Mercanti galattici con un senso molto preciso del valore del proprio tempo e senza la minima traccia di soggezione culturale barrayarana di fronte a un Ispettore Imperiale, scatenarono su Miles la loro ira, accumulata in diversi giorni di frustrazione. Quindici lingue venivano tradotte da diciannove diversi traduttori automatici, alcuni dei quali dovevano essere stati acquistati a prezzo di realizzo da fabbricanti che stavano per chiudere bottega. Non che le sue risposte a quel fuoco di sbarramento di domande mettesse a dura prova i traduttori, visto che per il novanta per cento consistevano in: ’Non lo so ancora’, oppure ’dovete chiederlo alla Sigillatrice Greenlaw’. Quest’ultima risposta di Miles venne accolta da un irritato coro unanime: — Glielo abbiamo chiesto, ma ha risposto di rivolgersi a lei.
Miles riuscì a farsi indicare discretamente da Bel tutti coloro che avevano cercato di corromperlo perché permettesse loro di recuperare la merce e andarsene con altri mezzi. Poi chiese a tutti i passeggeri dell’Idris che avevano incontrato Solian di restare e raccontargli le loro esperienze. Quest’ultima iniziativa sembrò dare l’illusione che le Autorità-Stessero-Dandosi-Da-Fare, così la gente se ne uscì borbottando, ma in buon ordine.
Tutti salvo un individuo che Miles identificò, dopo un momento di incertezza, come un ermafrodita betano. Era troppo alto per essere un ermafrodita, l’età suggerita dai suoi capelli argentei era smentita dal suo portamento eretto e dai movimenti elastici. Se fosse stato barrayarano, Miles lo avrebbe classificato per un sessantenne sano e atletico, ma per un betano probabilmente voleva dire che aveva raggiunto il secolo di vita. Era di bell’aspetto, il volto aquilino, gli occhi scuri e acuti. Possedeva un’eleganza straordinaria che Miles credette di riconoscere, ma non riuscì a mettere a fuoco il vago senso di familiarità che l’ermafrodita gli ispirava.
Maledetta criogenia… non poteva nemmeno dire se si trattava di una memoria confusa dal trauma neurale del processo di risuscitamento, oppure di un falso ricordo.
— Lei è il portomastro Thorne? — chiese l’ermafrodita con una morbida voce di contralto.
— Sì? — anche Bel, naturalmente, studiò il suo compatriota betano con un interesse particolare. Nonostante la dignitosa anzianità dell’ermafrodita, non era possibile non ammirarne la bellezza, e Miles notò con divertimento che gli occhi di Bel fissarono il tradizionale orecchino betano. Purtroppo era dello stile che proclamava: Sentimentalmente impegnato, non in cerca di compagnia.
— Temo di avere un problema con la mia merce. — Disse il betano avvicinandosi a Miles.
L’espressione di Bel si tese, in attesa di sentire raccontare un’altra pietosa storia, condita o meno da tentativi di corruzione.
— Sono un passeggero dell’Idris. Trasporto diverse centinaia di feti di animali geneticamente modificati in replicatori uterini che richiedono manutenzione costante. E adesso è il momento di effettuarla. Non posso aspettare. Se non vengono prese le misure del caso, molte di quelle creature potrebbero essere danneggiate o perfino morire. — Si tormentava le mani dalle lunghe dita. — Peggio ancora, molte stanno per arrivare a termine. Non mi aspettavo un tale ritardo nella tabella di marcia. Se vengono trattenute qui ancora a lungo, dovranno essere estratte dai replicatori e distrutte, così perderò tutto il valore della mia merce e del mio tempo.
— Che genere di animali sono? — chiese Miles, curioso.
L’ermafrodita gli gettò un’occhiata dall’alto. — Pecore e capre, soprattutto. E alcuni esemplari speciali.
— Già! Potrebbe minacciare i quad di lasciarli liberi sulla Stazione. Mi immagino l’effetto che farebbero diverse centinaia di agnellini sguinzagliati per i condotti di comunicazione… — Questa frase ironica attirò un’occhiata particolarmente asciutta dal portomastro Thorne, tuttavia Miles continuò senza battere ciglio: — Ma spero che non dovremo arrivare a tanto.
