— Zavulon! — La sua voce esprimeva una preghiera accorata. — Zavulon!
Piangeva senza rendersene conto. Sotto i suoi occhi scorrevano due rivoli neri come l'inchiostro.
— È inutile — dissi. — Andiamo.
In quell'istante, a due metri da noi, si aprì il Portale delle Tenebre.
Inizialmente fummo investiti da un'ondata di gelo penetrante, tanto che ricordai persino con simpatia la calura del mondo degli uomini. Il muschio avvampò e si consumò lungo tutta la via. Non che Zavulon l'avesse bruciato di proposito: semplicemente, l'apertura del Portale aveva sparso così tanta forza, che il muschio non era stato in grado di assimilarla.
— Zavulon — sussurrò Alisa.
Un raggio violetto squassò il cielo.
La vampa mi accecò, strizzai gli occhi senza volerlo e quando di nuovo riuscii a guardare da quella parte, nella foschia grigia si librava una bolla nero-bluastra. Lentamente dalla bolla si districò qualcosa di ispido e squamoso, vagamente simile a un essere umano. Zavulon stava giungendo dal secondo o dal terzo strato del Crepuscolo, al cui confronto il tempo in cui ero immerso scorreva altrettanto lento di quello umano dal nostro punto di vista.
All'improvviso provai quel senso d'impotenza con cui in qualche modo mi ero da tempo riconciliato. Le possibilità di cui Zavulon o Geser disponevano tanto facilmente, nel mio caso non erano solo irraggiungibili, ma addirittura inconcepibili.
— Zavulon! — Sempre tenendo le mani dietro la schiena, Alisa si lanciò verso l'orribile mostro. Si strinse a lui e affondò il viso tra le sue squame spinose. — Aiutami, aiutami!
Naturalmente Zavulon non era apparso in sembianze demoniache allo scopo di impressionarmi. Se avesse conservato l'aspetto umano, non sarebbe riuscito a sopravvivere più di un minuto negli strati profondi del Crepuscolo. Così, invece, era probabilmente in grado di trascorrervi diverse ore, quando non addirittura diversi giorni.
Il mostro mi guardò con i suoi occhi stretti. Dalle sue fauci sgusciò fuori una grossa lingua biforcuta. La lingua lambì la testa di Alisa, lasciandole sui capelli gocce di bava bianca. Il mostro afferrò Alisa per il mento con la grinfia, le sollevò la testa con cura e i loro sguardi si incontrarono. Lo scambio d'informazioni fu rapidissimo.
— Stupida! — urlò il demone. La lingua si ritrasse nelle fauci, scivolando tra le zanne un attimo prima che queste si richiudessero con uno schiocco.
Sì. Niente diritto a un'interferenza di terzo livello, per me.
La corta coda del mostro scudisciò Alisa alle gambe, lacerò il suo abito di seta e la gettò per terra. Gli occhi del mostro divamparono: un bagliore azzurro avvolse la strega. La ragazza impietrì.
Niente aiuto ad Alisa.
— Posso effettuare l'arresto, Zavulon? — domandai.
Il mostro se ne stava fermo, dondolandosi appena sulle zampe ricurve. Gli artigli spuntavano dalle dita e si ritraevano ritmicamente. Poi fece un passo e si piazzò tra me e la ragazza.
— Chiedo di confermare la legittimità del fermo — dissi. — Altrimenti sarò costretto a chiamare aiuto.
Il demone cominciò a trasformarsi. Le proporzioni del corpo mutarono, le squame vennero riassorbite, la coda si infossò. Infine spuntarono i vestiti.
— Aspetta, Anton.
— Cosa dovrei aspettare?
Il volto del mago restava impenetrabile. Forse nelle sembianze di un demone provava molte più emozioni, oppure non riteneva necessario nasconderle.
— Confermo la promessa fatta da Alisa.
— Cosa?!
— Se alla faccenda non sarà dato corso ufficiale. La Guardia del Giorno accetterà ogni tua interferenza fino al terzo grado incluso.
Sembrava assolutamente serio.
Deglutii. Ricevere una promessa del genere dal capo della Guardia del Giorno…
— A un agente delle Tenebre non credere mai.
— Ogni interferenza fino al terzo grado incluso.
— Temi lo scandalo fino a questo punto? — domandai. — O la ragazza ti è per qualche motivo necessaria?
— Mi è necessaria. La amo.
