Ascoltate, se voi siete il capo, и meglio che diciate ai vostri uomini di non toccare la mia merce.

Il generale alzт la testa e guardт il prigioniero con occhi freddi.

— Rispondete alle mie domande.

E non date ordini.

— D'accordo.

Io non ho niente in contrario.

Ma uno dei vostri uomini s'и giа fatto un buco di trenta centimetri nel petto, perchй metteva le mani dove non doveva.

Riose si girт verso il tenente Vrank. - Sta dicendo la veritа quest'uomo? Nel vostro rapporto mi avete comunicato che non c'erano state perdite.

— E vero signore - rispose l'ufficiale rigido sull'attenti e imbarazzato - allora non era successo nulla.

E stato piщ tardi quando abbiamo avuto ordine di perquisire la nave ci avevano detto che c'era una donna a bordo.

Invece, signore, abbiamo trovato una quantitа di strumenti di natura sconosciuta.

Il mercante dice che sono la sua mercanzia.

Uno di questi strumenti ha fatto partire una scarica e il soldato che lo teneva in mano и morto.

Il generale si rivolse nuovamente al mercante. - La vostra astronave trasporta esplosivi atomici? - No, per la Galassia.

E per quale ragione? Quel matto ha preso un punteruolo atomico dal lato sbagliato e l'ha regolato al massimo.

Non si puт fare una cosa del genere.

E come puntarsi una pistola neutronica al cervello.

L'avrei fermato se non avessi avuto cinque uomini che mi trattenevano.

Riose fece un gesto alla guardia che stava aspettando. - Tu puoi andare.

L'astronave catturata deve rimanere chiusa.

Che nessuno ci entri.

Sedetevi, Devers.

Il mercante si accomodт.

Con indifferenza sostenne l'esame accurato del generale e lo sguardo curioso del siwenniano.

Riose disse: - Siete un uomo pieno di buon senso, Devers.

— Grazie.

Siete impressionato dalla mia faccia o volete qualcosa da me? Ditemi pure quello che volete.

Vedete, io sono un uomo d'affari.

— E' pressappoco la medesima cosa.

Vi siete arreso quando avreste potuto decidere di farci sprecare munizioni e di saltare in aria con la vostra nave.

Se continuate a comportarvi cosм, riceverete da parte mia un buon trattamento.

— Tutto ciт che chiedo alla vita и che questa sia benevola con me.

— Bene e io non chiedo altro che un po, di collaborazione. - Riose sorrise, poi rivolgendosi a Ducem Barr disse a bassa voce: - Spero che la parola chiedere vada intesa come la intendo io.

Avete mai sentito un gergo tanto barbaro? - D'accordo.

Per conto mio ci stт - disse Devers in tono amichevole.

— Ma di che tipo di collaborazione intendete parlare, capo? Se devo dire la veritа non so in che posizione mi trovo. - Si guardт intorno. - Dove ci troviamo ora, che cosa sta succedendo? - Scusatemi, ho dimenticato di presentarmi. - Riose sembrava di buon umore. - Il signore accanto a me и Ducem Barr, patrizio dell'Impero.

Io mi chiamo Bel Riose, suddito dell'Impero e generale di Terza classe nelle forze armate di sua Maestа Imperiale.

Il mercante spalancт la bocca. - L'Impero? Intendete dire il vecchio Impero, quello che si studia a scuola? E' strano.

Ho sempre creduto che non esistesse piщ ormai da secoli.

— Guardatevi intorno e ve ne accorgerete - disse Riose sorridendo.

— Avrei dovuto immaginarlo - disse Lathan Devers osservando il soffitto. - Era una bella squadra quella che ha catturato la mia carcassa.

Nessuno dei regni della Periferia avrebbe potuto mettere insieme navi come quelle. - Poi si fece improvvisamente serio. - Ma a che gioco giochiamo, capo? O devo chiamarvi generale? - Stiamo giocando alla guerra.

— L'Impero contro la Fondazione, и cosi? - Esattamente.

— E perchй? - Penso che voi sappiate il perchй.

Il mercante lo guardт fisso, poi scrollт la testa.

Riose lasciт che l'altro ci pensasse un poco, poi disse: - Sono sicuro che lo sapete.

Lathan Devers mormorт: - Fa caldo qui - e si alzт per togliersi la giacca.

Poi si sedette di nuovo e allungт le gambe.

— Sapete che vi dico? - replicт tranquillo. - Immagino che voi stiate pensando che io dovrei saltarvi addosso e stendervi.

Ci riuscirei comodamente, sempre che scegliessi il momento giusto, e questo signore che siede qui accanto a me non credo che farebbe in tempo a fermarmi.

— Ma voi non lo farete - disse Riose fiducioso.

— Infatti non lo farт - ammise Devers. - Prima di tutto uccidendo voi la guerra non finirа.

Immagino che ci siano altri generali.

— Avete fatto bene i vostri conti.

— A parte il fatto che una volta che vi abbia ucciso mi prenderebbero e finirei stecchito in meno di due secondi, a meno che non decidano di uccidermi lentamente.

In ogni caso verrei ucciso, e non mi piace mettere a repentaglio la mia vita quando faccio dei piani.

Non ne vale la pena.

— Ho giа osservato che siete un uomo pieno di buon senso.

— Ma c'и una cosa che vorrei sapere.

Perchй dite che dovrei sapere perchй voi ci state facendo la guerra? Io non lo so, e non mi piacciono gli indovinelli.

— Davvero? Avete mai sentito parlare di Hari Seldon? - No.

Vi ho giа detto che non mi piacciono gli indovinelli.

Riose si girт a guardare Ducem Barr.

Questi sorrise per un attimo poi riprese la sua espressione sognante.

