E se tutto questo fosse già accaduto?
Se fossi io, Anton Gorodeckij, responsabile di sistema della ditta commerciale Niks e contemporaneamente mago della Guardia della Notte, a essere disteso su una lastra di cristallo coperta di antiche rune? E qualcuno — non importa chi, se i maghi delle Tenebre o il Tribunale a composizione mista — stesse dipanando, esaminando, rielaborando la mia memoria?
No!
Non poteva essere. Non provavo le sensazioni di cui aveva parlato il Capo. Non avevo nessun tipo di dejà-vu. Non mi ero mai trovato prima in un corpo femminile, non avevo mai scoperto cadaveri nella toilette di qualche luogo pubblico prima di oggi.
— Vi ho spaventati — disse il Capo. Prese dalla tasca un sigaro lungo e sottile. — La situazione è chiara. Che possiamo fare?
— Io sono pronto a compiere il mio dovere — dichiarai.
— Aspetta. Anton. Non c'è bisogno di fare gli eroi.
— Non sto facendo l'eroe. E il punto non è neppure se sono pronto a difendere i segreti della Guardia. E semplicemente che non sopporterei un interrogatorio di quel tipo. Preferisco morire.
— Ma noi non moriamo come muoiono gli uomini.
— Lo so, per noi è peggio. Ma sono pronto.
Il Capo sospirò. — Scusate, bambine. Anton, proviamo a pensare non alle conseguenze, ma ai presupposti dell'accaduto. Qualche volta è utile guardare al passato.
— Proviamoci — dissi senza grandi speranze.
— Il Selvaggio caccia di frodo in città già da qualche anno. Dagli ultimi dati della sezione analisi, questi strani omicidi sono iniziati tre anni e mezzo fa. Una parte delle vittime è costituita da agenti delle Tenebre chiaramente identificabili in quanto tali. Un'altra parte probabilmente da agenti delle Tenebre potenziali. Nessuno degli uccisi era di un livello superiore al quarto. Nessuno lavorava nella Guardia del Giorno. La cosa più divertente è che quasi tutte le vittime erano Forze delle Tenebre di tendenza moderata, se questa definizione ha un senso. Diciamo che uccidevano e influenzavano gli uomini, ma molto meno di quanto avrebbero potuto.
— Li hanno sacrificati — disse Svetlana. — Giusto?
— È probabile. La Guardia del Giorno non ha toccato questo psicopatico e gli ha anche offerto qualcuno dei suoi, qualcuno di cui non le importava molto. Perché? Questa è la domanda fondamentale: perché?
— Per accusarci di negligenza — tentai io.
— Il fine non giustifica i mezzi.
— Per incastrare qualcuno dei nostri.
— Anton, di tutti i membri della Guardia l'unico a non avere un alibi per i momenti degli assassini sei tu. Perché la Guardia del Giorno dovrebbe darti la caccia?
Mi strinsi nelle spalle. — Una vendetta di Zavulon.
Il Capo scosse la lesta dubbioso. — No. È da poco che ti sei scontrato con lui. Mentre il primo attacco è stato sferrato tre anni e mezzo fa. La domanda rimane aperta: perché?
— Forse Anton potenzialmente è un mago molto forte… — azzardò timidamente Sveta. — E le Tenebre l'hanno capito. Siccome era troppo tardi per attirarlo dalla loro parte, hanno deciso di eliminarlo.
— Anton è più forte di quanto crede — rispose il Capo in tono sbrigativo. — Ma non supererà mai il secondo livello.
— E se i nostri nemici vedessero delle possibili evoluzioni della realtà che noi non riusciamo a vedere? — Guardai il Capo negli occhi.
— E cioè?
— Io posso essere un mago debole, posso essere medio, o forte. Ma se mi bastasse solo fare una certa cosa per cambiare l'attuale equilibrio di forze? Magari qualche cosa di semplice, non legato alla magia? Boris Ignat'evič, in fondo le Forze delle Tenebre hanno cercato di allontanarmi da Svetlana. Evidentemente avevano previsto quella variante della realtà in cui l'avrei potuta aiutare! E se avessero visto qualcos'altro? Un avvenimento futuro? E l'avessero visto già da molto tempo, e da molto tempo si fossero preparati a neutralizzarmi? E se, a paragone con quella che mi aspetta, la lotta per Sveta fosse stata una sciocchezza?
