«Altre domande?» disse Albedo. «Ho in programma un importante incontro.»

Senza una parola, sulla banda da 75 megahertz o su qualsiasi altra banda, i quattro cloni girarono sui tacchi e rientrarono nella navetta.

Nella bolla centrale di conferenza tattica dell’ASS Uriele erano riuniti venti ufficiali della Flotta della Pax, compresi tutti i capitani e gli ufficiali in seconda della task force Gedeone. Fra questi ufficiali in seconda c’era il comandante Hoagan "Hoag" Liebler: trentasei anni standard, rinato dopo il battesimo ricevuto su Rinascimento Minore, rampollo della ormai decaduta Famiglia Liebler le cui tenute coprivano circa due milioni di ettari (e i cui debiti attuali corrispondevano quasi a cinque marchi per ettaro) aveva dedicato la vita privata al servizio della Chiesa e la vita professionale alla Flotta della Pax. Era inoltre una spia e un potenziale assassino.

Liebler aveva guardato con interesse l’arrivo del nuovo comandante della Uriele. Tutti, nella task force (quasi tutti nella Flotta della Pax) avevano sentito parlare del padre capitano de Soya. Cinque anni prima, l’ex comandante di nave torcia aveva ricevuto un diskey papale (in pratica, autorità quasi illimitata) per un progetto segreto e non era riuscito a portare a termine la missione. Nessuno sapeva con certezza quale fosse la missione, ma l’uso del diskey papale aveva procurato a de Soya vari nemici fra gli ufficiali della Flotta in tutto lo spazio della Pax. Il fallimento del padre capitano e la sua scomparsa avevano fatto nascere altre voci nei quadrati ufficiali e nei circoli della Flotta: la teoria più comune era che de Soya fosse stato affidato al Sant’Uffizio, scomunicato senza tanto clamore e probabilmente giustiziato.

Invece era di nuovo in giro, per di più al comando di uno dei mezzi più preziosi dell’arsenale della Flotta: uno dei ventuno incrociatori operativi classe Arcangelo.

Liebler fu sorpreso dall’aspetto di de Soya: il padre capitano era basso di statura, aveva capelli scuri, occhi grandi e tristi più adatti all’icona di un santo martirizzato che al comandante di un incrociatore da guerra. Le presentazioni furono fatte rapidamente dall’ammiraglio Aldikacti, una tarchiata donna originaria di Lusus, responsabile sia di quella riunione sia della task force.

«Padre capitano de Soya» disse Aldikacti, mentre de Soya prendeva posto al tavolo grigio e rotondo nella sala grigia e rotonda «ritengo che conosca già alcuni di questi ufficiali.» L’ammiraglio era famoso per la mancanza di tatto, oltre che per la ferocia in battaglia.

«La madre capitano Stone è una vecchia amica» disse de Soya, rivolgendo un cenno al suo ex ufficiale in seconda. «Il capitano Hearn faceva parte della mia ultima task force; conosco anche il capitano Sati e il capitano Lampriere. Inoltre ho avuto l’onore di lavorare con i comandanti Uchikawa e Barnes-Avne.»

L’ammiraglio Aldikacti emise un borbottio. «Il comandante Barnes-Avne è qui in rappresentanza dei marines e delle guardie svizzere che fanno parte della task force Gedeone. Conosce già il suo ufficiale in seconda, padre capitano de Soya?»

Il prete capitano scosse la testa e Aldikacti gli presentò Liebler. Questi notò con sorpresa la sua salda stretta di mano e il suo sguardo autoritario. "Occhi da martire o no" si disse "quest’uomo è abituato al comando."

«Bene, allora cominciamo» brontolò l’ammiraglio Aldikacti. «Il capitano Sati pronuncerà la conferenza informativa.»

Per i successivi venti minuti la sala fu annebbiata da ologrammi e sovrapposizioni di traiettorie. Comlog e grafer si riempirono di dati e di appunti. La voce pacata di Sati era l’unico suono, a parte qualche rara domanda o richiesta di chiarimenti.

Liebler prese rapidi appunti, sorpreso della portata della missione della task force Gedeone e impegnato nel lavoro di ogni ufficiale in seconda: annotare tutti i fatti salienti e i particolari che forse il comandante avrebbe voluto riesaminare più tardi.

