— Non conosco nessun impegno di questo genere, signore — rispose Prof, con aria ingenua.

La mano del Presidente si strinse intorno al manico del martelletto, ma la sua voce si mantenne calma. — Suvvia, signore, non è il caso di equivocare sulle parole. Mi riferisco ai contingenti di grano da inviare sulla Terra e alla percentuale di aumento prevista per quest’anno fiscale nella misura del tredici per cento. Possiamo avere la vostra assicurazione che continuerete a onorare questi impegni? È la condizione minima, per discutere. In mancanza di questo, i colloqui fra noi avranno termine.

— In tal caso, mi dispiace di dovervi dire che le nostre trattative sono finite.

— Non state parlando seriamente.

— Molto seriamente, signore. La sovranità della Luna Libera non è affatto l’argomento astratto che sembra a voi. Gli impegni di cui parlate erano soltanto un contratto dell’Ente con se stesso. La mia Nazione non ne è assolutamente vincolata. Tutti gli impegni della Nazione sovrana che ho l’onore di rappresentare devono ancora essere negoziati.

— Feccia della Terra! — tuonò il nordamericano. — Ve l’avevo detto che eravate troppo teneri con loro. Pezzi di galera! Non sanno nemmeno apprezzare un trattamento da gentiluomini!

— Ordine!

— Non dimenticatelo: io ve l’avevo detto! Se fossero venuti nel Colorado, gli avremmo insegnato noi un paio di cose!

— Il delegato del Nord America è richiamato all’ordine.

— Temo — intervenne il rappresentante indiano — temo di dovermi dichiarare d’accordo con il signor delegato del Nord America. L’India non può accettare che gli impegni relativi al grano siano considerati semplici pezzi di carta. Le persone oneste non trattano di politica con il ricatto della fame.

Prof chiese con voce calma: — Onorevole Presidente, mi concedete il permesso di approfondire le nostre intenzioni prima di giungere alla conclusione, forse troppo affrettata, che si debbano sospendere questi colloqui?

— Avete la parola.

— Con il consenso unanime? Potrò parlare senza essere interrotto?

Il Presidente si guardò intorno. — Tutti d’accordo — dichiarò.

— Sarò breve, Onorevole Presidente. Per prima cosa desidero rispondere al signor delegato del Nord America su una questione pregiudiziale, dal momento che ha criticato i miei connazionali. Io, per primo, ho visto l’interno di più di una prigione: accetto il titolo… anzi mi glorio del titolo di pezzo di galera. Tutti noi cittadini della Luna siamo pezzi di galera e discendiamo da pezzi di galera. Ma la Luna è una severa maestra di vita: chi è sopravvissuto alle sue lezioni non ha motivo di provare vergogna. A Luna City si può lasciare una borsa incustodita o la casa aperta senza alcun timore… potete fare lo stesso a Denver, nel vostro Colorado? Comunque, non sento alcun desiderio di venire nel Colorado a imparare un paio di cose: mi basta quello che mi ha insegnato Madre Luna. E può darsi che siamo la feccia della Terra, ma ora siamo una feccia armata.

"Al signor delegato dell’India mi sia concesso di dire che non facciamo a nessuno il ricatto della fame. Chiediamo soltanto una discussione franca su dati di fatto, senza lasciarci vincolare da presupposti politici che non corrispondono più alla realtà. Se ci sarà consentito di discutere su queste basi, vi prometto che vi dimostrerò come potremo non solo continuare invii di grano, ma aumentarli enormemente… a tutto vantaggio dell’India."

I rappresentanti cinese e indiano seguivano il discorso con la massima attenzione. L’indiano fece per parlare, poi si controllò e si rivolse al Presidente: — Vuole la presidenza chiedere al teste spiegazioni su quanto ha detto?

— Il teste è invitato a chiarire il significato delle sue parole.