Riose disse in tono serio: - Non cercate di fare il furbo, Devers.

Esiste una leggenda, o una diceria o forse si tratta di storia, non mi interessa che cosa sia, circa la Fondazione.

Secondo quel che si dice, un giorno voi fonderete un Secondo Impero.

Conosco tutte le teorie di Hari Seldon.

Le sue fandonie psicostoriche affermano che un giorno voi attaccherete l'Impero.

— Capisco - annuм Devers pensoso. - E chi vi ha raccontato queste storie? - Che importanza puт avere - replicт Riose seccamente. - Voi non siete qui per fare domande.

Voglio sapere che cosa ne sapete della favola di Seldon.

— Ma se si tratta di una favola…

— Non giochiamo sulle parole, Devers.

— Non sto giocando.

Sarт sincero.

Voi conoscete bene tutta la faccenda.

Sono sciocchezze, parti di fantasia.

Ogni pianeta ha la sua leggenda, non lo si puт evitare.

Sм, e vero, ho sentito parlare di Hari Seldon e del Secondo Impero, ma и roba che si racconta ai bambini per mandarli a letto.

I ragazzi si chiudono in camera e con il loro proiettore tascabile rimangono ore a osservare le avventure di Hari Seldon.

Non и una cosa da adulti.

Non per persone intelligenti, perlomeno. - Il mercante scosse la testa.

Il generale aveva l'aria severa. - Le cose starebbero cosм, allora? Giovanotto state perdendo tempo raccontandomi balle.

Sono stato sul pianeta Terminus.

Conosco bene la Fondazione.

Ho osservato tutto con i miei occhi.

— E chiedete informazioni a me? A me, che andrт sul pianeta per due mesi ogni dieci anni.

Non potrт certo darvi informazioni precise, io.

Ma se vi fa piacere continuate pure con la vostra guerra, se desiderate dar retta alle favole.

Barr intervenne per la prima volta. - Siete cosм sicuro che la Fondazione vincerа? Il mercante si girт.

Arrossм leggermente e la vecchia cicatrice che gli attraversava una tempia sembrт diventar piщ bianca. - Ah, l'amico silenzioso! Che cosa vi ha fatto credere che io pensi una cosa del genere? Riose annuм leggermente a Barr, e il siwenniano continuт a bassa voce: - Perchй il pensiero che il vostro mondo dovesse perdere la guerra vi farebbe soffrire.

Io so che cosa significa la sconfitta.

Il mio mondo un tempo dovette soccombere e ancora adesso ne paga le conseguenze.

Lathan Devers si tormentт la barba, guardт prima il generale poi il vecchio, quindi sorrise. - Parlate sempre in questo modo, capo? Ascoltate - disse facendosi serio. - Che cos'и una sconfitta? Io ho visto guerre e ho visto sconfitte.

Che succede se il vincitore invade il mondo? Chi и che ci rimette? Io? La gente come me? - Scosse la testa. - Ricordatevi bene di questo. - Il mercante era eccitato e parlava ad alta voce. - In media, su ogni pianeta ci sono cinque o sei pezzi grossi che mandano avanti la baracca.

Quando questi vengono eliminati, io non perdo certamente il sonno per loro.

Avete capito? E il popolo? E la gente comune? Certo, qualcuno ci rimette la pelle e gli altri pagheranno per alcuni mesi un pт piщ tasse.

Ma in breve tempo la situazione si normalizzerа.

E poi tutto ritornerа come prima solo con cinque o sei pezzi grossi diversi.

Ducem Barr strinse i denti e i muscoli della mano destra si contrassero, ma non disse nulla.

Lathan Devers lo stava osservando.

I suoi occhi erano attenti.

— Ascoltate.

Io passo la vita nello spazio a vendere cianfrusaglie di poco conto e a portare i miei guadagni alla Compagnia.

Laggiщ c'и un grassone - e puntт un dito dietro le sue spalle, - che se ne sta seduto a casa e raccoglie i guadagni di un anno di lavoro di un mucchio di gente come me.

Immaginiamo che a un certo punto siate voi a comandare sulla Fondazione.

Avrete sempre bisogno di noi piщ che non la stessa compagnia, perchй noi conosciamo il nostro mestiere e sappiamo dove vender la merce e come portarvi i soldi.

Puт darsi che sotto l'Impero guadagneremo di piщ.

Io sono un uomo d'affari.

Se la cosa rende, io non ho nulla in contrario.

E li guardт con un sorriso di sfida sulle labbra.

Per alcuni minuti nessuno parlт, poi un messaggio arrivт con uno scatto secco sulla scrivania del generale.

Riose lo aprм, lo lesse rapidamente, poi girт l'interruttore di un citofono.

— Preparate un piano indicando la posizione di ogni nave in azione.

Attendete ulteriori ordini in assetto di guerra.

Si infilт il mantello e a bassa voce rivolto a Barr disse: - Vi lascio quest'uomo.

Mi aspetto dei risultati.

Siamo in guerra e ricordatevi che, se fallite so essere crudele.

Lathan Devers osservт il generale che si allontanava poi disse: - Qualcuno lo deve aver morso in un punto delicato.

Che cosa sta succedendo? - Si tratterа di una battaglia, immagino - disse Barr. - Le forze della Fondazione entrano in campo per la prima volta.

E meglio che mi seguiate.

Nella stanza erano entrati alcuni soldati armati.

L'espressione delle loro facce era dura e decisa.

Devers seguм il vecchio siwenniano fuori della porta.

Furono condotti in una stanza piccola e spoglia.

V'erano due letti, uno schermo, una doccia e i servizi igienici.

I soldati uscirono e la spessa porta metallica si chiuse dietro le loro spalle.

— Ehm - borbottт Devers guardandosi intorno poco soddisfatto.


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