Si fece un improvviso silenzio. Prof stava guardando me. Deglutii, e dissi: — Mi offro come volontario. — Wyoh mi fece eco: — Anch’io! — seguita subito dalla piccola Hazel Meade.

In pochi istanti eravamo una dozzina, da Finn Nielsen al signor Participio-Campato-In-Aria (si rivelò un buon diavolo, a parte certe fissazioni). Prof prese nota dei nomi borbottando qualcosa come ci metteremo in contatto quando avremo a disposizione un mezzo di trasporto.

Presi Prof da parte e gli sussurrai: — Senti, sei così stanco da non ricordartene più? L’astronave del sette luglio è stata annullata e stanno minacciandoci l’embargo. La prossima astronave che verrà dalla Terra sarà una nave da guerra.

— Oh, ma non useremo le loro astronavi.

— E allora? Vuoi costruirne una qui? Hai idea di quanto tempo ci vuole? Sempreché siamo capaci di farlo, cosa di cui dubito.

— Mike dice che è necessario… insomma, ha già organizzato tutto. La fornirà lui, l’astronave. Il progetto è fatto e i lavori sono a buon punto.

— Progetto fatto, lavori a buon punto! Ma da quando Mike è diventato ingegnere?

— Non lo è, forse? — chiese Prof.

Stavo per rispondere, poi tacqui. Mike non ha certo una laurea. Solo che di ingegneria ne sa più lui di tutti gli ingegneri del mondo. O delle commedie di Shakespeare, o degli indovinelli. — Va bene, ora sputa fuori tutto quello che sai.

— Manuel, andremo sulla Terra come un carico di grano.

— Che cosa? E chi siamo noi?

— Tu e io. Gli altri volontari sono puramente decorativi.

— Senti, Prof. Sono stato sempre al gioco. Mi sono dato da fare quando tutta questa storia sembrava pura follia. Ho portato addosso maledetti pesi (ce li ho anche ora) per prepararmi a scendere in quell’orribile posto. Ma i patti erano che andassi con un’astronave, con a bordo almeno un pilota che mi facesse arrivare sano e salvo sulla Terra. Non ho mai accettato di essere spedito come una meteorite.

— Va bene, Manuel. Credo nella libertà individuale, sempre. Ci andrà la tua sostituta.

— La mia… chi?

— La compagna Wyoming. Per quanto ne sappia è l’unica persona che si sia addestrata con i pesi, oltre a te… e ai pochi Terrestri.

Accettai di andare. Ma prima ne parlai con Mike.

Mi rispose con molta pazienza. — Man, mio più vecchio amico, non devi affatto preoccuparti. Sei stato classificato come carico KM centottantasette, serie settantasei, e arriverai a Bombay senza guai. Per essere più sicuro, anzi per rassicurare te, ho scelto quel lancio perché uscirai dall’orbita di parcheggio e atterrerai quando l’India sarà girata verso di me… rimanendo quindi sotto controllo visivo. Fidati di me, Man, ho studiato il piano in ogni particolare.

— Avresti anche potuto avvertirmi prima.

— Non c’era bisogno di darti altre preoccupazioni prima del tempo. Il Professore non poteva non esserne a conoscenza e mi sono tenuto in contatto con lui. È il capo missione. Tu lo accompagni solo per prenderti cura di lui… e per sostituirlo nel caso che muoia. È un’eventualità sulla quale non posso in alcun modo rassicurarti.

Sospirai. — D’accordo, Mike. Ma davvero non penserai di riuscire a fare atterrare dolcemente una chiatta da carico, pilotandola da questa distanza?

— Man, credi che non ne capisca abbastanza di balistica? Ti prego, fidati: ho pensato a tutto.

— Va bene, ti credo. Ancora una cosa, Mike: a che velocità arrivano quelle chiatte sulla Terra? Quante gravità?

— Non tante, Man. Al momento del decollo l’accelerazione è pari a dieci gravità, poi la situazione si stabilizza a un livello, molto confortevole, di quattro gravità… poi ci sarà una scossa un po’ brusca poco prima della caduta, sulle cinque-sei gravità. Di per sé, il tonfo sarà abbastanza dolce, come cadere da una cinquantina di metri, ma cadrete in acqua. La chiatta si inabisserà, poi riemergerà di nuovo, sempre dolcemente, al largo di Bombay. Galleggerete in condizioni normali terrestri, cioè una gravità. Man, l’involucro esterno delle chiatte è costruito quanto più leggero possibile per ragioni di economia. Non possiamo permetterci di sottoporle a sforzi eccessivi, altrimenti le saldature si spezzerebbero.

