— Destrieri del vento!

Solo allora alzò lo sguardo verso il ciclo e li vide, tre grandi felini alati che scendevano su di loro in grandi volute, con gli artigli protesi, le ali nere tese sullo sfondo del caldo cielo blu.

PARTE SECONDA

L'errante

CAPITOLO SESTO

Mogien balzò dalla sella prima che il destriero posasse le zampe a terra, corse verso Rocannon e lo abbracciò come un fratello. La sua voce risuonava di piacere e di sollievo.

— Per la lancia di Hendin, Signore delle Stelle! Perché cammini completamente nudo in questo deserto? E come hai fatto a percorrere tanta strada verso sud, camminando verso nord? Stai…

S'interruppe bruscamente perché il suo occhio aveva incontrato la figura di Yahan.

Rocannon disse: — Yahan è mio servitore.

Mogien non fece alcun commento. Dopo un istante di contesa con se stesso, cominciò a sorridere, quindi scoppiò in una risata. — Hai imparalo le nostre usanze per potermi meglio rubare i servi, Rokanan? Chi ti ha rubato i vestiti?

— Olhor non indossa una sola pelle — disse Kyo, attraversando l'erba con passo leggero. — Salve, Signore del Fuoco, la scorsa notte ti ho sentito nella mia mente!

— Kyo ci ha condotti a te — confermò Mogien. — Da quando abbiamo messo piede in Fiera dieci giorni fa, non ha più detto una parola, ma ieri sera, sulla riva dello Stretto, quando è sorta Lioka, si è messo ad ascoltare la luce lunare e ha detto: «Laggiù!» Questa mattina all'alba siamo volati nel punto da lui indicato e vi abbiamo trovati.

— Dov'è Iot? — domandò Rocannon, vedendo che soltanto Raho teneva le redini dei grifoni.

Mogien, con la faccia impassibile, disse: — Morto. Gli Olgyior ci hanno assalito sulla spiaggia, approfittando della nebbia. Erano armati soltanto di pietre, ma erano in molti. Iot è stato ucciso, e tu eri disperso. Ci siamo nascosti in una caverna sul mare, in attesa che i destrieri riprendessero a volare. Raho è uscito in esplorazione e ha sentito la storia di uno straniero che era rimasto nel fuoco senza bruciare, e che portava un grande gioiello azzurro. Perciò, non appena i destrieri hanno ripreso il volo, ci siamo recati al forte di Zgama. Non avendoti trovato, abbiamo gettato qualche torcia sul suo miserabile tetto e gli abbiamo fatto scappare le bestie nella foresta, poi ci siamo messi alla tua ricerca lungo la costa dello Stretto.

— Il gioiello, Mogien — Rocannon lo interruppe; — l'Occhio del Mare… Ho dovuto cederlo per riscattare la nostra vita. L'ho dato via.

— Il gioiello? — fece Mogien sgranando gli occhi. — Il gioiello di Semley? Tu l'hai dato via? Non certo per salvarti la vita… chi potrebbe recarti danno? Per salvare quella vita inutile, quel servitore disobbediente! Bel valore attribuisci alla mia eredità! Su, riprendila; non è così facile a perdersi!

Con una risata, fece roteare nell'aria un oggetto lucente, poi lo gettò a Rocannon, che rimase immobile a fissare la grande gemma azzurra che stringeva nella mano, la catena d'oro.

— Ieri abbiamo incontrato due Olgyior vivi e uno morto, sull'altra sponda dello Stretto, e ci siamo fermati a chiedere se avessero per caso visto un viaggiatore nudo, accompagnato da un servitore senza valore, diretti a sud. Uno dei due si è fatto piccolo piccolo e ci ha raccontato tutto, e così ho preso il gioiello all'altro. Insieme con la sua vita, perché faceva resistenza. Perciò abbiamo saputo che avevi attraversato lo Stretto; e Kyo ci ha portati a te. Ma perché eri diretto a nord, Rokanan?

— Per… cercare acqua.

— Qui a ponente c'è un fiume — interruppe Raho. — L'ho visto poco prima che incontrassimo voi.

— Allora, andiamo. Io e Yahan non beviamo da ieri.

Salirono sui destrieri, Yahan con Raho, Kyo al suo vecchio posto, dietro Rocannon. L'erba curvata dal vento si allontanò sotto di loro; veleggiarono in direzione sudovest, tra l'immenso altipiano e il sole.

