Mentre Francis ritornava alla sua cella, l'abate gli gridò dietro, nel corridoio: — Fra l'altro, volevo dire…

— Sì, Reverendo Padre?

— Niente voti, quest'anno — disse quello distrattamente, e scomparve nel suo studio.

7

Frate Francis trascorse sette anni di noviziato, sette vigilie quaresimali nel deserto, e diventò abilissimo nell'imitare i richiami dei lupi. Per divertire i confratelli, chiamava l'intero branco nelle vicinanze dell'abbazia ululando dall'alto delle mura, quando era scesa la notte. Di giorno, serviva in cucina, fregava i pavimenti di pietra e continuava il suo studio dell'antichità.

Poi un giorno arrivò all'abbazia, cavalcando un asino, un messaggero venuto da un seminario di Nuova Roma. Dopo un lungo colloquio con l'abate, il messaggero andò a cercare frate Francis. Sembrò sorpreso nel vedere che il giovane, ormai divenuto uomo, indossava ancora l'abito di novizio e puliva il pavimento della cucina.

— Abbiamo studiato i documenti che tu hai scoperto alcuni anni or sono — disse al novizio. — Alcuni di noi sono convinti della loro autenticità.

Francis abbassò il capo. — Non ho il permesso di trattare questo argomento, Padre — disse.

— Oh, già. — Il messaggero sorrise e gli porse un pezzo di carta che recava i sigillo dell'abate e lo scritto, di mano del superiore: Ecce Inquisitor Curiae. Ausculta et obsequere. Arkos AOL, Abbas.

— Va tutto bene — aggiunse, notando l'improvvisa tensione del novizio. — Non ti sto parlando ufficialmente. Qualche altro incaricato del tribunale riceverà più tardi le tue dichiarazioni. Tu sai, non è vero, che i tuoi documenti sono a Nuova Rona da qualche tempo? Io ne ho riportato qualcuno.

Frate Francis scosse il capo. Forse ne sapeva meno di chiunque altro, per ciò che riguardava le reazioni ad alto livello causate dalla scoperta delle reliquie. Notò che il messaggero portava la veste bianca dei Domenicani, e si chiese, un po' inquieto, quale fosse la natura del "tribunale" di cui aveva parlato il frate. Nella regione della Costa del Pacifico era in atto una inquisizione contro il movimento dei Catari, ma non riusciva a immaginare in che modo quel tribunale potesse occuparsi delle reliquie del Beato. Ecce Inquisitor Curiae, diceva il biglietto. Probabilmente l'abate intendeva "investigatore". Il Domenicano pareva un uomo di animo mite, e non portava con sé alcun visibile strumento di tortura.

— Prevediamo che la causa per la canonizzazione del vostro fondatore sarà presto riaperta — spiegò il messaggero. — L'Abate Arkos è un uomo molto saggio e prudente. — E ridacchiò. — Consegnando le reliquie ad un altro Ordine perché venissero esaminate, e facendo chiudere il rifugio prima che fosse completamente esplorato… Bene, tu capisci, non è vero?

— No, Padre. Avevo creduto che considerasse l'intera faccenda troppo trascurabile per sprecarvi altro tempo.

Il Frate Nero rise. — Trascurabile! Credo di no. Ma se il tuo Ordine produce prove, reliquie, miracoli o altre cose, il tribunale deve considerarne la fonte. Ogni comunità religiosa è ansiosa di vedere canonizzato il proprio fondatore. Quindi il vostro abate vi ha detto, saggiamente: "Giù le mani dal rifugio". Sono sicuro che è stata una delusione per tutti voi, ma… è stato meglio per la causa del vostro fondatore lasciare che il rifugio venisse esplorato alla presenza di altri testimoni.

— Lo riaprirete? — chiese ansioso Francis.

— No, non io. Ma quando il tribunale sarà pronto, manderà i suoi osservatori. Così, tutto ciò che verrà trovato nel rifugio e che potrà avere influenza sulla causa sarà sicuro, caso mai l'opposizione ne contestasse l'autenticità. Naturalmente, l'unica ragione per sospettare che il contenuto del rifugio possa avere influenza sulla causa è… Bene, sono le cose che tu hai trovato.

— Posso chiedere perché, Padre?

