Il nostro meccanico del fight club mi dice che и capace di mettere in moto quel che vuole. Due cavi che escono arricciati dalla colonna dello sterzo. Li fai toccare e chiudi il circuito del solenoide dell'avviamento, mettendo in moto.

O cosм o freghi il codice a un concessionario.

Ci sono tre scimmie spaziali sedute dietro, tutte in camicia e calzoni neri. Non vedo. Non sento. Non parlo.

Chiedo io, ma dov'и Tyler?

Il meccanico del fight club tiene aperta per me la portiera della Cadillac alla maniera di uno chauffeur. Il meccanico и alto e tutto ossa con spalle che ti ricordano la trave di una croce.

Chiedo io, andiamo da Tyler?

In mezzo al sedile anteriore c'и ad aspettarmi una torta di compleanno con le candele pronte per essere accese. Salgo. Partiamo.

Ancora una settimana dopo il fight club non c'и problema a restare dentro i limiti di velocitа. Magari sono due giorni che fai merda nera, lesioni interne, ma ti senti che и una bellezza. Le macchine ti sorpassano in derapata, ti stanno nel culo, gli altri automobilisti ti mostrano il medio, perfetti sconosciuti ti odiano. Assolutamente niente di personale. Dopo il fight club sei cosм rilassato che non te ne puт importare di meno. Non accendi neppure la radio. Magari ti piglia una sferzata al petto lungo un'incrinatura sottile sottile alle costole ogni volta che fai un respiro. Le macchine dietro di te lampeggiano. Il sole scende, arancione e dorato.

Lм c'и il meccanico che guida. La torta di compleanno и sul sedile tra me e lui.

C'и da farsela sotto a vedere gente come il nostro meccanico al fight club. Quei pelleossa non si accasciano mai. Vanno avanti finchй non li hai tritati. Bianchi come scheletri pucciati in sego giallo con tatuaggi, neri come carne secca, sono uomini che di solito se la intendono tra di loro, come t'immagini quelli dei Tossici Anonimi. Loro non dicono mai basta. И come se fossero energia pura, si muovono cosм in fretta che non gli vedi mai i contorni nitidi, questi tizi che si stanno riabilitando da qualcosa. Come se l'unica possibilitа che gli resta и la maniera di morire e vogliono morire combattendo.

Devono combattersi tra loro, questi.

Nessun altro li marca per un combattimento e loro non marcano nessuno che non sia un altro smilzo esagitato, tutto ossa e scatti, perchй non c'и nessun altro che si metterebbe in lista per combattere con loro.

Quelli che guardano non gridano nemmeno quando quelli come il nostro meccanico si affrontano.

Si sentono solo i combattenti respirare attraverso i denti, gli schiocchi delle mani che cercano un appiglio, il sibilo e l'impatto dei pugni che martellano e martellano sottomisura sottili scatole toraciche cave. Vedi guizzare sotto la pelle tendini e muscoli e vene. Hanno la pelle che luccica, suda, innervata sotto l'unica luce.

Scompaiono dieci, quindici minuti. L'odore che hanno, sudano e fanno odore, ti ricorda il pollo fritto.

Passano venti minuti di fight club. Finalmente uno dei due va a terra.

Dopo un combattimento due tossici in riabilitazione passano il resto della serata insieme, scassati e sorridenti per aver combattuto cosм forte.

Da quando и entrato al fight club, questo meccanico bazzica continuamente la casa di Paper Street. Vuole che ascolti la canzone che ha scritto. Vuole farmi vedere la casetta per gli uccelli che ha costruito. Mi mostra la foto di una ragazza e mi chiede se и abbastanza carina da sposarla.

Seduto al volante della Corniche, mi chiede se ho visto la torta. «L'ho fatta per te. L'ho fatta io.»

Non и il mio compleanno.

«Le fasce erano un po' sporche di olio» mi dice il meccanico, «ma io ho cambiato l'olio e il filtro dell'aria. Ho regolato le valvole e l'anticipo. И prevista pioggia per questa sera, cosм ho cambiato le spazzole.»

Che cos'ha in mente Tyler, domando io?

Il meccanico apre il posacenere e spinge l'accendino. «И una prova questa?» chiede. «Ci stai mettendo alla prova?»

Dov'и Tyler?