— Onorevole Presidente, signori delegati, esiste effettivamente il sistema per aumentare di dieci volte e persino di cento volte le spedizioni di grano dalla Luna alle vostre popolazioni affamate. Il fatto che i carichi di grano abbiano continuato ad arrivare regolarmente durante la rivoluzione e continuino ad arrivare ancora oggi è la prova che le nostre intenzioni sono amichevoli. Ma non si può ottenere latte bastonando la mucca. Le discussioni su come aumentare gli invii di grano dovranno partire da una base di fatti reali, non dal falso presupposto che noi siamo schiavi legati a un obbligo che non abbiamo mai assunto. Allora, che cosa volete fare? Continuare a considerarci schiavi, sottoposti a un’autorità estranea a noi? Riconoscerci indipendenti, negoziare con noi e ascoltare le nostre proposte di aiuti?

Il Presidente disse: — In altre parole, ci chiedete di comprare un maiale a occhi chiusi. Volete che prima legalizziamo la vostra situazione illegale… poi ci parlerete delle vostre fantastiche asserzioni sulla possibilità di aumentare di dieci volte gli invii di grano. Quello che affermate è impossibile, sono un esperto di economia lunare. Ed è impossibile anche quello che chiedete: il riconoscimento di un nuovo Stato deve essere deciso dalla Grande Assemblea.

— Allora presentate la questione alla Grande Assemblea. Appena ci avrete riconosciuto come potenza sovrana pari alla vostra, discuteremo sull’aumento delle forniture di grano e negozieremo i termini di un accordo. Onorevole Presidente, noi coltiviamo il grano, siamo noi i proprietari del suolo lunare. Ne potremo produrre molto di più, ma non come schiavi. Prima dovrà essere riconosciuta la sovranità della Luna.

— Impossibile, e voi lo sapete. L’Ente Lunare non può abdicare alla sua sacra responsabilità.

Prof sospirò. — Sembra che siamo in un vicolo cieco. Posso solo suggerire che si sospenda questa seduta per permettere a tutti di riflettere. Oggi devono arrivare le nostre chiatte, ma nel momento in cui sarò costretto a notificare al mio governo che non sono riuscito a concludere un accordo, le spedizioni di grano cesseranno!

La testa di Prof ricadde sul cuscino, come se lo sforzo fosse stato eccessivo per lui. Poteva anche essere vero. Io me la cavavo abbastanza bene, ma ero giovane e nelle mie precedenti visite sulla Terra avevo imparato il sistema per sopravvivere. Un Lunare dell’età di Prof non avrebbe dovuto esporsi a certi rischi. Dopo un altro po’ di chiasso, che Prof ignorò, ci caricarono su un autocarro e ci riportarono in albergo. Per tutto il tragitto Prof tenne gli occhi chiusi.

7

Quella sera si sentì abbastanza bene da intervenire per un’ora a un ricevimento indetto in onore della stampa. Comparve sul solito lettino a rotelle, con i capelli bianchi che risaltavano contro un cuscino color cremisi e il corpo magro avvolto in un pigiama ricamato. Sembrava la salma di un personaggio molto importante, a un funerale solenne, se non fosse stato per gli occhi vivi e le fossette sulle guance. Anch’io avevo un aspetto imponente, nella mia uniforme nera e oro, che Stu definiva l’uniforme dei diplomatici lunari del mio rango. Avrebbe anche potuto esserlo, se sulla Luna fossero esistite distinzioni del genere.

I giornali indiani, quella sera, furono alquanto violenti con noi. La minaccia di sospendere le spedizioni di grano li aveva resi idrofobi. La proposta più gentile che sentii esprimere fu di fare piazza pulita della Luna, sterminare tutti noi trogloditi criminali e sostituirci con onesti agricoltori indiani che conoscevano il sacro valore della vita e avrebbero spedito grano in quantità sempre maggiore.

Prof scelse quella sera per parlare e fornire dati sulla impossibilità della Luna di continuare l’invio del grano, e l’organizzazione di Stu diffuse le sue parole in tutta la Terra. Alcuni giornalisti cercarono di analizzare le cifre fornite e rinfacciarono a Prof una evidente contraddizione.

— Professor de la Paz, ora dite che la produzione di grano continuerà a diminuire a causa del progressivo esaurimento delle risorse naturali e che nel duemilaottantadue la Luna non sarà più in grado di dare da mangiare nemmeno ai suoi abitanti. Oggi invece avete detto all’Ente Lunare di poter accrescere le forniture di grano alla Terra di dieci e persino cento volte.


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