Lui era ormai una maschera di sangue ed era quasi in mutande con dei brandelli di vestito addosso. Si accorse che aveva anche perso una scarpa e che la gente lo guardava esterrefatta. Tornarono alla macchina e lui la riaccompagnò a casa.
Erano le quattro del pomeriggio. La signora Pina gli domandò che partita aveva visto. Lui cadde in alcune contraddizioni e lei capì che non era stato allo stadio. Più tardi la sentì singhiozzare in cucina. Lui corse verso camera sua e chiuse con violenza la porta sul dito che si era maciullato in macchina. Non urlò neppure, ma pare (e questo è solo un pettegolezzo a livello portineria) che abbia pianto in silenzio con grande dignità.
FANTOZZI VA IN PALESTRA
Era dai primi di novembre che i colleghi d'ufficio avevano cominciato, incontrando Fantozzi nei corridoi, a dargli delle maligne pacche sullo stomaco: “Si mette su pancia eh!”.
Fantozzi contraeva gli addominali e, siccome gli dava un gran fastidio sentirsi mettere le mani addosso, era tentato ogni volta di reagire con un ceffone così violento tra nuca e collo del collega da scaraventarlo a pavimento.
In realtà lo esasperava quel pubblico e spietato riconoscimento di un suo possibile decadimento fisico. Poi da ogni parte cominciarono a piombargli addosso macigni del tipo: “Ma sai che sei un po' ingrassato!” e ancora: “Ma lei è molto ingrassato!”.
Lui non ci aveva fatto caso finché un giorno la Pina sua moglie non gli aveva fatto il discorso serio. “Non che tu sia molto grasso, ma sai… Anche per il lavoro, adesso leggo che quelli che vogliono fare carriera devono essere un po' più “ben conservati”.” Quello era stato il campanello d'allarme.
Lui decise allora di provvedere, ma erano i primi di dicembre e rimandò ogni progetto a dopo le feste. Le feste sono la grande moratoria, la dilazione di ogni cambiale e impegno. D'altronde l'idea di dover rinunciare alle orge di polli d'allevamento, tacchini di plastica e vini sofisticati lo metteva in uno stato di grande ansia. Ma quando si presentò al lavoro dopo l'Epifania la prima cosa che gli disse il portiere della ditta fu: “Ma guardi che lei è ingrassato in un modo spaventoso!” in ufficio poi fu tutto un coro di: “Siamo scoppiatelli!.. Si invecchia eh!”. Così, consigliato dal solito Fracchia, decise per la formula “anno nuovo vita nuova” e si recò, con il timore del novizio, alla palestra “Giovani in un mese”.
Lo colpì uno strano odore di disinfettante misto a sudore e il continuo passaggio di giovani muscolatissimi: delle autentiche montagne umane. C'era un clima un po' ambiguo, dovuto alla viscida gentilezza del gestore che lo ricevette nella saia di entrata, dove era stata piazzata una scrivania. Gli disse i prezzi: dodicimila mensili, che comprendevano due ore alla settimana di pesi in palestra sotto la sorveglianza di istruttori qualificati e poi la famosa sauna finlandese.
Il vischioso titolare lo fece poi denudare in una saletta dove c'erano una bilancia e un misuratore di statura e prese nota delle sue misure: altezza 1,68, peso 81 chili, spalle 12 centimetri, torace 80, ventre 129!
“Vedrà,” disse il “misuratore” con una fastidiosa pacca sulla pancia “in quattro settimane la rimetteremo in sesto… mi dia dodicimila d'anticipo e l'aspetto lunedì prossimo alle 20!” Fantozzi versò la quota. Il lunedì successivo si presentò alla palestra.
Gli assegnarono un armadietto e subito si trovò completamente nudo in mezzo a una ventina di muscolatissimi ragazzotti sui vent'anni. Aveva le infernali scarpe da tennis della sua infanzia, mutandoni di lana sapientemente cuciti sul davanti dalla signora Pina e un maglione: non se l'era sentita di sobbarcarsi l'onere della spesa di una tuta regolare. Entrò nella palestra e l'istruttore lo mise in fila con i ragazzi. “Venti giri di corsa” ordinò e il gruppo dei ragazzi partì al galoppo sotto la sferza di un fischietto implacabile.
