— Deo gratias! - rispose doverosamente il novizio, boccheggiando un po'.

— Hai intenzione di cambiare idea, figlio mio?

— Reverendo Padre, non posso negare…

Whack!

— Deo gratias!

Whack!

— Deo gratias!

Dieci volte fu ripetuta la semplice ma dolorosa litania, mentre frate Francis gemeva i suoi ringraziamenti al Cielo per ogni bruciante lezione della virtù dell'umiltà, come era previsto che facesse. L'abate si fermò dopo la decima sferzata. Frate Francis stava in punta di piedi e vacillava leggermente. Le lacrime gli spuntavano dagli angoli delle palpebre contratte.

— Mio caro fratello Francis — disse l'Abate Arkos — sei assolutamente sicuro di avere visto il vecchio?

— Sicuro — squittì il giovane, facendosi coraggio in attesa di altri colpi.

L'Abate Arkos sbirciò il giovane con aria clinica, poi girò attorno alla scrivania e sedette con un brontolio. Fissò accigliato, il pezzo di pergamena che recava le lettere:

Un cantico per Leibowitz pic_3.jpg

— Chi credi che fosse? — mormorò distrattamente l'Abate Arkos.

Frate Francis aprì gli occhi, provocando una breve doccia di lacrime.

— Oh, mi hai convinto, figliolo, purtroppo per te.

Francis non disse nulla, ma pregò silenziosamente che la necessità di convincere il superiore della propria veracità non si presentasse spesso. In risposta a un gesto irritato dell'abate, riabbassò la tunica.

— Puoi sederti — disse l'abate, assumendo un tono distratto, se non cordiale.

Francis si mosse verso la sedia che gli era stata indicata, si abbassò a metà, poi rabbrividì e si raddrizzò. — Se per il Reverendo Padre Abate è lo stesso…

— Benissimo, allora resta in piedi. Non ti tratterrò a lungo, comunque, dovrai uscire e finire la tua valigia. — Si interruppe, notando che il viso del novizio si illuminava un poco. — Oh, no, non là! — scattò. — Non ritornerai nello stesso posto. Scambierai il tuo eremitaggio con quello di frate Alfred, e non tornerai più vicino a quelle rovine. Inoltre, ti comando di non discutere della cosa con nessuno, eccetto il tuo confessore e me, sebbene, il Cielo lo sa, il malanno sia già stato fatto. Sai a cosa hai dato l'avvio?

Frate Francis scosse il capo. — Poiché ieri era domenica, Reverendo Padre, non ci era richiesto di tacere, e durante la ricreazione mi sono limitato a rispondere alle domande dei confratelli. Pensavo…

— Bene, i tuoi confratelli hanno combinato una spiegazione molto acuta, caro figlio. Sapevi che era il Beato Leibowitz in persona colui che hai incontrato là fuori?

Francis lo guardò senza capire per un momento, poi scosse di nuovo il capo. — Oh, no, Monsignor Abate, sono sicuro che non poteva essere lui. Il Beato Martire non farebbe una cosa simile.

— Non farebbe che cosa?

— Non inseguirebbe qualcuno cercando di colpirlo con un bastone chiodato.

L'abate si passò una mano sulla bocca per nascondere un sorriso involontario. Dopo un momento riuscì a mostrarsi pensieroso. — Oh, non so. Eri tu quello che inseguiva, no? Sì credo di sì? Sì, eh? Bene, vedi, loro non credono che questo escluda la possibilità che si trattasse del Beato. Ora, io dubito fortemente che vi siano molte persone che il Beato inseguirebbe con un bastone chiodato, ma… — Si interruppe, incapace di reprimere una risata davanti all'espressione sul volto del novizio. — Benissimo, figliolo… ma chi credi che potesse essere quel vecchio?

— Pensavo che forse era un pellegrino diretto a visitare il nostro santuario, Reverendo Padre.

— Non è ancora un santuario, e non devi chiamarlo così. E comunque, non era diretto qui, o per lo meno, qui non è venuto. E non è passato oltre i nostri cancelli, a meno che la sentinella non fosse addormentata. E il novizio di guardia nega di essersi addormentato, sebbene abbia ammesso di avere molto sonno, quel giorno. Dunque, tu cosa suggerisci?

— Se il Reverendo Padre vuole perdonarmi, anch'io sono stato di guardia qualche volta.

— E allora?

