Aveva appreso, per esempio, che gli storici non studiavano la storia. Nessuna mente umana avrebbe mai potuto abbracciare la storia di Hain, durata circa tre milioni di anni. Gli eventi dei primi due milioni di anni, le Pre-Ere, come altrettanti strati di magma roccioso erano state talmente compresse e distorte sotto il peso dei successivi millenni e dei loro infiniti avvenimenti da rendere possibile solo una ricostruzione generica e a grandi linee dall'esame dei minuti frammenti tramandati. E se a qualcuno accadeva per caso di imbattersi in qualche documento rimasto miracolosamente intatto attraverso i millenni, allora… allora cosa? Un certo re aveva regnato su Azbahan, l'Impero era caduto in mano agli infedeli, un ordigno nucleare era esploso su Ve… Ma c'erano stati innumerevoli re, imperi, invenzioni, milioni di vite vissute in milioni di paesi, monarchie, democrazie, oligarchie, anarchie, epoche di caos ed epoche d'ordine, nuovi dèi succedutisi ai vecchi, infinite guerre e periodi di pace, incessanti scoperte e cadute nell'oblio, innumerevoli orrori e trionfi, una replica infinita di eventi senza fine. A che serve cercar di descrivere lo scorrere di un fiume in un dato istante, poi nel seguente, e nel seguente ancora? Non ne vieni mai a capo, e allora dici: c'è un grande fiume che scorre attraverso tutta la terra, e si chiama Storia.
Per Havzhiva la consapevolezza che la sua vita, che qualsiasi vita non era che un luccichio della durata di un attimo sulla corrente di quel fiume era talvolta sconvolgente, talaltra riposante.
L'attività principale degli storici era esplorare, con metodo semplice ma non affrettato, l'andamento locale e la situazione del fiume. Lo stesso Hain aveva attraversato, per parecchie migliaia di anni, un irrilevante periodo caratterizzato dalla coesistenza di piccole società stabili e autonome comunemente chiamate pueblos, collegate a una rete di città ad alta tecnologia e a bassa densità, e di centri d'informazione comunemente chiamati templi. Molti degli addetti ai templi, gli storici, passavano la vita viaggiando e compiendo ricerche sugli altri pianeti abitati del vicino Braccio di Orione, colonizzato dai loro antenati un paio di milioni di anni prima, durante le Pre-Ere. Non attribuivano a questi contatti e ricerche altro movente se non la curiosità e l'interesse verso i propri simili. Mantenevano contatti con le parentele più distanti e sperdute. Chiamavano questa estesa rete di mondi Ekumene, parola di un altro pianeta che significa "la dimora".
Ormai Havzhiva sapeva che tutto ciò che aveva imparato a Stse, tutto quello che era stato il suo sapere precedente, poteva essere etichettato come "tipica cultura di villaggio della costa nord-occidentale del Continente Meridionale". Sapeva che le credenze, le pratiche, i sistemi di parentela, le tecnologie, i metodi di organizzazione dei diversi villaggi erano completamente diversi l'uno dall'altro, pazzamente diversi, del tutto madornali, come madornale era il sistema di Stse, e sapeva che era inevitabile imbattersi in uno di tali sistemi su uno qualunque dei Mondi Conosciuti in cui fosse presente una popolazione umana organizzata in piccoli gruppi stabili, con una tecnologia sviluppata a seconda dell'ambiente, un tasso di natalità basso e costante, e una politica basata sul consenso.
All'inizio tale consapevolezza era stata devastante. E anche dolorosa. Gli aveva fatto provare umiliazione e rabbia. Dapprima aveva pensato che gli storici celassero il loro sapere ai villaggi, poi pensò che fossero i villaggi a celare il sapere alla propria gente. Accusò. I suoi maestri respinsero gentilmente le accuse. Non è così, gli dissero. Ti è stato insegnato che certe cose erano vere e necessarie, e quelle cose sono vere e necessarie. Sono la conoscenza locale di Stse.
«Sono credenze infantili, irrazionali!» esclamò lui. Quando lo guardarono, si rese conto di essere stato lui stesso infantile e irrazionale.