Si accamparono accanto al fiume che serpeggiava lentamente fra l'erba priva di fiori. Rocannon poté finalmente sfilarsi la tuta, e indossò uno degli abiti di ricambio di Mogien. Mangiarono pane secco portato da Tolen, tuberi di peya e quattro conigli dalle corte ali, colpiti da Raho e Yahan, che era pieno di gioia nel riprendere fra le mani un arco.

In quella zona dell'altipiano, gli animali andavano quasi a infilarsi da soli nelle frecce, e si facevano afferrare in volo dai grifoni, poiché non avevano mai imparato ad avere paura dei predatori. Anche le minuscole creature verdi, gialle e viola chiamate kilar, simili a insetti e dotate di ali trasparenti, che riempivano l'aria del loro ronzio, e che in realtà non erano insetti, ma piccoli marsupiali, qui non avevano paura ed erano curiose: si libravano intorno alla testa delle persone, osservando con occhi rotondi e dorati, atterravano per un istante sulla mano e sul ginocchio, e poi, richiamate da qualcosa d'altro, volavano via.

Sembrava che quell'immensa distesa d'erba fosse priva di vita intelligente. Mogien confermò che non avevano visto tracce di uomini o di altri esseri, volando sopra l'altipiano.

— Ci è parso di scorgere qualche creatura la notte scorsa, nei pressi del nostro fuoco — disse Rocannon, titubante. Infatti, che cosa avevano realmente visto? Kyo, che era vicino al fuoco, intento a cucinare, alzò lo sguardo su di lui: Mogien. che si stava slacciando per la notte il cinturone con le due spade, non disse niente.

Lasciarono il campo alle prime luci dell'alba, e per l'intera giornata cavalcarono nel vento tra la pianura e il sole. Volare sull'altipiano era tanto piacevole quanto era stato penoso percorrerlo a piedi. Allo stesso modo trascorse il giorno successivo, e poco prima della sera, mentre erano intenti a scrutare l'orizzonte alla ricerca dei piccoli corsi d'acqua che interrompevano sempre più raramente la distesa erbosa. Yahan si girò sulla sella e gridò nel vento: — Olhor! Guarda davanti a noi! — Molto lontano, davanti a loro, esattamente a sud, un'increspatura quasi impercettibile di colore grigiazzurro interrompeva il piatto orizzonte.

— Le montagne! — esclamò Rocannon, e mentre così diceva, udì che Kyo, alle sue spalle, tratteneva il respiro, come se avesse timore di qualcosa.

Durante il volo del giorno seguente, la piatta savana cominciò a sollevarsi gradualmente a formare basse collinette, che erano come le grandi onde di un mare tranquillo. Di tanto in tanto vagavano sopra di loro alti cumuli diretti verso il nord, e nella lontananza potevano vedere che la terra si alzava, diventava scura e accidentata. Quella sera le montagne si poterono distinguere chiaramente; dove la pianura era già buia in lontananza, minuscoli picchi verso sud continuarono ancora per molto tempo a brillare d'oro lucente.

Quando anche quei picchi lontani svanirono nell'oscurità, sorse la luna Lioka, che salì nel cielo come una grande stella gialla dal corso veloce. Feni e Feli splendevano già, e si muovevano più lentamente da est a ovest. Ultima delle quattro lune sorse Heliki, e seguì le altre, illuminandosi e oscurandosi, illuminandosi e oscurandosi a cicli di mezz'ora. Rocannon giaceva supino sull'erba e osservava, al di là dei lunghi steli, la lenta, luminosa e complessa danza lunare.

L'indomani mattina, quando egli e Kyo si accingevano a montare in sella al grifone dal manto grigio tigrato, Yahan, che teneva la bestia per le briglie, lo avvertì: — Olhor, guidalo con molta attenzione, oggi. — L'animale parve dargli ragione: emise un colpo di tosse e un brontolio, cui fece eco quello del grifone di Mogien.

— Che cos'hanno?

— Fame! — disse Raho, tirando energicamente la briglia del suo grifone bianco. — Si sono riempiti a sazietà con gli herilor di Zgama, ma da quando abbiamo cominciato a volare su questo altipiano non hanno più trovato selvaggina di grossa taglia, e quelle bestie saltellanti sono soltanto un bocconcino di antipasto per loro. Lega il mantello con la cintura, Signore Olhor… se il vento lo portasse sotto i denti del tuo grifone, saresti tu la sua cena.


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