Quel giorno il generale era aggressivamente vestito in tuta nera da fatica. All'altezza gerarchica a cui il suo grado lo poneva, uno stile di quel genere per solito indicava la deliberata volontà di identificarsi col Soldato Combattente/Rude Patriota. L'unica concessione al suo grado era la perfetta stiratura dell'indumento, senza una macchia. Le sue decorazioni erano modestamente limitate a tre, tutte ricevute in battaglia. Pseudo-modestia, comunque, perché i nastrini erano incorniciati di alloro e saltavano agli occhi. Dentro di sé Miles dovette applaudire a quell'effetto. Metzov recitava la sua parte, quella di comandante-combattente, con una spontanea naturalezza che gli si adattava.
Una scelta al cinquanta per cento, fra due uniformi, e io vado a scegliere la possibilità sbagliata, s'irritò con se stesso Miles, mentre lo sguardo sarcastico del generale percorreva da capo a piedi la smeraldina eleganza della sua uniforme da parata. E va bene, si disse: così ora Metzov mi identifica col tipico giovane ufficiale Vor di stanza nella capitale. Non che gli dispiacesse. Ma dopo dieci secondi decise che ne aveva abbastanza di lasciarsi arrostire a fuoco lento dal suo sguardo e si schiarì la voce. — Sì, signore?
Metzov si appoggiò all'indietro sulla poltrona, con una smorfia pensosa. — Vedo che lei non si serve in una qualsiasi sartoria militare, alfiere Vorkosigan. E, uh… stivali da cavallerizzo, anche. Avrà notato che non ci sono cavalli, su quest'isola.
Neanche al Quartier Generale, pensò lui, seccato. Non ho disegnato io questi dannati stivali. Suo padre li aveva fatti ordinare per tutto il suo stato maggiore, anni addietro, quando aveva scoperto che poteva parlare di lavoro anche al galoppatoio mentre faceva rilassare i suoi ufficiali con un po' di equitazione. Incapace di escogitare una risposta che non fosse pungente, Miles si limitò a un: — Sì, signore. — E restò in dignitoso silenzio, testa alta e petto in fuori.
Metzov poggiò di nuovo i gomiti sulla scrivania, intrecciò le dita e mise da parte l'umorismo pesante. Il suo sguardo si fece duro. — Lei ha perduto una costosa motopulce con equipaggiamento completo per averla parcheggiata in una zona chiaramente segnata come Terreno Congelato Artico, soggetto ai pericoli dell'inversione termica. Non insegnano più a leggere le carte all'Accademia Imperiale? O per certi cadetti si preferiscono i corsi di Alta Diplomazia… come ad esempio l'equitazione e prendere il tè con le signore?
Miles richiamò alla mente l'aspetto della mappa. Poteva rivederla in ogni particolare. — Le zone azzurre erano marcate T.C.A., signore. Nient'altro. Non si tratta di una sigla cartografica standard, e non appare sugli atlanti né sulle mappe militari.
— Allora devo presumere che lei abbia trascurato di leggere il suo manuale.
Miles era stato sepolto nei manuali fin dal suo arrivo. Procedure meteorologiche, attrezzature tecniche… — A che manuale si riferisce, signore?
— Il Regolamento della Base Lazkowski.
Miles cercò freneticamente di ricordare se avesse mai visto un disco con quell'etichetta. — Io… penso che il luogotenente Ahn me ne abbia dato una copia… due sere fa. — In effetti l'ufficiale gli aveva lasciato sul letto uno scatolone pieno di dischi, negli alloggi. Stava cominciando a imballare gli oggetti personali, aveva detto, e gli sembrava giusto regalare a lui tutta la sua libreria. Miles aveva letto due trattati di meteorologia generale quella notte stessa, prima di addormentarsi. Nel frattempo, evidentemente, Ahn s'era chiuso in camera per dedicarsi a ciò che ormai lo appassionava più del suo lavoro, e il mattino dopo lui aveva dovuto partire da solo per il giro di manutenzione…
— E lei non lo ha neppure aperto. È così?
— Sissignore. È così.
— Perché?