Sapere locale non significa sapere parziale, gli spiegarono. Esistono vari modi di conoscere. Ognuno ha i suoi pregi, difetti, soddisfazioni. La conoscenza storica e la conoscenza scientifica rappresentano un modo di conoscere. Come la conoscenza locale, richiedono apprendimento. Il modo di conoscere della "Dimora" non viene insegnato nei villaggi, ma non ti è stato tenuto nascosto né dalla tua gente né da noi. Chiunque in qualunque regione di Hain ha accesso a tutte le informazioni del tempio.
Era vero. Sapeva che era vero. Quello che stava imparando adesso avrebbe potuto scoprirlo da solo, sugli schermi del tempio di Stse. Alcuni suoi compagni di studio di altri villaggi avevano imparato da soli come attingere informazioni dagli schermi, e si erano interessati di storia ancor prima di aver mai incontrato uno storico.
I libri, tuttavia, i libri che costituivano il corpo della storia, la sua realtà durevole, erano rarissimi a Stse, e questo rinfocolò il suo furore. Ci sottraete i libri, tutti i libri della Biblioteca di Stse! No, gli spiegarono benevoli. Sono i villaggi che hanno deciso di non tenere molti libri. Preferiscono la conoscenza viva, parlata o trasmessa sugli schermi, quella che passa di bocca in bocca, da viva mente a viva mente. Vorresti rinunciare a quel che hai imparato in quel modo? È forse minore, o meno importante di quel che hai imparato qui sui libri? Non esiste un solo tipo di sapere, asserirono gli storici.
Al terzo anno, Havzhiva aveva deciso che non esiste un solo tipo di persona. La popolazione dei villaggi, capace di accettare la fondamentale arbitrarietà dell'esistenza, offriva al mondo un contributo intellettuale e spirituale. Coloro che non riuscivano ad accontentarsi del mistero potevano svolgere un ruolo utile come storici, offrendo al mondo un contributo intellettuale e materiale.
Si stava intanto abituando a persone che non avevano clan, né parentele, né religione. Talvolta si diceva, con una punta di vanità, «Io appartengo alla storia, alla storia di Hain di molti milioni di anni, e la mia patria è l'intera galassia!» A volte si sentiva invece piccolo piccolo, e allora abbandonava i suoi schermi o i suoi libri e cercava la compagnia degli altri studenti, specialmente delle ragazze, che erano così gentili, così socievoli.
All'età di ventiquattro anni Havzhiva, o Zhiv, come lo chiamavano adesso, aveva frequentato per un anno la Scuola Ecumenica su Ve.
Ve, il pianeta più vicino ad Hain, era colonizzato da tempo immemorabile, prima tappa della grande espansione hainiana delle Pre-Ere. Aveva attraversato fasi diverse, da subordinato ad alleato della civiltà espansionistica di Hain. In quel periodo era interamente abitato da storici e da gente di altri mondi.
Nella loro attuale (nel senso degli ultimi cento millenni o giù di lì) politica di non-ingerenza, gli Hainesi avevano consentito a Ve di tornare ai propri livelli standard di temperatura, umidità, pressione: un clima compreso nei limiti della tollerabilità umana, ma che può essere apprezzato solo da chi provenga dall'Altopiano Terrestre o dalle alture di Chiffewar. Zhiv stava esplorando quella cruda landa insieme a Tiu, sua compagna, amica, innamorata.
Si erano conosciuti due anni prima a Kathhad. A quell'epoca Zhiv era soddisfatto di avere a disposizione tutte le donne e di essere a sua volta totalmente disponibile, una libertà di cui stava sempre più abusando e sulla quale Mezha l'aveva gentilmente messo in guardia. «Ti può sembrare che tutto avvenga senza regola, ma c'è sempre una regola,» gli aveva detto. Ma l'attenzione di Zhiv era concentrata soprattutto sulle proprie trasgressioni, sempre più audaci e irrispettose, verso quelle che erano le regole. Non tutte le donne erano interessate al sesso, e non tutte le donne, come non aveva tardato a scoprire, erano interessate a praticarlo con gli uomini, ma questo lasciava aperte comunque infinite possibilità. Si accorse di essere considerato attraente. Essere un Hainese rappresentava un indubbio vantaggio con le donne aliene.