— Bene, in una giornata luminosa, quando non c'è niente che si muove, tranne le poiane, dopo qualche ora si comincia a guardare le poiane.

— Ah, tu lo fai, eh? Quando dovresti sorvegliare la pista!

— E se si guarda il cielo troppo a lungo, ci si stordisce… non ci si addormenta veramente… ma si resta… come dire… intontiti.

— Dunque è così che fai quando sei di guardia, vero? — grugnì l'abate.

— Non necessariamente. Voglio dire, no, Reverendo Padre, non saprei. Frate Je… voglio dire, un fratello cui ho dato il cambio una volta era proprio così. Non sapeva neppure che fosse l'ora del cambio. Era là seduto sulla torre e fissava il cielo a bocca aperta. Abbagliato.

— Sì, e la prima volta che ti istupidisci in questo modo, arriverà una schiera di scorridori atei dallo Utah, ucciderà qualche giardiniere, rovinerà il sistema di irrigazione, distruggerà il nostro raccolto, e butterà pietre nel pozzo prima che noi cominciamo a difenderci. Perché fai quella faccia… oh, dimenticavo… tu vivevi nello Utah, prima di fuggire, no? Ma non importa, può darsi… dico può darsi… che tu abbia ragione per quanto riguarda il fratello di guardia… che avrebbe potuto non vedere il vecchio, cioè. Tu sei sicuro che era soltanto un comune vecchio… nient'altro? Non un angelo? Non un beato?

Lo sguardo del novizio si levò verso il soffitto, pensierosamente, poi ricadde in fretta sul viso dell'abate. — Gli angeli e i santi fanno ombra?

— Sì… voglio dire no. Voglio dire… come posso saperlo? Faceva ombra, non è vero?

— Ecco… era un'ombra così piccola che potevo appena vederla.

— Cosa?

— Perché era quasi mezzogiorno.

— Imbecille! Non ti sto chiedendo che cosa era. So benissino che cos'era, se mai tu l'hai visto davvero. — L'Abate Arkos batté ripetutamente sulla tavola, per sottolineare la frase. — Voglio sapere se tu… tu… sei sicuro sopra ogni dubbio che fosse soltanto un vecchio come tutti gli altri!

Questo genere di interrogatorio stupì frate Francis. Nella sua mente, non c'era alcuna linea retta che separava il Naturale dal Soprannaturale, ma c'era, piuttosto, una zona crepuscolare intermedia. C'erano cose che erano chiaramente naturali, e c'erano Cose che erano chiaramente soprannaturali, ma fra questi estremi c'era un zona di confusione — la sua confusione — il preternaturale… dove le cose fatte di terra, aria, fuoco o acqua tendevano a comportarsi in modo inquietante come Cose. Per frate Francis, questa regione comprendeva tutto ciò che poteva vedere ma non comprendere. E frate Francis non era mai "sicuro al di là di ogni dubbio", come l'abate gli stava chiedendo di essere. Così, sollevando il problema, l'Abate Arkos stava involontariamente lanciando il pellegrino del novizio nella regione crepuscolare, nella stessa prospettiva che aveva avuto la prima apparizione del vecchio, come una striscia nera, priva di gambe, che fremeva nel mezzo di un lago creato dall'illusione del calore sulla pista, nella stessa prospettiva che aveva occupato per un attimo quando il mondo del novizio si era contratto fino a non contenere altro che una mano tesa per offrigli un pezzetto di cibo. Se qualche creatura superumana aveva deciso di camuffarsi da creatura umana, come poteva, lui, penetrare in quel travestimento, o sospettare che ve ne fosse uno? Se una creatura del genere non voleva essere sospettata, non avrebbe ricordato di gettare un'ombra, di lasciare orme di passi, di mangiare pane e formaggio? Non poteva, forse, masticare foglie aromatiche, sputare contro una lucertola, e ricordarsi di imitare la reazione di un mortale che dimenticava di infilare i sandali prima di avventurarsi sul terreno scottante? Francis non era in grado di valutare l'intelligenza o l'ingegnosità di esseri infernali o celesti, o di indovinare la portata delle loro abilità istrioniche, sebbene pensasse che tali creature fossero infernalmente o celestialmente abili. L'abate, sollevando la questione, aveva già formulato la natura della risposta di frate Francis, che era questa: prendere in esame la questione, sebbene prima non lo avesse fatto.


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