— Non sarebbe necessario renderlo di pubblico dominio — precisò il delegato di Barka.

— Questo voglio sperarlo — annuì il presidente. — Prendo nota della possibilità suggerita. I presenti sono tenuti a considerare segreto e non divulgabile questo argomento. Ma devo sottolineare che questa proposta non risolverebbe l’altro perenne problema, ormai da anni all’attenzione del Consiglio e di Athos: mantenere un’accettabile varietà genetica. La nostra generazione non lo sente ancora come un problema pressante, ma tutti noi sappiamo che lo diverrà, in futuro. — Il suo tono si ammorbidì. — Sarebbe venir meno alle nostre responsabilità se oggi lo ignorassimo, scaricandolo così sui nostri nipoti sotto forma di crisi.

Intorno al tavolo ci furono mormorii di sollievo, quando la logica prese il posto delle emozioni destate dal delegato di Barka. Anche quest’ultimo apparve rassicurato. — È giusto… Proprio così… Bisogna pensarci prima… Meglio prendere due piccioni con una fava, se possibile…

— L’Ufficio Immigrazione potrebbe esserci d’aiuto nel cercare un agente — disse un consigliere, che una settimana all’anno lavorava all’Ufficio Immigrazione e Naturalizzazione di Athos. — Se uno degli immigrati fosse disposto.

— Quanti immigrati sono arrivati con la nave di quest’anno? — domandò l’uomo seduto di fronte a lui.

— Tre.

— Per l’inferno, è un periodo di stanca?

— Non direi. L’anno scorso ne sono giunti soltanto due. E due anni fa, nessuno. — L’uomo dell’Ufficio Immigrazione sospirò. — La logica fa pensare che dovremmo essere sommersi da folle di uomini in cerca di una vita migliore o di asilo politico. Probabilmente i Padri Fondatori hanno voluto esser certi di offrirci un pianeta molto al di fuori delle consuete rotte di navigazione. Talvolta mi chiedo se la gente, sugli altri mondi della galassia, ha mai sentito parlare di noi.

— Forse questa informazione viene soppressa da… uh, loro. Sapete di chi parlo.

— Forse gli uomini che tentano di arrivare qui vengono fermati a Stazione Kline — ipotizzò Desroches. — Forse soltanto a pochi loro concedono di passare oltre.

— È la verità — annuì l’uomo dell’Ufficio Immigrazione. — Tuttavia va notato che gli individui provenienti da fuori tendono a essere un po’… uh. strani.

— Non c’è da stupirsene, considerando che sono il prodotto un parto così traumatico, e delle… uh. creature, che li educano. Non per colpa loro.

Il presidente batté ancora sul tavolo. — Queste chiacchiere potrete continuarle più tardi. Dunque, siamo tutti d’accordo nell’insistere con la nostra precedente scelta, e cioè cercare al di fuori di questo pianeta un rifornimento di tessuti da coltura…

Ethan, che si sentiva bollire, non riuscì a star zitto: — Signori! Non starete pensando di rivolgervi ancora a quei delinquenti che ci hanno appena… — Desroches lo costrinse con fermezza a rimettersi a sedere.

— … acquistandoli da una fonte più sicura e controllata — finì il presidente, gratificando Ethan di uno sguardo severo. Non di biasimo, tuttavia, ma anzi come se si sentisse d’accordo con lui. — Il vostro parere, signori consiglieri?

Dai presenti si levò un mormorio di approvazione.

— I sì prevalgono, la mozione è approvata. Penso inoltre che siate d’accordo sull’opportunità di non fare due volte lo stesso errore: non più acquisti alla cieca. Ne consegue che dovremo scegliere un agente. Qualche suggerimento, Dr. Desroches?

Desroches si alzò in piedi.

— Grazie per avermi interpellato, signor presidente. Ho già riflettuto con attenzione su questo problema. È ovvio che l’agente commerciale ideale deve prima di tutto possedere le conoscenze tecniche necessarie per valutare, scegliere, imballare e trasportare le colture. Questo restringe considerevolmente la rosa di candidati, dai quali mi sia perciò consentito escludere tutti gli emigrati giunti nei recenti anni sul nostro pianeta. L’agente dovrà essere inoltre un uomo di provata integrità, non solo perché sarà responsabile di quasi tutto il commercio con l’estero che Athos potrà permettersi quest’anno…

— Di tutto — lo corresse con calma il presidente. — Il Consiglio Generale non ha approvato altri scambi, ieri sera.

