Tornarono nel punto dove probabilmente era stata tagliata la gola al tenente Solian, e discussero sulla possibile dinamica suggerita dalla distribuzione delle macchie di sangue. Roic osservò intorno con vivo interesse professionale. Miles convinse una guardia quad a cedergli il suo flottante; questi acconsentì e uscito dal suo guscio, sedette sul pavimento accucciato sulle braccia inferiori, con l’aria di una grossa rana corrucciata.

Il movimento di un quad in un campo gravitazionale senza flottante era inquietante da osservare. Camminavano a quattro zampe, di poco più veloci di quanto avrebbe fatto un terricolo a gattoni, chinandosi in avanti e reggendosi sulle mani inferiori, con i gomiti in fuori. Davano un’idea di goffaggine e poca naturalezza, specialmente in confronto all’agilità e la grazia che possedevano in assenza di gravità.

Con Bel che si prestava a fare il cadavere, avendo Miles giudicato che avesse più o meno le stesse dimensioni di un komarrano maschio, fecero degli esperimenti per verificare quanto fosse facile per una persona in un flottante trascinare una settantina di chili di materia inerte per i diversi metri che dividevano quel punto dal portello stagno. Bel non era di corporatura snella e atletica come un tempo, e quelle sue masse aggiunte rendevano più difficile per Miles considerare Bel un maschio, come lo riteneva un tempo. Il che forse non era un male. Miles, che aveva le gambe ripiegate goffamente in un vano che non era stato progettato per arti come i suoi, faticò molto a spostare il corpo di Bel, il cadavere, manovrando i controlli con una mano grosso modo all’altezza dell’anca mentre con l’altra lo afferrava per gli abiti.

Da parte sua Bel faceva pendere artisticamente ora un braccio, ora una gamba dal flottante, e poco ci mancò che Miles suggerisse di far colare dell’acqua dalla manica dell’ermafrodita per simulare la perdita di sangue. Ekaterin trovò il compito quasi altrettanto difficile e Roic, sorprendentemente, ancora di più. Era più forte ma anche più grosso, e le sue dimensioni gli rendevano scomodo infilarsi nel flottante: i suoi movimenti sembravano goffi. Il sergente quad rivolse a Miles un’occhiataccia.

Non era difficile, spiegò Bel, procurarsi un flottante, perché quei mezzi erano considerati proprietà comune, anche se i quad che passavano molto tempo nelle zone fornite di gravità, generalmente ne possedevano uno privato. Ce n’erano nelle rastrelliere accanto ai punti di passaggio fra le sezioni con e senza gravità, in modo che qualunque quad potesse prenderne uno e usarlo, per poi rimetterlo a posto una volta utilizzato. Avevano un numero di serie che serviva per la manutenzione, ma, oltre a questo, non era possibile identificarli. Chiunque, perfino i soldati barrayarani ubriachi in libera uscita, poteva procurarsene uno semplicemente andando a una rastrelliera e salendoci a bordo.

— Quando abbiamo attraccato per la prima volta, sull’altro lato della Stazione, ho notato diversi piccoli scafi personali che gironzolavano nello spazio: spingitori, baccelli, navicelle intersistema — disse Miles a Bel. — Qualcuno potrebbe aver raccolto il corpo di Solian poco dopo essere stato buttato fuori dal portello, e averlo rimosso senza lasciare praticamente nessuna traccia. A questo punto potrebbe trovarsi dovunque, magari dentro un baccello o ridotto in pezzi da un tritarifiuti, o magari lasciato a mummificarsi in qualche crepaccio di un asteroide. Sarebbe un’altra possibile spiegazione del perché non lo abbiamo trovato nemmeno là fuori. Ma è uno scenario che richiede la partecipazione di due persone, e premeditazione, oppure di un singolo individuo in grado di muoversi molto in fretta. Quanto tempo avrebbe avuto una sola persona, fra il momento in cui ha tagliato la gola a Solian e il suo recupero nello spazio?