C'erano necessità più urgenti, avrebbe voluto lamentarsi lui. Alle sue spalle poteva sentire la presenza del segretario del generale, silenzioso testimone fermo sulla soglia dell'ufficio. Metzov non lo aveva mandato via; gli stava facendo una lavata di capo pubblica, non in privato. Ma quello che lo rodeva era un altro pensiero: com'era possibile che i due maledetti bastardi del reparto veicoli fossero stati così intuitivi da capire che lui non aveva letto il regolamento? Gli piacesse o meno, comunque, doveva ingoiare il rospo. — Non ci sono scuse, signore.
— Be', alfiere, nel capitolo terzo del Regolamento della Base Lazkowski lei potrà trovare una descrizione completa del Terreno Congelato Artico, più le precauzioni per evitarne i pericoli. Ci dia un'occhiata, quando non sarà occupato con… l'equitazione o cos'altro la interessa.
— Sissignore. — La faccia di Miles era impassibile. Il generale aveva il diritto di spellarlo vivo con una vibrolama se voleva farlo… ma in privato. L'autorità che Miles riceveva dalla sua uniforme bilanciava a stento i tristi effetti dei pregiudizi storici della società di Barrayar per le deformità fisiche. E un'umiliazione pubblica che lo destituisse della sua autorità di fronte a uomini ai quali anche lui doveva dare ordini era molto simile a un atto di sabotaggio. Deliberato, o inconscio?
Il generale stava solo scaldando le batterie. — Il Servizio può sempre fornire pseudo-occupazioni più o meno utili ai Vor in eccesso al Quartier Generale Imperiale; ma qui, nel mondo reale, dove c'è da combattere, non abbiamo posto per gli animali da salotto. Io mi sono fatto strada dalla gavetta, alfiere, e ho visto i miei compagni cadere attorno a me nella guerra contro il Pretendente Vordariano prima che lei nascesse…
Io pure sono caduto nella guerra contro il Pretendente, quand'ero nel grembo di mia madre, pensò Miles, irosamente. La soltoxina, il gas che aveva quasi ucciso sua madre e fatto di lui un minorato, era un'arma chimica usata in quel conflitto.
— … e ho combattuto nella Rivolta di Komarr. Voi ragazzi che siete diventati adulti in quest'ultimo decennio non avete alcuna idea di cosa sia la lotta. Questi lunghi periodi di pace non fanno che indebolire il Servizio. Se andremo avanti così, senza vera pratica, quando arriverà una crisi non ci sarà più nessuno capace di tenere in mano il calcio di un'arma.
Miles strinse i denti, lottando contro la pressione interna che saliva sempre più. E allora cosa dovrebbe fare Sua Maestà Imperiale? Dichiarare una guerra ogni cinque anni per dar modo agli ufficiali di salire di grado e ornarsi di medaglie? La sua mente indugiò sul concetto di «vera pratica». Che se la stesse facendo proprio lì e ora, con quell'esemplare di ufficiale combattente arenato sull'isola Kyril?
Metzov era lanciato, ormai stimolato dalle sue stesse parole. — In un'autentica situazione di scontro armato, l'equipaggiamento di un soldato è vitale. Può fare la differenza fra la vittoria e la sconfitta. Un uomo che perde l'equipaggiamento perde anche la sua efficienza di combattente. Un uomo rimasto disarmato in una guerra tecnologica svolge la stessa funzione di una donna: inutile! E lei ha gettato via le sue armi!
Miles si chiese cupamente se il generale avrebbe ammesso che in una guerra tecnologica una donna poteva combattere come un uomo… no, probabilmente no. Non un barrayarano della sua generazione.
— Bene… — Il tono di Metzov calò di alcune ottave quando passò dalla filosofia militare a questioni più immediate. Miles ne fu sollevato. — La punizione d'uso per chi perde la motopulce in una palude è di tirarla fuori lui stesso. Con le sue mani. Ma mi rendo conto che questo non otterrebbe risultati utili nel caso attuale, poiché la profondità a cui è finita la sua costituisce il record della Base. Ciò nonostante lei si metterà a rapporto alle 14,00 dal tenente Bonn, reparto ingegneria, per assisterlo nel recupero e poi ripulire il veicolo.
Be', questo era senz'altro giusto. E probabilmente sarebbe stato anche istruttivo. Miles si augurò che il colloquio fosse finito. Posso andare, signore? Ma il generale lo fissava a occhi socchiusi, pensosamente.