Verso la fine di febbraio stavo tornando da un lungo viaggio, Novylen, Tycho-Under e Churchill. Era stato appena completato il nuovo tronco della Metropolitana sotto il Sinus Medii, così andai a Hong Kong Luna… per affari. E ne feci, infatti, potendo ormai garantire il mio intervento in caso di emergenza. Prima, con l’autobus Endsville-Beluthihatchie il viaggio era possibile solo durante il periodo scuro della lunazione, e non avevo mai potuto impegnarmi.

In realtà, gli affari erano la copertura di una missione politica. I nostri rapporti con Hong Kong erano stati molto tenui.

Wyoh aveva fatto un buon lavoro per telefono. Il secondo membro della sua cellula era il vecchio compagno Clayton, che non solo aveva un certificato negativo negli archivi Zebra di Alvarez, ma godeva della massima stima di Wyoh. Glayton fu informato della nostra nuova politica, messo in guardia contro le mele bacate e incoraggiato ad avviare la struttura a cellule, pur lasciando intatta la vecchia organizzazione. Wyoh gli disse di conservare la vecchia tessera, come se non fosse successo niente.

Ma telefonare non è come parlare a tu per tu. Hong Kong sarebbe dovuta essere il nostro punto di forza. Era meno legata all’Ente perché aveva servizi pubblici indipendenti e perché, fino a poco tempo prima almeno, la mancanza di un mezzo di trasporto sotterraneo aveva reso meno attraente il vendere il grano per la catapulta, inoltre era molto più solida finanziariamente, in quanto le banconote emesse dalla Banca di Hong Kong Luna valevano di più di quelle dell’Ente.

Credo che i dollari di Hong Kong non fossero denaro nel senso stretto della parola. L’Ente non li accettava in pagamento, e quando ero andato sulla Terra mi ero dovuto procurare dollari dell’Ente per comprare il biglietto. Però portai con me dollari di Hong Kong, che venivano cambiati sulla Terra quasi alla pari, mentre le banconote dell’Ente non avevano praticamente alcun valore. Fossero o non fossero denaro, i dollari di Hong Kong erano garantiti da onesti banchieri cinesi e non dai quattro burocrati dell’Ente. Cento dollari di Hong Kong equivalevano a 31,1 grammi d’oro, pagabili al portatore alla sede centrale della Banca emittente, dove ne avevano davvero di oro, fatto venire dall’Australia. Oppure si potevano acquistare altri beni: acqua non potabile, acciaio, acqua pesante per le centrali nucleari, prodotti industriali. Si potevano comprare le stesse cose anche con i soldi dell’Ente, ma i prezzi espressi in quest’altra moneta continuavano a cambiare, e sempre in su.

Non sono un tecnico di finanza. La volta che Mike tentò di spiegarmi perché, mi venne il mal di testa. Io sapevo soltanto che eravamo tutti felici di mettere le mani su questo denaro non-denaro, mentre accettavamo molto a malincuore i soldi dell’Ente, e non solo perché odiavamo l’Ente.

Hong Kong doveva essere il punto di forza del Partito. Invece non lo era. Avevamo deciso che io dovevo affrontare a tu per tu i compagni, nonostante il rischio che avrei corso; avrei dovuto rendere nota la mia identità e un uomo con un braccio sinistro come il mio non riesce facilmente a passare inosservato. Era un rischio che non solo poteva mettere fine alle mie attività, ma poteva permettere all’Ente di risalire a Wyoh, Mum, Greg e Sidris se avessi commesso un errore. Ma chi aveva mai detto che la rivoluzione era un lavoro sicuro al cento per cento?

Il compagno Clayton era un giovane giapponese, non troppo giovane in realtà, ma i giapponesi sembrano tutti giovani prima di diventare improvvisamente vecchi. Non era un giapponese puro, dato che aveva anche sangue malese e altro, ma il suo vero nome e le sue abitudini erano giapponesi.

Clayton non era stato deportato. I suoi genitori erano venuti volontariamente su una nave, al tempo in cui la Grande Cina consolidava il suo impero terrestre. Nonostante questo, odiava il Governatore con la stessa nostra intensità.

Lo incontrai in una sala da tè, l’equivalente dei bar di Luna City, e per due ore parlammo di tutto, meno che di politica. Dopo essersi fatto un’idea di me, mi invitò a casa. L’unica cosa che non mi va dell’ospitalità giapponese è il bagno, stretto e alto fino al mento e terribilmente caldo.