Desroches annuì. — E non solo perché il futuro di Athos dipenderà dalla sua capacità di giudizio, ma anche perché dovrà avere la fibra morale per resistere alla, uh… a qualunque cosa ci sia là fuori, e che lui potrebbe quindi incontrare.

Stava parlando di loro, ovviamente, delle femmine, e di tutto ciò che costoro avrebbero potuto fare a un uomo. Dato che aveva elencato la fibra morale fra le caratteristiche indispensabili, Ethan si chiese se Roachie stesse meditando di offrirsi volontario. Senza dubbio era qualificato dal punto di vista tecnico, riconobbe. E ammirò il coraggio del collega, anche se fino a quel momento l’aveva considerato un piccolo burocrate di vedute ristrette. Ora invece riconosceva di averlo giudicato frettolosamente. Per Desroches sarebbe stato un sacrificio lasciare i due figli, che lui adorava, per un intero anno…

— Dovrà anche essere un uomo libero dalle responsabilità familiari, in modo che la sua assenza non lasci un pesante fardello sulle spalle del suo coniuge alternativo designato — continuò Desroches.

Tutte le facce barbute intorno al tavolo annuirono gravemente.

— … e infine, dovrà essere un uomo dotato dell’energia e della fermezza che gli occorreranno per portare a termine il suo compito, superando gli ostacoli che gli saranno opposti dalle… dal destino o da chiunque altro potrebbe trovarsi ad affrontare. — Desroches appoggiò saldamente una mano su una spalla di Ethan; l’espressione di cupa approvazione sulla faccia del presidente si allargò in un sorriso.

Le parole con cui Ethan stava per congratularsi con lui, e fargli i suoi auguri gli si erano congelate in gola. Da un lato all’altro del cranio gli echeggiava soltanto una stridula, tremante e incredula frase: Questa me la pagherai, Roachie…

—  Signori, ho il piacere di proporre alla vostra attenzione il nostro nuovo agente commerciale, il dottor Urquhart — disse Desroches, e rivolse a Ethan un sorriso allegro. — Ora può alzarsi e dire quel che voleva dire — lo incitò.

Il silenzio, a bordo della vettura da superficie di Desroches sulla strada fra la capitale e Sevarin, fu lungo e pesante. Infine l’uomo si decise a romperlo, nervosamente: — Non vuole proprio ammettere di avere la capacità di occuparsene?

— Questo è lei a dirlo — grugnì Ethan, scostante. — Avevate già deciso tutto in anticipo, lei e il presidente.

— Era necessario, data la scarsità di tempo. Ho pensato che lei sarebbe stato troppo modesto per offrirsi volontario.

— Modesto un accidente. Quello che lei ha pensato è che sarebbe stato più facile costringermi ad accettare se mi aveste colto di sorpresa.

— Ma niente affatto, caro Ethan! Sono convinto che lei sia l’uomo più adatto per questo incarico, ecco la verità. E il presidente ha voluto la mia opinione in anticipo perché solo Dio il Padre sa chi avrebbe scelto il Consiglio, lasciato libero di chiacchierare e perdere altro tempo. Magari quell’idiota di Frankin, da Barka. Le piacerebbe vedere il destino di Athos nelle mani di quell’individuo?

— No — fu d’accordo Ethan, con riluttanza. Poi ebbe uno scatto d’ira. — Sì! Mandateci lui, là fuori.

Desroches sorrise, e sul lucido quadro di comando si riflesse il bianco dei suoi denti. — Ma i crediti da doveri sociali che lei ne ricaverà… pensi a questo! Il costo di tre figli, i CDS che guadagnerebbe in dieci anni di lavoro, e tutto ciò in un solo anno che. me lo lasci dire, può essere in buona parte considerato una vacanza. Il compenso approvato dal Consiglio è stato generoso.

Senza volerlo troppo Ethan immaginò un olocubo sulla sua scrivania, pieno di vita e con tre sorridenti volti di fanciulli… pony anche per loro, naturalmente, e lunghe giornate in barca a vela sotto il cielo terso, con lui che insegnava ai figli i segreti del vento e del mare, come suo padre aveva insegnato a lui, e le voci e le risa in una casa non più vuota, e un futuro senza timori…


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