— Non ci credo.
— In qualità di capo della Guardia del Giorno moscovita, agente Anton, chiedo di risolvere la faccenda con una riconciliazione. Ciò è possibile, poiché la mia assistita Alisa Donnikova non ha fatto in tempo ad arrecare alcun danno significativo agli uomini. Come risarcimento per il suo tentativo — Zavulon rimarcò in particolare quest'ultima parola — di compiere un atto di magia delle Tenebre di terzo grado, la Guardia del Giorno accetterà da parte tua qualsiasi atto di magia della Luce, fino al terzo grado incluso. Non chiedo che questo accordo resti segreto. Non introduco alcuna limitazione ai tuoi atti. Sottolineo che, per l'infrazione commessa, la guardiana Alisa subirà un severo castigo. Che le Tenebre siano testimoni delle mie parole.
Un tremito lievissimo. Un rimbombo sotterraneo, l'urlo di un uragano in avvicinamento. Una sferetta nera spuntò sulle palme delle mani di Zavulon e cominciò a vorticare.
— La parola a te — disse il mago.
Mi leccai le labbra e guardai la ragazza, inchiodata dal sortilegio. Una carogna, niente da dire. E avevo un conto personale da regolare con lei.
Era forse anche per questo che non volevo concludere la cosa con un compromesso? Non era solo per via della pericolosità di un accordo con le Tenebre? Usando il prisma di forza, Alisa aveva cercato di succhiare una parte dell'energia vitale dei passanti. Era una magia di terzo grado. Io avrei potuto compiere un'interferenza di terzo grado. E questo era molto, moltissimo. Di fatto, un influsso globale! Una città in cui per un intero giorno non sarebbe stato commesso alcun delitto. Un'invenzione geniale e univocamente buona. Quante volte, nella storia della Guardia della Notte, avevamo avuto bisogno del diritto a un'interferenza di terzo o quarto grado e, non disponendone, eravamo stati costretti ad agire a casaccio, angosciandoci poi nell'attesa della mossa di rimando!
Ora invece avrei disposto di un'interferenza di terzo grado praticamente gratis.
— Che la Luce sia testimone delle tue parole — dissi io. E allungai la mano verso Zavulon.
Non mi era mai successo di invocare a testimoni le forze primordiali. Sapevo soltanto che una cosa del genere non richiedeva alcuna formula magica speciale. Del resto, non era affatto garantito che la Luce si sarebbe mostrata indulgente verso i nostri affari.
Sul mio palmo divampò un petalo di fuoco bianco.
Zavulon fece una smorfia. Nel momento in cui suggellammo l'accordo con una stretta di mano, le Tenebre e la Luce si incontrarono tra le nostre due palme. Avvertii un dolore pungente, come se mi avessero trafitto la carne con un ago spuntato.
— L'accordo è concluso — disse il mago delle Tenebre. Il dolore aveva sfiorato anche lui.
— Speri di trarre vantaggio anche da questo? — domandai.
— Certamente. Spero sempre di trarre vantaggio da ogni cosa. Di solito mi riesce.
Per lo meno, Zavulon non provò una gioia evidente per l'accordo raggiunto. Per quanto facesse assegnamento sul buon esito della nostra intesa, non poteva essere affatto sicuro del successo.
— Sono riuscito a sapere cos'ha portato a Mosca dall'Oriente il corriere e perché.
Zavulon sorrise appena. — Splendido. La situazione mi inquieta e mi fa piacere sapere che adesso potrò condividere quest'inquietudine con altri.
— Zavulon! È mai successo che le due Guardie collaborassero? Sul serio, intendo, non semplicemente alla cattura di rinnegati e psicopatici…
— No. Qualsiasi collaborazione si risolverebbe nella sconfitta di una delle parti.
— Ne terrò conto.
— Tienine conto.
Ci scambiammo addirittura un garbato inchino. Come se non appartenessimo alle due Forze contrapposte: non un adepto della Luce e un servo delle Tenebre, ma due conoscenti in buoni rapporti.
Poi Zavulon si avvicinò al corpo immobile di Alisa, lo sollevò con agilità e se lo caricò sulle spalle. Mi aspettavo che sarebbero usciti dal Crepuscolo, invece, dopo avermi fatto dono di un sorriso accondiscendente, varcarono il Portale. Subito dopo, il passaggio cominciò a svanire. Io me ne andai nella direzione opposta.