All'inizio il Capo mi ascoltò attentamente. Poi corrugò la fronte e scosse la testa. — Anton, hai manie di grandezza. Scusami. Io esamino le linee di tutti i lavoratori della Guardia, da quelli più importanti fino allo zio Sura, il tecnico dell'impianto igienico. E tu non hai, scusami Anton, ma non hai nel tuo futuro nessuna impresa particolare. Su nessuna delle tue linee della realtà.
— Boris Ignat'evič, è assolutamente certo di non sbagliarsi?
Comunque mi aveva fatto infuriare.
— No. Io non sono assolutamente certo di nulla. Neppure di me stesso. Ma ci sono poche, pochissime possibilità che tu abbia ragione. Credimi.
Gli credetti.
Rispetto a quelle del Capo le mie capacità erano pari a zero.
— Dunque non sappiamo la cosa principale: il motivo.
— Sì. L'attacco è indirizzato a te, ormai non ci sono più dubbi. Questo Selvaggio lo governano con grande finezza ed eleganza. Gli lasciano credere che sta combattendo contro il Male, mentre da molto tempo è solo una marionetta nelle loro mani. Oggi l'hanno portato nello stesso ristorante dove c'eri tu. Gli hanno presentato la vittima. E ti hanno incastrato.
— Allora… cosa possiamo fare?
— Cercare il Selvaggio. È l'ultima possibilità, Anton.
— Ma praticamente lo uccìdiamo.
— Non noi. Noi lo troviamo soltanto.
— Non importa! Per quanto sia cattivo, per quanto si comporti in modo sbagliato, è sempre dei nostri! Combatte contro il Male nell'unico modo che conosce! Bisogna solo spiegargli le cose.
— È tardi, Anton. È tardi. Ci siamo lasciati scappare il momento della sua comparsa. Adesso ha alle spalle una tale storia… Ricordi come è morta quella vampira?
Annuii. — Riposi in pace.
— Eppure aveva commesso molti meno delitti, dal punto di vista delle Tenebre. E anche lei senza capire quello che stava succedendo. Ma la Guardia del Giorno ha riconosciuto la sua colpa.
— L'ha riconosciuta in modo occasionale o ha creato un precedente? — chiese Svetlana.
— Chi lo sa? Anton, devi trovare il Selvaggio.
Alzai gli occhi.
— Trovarlo e consegnarlo alle Forze delle Tenebre — disse il Capo perentoriamente.
— Perché io?
— Perché soltanto nel tuo caso è moralmente accettabile. Sei tu a essere minacciato. Tu ti limiteresti a difenderti. Per chiunque di noi consegnare un mago della Luce, sia pure il più selvaggio, il più grezzo, il più traviato, sarebbe uno shock troppo grande. Tu lo puoi sopportare.
— Non ne sono sicuro.
— Lo puoi sopportare. E tieni presente, Anton, che hai solo questa notte. I Guardiani del Giorno non hanno più motivo di aspettare, domani mattina presenteranno un'imputazione ufficiale contro di te.
— Boris Ignat'evič!
— Cerca di ricordare! Cerca di ricordare chi c'era qui. Chi è entrato nella toilette dopo il mago delle Tenebre?
— Nessuno. Sono sicura perché ho continuato a guardare per vedere se usciva — intervenne Svetlana.
— Vuol dire che il Selvaggio era già nella toilette, in attesa del mago. Ma in ogni caso deve esserne uscito. Non vi ricordate niente? Sveta, Anton?
Non rispondemmo. Io non ricordavo niente. Avevo cercato di non guardare dalla parte del mago delle Tenebre.
— È uscito un uomo dalla toilette — disse Svetlana. — Un tipo, be'…
Pensò per qualche istante.
— Normale, assolutamente normale. Un uomo medio, come se avessero mescolato milioni di facce e ne avessero creata una media. L'ho visto di sfuggita e l'ho subito dimenticato.
— Ricordatelo adesso — ordinò il Capo.
— Non ci riesco, Boris Ignat'evič. Un essere umano come tanti. Un uomo. Di età media. Non ho neppure capito che era un Altro.
— È un Altro allo stato naturale. Non entra nemmeno nel Crepuscolo, ma sta in equilibrio proprio sul confine. Sveta, ricorda! La faccia, o qualche segno particolare.
Svetlana si passò una mano sulla fronte. — Dopo essere uscito è tornato al suo tavolo, dove c'era una donna. Una bella donna, bionda. Si stava truccando. Ho notato anche la marca del fard che stava usando. Ljumene. Lo uso anch'io qualche volta: sono cosmetici che costano poco, non molto buoni.