Il Presidente aggiornò la seduta alle tre del pomeriggio. Ci fece ritirare in una stanza dove ci servirono la colazione. Avrei voluto parlare ma Prof scosse la testa e si guardò intorno portandosi le mani alle orecchie. Rimasi zitto. Poi Prof si mise a sonnecchiare e anch’io abbassai lo schienale della sedia a rotelle e lo imitai. Per tutto il tempo che rimanemmo sulla Terra dormimmo moltissimo. Fu di grande aiuto, ma non sufficiente.

Ci richiamarono soltanto alle quattro: la Commissione era già giunta. Il Presidente infranse la regola da lui stesso imposta contro i discorsi e ne fece uno lunghissimo, più addolorato che arrabbiato.

Incominciò col ricordarci che l’Ente Lunare era un’organizzazione fiduciaria delle Nazioni Federafe, apolitica, incaricata del sacro dovere di sorvegliare che il satellite della Terra, la Luna, non venisse mai utilizzato per scopi militari. Ci disse che l’Ente aveva fatto osservare per più di un secolo questo sacro impegno, mentre governi cadevano e ne sorgevano nuovi, alleanze si scioglievano e tornavano ad annodarsi. L’Ente, in realtà, era sorto prima delle Nazioni Federate e derivava il suo atto di costituzione dall’organizzazione internazionale preesistente, e aveva eseguito tanto bene il compito per il quale era stato creato da sopravvivere a guerre, tumulti e trasformazioni.

— L’Ente Lunare non può venire meno al proprio dovere — proclamò solennemente. — Gli abitanti della Colonia Lunare non troveranno ostacoli insuperabili sulla strada di una relativa autonomia, se saranno capaci di dimostrare di possedere maturità politica. E uno sviluppo può essere preso in considerazione. Tutto dipende dal vostro comportamento. Ci sono state sommosse e distruzioni di beni: questo non deve accadere.

Mi aspettavo che nominasse i novanta Arditi uccisi. Non lo fece. Non sarò mai un abile uomo di Stato: mi manca l’arte della diplomazia ad alto livello.

— I beni distrutti dovranno essere pagati — proseguì il Presidente. — Gli impegni assunti dovranno essere mantenuti. Se questo organo che chiamate Assemblea Costituente può garantire queste richieste, la nostra Commissione ritiene che la cosiddetta Assemblea potrà, a suo tempo, essere considerata un’agenzia dell’Ente per molte questioni interne. È perfino concepibile che un governo locale stabile possa, a suo tempo, assumere molti compiti che appartengono ora al Protettore e avere un delegato, senza diritto di voto, alla Grande Assemblea.

"Ma una cosa deve essere ben chiara. Il satellite naturale della Terra, la Luna, è per legge proprietà congiunta di tutti i popoli della Terra. Non appartiene a quei pochi individui che, per un caso della storia, ci si trovano a vivere. Il sacro mandato affidato all’Ente Lunare è e dovrà sempre essere la suprema legge del satellite della Terra."

Un caso della storia, eh? Mi aspettavo che Prof gli ricacciasse fn gola quell’affermazione. Pensavo che avrebbe detto… no, non sapevo quello che avrebbe detto.

Prof attese in silenzio per qualche secondo, poi chiese: — Onorevole Presidente, chi sarà esiliato, questa volta?

— Che cosa avete detto?

— Avete deciso chi di voi andrà in esilio? Il vostro vicegovernatore non ha voglia di dirigere il carcere — e questo era vero, preferiva rimanere in vita. — Ha accettato di mantenere le sue funzioni solo perché glielo abbiamo chiesto noi. Se continuate a credere che non siamo indipendenti, dovrete mandare su un altro carceriere.

— Protettore.

— Carceriere. Chiamiamolo con il nome che merita. Però, se sapessimo di chi si tratta, saremmo felici di chiamarlo Ambasciatore. Potremmo collaborare con lui. Non è necessario che arrivi con una banda di teppisti armati… per violentare e assassinare le nostre donne!

— Ordine! Moderazione! Il teste è richiamato all’ordine!

