farà un sogno in cui si sentirà liberato dalla folla, non più schiacciato. Sognerà tutto lo spazio libero che c’è nel mondo, tutta la libertà di movimento da lei posseduta. — E alla fine disse: — «Anversa!» — e indicò i tracciati EEG in modo che la Lelache potesse vedere il loro cambiamento quasi istantaneo. — Osservi come il rallentamento si estende su tutto il grafico — mormorò. — Là c’è un potenziale a punta, vede, e là un altro… Fusi del sonno. Sta già entrando nel secondo stadio del sonno ortodosso, sonno-s o come si chiamava negli articoli da lei letti, il tipo di sonno senza sogni vividi, che ogni notte intervalla gli stadi-d. Ma adesso non intendo lasciarlo entrare nel quarto stadio, quello del sonno profondo, perché deve sognare. Adesso accendo l’Aumentore. Tenga gli occhi sui grafici. Vede?


Перейти на страницу:
Изменить размер шрифта: