Secondo il meccanico un'altra nuova regola del fight club и che il fight club sarа sempre gratuito. Non si pagherа mai per entrare. Il meccanico grida dal finestrino al traffico che ci viene incontro e al vento notturno che scorre lungo il fianco della macchina: «Noi vogliamo te, non i tuoi soldi».
Il meccanico grida dal finestrino: «Quando sei al fight club, tu non sei i soldi che hai in banca. Non sei il tuo lavoro. Non sei la tua famiglia e non sei quello che dici di essere a te stesso».
Il meccanico grida nel vento: «Tu non sei il tuo nome».
Una scimmia spaziale di quelle che sono sedute dietro gli fa contrappunto: «Tu non sei i tuoi problemi».
Il meccanico grida: «Non sei i tuoi problemi».
Una scimmia spaziale urla: «Tu non sei la tua etа».
Il meccanico grida: «Non sei la tua etа».
Qui il meccanico sterza e ci porta nella corsia opposta, riempiendo la macchina dei fari che passano dal parabrezza, abile e scattante come un pugile che schiva i jab. Prima una macchina e poi un'altra ci piombano addosso a clacson spiegato e il meccanico sterza all'ultimo di quel tanto da sfiorarle.
Ci vengono addosso i fari, sempre piщ grandi e piщ grandi, clacson che strillano, e il meccanico allunga il collo nel riverbero e nel fragore e grida: «Tu non sei le tue speranze».
Nessuno gli fa eco.
Questa volta la macchina che ci sta venendo addosso sterza in tempo e ci salva.
Ce ne viene addosso un'altra, lampeggia, abbaglianti anabbaglianti, abbaglianti anabbaglianti, clacson a tutta, e il meccanico grida: «Tu non sarai salvato».
Il meccanico non sterza, ma sterza l'altra macchina.
Ne arriva un'altra e il meccanico grida: «Tutti noi moriremo, un giorno o l'altro».
Questa volta l'automobile che arriva sterza, ma il meccanico sterza a sua volta, dalla stessa parte. L'altra sterza e il meccanico fa lo stesso, di nuovo traiettoria frontale.
Ti sciogli e ti gonfi in quel momento. In quel momento niente conta. Alzi gli occhi alle stelle e non ci sei piщ. Non i tuoi bagagli. Niente ha importanza. Non il tuo alito cattivo. I finestrini fuori sono bui e i clacson urlano intorno a te. I fari ti lampeggiano in faccia su e giщ e su e tu non avrai mai piщ da andare al lavoro.
Non avrai mai piщ da andare dal parrucchiere.
«Presto» dice il meccanico.
La macchina sterza di nuovo e di nuovo sterza il meccanico.
«Che cosa» vuole sapere il meccanico, «che cosa vorresti aver fatto prima di morire?»
Con la macchina che ci sta venendo addosso a tutto clacson e il meccanico tranquillo, tanto da girarsi a guardare me seduto accanto a lui, e dice: «Dieci secondi all'impatto.
«Nove.
«Otto.
«Sette.
«Sei».
Il mio lavoro, dico. Vorrei aver lasciato il mio lavoro.
L'urlo ci sfreccia accanto quando l'altra macchina sterza e il meccanico tira diritto.
Altri fari ci stanno puntando e il meccanico si gira a guardare le tre scimmie sedute dietro. «Ehi, scimmie spaziali» dice, «vedete come funziona il giochetto. Confessate ora o finiremo tutti ammazzati.»
Ci supera da destra un'auto con un adesivo sul paraurti che dice: IO GUIDO MEGLIO DA UBRIACO. Il giornale dice che una mattina sono apparsi migliaia di adesivi come questo. Su altri adesivi ci sono scritte come: HO DUE ETTI DI CARNE FRESCA PER TE.
I GUIDATORI UBRIACHI CONTRO LE MAMME.
Quando ho letto il giornale ho capito che era stata opera del Comitato Disinformazione. O del Comitato Scherzi.
Seduto accanto a me, il nostro meccanico del fight club cosм pulito e sobrio mi dice che, sм, gli adesivi degli ubriachi sono un'iniziativa del Progetto Caos.
Dietro, le tre scimmie spaziali sono silenziose.
