Naturalmente possedeva considerevoli conoscenze: la complessità dei fatti astronomici che gli avevano consentito di tracciare le coordinate dell'Alterra da Werel alla Terra; la distanza esatta tra i soli dei due pianeti; chiare nozioni astronomiche delle stelle visibili da Werel. Non gli avevano ancora strappato quest'informazione; probabilmente perché la sua mente si trovava in condizioni troppo caotiche dopo esser stata ripristinata dalle manipolazioni di Ken Kenyek, oppure perché anche allora avevano funzionato bene le sue difese mentali e le barriere specifiche, rafforzate paraipnoticamente. Sapendo di poter trovare sulla Terra un Nemico, l'equipaggio dell'Alterra non era partito impreparato. A meno che la scienza mentale degli Shing non fosse superiore a quella wereliana, non sarebbero riusciti a costringerlo a dir loro nulla. Speravano di indurlo, di convincerlo. Perciò per il momento era salvo, fisicamente per lo meno.
Fintanto che non sapevano che aveva coscienza di essere nato due volte e che ricordava la sua esistenza come Falk.
Questo pensiero lo fece rabbrividire. Non gli era passato per la testa prima. Come Falk, era inutile per loro, ma innocuo. Come Ramarren, era utile, e innocuo. Ma come Falk-Ramarren era una vera minaccia. Ed essi non potevano sopportare le minacce: non potevano permettersele.
Poi c'era la risposta all'ultima domanda: Perché volevano così accanitamente sapere dove si trovava Werel? Perché Werel destava tanto il loro interesse?
Di nuovo i ricordi di Falk parlarono all'intelligenza di Ramarren, questa volta per ricordare una voce calma beata e ironica. Era del vecchio Ricettivo che aveva incontrato nella foresta, il vecchio più solo sulla Terra, più di quanto non fosse stato Falk stesso: "Non sono molti, gli Shing…"
Una bella lezione di saggezza e consiglio, l'aveva chiamata; e doveva essere la pura verità. Le vecchie storie che Falk aveva imparato nella casa di Zove dicevano che gli Shing erano alieni, provenienti da una zona della galassia spaventosamente lontana, oltre le Hiadi, forse a migliaia di anni luce. Se era così, probabilmente non molti di loro avevano attraversato una distanza spaziotemporale così incommensurabile. Erano pur stati abbastanza, però, da infiltrarsi nella Lega, e spaccarla, date le loro capacità di menzogna mentale e altre abilità o armi che possedevano o avevano posseduto. Ma erano abbastanza da governare su tutti i mondi che avevano diviso e conquistato? I pianeti erano luoghi smisurati in rapporto a ogni scala di grandezze spaziali, tranne quella degli spazi tra l'uno e l'altro. Gli Shing dovevano essersi distribuiti in piccoli gruppi e dovevano preoccuparsi molto di impedire ai pianeti soggetti di allearsi di nuovo e unirsi ai ribelli. Orry aveva detto a Falk che non gli pareva che gli Shing viaggiassero a velocità della luce; anzi non aveva mai visto una loro nave spaziale. Era forse perché temevano i loro stessi affini di altri mondi, differenziatisi da loro in secoli di dominio? Oppure bisognava pensare che la Terra fosse l'unico pianeta dove ancora governassero e fossero decisi a difenderla da ogni esplorazione da altri mondi? Era impossibile dirlo, ma sembrava comunque probabile che sulla Terra non ce ne fossero davvero molti.
S'erano rifiutati di credere alla storia di Orry che i Terraniani di Werel avevano subito mutazioni nel senso della norma biologica locale, per cui avevano finito col mescolare la loro stirpe a quella degli indigeni. Avevano asserito che era impossibile: il che significava che a loro non era accaduto; non erano in grado di accoppiarsi con i Terraniani. Erano rimasti alieni, dunque, ancora dopo dodici secoli; sempre isolati sulla Terra. E riuscivano davvero a governare le popolazioni degli uomini da quest'unica Città? Una volta ancora Ramarren si rivolse a Falk per la risposta e vide che era negativa. Controllavano gli uomini per abitudine, astuzia, timore, e migliori armamenti, per la tempestività con cui impedivano che si affermasse una tribù più forte, oppure che si raggiungessero conoscenze tali da costituire una minaccia. Non permettevano agli uomini di agire. Ma non facevano nulla loro stessi. Non governavano, si limitavano a soffocare.
