Channis trovo Pritcher nella sua cabina.

Il generale si stava preparando per dormire.

Alzo gli occhi.

– Novita? – Niente di particolare.

Al prossimo balzo ci troveremo nei pressi di fazenda.

– Lo so.

– Non vorrei disturbare, vedo che stai per ritirarti, ma hai guardato i film che abbiamo trovato su Cil? Han Pritcher dette un'occhiata alle bobine in questione che erano appoggiate sulla scrivania. – Si.

– E cosa ne pensi? – Penso che se mai e esistita una scienza della Storia, in queste regioni della Galassia e andata certamente perduta.

Channis sorrise. – Capisco quello che vuoi dire.

Anche a me sono apparsi piuttosto monotoni.

– Non direi monotoni, se a una persona non dispiacciono le cronache sulla vita privata dei tiranni.

Le notizie sono certamente poco attendibili.

Quando la Storia si occupa di personaggi importanti, se ne ha un quadro che varia completamente a seconda degli interessi personali dello scrittore.

Da parte mia, li ho trovati tutti completamente inutili.

– Eppure si parla di Tazenda.

E' su Tazenda che volevo attirare la tua attenzione.

E' per questo che me li sono procurati.

– Capisco.

Hanno avuto governanti buoni e cattivi, hanno conquistato alcuni pianeti, vinte alcune battaglie e perse altre.

Non ho notato niente di particolare.

Sinceramente, Channis, la tua teoria non mi ha impressionato affatto.

– Forse hai trascurato alcuni punti importanti.

Non hai notato, per esempio, che non hanno mai formato una coalizione? Sono sempre rimasti al di fuori delle lotte che hanno caratterizzato quest'angolo della Galassia.

Come hai detto tu, hanno conquistato alcuni pianeti, ma poi si sono fermati, pur non avendo subito nessuna grave sconfitta Il fatto e che hanno allargato i loro domini abbastanza da sentirsi sicuri, poi si sono fermati per non attirare l'attenzione.

– Ottimamente – rispose il generale per nulla interessato. – Non ho nulla in contrario ad atterrare sul pianeta.

Nel peggiore dei casi, sara soltanto una perdita di tempo.

– Eh, no, nel peggiore dei casi, significhera essere stati definitivamente sconfitti.

Tuttavia, se fosse la Seconda Fondazione, si tratterebbe di un mondo popolato da chi sa quanti Mulo.

– E che cosa hai intenzione di fare? – Atterrare su qualche pianeta periferico.

Scoprire quanto piu e possibile su Tazenda, dopo di che improvvisare qualcosa.

– D'accordo.

Non ho obiezioni.

Ma ora, se non ti dispiace vorrei dormire.

Channis usci.

Al buio della sua piccola stanza in quell'isola metallica lanciata nello spazio, il generale Han Pritcher rimase sveglio, agitato da pensieri tormentosi.

Se tutto cio era vero, e tutti i fatti sembravano provarlo, allora Tazenda era effettivamente la Seconda Fondazione.

Non c'era via di scampo.

Ma come? Come? Come poteva trattarsi di Tazenda? Un mondo cosi insignificante? Privo di caratteristiche salienti? Un pianeta sperduto tra le rovine dell'Impero? Una scheggia in mezzo ai frammenti? Gli tornava alla mente la faccia cupa del Mulo e la sua voce sottile quando parlava del vecchio psicologo della Fondazione.

Eblings Mis, l'unico uomo che aveva scoperto, forse, il segreto della Seconda Fondazione.

A Pritcher tornavano in mente le parole del Mulo: Era come se Mis fosse stato preso da un immenso stupore, come se un qualcosa della Seconda Fondazione avesse oltrepassato ogni sua aspettativa, capovolgendo ogni suo ragionamento.

Se solo avessi potuto leggere nella sua mente, invece che percepire le sue emozioni! Eppure, le emozioni che mi colpirono erano chiare, e sopra tutte dominava una grande sorpresa.

Sorpresa era la parola chiave.

Un qualcosa di assolutamente imprevedibile.

E ora era apparso questo ragazzo, questo giovane sorridente, che aveva scoperto Tazenda e le sue caratteristiche sconosciute.

Doveva aver visto giusto.

Altrimenti, niente avrebbe avuto significato.

Prima di addormentarsi Pritcher ebbe un ultimo pensiero che lo calmo: il localizzatore nascosto nella sala macchine era ancora al suo posto.

Poco prima l'aveva controllato badando bene che Channis non fosse nelle vicinanze.

Secondo Interludio

Alcune persone si trovarono casualmente, pochi minuti prima di entrare in Camera di Consiglio dove avrebbero trattato le questioni del giorno, nel corridoio.

Velocemente si scambiarono le loro opinioni.

– E cosi, il Mulo e in viaggio.

– Pare.

Ma e rischioso.

Estremamente rischioso! – No, se gli avvenimenti rientrano nei nostri piani.

– Il Mulo non e un uomo qualsiasi, e difficile manipolare i suoi strumenti scelti senza che se ne accorga.

Le menti da lui controllate sono difficilmente influenzabili e, in alcuni casi, sembra che si sia accorto del tentativo.

– Si, ma non vedo come potevamo evitarlo.

– Le menti non controllate sono piu facili.

Ma ben pochi in queste condizioni hanno una posizione d'autorita sotto di lui.

Entrarono nella Camera di Consiglio della Seconda Fondazione.

Altri li seguirono.

3. Due uomini e un contadino

Rossem e uno di quei mondi marginali, di solito trascurati dalla storia galattica, e che raramente riescono a far parlare di se in mezzo alle miriadi degli altri pianeti piu floridi.

