6

C’era un nuovo ologramma nell’ufficio del generale: una pianura coperta di neve. In lontananza c’era una catena di piccole montagne aguzze, molto probabilmente il muro di un cratere. Il cielo sopra le montagne era quasi interamente coperto da un pianeta: un gigante gassoso giallo con anelli e una mezza dozzina di lune, rese visibili dall’ombra che lanciavano sul pianeta. Il cielo… quel poco che riuscivo a vedere… era di un azzurro cupo, il che dava l’idea di un qualche tipo di atmosfera.

Una fila di impronte correva sulla neve, cominciando dove finiva la moquette del generale e proseguendo diagonalmente nella pianura fino a perdersi all’orizzonte. Le impronte erano state lasciate da un solo paio di grossi e larghi stivali.

— Non cercherai di insediarti là? — ho domandato.

— No. Molto probabilmente c’è stata una stazione di osservazione e forse un solo atterraggio.

Ho annuito e mi sono seduto.

— Dunque. — Ha preso in mano il suo stilo. — Perez Anna incontra le donne una sola volta e gli umani hanno appreso qualcosa di valore strategico.

— Sulla popolazione — ho detto.

— Sì. Non so fino a che punto questo possa essere controllato, e non so quanto saggio sia usare te come traduttore. Perché hai spiegato l’esatto significato delle parole che hai tradotto con "stupro" e "omicidio"? Ho pensato, quando ho visto la registrazione, che stessi per dire alla donna di Perez che noi non uccidiamo donne e bambini.

— Ho contribuito a scrivere il primo dizionario per la vostra lingua e quelle definizioni vi erano contenute. Non avrei detto ad Anna nulla che gli umani non sapessero già. — Ho abbassato brevemente lo sguardo, poi l’ho rialzato, incontrando quello del generale.

— La lingua è la mia unica e grande abilità. Vorrei usarla onestamente. Sarò, per quanto possibile, chiaro. — (Stavo usando la lingua principale hwarhath. Il primo significato della parola è "trasparente".) — Se questo rappresenta un problema, allora escludimi. Ma come potrete poi negoziare in modo serio se le linee di comunicazione sono aggrovigliate?

Lui ha emesso un suono basso, di insoddisfazione, e ha deposto lo stilo. — Ho trascorso tutta la sera con Lugala Tsu. Non ha mai imparato a bere. È un’altra delle ragioni per cui la sua stirpe non avrebbe mai dovuto mandarlo avanti. Non ti descriverò tutto quello che ha detto. Verso la fine, non era più coerente. Ma due cose sono emerse, e importanti. Spera che sia finalmente arrivato il momento in cui mi vedrà commettere qualche errore. Spera che io ne commetta uno abbastanza serio in questa fase dei negoziati. E… — Ha ripreso lo stilo e ha continuato a rigirarselo tra le mani. — E ha lasciato intendere… ha accennato alla possibilità… che non ci si debba fidare completamente di te. Alcuni degli uomini che erano con lui erano ancora abbastanza sobri da capire quello che stava accadendo. Hah! Dovevi vedere l’espressione dei loro visi! Ma non sapevano come fermarlo. Ecco quello che succede quando ci si sceglie lo staff come fa lui.

Avevo già sentito il generale esprimersi su quell’argomento. Il bell’aspetto va bene, e non c’è niente di male nel tenere in considerazione la stirpe di un uomo, ma non potevano essere quelli i soli criteri di scelta.

— Tu chi hai preso? — ho domandato.

— Hai Atala Vaihar.

Scelta perfetta. Vaihar beve abbastanza per mantenersi nella media dei suoi, ma mai tanto da ubriacarsi; e sa sempre cosa fare in una situazione difficile.

— Non posso ripeterti le esatte parole che quel figlio di Lugala ha usato. È stato verso la fine della serata, e non era più tanto facile seguire il senso del suo discorso. Ma ha menzionato il fatto che tu sei un umano, e che gli umani erano diversi sotto molti aspetti importanti, e che nessuno può prevedere il tuo modo di agire adesso che frequenti una donna umana, la quale potrebbe esserti imparentata e potrebbe anche non essere.

In altre parole, potrei essere un traditore del Popolo, e un pervertito, e forse anche un incestuoso.