Bel, che si stava risistemando l’uniforme e ravviando i capelli dopo essere stato trascinato per l’ultima volta lungo la stiva, suggerì: — Diciamo che sono passati fra i cinque e i dieci minuti, tra il momento in cui il portello ha compiuto il suo ciclo e il momento in cui la sicurezza è arrivata a controllare cosa stava succedendo. Venti minuti al massimo prima che si cominciasse a cercare il corpo là fuori nello spazio. In trenta minuti… sì, sarebbe stato possibile buttare fuori il corpo, correre a un’altra stiva, saltare in un piccolo scafo, arrivare di corsa là fuori e ripescarlo.

— Bene. Voglio un elenco di qualunque cosa sia uscita dalla Stazione in quel periodo di tempo. — Poi, pensando alle guardie quad in ascolto, Miles si ricordò di aggiungere. — Se non le dispiace, portomastro Thorne.

— Certamente, Lord Ispettore Vorkosigan.

— Sembra strano che qualcuno si sia preso tutto quel disturbo per rimuovere il corpo e abbia lasciato il suo sangue dappertutto. Che si sia trattato di un problema di tempo? Che abbia cercato di tornare a pulire, ma sia arrivato troppo tardi? Che ci fosse qualcosa di molto strano nel cadavere che andava assolutamente nascosto?

Porse si era semplicemente trattato di panico cieco, ammesso che l’omicidio non fosse premeditato. Miles non faticò a immaginare che qualcuno, comunque non uno spaziale esperto, buttasse un cadavere fuori da un portello e solo dopo averlo fatto si rendesse conto di quanto poco efficace fosse come mezzo di occultamento.

Sospirò. — Tutto questo non ci sta portando molto avanti. Andiamo a parlare con quegli idioti.

CAPITOLO QUINTO

La Stazione di Sicurezza Numero Tre della Stazione Graf era situata sul confine fra i settori dotati di gravità e quelli in caduta libera, e aveva uscite su entrambi.

Quad in maglietta e calzoncini gialli, e terricoli vestiti in modo simile erano alacremente al lavoro attorno alla principale entrata dal lato della gravità. Miles, Ekaterin e Roic vennero accompagnati da Bel e da un altro dei loro protettori quad, mentre il secondo rimase a fare scontrosamente la guardia al portello della Kestrel. Gli operai si voltarono, con i volti che esprimevano disgusto, nel veder passare i barrayarani.

Attraverso un paio di corridoi scesero di un livello, fino a trovarsi di fronte alla guardiola di controllo dell’area di detenzione del settore a gravità. Un quad e un terricolo stavano montando un nuovo vetro al plasma, probabilmente in sostituzione di quello frantumato durante gli incidenti; all’interno, si poteva vedere un altro quad vestito di giallo che finiva di installare un nuovo gruppo di monitor di sicurezza, mentre un altro quad con l’uniforme e un flottante della Sicurezza lo controllava cupamente.

Davanti alla guardiola, fra una grande quantità di attrezzi da lavoro, trovarono ad aspettarli la Sigillatrice Greenlaw e il Capo Venn, ora anch’essi dotati di flottante. Venn puntigliosamente fece notare a Miles tutte le riparazioni in corso o già completate, illustrando in dettaglio il loro costo approssimativo, e includendo, come appendice, una lista di tutti i quad che erano stati feriti, con tanto di nome, grado, prognosi e il dolore inflitto ai familiari di ognuno di loro.

Miles rispose con borbottii neutrali, e improvvisò una controffensiva riguardo al disperso Solian e alla sinistra suggestione del sangue nella stiva con una breve dissertazione sulla logistica della rapida espulsione del cadavere dal portello e ancor più rapida sua raccolta ed eliminazione da parte di un possibile complice situato all’esterno. Quest’ultimo particolare colpì Venn; il suo volto si contorse come colto da un improvviso crampo addominale.

Mentre Venn andava dall’ufficiale nella guardiola a chiedere l’autorizzazione per l’ingresso dell’Ispettore nel blocco detentivo, Miles guardò Ekaterin e poi l’aspetto poco invitante dell’atrio in cui si trovavano. — Vuoi aspettare qui, o preferisci venire come me?

— Tu vuoi che venga? — rispose Ekaterin con una tale mancanza di entusiasmo nella voce che perfino Miles riuscì a percepirlo. — Se non ci sono motivi che mi sfuggono, non credo di essere necessaria, in questo caso, ti pare?


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