Negli ultimi giorni dell'Impero Galattico, vi furono trasferiti alcuni prigiomeri politici mentre un osservatorio e una piccola guarnigione navale erano mantenuti in quelle regioni desolate per evitare che rimanessero completamente abbandonate a se stesse.

Quando ancor prima dei tempi di Hari Seldon sopravvennero i primi sconvolgimenti che provocarono rivolte, insicurezza e costante pericolo, gli uomini piu deboli, spaventati dai continui saccheggi e dalle continue sanguinose successioni degli imperatori, abbandonarono in massa i pianeti piu popolati per rifugiarsi nei mondi piu squallidi della Galassia.

Nelle fredde pianure di Rossem erano cosi sorti molti villaggi.

Il sole che illuminava questo mondo era rosso, e il calore che emanava era debole.

Per nove mesi la superficie del pianeta era coperta dal ghiaccio.

In quel periodo, il grano non cresceva; poi, nei mesi di sole, la temperatura arrivava ai venti gradi, cosi si sviluppava a velocita fantastica.

Piccoli animali simili a capre brucavano l'erba, raspando nella neve con zampe a tre dita.

Gli abitanti di Rossem avevano cosi il loro Pane e il loro latte, e, quando potevano fare a meno di un animale, perfino la carne.

Le scure foreste che ricoprivano la fascia equatoriale del pianeta fornivano legname dalla fibra forte adatto per costruire case.

Questo legno, insieme con le pellicce di alcuni animali e qualche minerale, veniva esportato.

Le astronavi dell'Impero venivano di volta in volta a caricarlo, dando in cambio macchinari per le fattorie, riscaldatori atomici e persino televisori che non erano male accetti in quelle regioni desolate, dove gli uomini erano costretti a nove mesi di ibernazione.

La storia dell'Impero non toccava i contadini di Rossem.

Le navi dei mercanti portavano notizie sulle rivoluzioni, ogni tanto, arrivavano nuovi rifugiati (una volta ne era arrivato anche un gruppo numeroso) che generalmente portavano le ultime notizie della Galassia.

In questo modo gli abitanti di Rossem avevano appreso delle feroci battaglie, delle popolazioni decimate, degli imperatori tirannici e dei loro vicere ribelli.

A queste notizie sospiravano e scrollavano la testa, si chiudevano nelle loro pellicce e sedevano nelle piazze dei villaggi sotto il debole sole a filosofare sulla cattiveria dell'uomo.

Poi improvvisamente, le navi dell'Impero cessarono di arrivare sul pianeta, e la vita divento piu difficile.

I rifornimenti di cibo, di tabacco e di macchinari cessarono.

Notizie confuse, ricevute da, televisori, aumentarono le loro preoccupazioni.

E alla fine seppero che Trantor, la capitale di tutta la Galassia, era stata distrutta e saccheggiata, e che la splendida, incomparabile residenza dell'Imperatore era in rovina.

Era qualcosa di inconcepibile, e a molti contadini isolati nelle campagne parve che questo significasse la fine della Galassia.

Poi, un giorno, arrivo un'astronave.

I vecchi di ogni villaggio levarono la testa credendo che fossero tornati i giorni dei loro padri.

Ma non era cosi.

Quell'astronave non era una nave imperiale.

Sulla sua prora non brillava l'emblema luminoso del sole e dell'astronave.

Era una vecchia carcassa rappezzata con frammenti di altre navi imperiali.

Gli uomini che ne scesero dicevano di essere di Tazenda.

I contadini erano confusi.

Non avevano mai sentito parlare di Tazenda, tuttavia accolsero i soldati con la loro tradizionale ospitalita.

I nuovi venuti chiesero informazioni sul pianeta, sul numero degli abitanti, il numero delle citta (la definizione di citta creo non poche confusioni poiche i contadini, parlandone, si riferivano ai villaggi), il tipo di economia e via di seguito.

Poi vennero altre navi i cui equipaggi distribuirono su tutto il pianeta un proclama in cui si diceva che Tazenda diventava la loro capitale, e che lungo la linea equatoriale, l'unica regione abitata, sarebbero state disposte stazioni per il pagamento delle tasse, e che annualmente sarebbero state raccolte determinate percentuali di pelli e grano secondo una formula numerica.

I contadini annuirono gravemente, non molto sicuri del significato della parola "tasse".

Quando erano arrivati gli agenti a raccoglierle, molti pagarono, altri rimasero attoniti a guardare gli uomini in uniforme che caricavano sui loro veicoli pelli e grano.

Alcuni contadini indignati si erano radunati e avevano tirato fuori vecchie armi da caccia, ma non erano riusciti a organizzare una difesa.

Da allora si erano limitati a protestare ogni volta che arrivavano gli uomini di Tazenda, perche la lotta per l'esistenza era diventata ancor piu dura.

Infine, si creo un nuovo equilibrio.

Un governatore di Tazenda venne ad abitare stabilmente nel villaggio di Gentri, in cui fu proibito a tutti i Rossemiti di abitare.

Il governatore e i suoi ufficiali ben raramente riuscivano a impinguarsi con i prodotti del pianeta.

Gli ufficiali addetti alla raccolta delle tasse continuavano a venire periodicamente, ma ora erano gente piu comprensiva, e i contadini ormai avevano imparato a nascondere il loro grano, a far sparire il bestiame nelle foreste e a non ostentare mai alcun segno di ricchezza.

Con faccia stupita e innocente si limitavano a far osservare agli ufficiali addetti alla tassazione la poverta delle loro case.


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