(Ti sbagli su questo. Lui stava suggerendo due possibilità, entrambe pericolose. Forse Anna è una tua parente, nel qual caso dovresti essere leale con lei. Nessun uomo sano di mente tradirebbe o abbandonerebbe una donna della propria stirpe. O forse stai mentendo e lei non è una parente. In questo caso, hai ottenuto l’accesso alle sue stanze per uno scopo che sono riluttante a dichiarare. Perciò, o sei un traditore e non un pervertito o un pervertito e forse un traditore. Ma non credo che Lugala Tsu avesse in mente l’idea dell’incesto.)

— Che cosa farai? — ho domandato.

— Ho detto che il futuro era nella mani della Divinità, e che non avremmo mai potuto prevedere con certezza le azioni di chicchessia; e poi Vaihar ha raccontato una lunga e noiosa storia su uno dei suoi zii, il quale era sempre stato prevedibile; e poi ce ne siamo andati. Mi chiedo se qualcuno di quei giovani avrà il coraggio di dire a Lugala Tsu le cose che mi ha detto esattamente.

— Molto probabilmente no.

Ha prodotto un suono che indicava accordo con me. — Andrò a parlare a Ettin Per. Forse lei riuscirà a trovare un modo per tenere a freno la curiosità delle donne. Tu ci raggiungerai nella stanza dove si svolgono i colloqui con il nemico.

— Perché?

— Voglio che il figlio di Lugala ti veda accanto a me. Sei il miglior traduttore che abbiamo e il nostro primo-davanti esperto in umanità. Voglio che quel prodotto di una malriuscita inseminazione ricordi; e voglio che ricordi che cosa sei tu per me.

Dal diario di Sanders Nicholas,

addetto alle informazioni presso lo staff

del Primo Difensore Ettin Gwarha

CODIFICATO PER LA SOLA VISIONE DI ETTIN GWARHA

7

Il giorno seguente, Nicholas le mostrò come usare la cucina. — Le donne vogliono tempo per pensare a ciò che ha detto loro. Il generale vuole che torni ai negoziati. Perciò, per un po’ se ne starà sola.

Anna annuì, e lui passò alle istruzioni per l’uso dei vari… come li si doveva chiamare? Apparecchi? Quand’ebbe finito, si appoggiò alla parete più vicina, le braccia incrociate. Portava un braccialetto al polso sinistro, fatto di pesanti anelli d’oro, ognuno con una pietra verde al centro, scolpita, con l’aria di essere giada. Un magnifico gioiello, pensò Anna, ma che non si intonava al vestiario.

— Le ho portato il computer — disse Nicholas. — Non è un modello nuovo. Prendiamo quello che riusciamo ad avere. Ma il software è amichevole. Secondo me, un po’ troppo. Mi piace una distanza emotiva maggiore nel mio software. Scriverò le istruzioni per chiamare Vaihar e Matsehar. Se vuole andare da qualche parte, chiami loro.

Fece una pausa e parve a disagio. — Ho bisogno di chiederle una cosa, Anna.

Lei rimase in attesa.

— Ettin Gwarha le ha raccontato una storia, due anni fa, prima che lasciassimo l’ultima serie di negoziati.

Anna annuì.

— La conosce qualcun altro?

— La Mi mi ha presa nello stesso istante in cui la sua gente ha lasciato il pianeta. Mi hanno interrogata.

Nicholas rimase dapprima assolutamente immobile. Poi domandò: — In che modo? — La sua voce era pacata.

— Droghe. Non mi hanno fatto del male ma dovevano acquisire tutto quello che so su di lei e il Popolo.

— Ah… — Il suo sguardo si mosse. — Be’, la Mi non è mai stata generosa in fatto di condividere informazioni. Forse non l’hanno raccontato al resto del suo gruppo.

— Le importa?

— Credo di sì. Non è una storia molto piacevole. Soprattutto, non voglio entrare in quella sala, domani, e trovarmi di fronte all’altra parte che pensa: "Ecco il povero bastardo che lavora per la gente che l’ha torturato".

— È vero?

Lui avrebbe voluto chiudere lì il discorso. Anna poteva capirlo dalla sua espressione e dalla posa del suo corpo. Chiudere lì il discorso, metterla a tacere dicendo di farsi gli affari suoi.


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