«La prima regola del fight club и che non si parla del fight club» dice il meccanico. «E l'ultima regola del Progetto Caos и che non si fanno domande.»

Dunque cosa puт dire a me?

«Quello che devi capire и che tuo padre и stato il tuo modello di Dio» dice lui.

Dietro di noi il mio lavoro e il mio ufficio sono sempre piщ piccoli, sempre piщ piccoli, sempre piщ piccoli, non ci sono piщ.

Ho odore di benzina sulle mani.

«Se sei maschio e sei cristiano e vivi in America, tuo padre и il tuo modello di Dio» dice il meccanico. «E se non hai mai conosciuto tuo padre, se tuo padre prende il largo o muore o non и mai a casa, che idea ti fai di Dio?»

Qui c'и l'insieme dogmatico di Tyler Durden. Scarabocchiato su pezzetti di carta mentre io dormivo e consegnatomi da battere a macchina e fotocopiare sul lavoro. L'ho letto tutto. Probabilmente lo ha letto anche il mio capo.

«La fine che fai» dice il meccanico, «и passare la vita a cercare un padre e Dio.»

«Quello che devi considerare» dice, «и la possibilitа che a Dio tu non sia simpatico. Potrebbe essere che Dio ti odi. Non и la cosa peggiore che puт capitare.»

Il modo in cui la vedeva Tyler era che attirare l'attenzione di Dio per essere stati cattivi era meglio di non ottenere attenzione per niente. Forse perchй l'odio di Dio и meglio della sua indifferenza.

Se tu potessi essere o il peggior nemico di Dio o niente di niente, che cosa sceglieresti?

Noi siamo i figli di mezzo di Dio, secondo Tyler Durden, senza un posto speciale nella storia e senza speciale attenzione.

Se non otteniamo l'attenzione di Dio non abbiamo speranza di dannazione o redenzione.

Che cos'и peggio, l'inferno o niente?

Solo se veniamo presi e puniti possiamo essere salvati.

«Brucia il Louvre» dice il meccanico, «e pulisciti il culo con la Gioconda. Almeno cosм Dio saprа come ci chiamiamo.»

Piщ in basso cadi, piщ in alto volerai. Piщ lontano corri, piщ Dio ti vuole indietro.

«Se il figliol prodigo non avesse mai lasciato casa sua» dice il meccanico, «il vitello grasso sarebbe ancora vivo.»

Non и abbastanza essere conteggiato con i granelli di sabbia sulla spiaggia e le stelle in cielo.

Il meccanico immette la Corniche nera sulla tangenziale a una sola corsia e giа si serra dietro di noi una colonna di autocarri, tutti che procedono nei limiti di velocitа. La Corniche si riempie dei fari che ci seguono e lм siamo noi, a parlare, riflessi sul parabrezza. Marciando entro i limiti di velocitа. Veloci per quanto la legge concede.

Una legge и una legge, dice Tyler. Guidare troppo forte и lo stesso che appiccare un fuoco и lo stesso che piazzare una bomba и lo stesso che sparare a un uomo.

Un criminale и un criminale и un criminale.

«L'altra settimana avremmo potuto riempire quattro nuovi fight club» dice il meccanico. «Forse, se troviamo un bar, si potrebbe mettere Big Bob a gestire la prossima sezione.»

Cosм la settimana entrante rileggerа con Big Bob il regolamento e gli affiderа un fight club tutto suo.

D'ora in poi, quando un capo avvia un fight club, quando sono tutti in circolo intorno alla luce al centro dello scantinato, tutti ad aspettare, il capo deve camminare in tondo, girando dietro la gente, nel buio.

Chiedo io, chi ha stabilito le regole nuove? И Tyler?

Il meccanico sorride e risponde: «Sai chi fa le regole».

La regola nuova и che nessuno deve essere il centro del fight club, mi dice. Nessuno и il centro di un fight club oltre ai due uomini che combattono. La voce del capo griderа, mentre lui cammina adagio intorno alla gente, restando nel buio. Gli uomini disposti in circolo si guarderanno l'un l'altro attraverso il centro vuoto.

Cosм sarа in tutti i fight club.

Trovare un bar o una rimessa dove organizzare un nuovo fight club non и difficile; al primo bar, quello dove si riunisce ancora il fight club originale, gli basta un solo sabato sera per incassare l'affitto del mese.


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