Al terzo giro a Fantozzi si annebbiò la vista. Al quarto sbandò leggermente, ma nessuno ci fece caso. Sentiva solo il ritmo feroce del fischietto trapanargli il cervello. Al quinto giro andò a sbattere contro la parete e lo portarono a braccia in sauna. Era una sauna di fortuna: un vecchio forno di una pizzeria (perché prima della palestra c'era un negozio che faceva pizze e il forno era rimasto) nel quale lo infilarono attraverso uno stretto sportello. Dentro c'erano altri due sciagurati nudi.
Fantozzi cominciò a respirare a fatica e le pulsazioni gli salirono a trecento al minuto. Dopo quattro minuti uno degli “infornati” cominciò a suonare il campanello che gli avevano mostrato per usarne in caso di bisogno. Poi, non ottenendo risposta, cominciò a gridare: “Aiuto!”. Gridarono allora tutti e tre disperatamente e alla fine furono salvati.
“Si sente meglio ora?” domandò il vischioso titolare della palestra a Fantozzi che veniva rianimato da alcuni giovinastri. Lo pesarono: aveva perso un etto e mezzo. Quando uscì bevve due litri di minerale ghiacciata che quasi lo stroncarono e mangiò tre chili di polenta bollente.
Quando tornò a casa la signora Pina gli chiese: “Ma cosa hai? Ti senti male?”. “Mi sono sentito poco bene in ufficio” rispose Fantozzi. Decise di perdere le dodicimila lire della palestra-pizzeria e si rassegnò a invecchiare come tutti quelli che non hanno i soldi di Agnelli.
CURA DIMAGRANTE PER FANTOZZI
Fantozzi è entrato in clinica per una cura dimagrante.
Entrò alla clinica “Le Magnolie” alle 7 del pomeriggio di un sabato. Versò subito un anticipo terrificante e lo misero in una cella. La clinica in realtà era una vecchia galera asburgica e i pazienti venivano chiusi nei loro loculi e per quanto battessero sui muri o urlassero non gli veniva portato per i 10 giorni della cura né da mangiare né da bere.
Fu svegliato in piena notte da tremendi urli e lamenti: “Assassini, datemi da bere… pietà… ” Erano gli altri carcerati. Ad un tratto Fantozzi credette quasi di impazzire quando sentì distintamente un odore micidiale di spaghetti alla carbonara e risotto ai funghi, che il direttore del carcere immetteva nell'impianto dell'aria condizionata.
Sentì poi nel corridoio un cigolio: era un inserviente con una gigantesca e fumante spaghettata ai 4 formaggi. Dagli spioncini tutti i ricoverati tendevano le mani con i soldi. Pagavano e ricevevano in cambio una porzione di spaghetti. Quando l'inserviente guardò dentro il suo spioncino Fantozzi domandò: “Quanto?”. “28.000 lire la porzione” rispose. “Non ho contanti” disse Fantozzi e l'inserviente da sotto il carrello gli passò una penna con una cambiale già compilata.
Nelle prime tre notti Fantozzi firmò circa 190 mila lire di cambiali a scadenza 1 mese. Poi perse il conto di tutto: delle cambiali e dei giorni che doveva stare ancora in clinica.
Al mattino del quarto giorno, visto che non calava di peso, il megaprofessore de “Le Magnolie” lo mandò, previo pagamento di 20.000 lire per volta, a fare la sauna.
Fantozzi entrò in sauna senza sapere neppure che cosa fosse: nel suo intimo sperava che fosse un ristorante dal nome esotico. Si trovò completamente nudo in una stanzetta in legno con una temperatura sui 100 gradi. C'erano molti altri clienti, pure nudi e molto imbarazzati. Fantozzi respirava a fatica.
L'altoparlante annunciò: “I signori che vogliono lasciare la sauna e buttarsi nella piscina gelata, a destra, possono uscire!”. Fantozzi uscì con la vista annebbiata, mentre cominciava a sentire “le voci” come Giovanna d'Arco. Svoltò (invece che a destra) a sinistra e si gettò nella piscina senz'acqua. Si schiantò sul fondo maiolicato sotto gli occhi esterrefatti di due suore. Cercò di bluffare nuotando a rana sul fondo, poi gli cedettero i nervi e cominciò a piangere disperatamente.
Fu recuperato con una audace manovra da alcuni inservienti e riportato in cella, dove trovò una nota di demerito, firmata dal megaprofessore in persona, per il suo “indecoroso comportamento in piscina”. La nota concludeva che, poiché era incensurato e data la buona condotta, per questa volta la direzione de “Le Magnolie” si limitava a comminargli una forte multa: 80 mila lire. Allegata c'era una cambiale già compilata.