— Molto gentile da parte tua, pensi sempre a tutto!

Non feci domande e me ne andai a ispezionare la mia bara. Sarebbe stato meglio non farlo.

Avete mai visto una di quelle assurde chiatte? Un semplice cilindro d’acciaio, con retrorazzi frenanti e motori ausiliari per le manovre, e un radar. Assomiglia a un’astronave come un paio di pinze assomigliano al mio braccio numero tre. In quel momento era aperta e stavano allestendo le nostre cabine.

Niente cucina. Niente gabinetto. Niente di niente. Ma perché avremmo dovuto preoccuparci? Dopo tutto, ci dovevamo restare una cinquantina d’ore.

Prof, per lo meno, sarebbe stato narcotizzato per quasi tutto il tempo, ma io dovevo essere sveglio al momento dell’atterraggio per tirarci fuori da quella trappola mortale se qualche cosa non funzionava a dovere e nessuno si trovava da quelle parti con un apriscatole. All’interno del cilindro stavano ricavando due specie di culle sagomate; noi dovevamo entrare in quei buchi, legarci e rimanerci immobili fino alla Terra. Sembravano più preoccupati a fare in modo che il peso totale della massa aggiunta fosse pari al peso del grano tolto e che il centro di gravità non rimanesse spostato, piuttosto che della nostra comodità. Il tecnico che dirigeva i lavori mi disse che nei calcoli avevano tenuto conto anche dell’imbottitura che sarebbe stata aggiunta alle nostre tute a pressione.

Fui felice di sentire che avrebbero imbottito le tute. Quei buchi non avevano certo un aspetto morbido.

Tornai a casa molto impensierito.

Cosa insolita, a pranzo mancava Wyoh. C’era però Greg, cosa ancora più insolita.

Nessuno fece commenti sul fatto che il giorno dopo avrei dovuto fare l’imitazione di una stella cadente, anche se lo sapevano tutti. Non mi resi conto che stava per succedere qualche cosa di importante fino a quando i giovani si alzarono da tavola e si allontanarono senza chiedere il permesso. Allora compresi perché Greg non era tornato al Mare delle Onde dopo l’ultima seduta dell’Assemblea: era stato convocato il Consiglio di Famiglia. Mum si guardò intorno e disse: — Siamo tutti presenti. Ali, chiudi la porta, grazie, caro. Granpà, vuoi cominciare?

Il decano dei mariti smise di ciondolare la testa sulla tazzina di caffè, si raddrizzò sul busto dopo aver dato uno sguardo intorno ed esordì con voce ferma: — Vedo che ci siamo tutti e che i bambini sono già andati a letto. Vedo che non ci sono estranei né ospiti. Dichiaro che siamo riuniti secondo le consuetudini stabilite un tempo da Jack Davis il Nero, nostro capostipite, e Tillie, nostra prima moglie. Se c’è qualche argomento che riguarda la sicurezza e la felicità del nostro matrimonio, sia discusso adesso. Si parli con chiarezza. Queste sono le nostre abitudini.

Granpà si rivolse a Mum e disse a voce bassa: — Ora a te, Mimi — e ricadde nel suo stato di beata apatia. Per un istante era stato l’uomo forte, bello, virile e dinamico dei giorni della mia opzione… Mi vennero le lacrime agli occhi a pensare quanto ero stato fortunato.

Ma in quel momento non sapevo se sentirmi fortunato o no. L’unica ragione che vedevo per un Consiglio di Famiglia era che il giorno dopo sarei stato lanciato sulla Terra come un carico di grano. Mum pensava forse di mettermi contro la famiglia? Nessuno era obbligato a obbedire alle decisioni di un Consiglio, ma in genere lo si faceva. Era proprio qui la forza del nostro matrimonio: quando si prendeva una decisione eravamo tutti uniti.

Mimi disse: — Ci sono argomenti che desiderate discutere? Parlate, cari.

Si fece avanti Greg. — Sì, io.

— Sentiamo.

Greg è un buon oratore. Ma quella sera sembrava tutt’altro che sicuro di sé. — Dunque… ecco… abbiamo sempre cercato di mantenere un certo equilibrio nel nostro matrimonio: coniugi giovani, coniugi anziani, un avvicendamento regolare, a intervalli regolari, come avveniva in passato. Nel corso degli anni, come si può vedere nei libri di famiglia, l’età media dei mariti si è aggirata sui quarant’anni, quella delle mogli sui trentacinque, e così sin dall’inizio, quando Tillie optò Jack il Nero quasi cento anni fa… Attualmente l’età media dei mariti è proprio sui quaranta, mentre quella…


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