— Ecco, uno dei motivi d'imbarazzo, all'epoca della beatificazione, fu la vita precedente del Beato Leibowitz… prima che diventasse un prete. L'avvocato della parte avversa continuò a cercare di gettare un'ombra di dubbio sul periodo prediluviale. Cercava di dimostrare che Leibowitz non fece mai una ricerca scrupolosa… che sua moglie poteva essere ancora viva al tempo della sua ordinazione. Bene, non sarebbe la prima volta, naturalmente: qualche volta sono state concesse dispense… ma questo non c'entra. L'advocatus diaboli stava cercando di gettare qualche dubbio sulla figura del vostro fondatore. Cercava di suggerire che aveva accettato i Sacri Ordini e aveva preso i voti prima di essere certo che le sue responsabilità familiari erano finite. L'opposizione fu battuta, ma potrebbe ritentare. E se quei resti umani che hai trovato sono veramente… — Scrollò le spalle e sorrise.

Francis annuì. — Questo determinerebbe con precisione la data della morte della moglie.

— Esattamente all'inizio della guerra che quasi pose fine a tutto. E secondo me… ecco, la scrittura nella cassetta, o è di mano del Beato oppure è un'abilissima contraffazione.

Francis arrossì.

— Non sto affatto insinuando che tu sia implicato in una contraffazione — aggiunse in fretta il Domenicano, notando quel rossore.

Il novizio, tuttavia, si era limitato a ricordare ciò che aveva pensato di quegli scarabocchi.

— Dimmi, come è accaduto?… In che modo hai individuato quel luogo, voglio dire. Ho bisogno di un resoconto completo.

— Ecco, cominciò a causa dei lupi.

Il Domenicano si accinse a prendere appunti.

Qualche giorno dopo la partenza del messaggero, l'Abate Arkos mandò a chiamare frate Francis. — Pensi ancora che la tua vocazione sia con noi? — chiese cordialmente Arkos.

— Se Monsignore Abate vuole perdonare la mia esecrabile vanità…

— Oh, dimentichiamo la tua esecrabile vanità per un momento. Lo pensi o non lo pensi?

— Sì, Magister meus.

L'Abate si illuminò. — Bene, figlio mio. Credo che anche noi ne siamo convinti. Se sei pronto a prendere una decisione per sempre, credo che sia venuto per te il tempo di professare i voti solenni. — Si interruppe per un attimo e, osservando la faccia del novizio, sembrò deluso di non scorgervi alcun cambiamento di espressione. — Che c'è? Non sei lieto di sentirlo? Non sei…? Oh! Che succede?

Sebbene il viso di Francis fosse rimasto una maschera educatamente attenta, quella maschera perdette gradualmente il suo colore. Le ginocchia del novizio si piegarono all'improvviso.

Francis era svenuto.

Due settimane più tardi, il novizio Francis, dopo aver forse stabilito un primato di sopravvivenza nelle vigilie nel deserto, lasciò i ranghi del noviziato e, votando perpetua povertà, castità, obbedienza — oltre alle speciali promesse caratteristiche di quella comunità — ricevette le benedizioni e la bisaccia nell'abbazia, e diventò per sempre monaco professo dell'ordine Albertiano di Leibowitz, legato da catene che lui stesso aveva forgiato ai piedi della Croce e alla regola dell'Ordine. Per tre volte secondo il rito, gli fu chiesto: — Se Dio ti chiama ad essere Suo Contrabbandiere di Libri, preferiresti morire piuttosto che tradire i tuoi fratelli? — E per tre volte Francis rispose: — Sì, Signore.

— E allora alzati, Fratello Contrabbandiere di Libri e Fratello Memorizzatore e ricevi il bacio della fratellanza. Ecce quam bonum, et quam jucundum…

Frate Francis fu trasferito dalla cucina e fu assegnato a un lavoro meno umile. Divenne apprendista copista di un anziano monaco che si chiamava Horner, e, se le cose fossero andate bene, avrebbe potuto con ragione pensare a tutta una vita da trascorrere nella copisteria, dove avrebbe dedicato il resto dei suoi giorni a copiare a mano testi di algebra e a decorarne le pagine con fronde d'olivo e ridenti cherubini che circondavano le tavole dei logaritmi.

Frate Horner era un vecchio gentile, e frate Francis gli si affezionò subito.


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