— Farò presente le sue difficoltà al Capo Watts — disse Bel. — Posso sapere il suo nome, onorevole erm?
— Ker Dubauer.
Ben fece un piccolo inchinò. — Mi aspetti qui. Sarò di ritorno fra poco.
Mentre Bel si allontanava per andare a fare una chiamata video in privato, Dubauer, con un pallido sorriso, mormorò:
— Grazie mille per l’interessamento, Lord Vorkosigan.
— È stato un piacere. — Aggrottando la fronte, Miles aggiunse: — Ci siamo già incontrati?
— No, Milord.
— Ehm. E mi dica, quando era a bordo dell’Idris, ha mai incontrato il tenente Solian?
— Quel giovane maschio che tutti credevano avesse disertato, e adesso sembra sia stato ucciso? L’ho intravisto, ma non gli ho mai parlato.
Miles fu tentato di raccontargli la novità del sangue sintetico, ma poi decise di non farlo. Era ancora possibile che ci fossero modi migliori di usare quell’informazione.
Nel frattempo, altri passeggeri dell’Idris si erano avvicinati, a Miles, per riferirgli le proprie informazioni sul tenente disperso. Ma le notizie che riuscì ad avere furono di dubbia utilità. Un omicida sicuro di sé avrebbe certamente mentito, ma un assassino furbo semplicemente non si sarebbe fatto avanti. Tre di loro furono prudenti e laconici, ma molto precisi; gli altri si dimostrarono zelanti e pieni di ipotesi fantasiose, nessuna delle quali, però, compatibile col fatto che il sangue trovato nella stiva fosse un depistaggio. A quel punto Miles considerò seriamente la possibilità di sottoporre a interrogatorio sotto penta-rapido equipaggio e passeggeri dell’Idris al completo. Un’altra cosa che Venn, o Vorpatril, o entrambi, avrebbero già dovuto fare, maledizione. Ma, ahimé, i quad avevano delle rigorose regole su quei metodi invasivi di indagine, così a Miles non sarebbe stato permesso di utilizzare le tecniche di interrogatorio più efficaci dei barrayarani. E il personale militare barrayarano, di cui Miles avrebbe potuto disporre, per il momento non era nella lista dei sospetti. Con i civili komarrani invece sarebbe stata un’altra cosa, ma essendo attualmente su suolo quad (be’, suolo) erano sottoposti alla giurisdizione quad.
Bel tornò da Dubauer, che attendeva in silenzio su un lato della stanza stringendosi nervosamente le mani, e gli disse:
— Posso scortarla personalmente a bordo dell’Idris, così potrà effettuare gli interventi sui replicatori non appena il Lord Ispettore avrà finito di parlare con i passeggeri.
— Io ho finito — gli confermò Miles, dando un’occhiata al suo crono da polso. Ce l’avrebbe fatta a incontrare Ekaterin per pranzo? Era già tardi, ma se sua moglie si era attardata nella serra dei vegetali quad, probabilmente potevano ancora vedersi.
I tre uscirono dalla sala conferenze e salirono sulla scalinata che portava all’atrio. Miles e Bel, dopo anni e anni di sgradevoli esperienze, sapevano che prima di entrare in un nuovo ambiente dovevano verificare se non ci fossero pericoli: qualsiasi nascondiglio poteva celare un cecchino. E fu così che entrambi, contemporaneamente, videro una figura sulla balconata che impugnava uno strano oggetto. Dubauer seguì il loro sguardo, e i suoi occhi si dilatarono di stupore.
La loro reazione fu immediata: afferrarono insieme le braccia del betano e si buttarono a terra, mentre sulle loro teste passava un nugolo di scintille subito seguite da un’esplosione. Nel cadere Dubauer si ferì a una guancia dalla quale sgorgò del sangue, ma non era il momento di guardarlo, perché sulle loro teste passò qualcosa che faceva il rumore di uno sciame di api furiose. Tutti e tre rotolarono sui loro corpi, andando a mettersi al riparo dietro delle colonne di marmo. Lo sciame sembrò seguirli; schegge di vetro esplosero in tutte le direzioni, e frammenti di marmo si aprirono attorno a loro come il getto di una fontana. Una potente vibrazione si propagò per la stanza, scuotendo l’aria, mentre da ogni parte si levavano urla e grida.