— Nessuno di noi le possedeva, fino a quando non sono giunti i Cetiani e gli Hainiani. E alcuni pianeti non hanno avuto il consenso, per molti altri secoli, di penetrare nello spazio e costruire le proprie navi stellari, fino a quando l'Ecumene non stabili i canoni di quello che, mi sembra, qui voi definireste Libero Mercato. — Questo produsse una risata tutt'intorno, perché Libero Mercato era il nome del partito — o della fazione — di Yegey nella Commensalità. — E in realtà io sono qui per cercare di aprire un Libero Mercato, con la mia presenza. Un mercato non solo di merci, naturalmente, ma di conoscenze tecnologiche, idee, filosofie, arte, medicina, scienza, teoria… Dubito che Gethen possa mai avere un traffico costante di persone da questo mondo agli altri dell'Ecumene. Qui ci troviamo a diciassette anni-luce dal più vicino mondo Ecumenico, Ollul, un pianeta della stella che voi chiamate Asyomse; il più lontano dista duecentocinquanta anni-luce, e da qui non potete neppure vedere la sua stella. Con l'apparecchio di comunicazione ansible, potreste parlare con quel mondo come se comunicaste per radio con la vostra città più vicina. Ma dubito che possiate mai incontrare delle persone venute di là… Il tipo di commercio del quale io parlo può essere di estremo profitto, ma consiste soprattutto di semplice comunicazione, più che di trasporto. Il mio lavoro qui è, in realtà, lo scoprire se voi desiderate comunicare con il resto del genere umano.
— Voi - ripeté Slose, protendendosi ansiosamente verso di me. — Questo significa Orgoreyn? o significa Gethen, come tutto unico?
Esitai per un momento, perché non si trattava della domanda che mi ero aspettato.
— Qui, e in questo momento, significa Orgoreyn. Ma il contratto non può essere esclusivo. Se Sith, o le Nazioni dell'Isola, o Karhide decidono di entrare nell'Ecumene, possono farlo. È ogni volta una questione di scelta individuale. In seguito, quel che generalmente accade, su un pianeta altamente sviluppato come Gethen, è che i diversi gruppi antropici, o regioni, o nazioni, finiscono per stabilire un gruppo di rappresentanti, i quali agiscono come coordinatori sul pianeta e con gli altri pianeti… una Stabilità locale, come noi la chiamiamo. Comunicando a questo modo si risparmia molto tempo; e molto denaro, dividendo in parti uguali le spese. Se decideste di costruire una vostra nave stellare, per esempio.
— Per il latte di Meshe! — esclamò il grasso Humery, accanto a me. — Volete che noi ce ne andiamo come proiettili nel Vuoto? Ugh! — Ansimò, come le note più alte di un'armonica, per il disgusto e il divertimento.
Gaum parlò a sua volta:
— Dov'è la vostra nave, signor Ai? — Fece la domanda gentilmente, con un mezzo sorriso, come se così facendo egli si comportasse in maniera estremamente sottile, e volesse che questa sottigliezza fosse notata. Era un essere umano di straordinaria bellezza, secondo qualsiasi metro di giudizio, e per l'uno o per l'altro sesso, e non potei fare a meno di fissarlo, come stupito, nel rispondere, e mi chiesi per la seconda volta che cosa fosse in realtà il Sarf.
— Bene, questo non è un segreto; se ne è parlato molto alla radio karhidiana. Il razzo che mi ha fatto atterrare sull'Isola di Horden si trova ora nella Fonderia dei Laboratori Reali, nella Scuola Artigiana; la maggior parte di esso, comunque; penso che numerosi esperti ne abbiano preso diversi frammenti, dopo averlo esaminato.
— Razzo? — domandò Humery, perché io avevo usato la parola Orgota che stava per petardo.
— La parola descrive succintamente il metodo di propulsione del mezzo da sbarco, signore.
Humery ansimò di nuovo. Gaum si limitò a sorridere, e disse:
— Allora voi non avete alcun mezzo per ritornare a… ebbene, là da dove siete venuto?
— Oh, sì. Potrei parlare a Ollul per ansible, e chiedere di mandare un'astronave NAFAL a prendermi. Arriverebbe qui entro diciassette anni. Oppure potrei chiamare via radio la nave stellare che mi ha portato nel vostro sistema solare. Ora si trova in orbita intorno al vostro sole. Per arrivare qui impiegherebbe solo pochi giorni.
