— Come sapete — attaccò il colonnello — Hyperion ha un indice di somiglianza con la Vecchia Terra pari al 9,89 della scala Thuron-Laumier delle…

— Oh, perdio — brontolò Morpurgo — passa alla disposizione delle truppe e concludi.

— Sissignore. — Yani deglutì e sollevò la bacchetta. La voce era un po' meno fiduciosa. — Come sapete… voglio dire… — Indicò il continente settentrionale che galleggiava come uno schizzo malamente eseguito della testa e del collo d'un cavallo e terminava in una linea frastagliata dove sarebbero dovuti iniziare i muscoli del petto e della schiena dell'animale. — Questo è Equus. Ha un nome ufficiale diverso, ma tutti lo chiamano così, da quando… questo è Equus. La catena di isole che corre verso sudest… qui e qui… si chiama il Gatto e le Nove Code. In realtà è un arcipelago che comprende più di cento… comunque, il secondo continente in ordine di grandezza si chiama Aquila e forse riconoscerete che assomiglia come forma all'aquila della Vecchia Terra, con il becco qui, sulla costa di nordovest, e gli artigli protesi qui, verso sudovest, e un'ala sollevata in questo punto, fino alla costa di nordest. Questa sezione si chiama pianoro Punta d'Ala ed è quasi inaccessibile a causa delle foreste di fuoco, ma qui e qui, a sudovest, ci sono le principali piantagioni di fibroplastica…

— La disposizione delle truppe! — ringhiò Morpurgo.

Disegnai Yani. Scoprii che è impossibile riprodurre a carboncino il velo di sudore della pelle.

— Sissignore. Il terzo continente è Ursa, ha grosso modo la forma di un orso, ma lì non sono atterrate truppe della FORCE, perché si trova intorno al polo sud ed è quasi inabitabile, anche se la Forza di Autodifesa di Hyperion vi mantiene un posto d'ascolto… — Yani parve rendersi conto di parlare in modo confuso. Drizzò le spalle, con il dorso della mano si asciugò il labbro e continuò in tono più composto. — Le installazioni primarie della FORCE:terra si trovano qui, e qui, e qui. — La bacchetta illuminò zone in vicinanza della capitale Keats, in alto sul collo di Equus. — Unità della FORCE:spazio hanno fortificato lo spazioporto principale intorno a Keats e anche campi secondari, qui e qui. — Toccò le città di Endymion e di Port Romance, tutt'e due sul continente chiamato Aquila. — Unità della FORCE:terra hanno approntato installazioni di difesa in questo punto… — Venticinque luci rosse si accesero; per la maggior parte, nella zona del collo e della criniera di Equus, ma parecchie anche nel Becco d'Aquila e nelle vicinanze di Port Romance. — Queste unità comprendono reparti di marines, oltre alle difese terrestri e a componenti terra-aria e terra-spazio. L'Alto Comando si aspetta che, a differenza di Bressia, non ci saranno battaglie sul pianeta; ma se gli Ouster dovessero tentare un'invasione, saremo pronti a riceverli.

Meina Gladstone controllò il comlog. Mancavano diciassette minuti alla trasmissione dal vivo. — E i piani di evacuazione?

La compostezza di Yani si sbriciolò. Con una certa disperazione, il colonnello lanciò un'occhiata ai superiori.

— Niente evacuazione — disse l'ammiraglio Singh. — Era una finta, un'esca per gli Ouster.

Gladstone batté la punta delle dita. — Su Hyperion ci sono alcuni milioni di persone, ammiraglio.

— Sì — disse Singh — e li proteggeremo; ma l'evacuazione, anche solo dei sessantamila cittadini dell'Egemonia, è impensabile. Sarebbe il caos, se permettessimo l'ingresso nella Rete ai tre milioni di abitanti di Hyperion. Inoltre, per ragioni di sicurezza, è impossibile.

— Lo Shrike? — domandò Leigh Hunt.

— Ragioni di sicurezza — ripeté il generale Morpurgo. Si alzò, tolse a Yani la bacchetta. Il giovanotto rimase lì fermo per un istante, indeciso, non vedendo posto dove sedersi o stare in piedi; poi si spostò in fondo al salone, accanto a me, assunse la posizione di riposo e fissò un punto nelle vicinanze del soffitto… forse la fine della sua carriera militare.