La task force Gedeone era la prima composta totalmente di incrociatori classe Arcangelo. Sette erano stati assegnati alla missione. Navi torcia convenzionali classe Hawking erano state inviate con alcuni mesi di anticipo al primo punto di raduno nella Periferia, una ventina di anni luce al di là della sfera difensiva detta Grande Muraglia, in modo da partecipare a una battaglia simulata; ma dopo quel primo balzo, la task force di sette incrociatori avrebbe operato in maniera indipendente.

«Una buona metafora sarebbe la marcia del generale Sherman nella Georgia durante la guerra civile americana del XIX secolo pre-Egira» disse il capitano Sati, inducendo metà degli ufficiali a battere sul diskey del proprio comlog per richiamare quell’arcano frammento di storia militare.

«In precedenza» proseguì Sati «le nostre battaglie contro gli Ouster si sono svolte nello "spazio di nessuno" della Grande Muraglia o ai margini dello spazio della Pax o di quello degli Ouster. Le incursioni in profondità nello spazio Ouster sono state poche.» Esitò un istante. «Una di esse è quella compiuta dalla task force del padre capitano de Soya, circa cinque anni standard fa.»

«Commenti su quella incursione, padre capitano?» disse l’ammiraglio Aldikacti.

De Soya esitò un attimo. «Incendiammo un anello di foresta orbitale» disse infine. «Non ci fu resistenza.»

Hoag Liebler credette di cogliere una traccia di vergogna nel tono del padre capitano.

Sati annuì, come soddisfatto. «Ci auguriamo che si verifichi la stessa cosa anche per questa missione. I nostri servizi segreti pensano che gli Ouster abbiano schierato il grosso delle loro forze di difesa lungo la sfera della Grande Muraglia, lasciando molto poco, in termini di resistenza armata, nel cuore delle zone colonizzate al di là della Pax. Per quasi tre secoli hanno deciso la posizione delle forze, delle basi e dei sistemi abitati tenendo presenti come fattore primario le limitazioni imposte dalla tecnologia del motore Hawking.»

Ologrammi tattici riempirono la sala conferenze.

«Il cliché è semplice» continuò Sati. «La Pax ha avuto il vantaggio di linee interne di trasporto e di comunicazione, mentre gli Ouster hanno sfruttato come forza difensiva la possibilità di nascondersi e le enormi distanze. La penetrazione profonda nello spazio Ouster è stata quasi impossibile per la vulnerabilità delle nostre linee di rifornimento e per la loro propensione a darsi alla fuga di fronte alla nostra superiore potenza, rimandando l’attacco, spesso con effetti devastanti, a quando le nostre forze si avventuravano troppo lontano dalla Grande Muraglia.»

Si interruppe e guardò gli ufficiali seduti intorno al tavolo. «Signori e signore, quei giorni sono finiti.» Altri ologrammi comparvero: la linea rossa della traiettoria della task force Gedeone usciva dalla sfera della Pax e vi tornava, tagliando come un coltello laser lo spazio fra i soli.

«Ecco la nostra missione» disse Sati, con voce calma che diventava sempre più decisa. «Distruggere ogni base di rifornimento planetaria Ouster e ogni colonia che incontriamo: fattorie cometa, città barattolo, progetti impraticabili, basi toroidali, ammassi nei punti di Lagrange, anelli di foresta orbitale, asteroidi incubatrice, alveari bolla… tutto.»

«Compresi angeli civili?» domandò il padre capitano de Soya.

Hoag Liebler rimase sorpreso per quella domanda. La Flotta della Pax usava il termine colloquiale "angeli di Lucifero", di solito abbreviato in "angeli", per indicare i mutanti dal DNA alterato per adattarsi allo spazio, con una ironia che sfiorava l’empietà; ma quel termine era usato di rado in presenza di ufficiali superiori.

Rispose l’ammiraglio Aldikacti. «Soprattutto gli angeli, padre capitano! Sua Santità papa Urbano ha lanciato questa crociata contro le parodie non umane che gli Ouster creano là fuori nelle tenebre. Sua Santità ha dichiarato nell’enciclica sulla crociata che quelle mutazioni blasfeme vanno eliminate dall’universo di Dio. Non esistono civili Ouster! Ha difficoltà a comprendere questa direttiva, padre capitano de Soya?»


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