Era dunque chiaro perché Werel rappresentasse per loro una minaccia mortale. Fino ad allora avevano tenuto in pugno, seppure rovinosamente e blandamente, la cultura che molto tempo prima avevano mandato in rovina e dovuto riassestare; ma una razza forte, popolosa, e tecnologicamente avanzata, con una mitica consanguineità con i Terraniani, e una scienza mentale e armamenti uguali ai loro, poteva schiacciarli d'un colpo. E liberare gli uomini dal loro dominio.
Se venivano a sapere da lui dove si trovava Werel, non avrebbero forse mandato una nave-bomba a velocità della luce, simile a un grosso fuso incandescente attraverso gli anni luce, a distruggere il temibile mondo prima ancora che su di esso si sapesse della loro esistenza?
Sembrava fin troppo possibile. Eppure c'erano due cose che testimoniavano contro: l'accurata preparazione del giovane Orry, quasi volessero servirsene come messaggero; e la loro singolare Legge.
Falk-Ramarren non riuscì a decidere se la regola del Rispetto per la Vita fosse l'unico credo genuino degli Shing, la loro unica possibilità di superare l'abisso dell'autodistruzione che si spalancava sotto il loro comportamento come la nera gola si apriva sotto la loro città, o se non fosse invece semplicemente la più bella di tutte le loro menzogne. In effetti sembrava che evitassero di uccidere esseri senzienti. Lo avevano lasciato vivo, forse anche gli altri; i loro cibi elaboratamente dissimulati eran tutti a base di vegetali; allo scopo di controllare le popolazioni le mettevano palesemente l'una contro l'altra, dando avvio alle guerre, ma lasciavano che fossero gli uomini a uccidere; e le storie dicevano che nei primi tempi del loro governo, per consolidarlo, avevano applicato l'eugenetica e il trasferimento delle popolazioni, piuttosto che il genocidio. Era dunque vero che si attenevano alla loro Legge, sia pure a modo loro.
In tal caso l'aver tirato su il giovane Orry stava a indicare che volevano farne il loro messaggero. Unico superstite del Viaggio, doveva ripercorrere le distanze di tempo e spazio fino a Werel per raccontare tutto ciò che gli Shing gli avevano detto della Terra, blaterare come un inetto chiacchierone "È sbagliato togliere la vita", rospo moralista, topo squittente nella fondamenta della Casa dell'Uomo… Sventato, onesto, disastroso, Orry avrebbe portato la Menzogna su Werel.
L'onore e il ricordo della Colonia erano valori fortissimi su Werel, e a una richiesta d'aiuto da parte della Terra avrebbero potuto darle quell'aiuto; ma se gli fosse stato detto che non c'era né mai c'era stato un Nemico, che la Terra era un antico giardino felice, era improbabile che compissero quel lungo viaggio solo per dare un'occhiata. E anche se lo facevano, sarebbero venuti senza armi, così com'erano venuti Ramarren e i suoi compagni.
Un'altra voce gli parlò nella memoria, una voce di molto tempo prima profonda nella foresta: "Non possiamo continuare così in eterno. Deve esserci una speranza, un segno…" Era la voce di Zove.
Non era stato inviato all'umanità con un messaggio, come aveva sognato Zove. La speranza era ancora più strana di quella, il segno più oscuro. Doveva invece farsi portatore del messaggio dell'umanità, del suo grido d'aiuto, della sua ansia di liberazione.
"Devo andare a casa; devo dir loro la verità" pensò, sapendo che gli Shing avrebbero fatto qualunque cosa pur di impedirlo, che Orry sarebbe stato inviato mentre lui sarebbe stato trattenuto o ucciso.
Nell'enorme stanchezza del lungo sforzo di pensare coerentemente, la sua volontà cadde all'improvviso, e l'incerto controllo sulla sua doppia mente scossa e lacerata si ruppe. Si abbandonò esausto sul letto; la testa tra le mani "Se solo potessi andare a casa", pensò. "Se potessi camminare ancora una volta con Parth giù nel Campo Lungo…"