La sensazione che queste mie parole causarono fu visibile e audibile, e perfino Gaum non riuscì a celare la propria sorpresa. Qui c'era una piccola discrepanza. Questo era l'unico fatto importante che io avevo tenuto nascosto in Karhide, perfino a Estraven. Se, come mi era stato fatto comprendere, gli Orgota sapevano su di me solo quello che Karhide aveva deciso di dire loro, allora questa avrebbe dovuto essere soltanto una tra molte sorprese. Ma non era così. Era questa la sorpresa, la grande sorpresa.
— Dove si trova questa nave, signore? — domandò Yegey.
— In orbita intorno al sole, in un punto tra Gethen e Kuburn.
— Come siete venuto qui, da questa nave?
— Per mezzo del petardo — disse il vecchio Humery.
— Precisamente. Non facciamo scendere una nave interstellare su di un pianeta popolato fino a quando non venga stabilita un'aperta comunicazione, o una alleanza. Così sono venuto qui a bordo di una piccola scialuppa a razzo, e sono atterrato sull'Isola di Horden.
— E voi potete mettervi in comunicazione con… con la grande nave per mezzo di una normale radio, signor Ai? — Questo era Obsle.
— Sì — omisi di menzionare, per il momento, l'esistenza del mio piccolo satellite relé, messo in orbita planetaria dal razzo; non volevo dar loro l'impressione che il cielo del loro pianeta fosse pieno dei miei congegni. — Ci vorrebbe una trasmittente di notevole potenza, ma voi ne avete in abbondanza.
— Allora noi potremmo comunicare con la nave?
— Sì, se foste a conoscenza del segnale appropriato. Le persone a bordo sono in una condizione che noi chiamiamo stasi, voi potreste definirla ibernazione, in modo che non consumino la loro vita negli anni che passano ad attendere che io abbia portato a termine il lavoro qui. Il segnale appropriato, sulla lunghezza d'onda appropriata, metterà in moto dei macchinari, che faranno uscire queste persone dalla stasi; dopo di che si consulteranno con me per via radio, o per ansible, usando Ollul come centro relé.
Qualcuno domandò, inquieto:
— Quanti sono?
— Undici.
Questa dichiarazione portò un suono sommesso di sollievo, una risata. La tensione diminuì un poco.
— E se voi non faceste mai il segnale? — domandò Obsle.
— Uscirebbero dalla stasi automaticamente, tra circa quattro anni, a partire da questo momento.
— Verrebbero qui dopo di voi, in questo caso?
— No, a meno che non abbiano avuto mie notizie. In caso contrario, si consulterebbero con gli Stabili di Ollul e di Hain, per ansible. Molto probabilmente deciderebbero di ritentare… mandando qui una seconda persona, quale Inviato. Il Secondo Inviato spesso trova le cose più facili del Primo. Egli deve dare un numero minore di spiegazioni, ed è assai più probabile che le persone alle quali si rivolge gli credano…
Obsle sorrise. Gli altri, in maggioranza, apparivano ancora pensierosi e circospetti. Gaum mi fece un breve cenno di distaccata approvazione, come se volesse congratularsi per la prontezza della mia risposta: un cenno complice. Slose stava fissando, con occhi scintillanti ed espressione tesa, qualche sua visione interiore, dalla quale si distaccò bruscamente per rivolgersi a me:
— Perché? — disse, — signor Inviato, perché voi non avete mai parlato di quest'altra nave, durante i due anni che avete trascorso in Karhide?
— Come facciamo a essere sicuri che non l'abbia fatto? — disse Gaum, sorridendo.
— Noi sappiamo maledettamente bene che non l'ha fatto, signor Gaum — disse Yegey, sorridendo questa volta.
— Non l'ho fatto. — disse. — E questo è il perché. L'idea di quella nave, in attesa lassù, là fuori, può essere allarmante. Credo che alcuni tra voi l'abbiano trovata tale. In Karhide, non sono mai arrivato a tanta confidenza, con coloro con i quali ho trattato, da permettermi di correre il rischio di parlare della nave. Qui, voi avete avuto un tempo maggiore a disposizione per pensare a me; siete disposti ad ascoltarmi qui, apertamente, in pubblico; voi non siete governati dalla paura. Ho accettato il rischio, perché credo che sia venuto il momento di correrlo, e che Orgoreyn sia il luogo giusto.