Il giovanotto cambiò discorso. — Io non posso aspettare che Millisor rintracci quelle colture. Appena lui e la sua squadra avranno finito i loro controlli sui passeggeri arrivati di recente, sapranno che io sono qui su Stazione Kline.

— Lei ha ancora un certo margine di tempo — osservò Quinn. — Sono certa che i cetagandani sprecheranno delle giornate dietro quel povero innocente di Teki, per scoprire se lei lo contatta. Forse si annoieranno al punto di rinunciare e andranno via da qui — si augurò, — risparmiandomi così di completare un lavoro antipatico per conto di Casa Bharaputra.

Cee si volse a Ethan. — Athos non vuole il materiale che ha ordinato e pagato?

— Ci abbiamo rinunciato. Ritrovarlo significherebbe risparmiare la spesa di un’altra ordinazione, ma temo di non vedere dove starebbe il nostro guadagno se Millisor venisse a cercare quelle ovaie su Athos, seguito da un esercito e con propositi di genocidio nella mente. È così ossessionato dal timore che qualcuno possa averle, che… in realtà vorrei potergli consegnare io stesso quella dannata roba, per assicurarmi che Athos si liberi di lui una volta per tutte. — Allargò le mani verso Cee. — Mi scusi, ma le cose stanno così.

Cee sorrise mestamente. — Non si scusi per la sua onestà, dottor Urquhart. — In tono più teso continuò: — Ma lei deve capire che non possiamo permettere che quel complesso genetico cada nelle loro mani. La prossima volta saranno molto più sottili nell’assicurarsi che i telepati siano schiavi fedeli dei Ghem-lord, e non ci sarà limite all’uso corrotto e mostruoso che sapranno farne.

— Possono davvero allevare esseri umani privi di libero arbitrio? — domandò Ethan, con un brivido. La vecchia frase "È un abominio agli occhi di Dio il Padre" sembrava riempirsi di un significato molto reale e inquietante. — Devo ammettere che l’idea non mi piace affatto, seguendola fino alle sue logiche conclusioni. Macchine di carne, capaci di…

Quinn lo interruppe, dal letto, in un tono che Ethan cominciava a riconoscere come il prodotto di un pensiero assai rapido: — A me sembra che il genio sia ormai uscito dalla bottiglia, sia che Millisor ritrovi o non ritrovi quel materiale. Millisor pensa in termini di operazione da controspionaggio, per semplice abitudine di lavoro. Lo cerca con tanto accanimento solo per assicurarsi che nessun altro lo abbia. Ma ora che Cetaganda ha ottenuto un certo risultato scientifico, dimostrando che è possibile, è solo questione di tempo prima che qualcun altro lo replichi. Dieci anni, venti al massimo. Quando i cetagandani avranno schiere di telepati con cui schiacciare l’opposizione al loro regime, ci saranno già eserciti di telepati liberi che si opporranno ad essi. — Il suo sguardo scrutò Cee come se cercasse qualche punto del suo corpo da cui prelevare subito un po’ di preziose cellule.

— E cosa le fa pensare che al servizio del suo ammiraglio Naismith farei qualcosa di meglio di quando lavoravo per i cetagandani?

Quinn si schiarì la gola. Il telepate le stava leggendo nella mente fin da quando aveva cominciato a far domande, comprese Ethan, e lei se ne rendeva conto.

— In questo caso, spedisca un campione del suo tessuto organico a tutti i governi della galassia, se preferisce. — Ebbe un sogghigno lupesco. — Millisor sarà richiamato in patria per riscuotere il prezzo del suo fallimento, lei avrà avuto la sua vendetta, e Athos tornerà ad essere un posto privo d’interesse per tutti. Mi sembra una soluzione rapida ed efficiente.

— Una soluzione da cui nascerebbero cento razze di schiavi? — disse Cee. — Cento minoranze di mutanti, temute e odiate, o controllate da regimi dittatoriali con tutti i mezzi ritenuti necessari dai loro padroni? Schiavi alla catena… o esseri umani destinati a fuggire in eterno, sempre incalzati da chi li teme troppo per consentire che esistano?

Ethan non aveva mai immaginato di trovarsi all’incrocio di eventi decisivi per la storia umana. Il guaio di quella posizione, scoprì, era che in qualsiasi direzione uno guardasse vedeva davanti a sé un pendio scivoloso, un percorso incontrollabile verso lo strano genere di futuro in cui avrebbe dovuto vivere. Non era mai stato così ansioso di pregare, né così incerto se questo sarebbe servito a qualcosa.