Non corsi alcun rischio. Mama-San, la moglie di Clayton, era esperta quanto Sidris in travestimenti, il mio braccio da società è abbastanza convincente, e il kimono copriva la sutura. Incontrai i membri di quattro cellule in due giorni presentandomi come compagno Bork, con indosso kimono e trucco. Se fra loro ci fosse stata una spia, non credo che avrebbe potuto riconoscere in me Manuel O’Kelly. Ero andato là con poche idee chiare, una fila interminabile di cifre e i grafici, e parlai praticamente di una sola cosa: carestia nell’82, cioè entro sei anni. — Voi di Hong Kong siete fortunati, non sarete colpiti per primi. Ma ora che è stata aperta la nuova Metropolitana, vedrete un numero sempre più grande di vostri agricoltori dedicarsi alla coltura di riso e grano e vendere i loro raccolti alla catapulta per il lancio sulla Terra. Verrà anche l’ora della vostra rovina.

Rimasero impressionati. La vecchia organizzazione, da quello che potei capire, si affidava alle qualità oratorie di leader, al sentimento e alle musiche patriottiche. Mi limitai a dire: — Così stanno le cose, compagni. Controllate queste cifre, le lascio a voi.

Incontrai un compagno separatamente. Era un ingegnere cinese, capace di fabbricare qualsiasi cosa una volta che avesse dato anche una sola occhiata a un nuovo manufatto proveniente dalla Terra. Gli chiesi se avesse mai visto un fucile a raggi laser abbastanza piccolo da poter essere portato a tracolla e imbracciato come un fucile normale. Non ne aveva mai visti. Gli accennai che l’introduzione dei passaporti aveva reso più difficile il contrabbando, da qualche tempo in qua. Ribatté, pensoso, che forse si poteva provare con i gioielli, comunque sarebbe venuto a Luna City la prossima settimana per vedere suo cugino. Gli dissi che lo zio Adam sarebbe stato molto felice di sentire sue notizie.

Tutto sommato, fu un viaggio utile. Sulla strada del ritorno mi fermai a Novylen per controllare un cervello elettronico antiquato che avevo installato qualche tempo prima. Rimasi là per la colazione e mi imbattei in mio padre.

Eravamo in buoni rapporti, ma questo non impediva che fra una visita e l’altra passassero anche un paio d’anni. Chiacchierammo mangiando un panino e bevendo un bicchiere di birra. Quando mi alzai per andarmene mi disse: — Sono contento di averti visto, Mannie. Viva la Luna libera!

Gli feci eco, ero troppo sorpreso per non farlo. Il mio vecchio era l’uomo più cinico del mondo, per quanto riguardava la politica: se osava dire una frase simile in pubblico, era segno che la nostra campagna stava prendendo piede sul serio.

Tornai a Luna City molto sollevato e per niente stanco, dato che ero riuscito a dormire durante il viaggio da Torricelli fino a casa. Presi la circonvallazione dalla Stazione Sud, poi scesi fino all’ultimo livello e raggiunsi casa lungo la Bottom Alley, evitando l’affollamento dei corridoi centrali.

Prima di entrare in casa, pensai di fare un salto dal giudice Brody, per salutarlo. Brody è un vecchio amico e abbiamo in comune un arto amputato. Dopo aver perso la gamba si era dato alla carriera di giudice, con molto successo.

Se due persone portavano una loro lite davanti al giudice Brody e lui non riusciva a convincerle che la sua decisione era giusta, restituiva la parcella pagata e, se loro volevano battersi, arbitrava il duello senza chiedere nessun compenso e continuando a cercare di convincerli di non ricorrere ai coltelli.

Non era nel suo ufficio-tribunale, benché ci fosse il suo cappello posato sul tavolo. Molto probabilmente il giudice si trovava in uno dei bar del quartiere.

Non avrei mai immaginato, comunque, che a causa dell’assenza del giudice la vita stessa della rivoluzione, entro pochi istanti, avrebbe avuto una svolta fondamentale e che l’occasione della svolta mi sarebbe letteralmente caduta fra le braccia. Mentre lasciavo il tribunale incontrai un gruppo di persone che vi stavano entrando. Tipi di stilyagi, di capelloni. Avevano con loro una ragazza e un adulto. Volevano uccidere l’uomo ed erano venuti dal giudice per ottenere il permesso.


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