— L'Unità Operativa 87.2 si trova nel sistema solare di Hyperion — disse Morpurgo. — Gli Ouster si sono ritirati intorno al centro dello Sciame, a circa sessanta UA dal pianeta. Sotto tutti i punti di vista, il sistema è sicuro. Hyperion è sicuro. Attendiamo un contrattacco, ma sappiamo di poterlo respingere. Di nuovo, sotto tutti i punti di vista, Hyperion adesso fa parte della Rete. Domande?

Non ce ne furono. Gladstone uscì, con Leigh Hunt, un gruppo di senatori e i suoi aiutanti personali. I pezzi grossi militari formarono capannelli, a seconda del grado, si sarebbe detto. Gli aiutanti si sparpagliarono. I pochi giornalisti presenti corsero dai propri tecnici d'olocamera in attesa all'esterno. Il giovane colonnello Yani rimase in posizione di riposo, sguardo perso nel vuoto, viso pallidissimo.

Mi trattenni un momento a osservare la mappa di Hyperion. Dalla mia posizione, la rassomiglianza del continente Equus con una testa di cavallo era maggiore: distinguevo appena le montagne che formano la Briglia e il grande deserto giallastro al di sotto dell'"occhio". A nordest delle montagne non c'era segno di postazioni difensive della FORCE: nessun simbolo, a parte un minuscolo puntino rosso che forse indicava le rovine della Città dei Poeti. Le Tombe del Tempo non erano segnate affatto. Come se le Tombe non avessero importanza militare, non giocassero alcuna parte negli atti del giorno. Ma io sapevo come stavano le cose. Sospettavo che la guerra intera, il movimento di migliaia d'individui, la sorte di milioni, forse miliardi, dipendeva dalle azioni di sei persone che si trovavano in quella distesa gialla e arancione, priva di contrassegni.

Chiusi l'album degli schizzi, misi in tasca le matite, cercai l'uscita, la trovai e ne approfittai.

Leigh Hunt mi venne incontro, in uno dei lunghi corridoi che portavano all'ingresso principale. — Se ne va? — disse.

Sospirai. — Non mi è permesso?

Hunt sorrise, se sorriso si può chiamare quel modo di piegare verso l'alto le labbra sottili. — Sì, certo, signor Severn. Ma il Primo Funzionario Gladstone vorrebbe parlarle ancora, oggi pomeriggio.

— A che ora?

Hunt alzò le spalle. — Una qualsiasi, dopo il discorso. Scelga pure quella che le fa più comodo.

Annuii. Milioni di maneggioni politici, di gente in cerca di lavoro, di sedicenti biografi, di uomini d'affari, di sostenitori del PFE e di assassini potenziali avrebbero dato qualsiasi cosa, per disporre di un minuto in compagnia della leader più in vista dell'Egemonia, di pochi secondi con il PFE Gladstone, e io potevo "scegliere l'ora che mi faceva più comodo". L'universo è proprio pazzo.

Passai davanti a Leigh Hunt e mi diressi all'ingresso principale.

Per lunga tradizione, la Casa del Governo non ha teleporter pubblici nel proprio comprensorio. Dopo una breve camminata al di là degli schermi di sicurezza dell'ingresso principale e attraverso il giardino, arrivai al basso fabbricato bianco che serviva da sala stampa e da terminex. I robocronisti erano raggruppati intorno alla piazzuola di visione centrale, dove il viso e la voce ben noti di Lewellyn Drake, "la voce della Totalità", davano informazioni sul discorso del PFE Gladstone, "di vitale importanza per l'Egemonia". Rivolsi a Drake un cenno di saluto, trovai un portale libero, usai la carta universale e andai a cercare un bar.

Il Grand Concourse era, una volta raggiunto, l'unico luogo della Rete dove si potesse usare gratis il teleporter. Ogni mondo della Rete ha offerto almeno uno dei propri isolati urbani più eleganti (TC2 ne aveva forniti ventitré) per shopping, divertimenti, ristoranti raffinati e bar. Soprattutto bar.

Come il fiume Teti, il Grand Concourse scorreva fra portali di formato militare, alti duecento metri. A forma di fascia richiusa su se stessa, faceva l'effetto di un corso cittadino infinito, un toroide lungo cento chilometri di delizie mondane. Si poteva stare, come facevo io quella mattina, sotto il vivido sole di Tau Ceti e guardare giù lungo il Concourse nella notte di Deneb Drei, viva di luci al neon e di ologrammi, e dare un'occhiata al Mall di Lusus, con i suoi cento livelli, sapendo che più in là c'erano le boutique ombrose di Bosco Divino con il suo viale di mattoni e l'ascensore per raggiungere il Treetops, il più costoso ristorante della Rete.


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