Il Comitato Scherzi sta stampando istruzioni per gli utenti delle compagnie aeree in cui si vedono i passeggeri che si azzuffano per le maschere di ossigeno mentre il jet precipita in una scia di fiamme sulle rocce a mille miglia all'ora.
I Comitati Scherzi e Disinformazione stanno gareggiando tra loro per sviluppare un virus informatico da far venire ai Bancomat un mal di pancia cosм violento da fargli vomitare cascate di biglietti da dieci e venti dollari.
L'accendisigari scatta nel cruscotto e il meccanico mi dice di accendere le candele della torta.
Io accendo le candele e la torta riluce sotto un piccolo alone di fuoco.
«Che cosa desidereresti aver fatto prima di morire?» chiede il meccanico e sterza nella traiettoria di un autocarro in arrivo. Il camion mette in funzione le sue trombe, spara i suoi prolungati segnali d'allarme uno dopo l'altro mentre i fari, come un sole nascente, splendono sempre piщ forti sul sorriso del meccanico.
«Esprimi il tuo desiderio, presto» dice lui allo specchietto retrovisore dove siedono le tre scimmie spaziali. «Mancano cinque secondi all'oblio.
«Uno» dice.
«Due.»
L'autotreno ha occupato tutto lo spazio davanti a noi, luce accecante e boato di motore.
«Tre.»
«Andare a cavallo» dichiara qualcuno da dietro.
«Costruire una casa» dice un'altra voce.
«Farmi un tatuaggio.»
«Credete in me e morirete, per sempre» declama il meccanico.
Troppo tardi, il camion sterza e il meccanico sterza ma la nostra Corniche sbanda colpendo con la coda il paraurti anteriore del camion.
Non che io al momento me ne renda conto, quello che so io и che le luci, i fari dell'autotreno si spengono nel buio e io sono catapultato prima contro lo sportello al mio fianco da una parte e poi, dall'altra parte, sulla torta di compleanno e il meccanico seduto al volante.
Il meccanico и aggrappato al volante come un granchio per reggerlo e le candele della torta si spengono. In un secondo perfetto non c'и piщ luce nell'abitacolo di pelle calda e nera e le nostre urla si uniformano tutte nella stessa nota fonda, lo stesso lamento basso della tromba dell'autotreno e non abbiamo controllo, non abbiamo scelta, non abbiamo direzione, non abbiamo via di scampo, e siamo morti.
Il mio desiderio in questo preciso istante и morire. Io non sono niente in questo mondo a confronto di Tyler.
Io sono inutile.
Io sono stupido e tutto quello che so fare и desiderare cose e aver bisogno di cose.
La mia vita minuscola. Il mio merdoso, piccolo posto di lavoro. I miei mobili svedesi. Non ho mai detto a nessuno, questo, mai, ma prima di conoscere Tyler avevo intenzione di comperare un cane e chiamarlo "Entourage".
A questo punto si puт arrivare.
Uccidimi.
Afferro il volante e immetto la Corniche di nuovo nel flusso del traffico.
Ora.
Prepararsi a evacuare l'anima.
Ora.
Il meccanico spinge il volante verso il lato della strada e io gli spingo contro, verso una morte di merda.
Ora. Lo stupefacente prodigio della morte, quando nel giro di un secondo prima sei lм che cammini e parli ed ecco che sei solo un oggetto.
Io non sono niente e nemmeno quello.
Freddo.
Invisibile.
Sento odore di pelle. Sento la cintura di sicurezza tutta attorcigliata come una camicia di forza e quando cerco di drizzarmi a sedere batto la testa sul volante. Fa piщ male di quanto dovrebbe. La mia testa и posata nel grembo del meccanico e quando alzo lo sguardo, nell'abituarsi alla penombra i miei occhi scorgono la faccia del meccanico alta sopra di me. Sorride e guida e ci sono stelle dietro il suo finestrino.
Mi sento mani e faccia appiccicaticce.
Sangue?
Crema.
Il meccanico guarda giщ. «Buon compleanno.»
Sento odore di fumo e ricordo la torta.
«Per poco non ho spaccato il volante con la tua testa» dice lui.
Nient'altro, solo l'aria della notte e l'odore del fumo e le stelle e il meccanico che sorride e guida, la mia testa nel suo grembo, tutt'a un tratto non ho piщ la sensazione di dovermi alzare a sedere.