— Non ero io a non essere in ordine, Onorevole Presidente. C’è stata violenza e c’è stato un sudicio omicidio. Ma questo appartiene alla storia, ormai, e noi dobbiamo guardare il futuro. Chi manderete in esilio?

Prof fece uno sforzo per sollevarsi sul gomito e io mi misi all’erta: era il segnale prestabilito. — Tutti voi sapete che è un viaggio senza ritorno. Io sono nato qui, eppure vedete che fatica è per me il ritorno, anche temporaneo, sul pianeta che m’ha ripudiato. Siamo gli esiliati della Terra che…

Si accasciò improvvisamente. Balzai dalla sedia per soccorrerlo, ma caddi anch’io lungo disteso.

Non stavamo solo recitando, anche se io mi ero mosso in base a un accordo preciso. Per un Lunare, alzarsi di scatto sulla Terra rappresenta uno sforzo terribile per il cuore: la forza di gravità mi afferrò e mi schiacciò contro il suolo.

6

Ci riprendemmo rapidamente, ma i giornali ne fecero una notizia sensazionale perché io consegnai a Stu la registrazione e lui la fece diffondere dai suoi uomini. I titoli dei giornali, abilmente ispirati da Stu, non erano tutti contro di noi.

L’ENTE VUOLE SBARAZZARSI
DEGLI UOMINI DELLA LUNA?
AMBASCIATORE LUNARE SVIENE
SOTTO INTERROGATORIO:
"COLONIALISTI!" GRIDA
IL PROF. DE LA PAZ
PUNTA IL DITO DELLA VERGOGNA

Il mattino seguente ci venne recapitato un messaggio che chiedeva se il Professor de la Plaz si sentiva abba stanza bene da riprendere le discussioni. Ci presentammo e la Commissione mise a disposizione di Prof un medico e un’infermiera. All’ingresso ci perquisirono… e mi sequestrarono un registratore.

Lo consegnai senza fare storie. Era un apparecchio giapponese fornitomi da Stu con il preciso scopo di avere qualche cosa da farmi sequestrare. Nel braccio numero sei avevo un piccolo spazio destinato a una batteria elettrica, capace di contenere esattamente il mio microregistratore.

Gli argomenti discussi il giorno precedente furono lasciati da parte, solo, il Presidente iniziò la seduta rimproverandoci di aver violato la sicurezza di una conferenza a porte chiuse.

Prof rispose che, per quanto riguardava noi, non era a porte chiuse, e che avremmo dato il benvenuto a giornalisti, telecamere, al pubblico e a tutti coloro che avessero voluto intervenire, dato che la Luna non aveva segreti da nascondere.

Il Presidente rispose freddamente che non era il cosiddetto Libero Stato a sovrintendere a queste sedute. Le udienze avvenivano a porte chiuse, gli argomenti discussi non dovevano uscire da quella stanza, tali erano gli ordini.

Prof mi fece un cenno. — Volete aiutarmi, Colonnello? — Io manovrai i comandi della mia sedia a rotelle, la girai e con essa sospinsi la lettiga di Prof verso la porta, prima che il Presidente si accorgesse che stavamo tentando un bluff. Prof si lasciò convincere a restare, senza tuttavia promettere niente. Difficile fare pressione su un uomo che sviene appena si agita.

Il Presidente rilevò che il giorno prima ci si era dilungati su parecchie discussioni di scarsa importanza e che era meglio non tornare su argomenti già trattati. Oggi non avrebbe permesso digressioni, e volse un’occhiata significativa al delegato argentino e al nordamericano.

Quindi proseguì: — La sovranità è un concetto astratto, di cui si sono date molte definizioni a mano a mano che l’umanità imparava a vivere in pace. Il vero problema, Professore… o Ambasciatore de facto se preferite (non faremo cavilli sulle parole), è questo: siete pronti a garantire che le Colonie Lunari manterranno i loro impegni?

— Quali impegni, signore?

— Tutti gli impegni assunti, ma mi riferisco in particolare a quelli riguardanti l’esportazione di grano.


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