Cee scosse il capo e bevve ancora. — Per me, io ne ho abbastanza. Non voglio più saperne. Tre anni fa ho camminato nel fuoco, ma lo facevo solo per Janine.

— Ah — disse Quinn. — Janine.

Il giovanotto la fissò con occhi duri. Non era per niente ubriaco, comprese Ethan. — Lei vuole la sua libbra di carne, mercenaria. Le faccio il prezzo, allora. Mi trovi Janine.

Quinn storse le labbra. — Ciò che ne resta, vuol dire, nelle colture che gli athosiani hanno ordinato come spose-in-vitro? È un problema. Si arrotolò una ciocca di capelli intorno a un dito. — Lei si rende conto, suppongo, che la mia missione qui è finita. Ho già fatto il mio lavoro. Potrei metterla fuori combattimento con lo storditore lì dove si trova, prelevarle un campione di tessuto e sparire prima che lei si svegli.

Cee si agitò, a disagio. — E allora?

— Gliel’ho detto perché lei capisca i fatti.

— Cosa vuole da me? — la sfidò Cee, rabbiosamente. — Pretende che io mi fidi di lei?

Quinn strinse le labbra. — Lei non si fida di nessuno. Non lo ha mai fatto. Però si aspetta che gli altri si fidino di lei.

— Ah — disse Cee. annuendo seccamente. — Si riferisce a questo.

— Lei dica ad altri una sola parola di questo — sorrise Quinn a denti stretti, — e io organizzerò per la sua persona un’uscita di scena ancor più completa di quella di Okita

— I suoi segreti e quelli del suo ammiraglio non hanno il minimo interesse per me — disse Cee rigidamente. — Sono cose poco rilevanti in questa situazione, comunque.

— Sono rilevanti per me — borbottò Quinn, ma gli concesse un cenno d’assenso, accettando la sua implicita assicurazione che avrebbe rispettato il silenzio.

Tutti i peccati che Ethan aveva commesso o contemplato gli balzarono alla mente, fuggendo dalle stanze del suo passato in cui li aveva chiusi e nascosti. Capiva bene da cosa nasceva la minaccia di Quinn. Ed evidentemente questo suo sentimento non sfuggì a Cee, perché il giovanotto biondo distolse lo sguardo dalla mercenaria e si girò verso di lui.

All’improvviso Ethan si sentì spaventosamente nudo. Tutte le cose a cui avrebbe voluto evitare di pensare sembravano affollarsi nella sua testa. L’affascinante bellezza fisica di Cee, ad esempio, la sua personalità intelligente e nervosa, quei meravigliosi occhi azzurri… Ethan maledisse il debole che aveva per i ragazzi biondi e snelli, e distolse a stento la mente dalle immagini di un rapporto sessuale. Dopo essersi visto nudo nelle sue fantasie erotiche, Cee non si sarebbe più lasciato ingannare dalla sua distaccata aria professionale da medico. Ethan invidiò disperatamente l’indifferenza e l’autocontrollo di Quinn.

Ma poteva fare di peggio. Poteva pensare a quanto fragile era la protezione di Athos che lui doveva teoricamente fornire a Cee, come ricompensa per tutte le cose che il telepatc gli aveva rivelato. Quanto si sarebbe sentito tradito e in pericolo Cee, dopo aver capito che l’asilo politico di Athos consisteva nelle chiacchiere di uomo incapace perfino di proteggere se stesso? Ethan arrossì, ancor più vergognoso di prima, e abbassò lo sguardo sul pavimento.

Stava per lasciare Cee all’eccitante vita avventurosa dei Mercenari Dendarii ancor prima di aver avuto la possibilità di parlargli di Athos… i mari azzurri, le tranquille cittadine, l’ordinata vita sociale, le fattorie nelle regioni terraformate. e oltre quei confini le zone desertiche coi loro affascinanti aspetti climatici e le bizzarre comunità di Emarginati… i saggi, anche se scostanti, eremiti che si davano alla contemplazione, i fuorilegge… Ethan immaginò se stesso mentre conduceva Cee in barca sulla costa della Provincia Meridionale, per mostrargli i recinti sommersi degli allevamenti di pesce di suo padre (Cetaganda aveva mari?) gli operai abbronzati dal riflesso dell’acqua salmastra, il duro lavoro sotto il sole caldo, e la birra fresca bevuta di sera sotto un pergolato.


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