— Dicevi che Jameson si è diretto a sud? — chiese a Peters il terzo giorno mentre facevano colazione. Zimmermann era già uscito per dare una mano a spalare la neve dalle strade del villaggio.

Peters annuì. Si era lasciato crescere una barba lussureggiante che in quel momento era cosparsa di briciole di pane e goccioline di miele.

— Ha detto che era sua intenzione cercare di mettersi in contatto con Kobol — spiegò fra un boccone e l'altro.

— Come faceva sapere che Kobol è sulla Terra?

— Ce l'ha detto Russo. Jameson ci ha lasciati liberi di decidere. È stato allora che Zim e io… be', siamo arrivati alla conclusione che ne avevamo abbastanza di fare i soldati. Abbiamo aiutato la gente di qui a mietere il raccolto, e loro ci hanno invitati a restare. Sono stati molto gentili e comprensivi.

E probabilmente credono che sulla Luna siano tutti omosessuali, pensò Alec, e ad alta voce chiese: — Quanti uomini hanno seguito Jameson?

— Mi pare quattro… No, cinque.

Restò sbigottito. Non ne è rimasto uno. Non uno disposto a venire con me, pensò. Sono completamente solo.

Dopo una settimana, gli anziani del villaggio andarono da Alec. Furono gentilissimi, addirittura deferenti, ma anche decisi. Non volevano essere immischiati nella controversia fra Douglas e suo figlio, e il cibo di cui disponevano era appena sufficiente per l'inverno. Perciò Alec doveva essere così gentile da andarsene non appena si fosse sentito di nuovo in forze. Gli avrebbero dato viveri, munizioni e anche un buon cavallo, ma doveva lasciare il villaggio e… ecco, l'indomani sarebbe stato il giorno giusto per la partenza.

Alec sorrise e si dichiarò d'accordo. La mattina dopo gli portarono una mansueta cavalla baia, che caricarono con un sacco a pelo, provviste e scatole di munizioni. Peters diede ad Alec un vecchio fucile da caccia, e Zimmermann la sua pistola completa di fondina e cartuccera.

Gli anziani rimasero a guardare in silenzio mentre Alec salutava i suoi due ex camerati e montava in sella. Dopo averli salutati con un cenno, Alec incitò la cavalla a muoversi con un colpo di tallone e uscì dal villaggio al piccolo trotto.

Dove devo andare?, si chiese. A sud per raggiungere Kobol? Istintivamente scrollò la testa, bandendo l'idea.

Rimuginò sul dilemma per tutto il giorno, e quando il sole scomparve oltre la cresta delle colline a ponente, trovò una piccola caverna in un'altura coperta di neve e decise di passarci la notte.

Kobol arriverà quassù a primavera, pensò dissellando la cavalla. Lasciamo che sia lui a venire da me. Ma un'altra parte della sua mente commentava con ironia: Prima, però, devi sopravvivere all'inverno.

Raccolse alcune bracciate di legna secca dagli alberi scheletriti nelle vicinanze della caverna e accese il fuoco. Legò la cavalla all'aperto. Sulle prime il fumo gli fece lacrimare gli occhi, ma non ci fece caso. Meglio il fumo che l'odore del cavallo. Era troppo tardi per cercare di procurarsi un po' di selvaggina col fucile di Peters, perciò mangiò qualcosa di quello che gli avevano dato al villaggio: carne salata e pane di granoturco.

La cavalla se ne stava immobile come una roccia, appena fuori dall'imbocco della caverna. Il fuoco si era ridotto a pochi tizzoni. Alec, chiuso nel sacco a pelo, cercava di addormentarsi, di non pensare ad Angela. Ma non riusciva a togliersela dalla mente. La notte era buia e silenziosa, solo a tratti una folata di vento rompeva il gelido silenzio.

Avrebbe accettato di venire con me?, si chiese. Ma forse è meglio che non sia venuta. C'è mancato poco che ci lasciassi la pelle. Non avrei mai voluto… Uno scricchiolio. Alec aprì gli occhi. Non vide niente. Troppo buio. Distingueva a malapena l'ingresso della caverna. Il rumore si ripeté. Passi leggeri sulla neve. Alec portò la mano alla pistola. Il fucile era alla sua portata. Senza fare rumore, si rigirò sullo stomaco, in modo da aver di fronte l'imbocco della caverna. Forse, pensò, sono gli uomini del villaggio venuti a riprendersi i loro regali. Se il figlio di Douglas dovesse morire in una caverna non sarebbe colpa loro. E perché allora perdere un buon cavallo?

Tendendo le orecchie Alec ebbe l'impressione di sentire il passo di due cavalli che si stavano lentamente avvicinando.

— Signor Morgan? — disse una voce giovanile.

Lui non rispose.

— Signor Morgan. — All'ingresso della caverna si stagliò una sagoma, e poi un'altra. — Vorremmo venire con voi, se ci volete.

Erano giovanissimi. Stanchi della vita che conducevano al villaggio avevano visto in Alec l'occasione dell'avventura, l'opportunità di girare il mondo. Alec cercò di dissuaderli, dicendo che aveva da offrire loro solo rischi e forse una morte prematura. I due ragazzi risposero sorridendo che non avevano paura ed erano disposti a seguirlo ovunque.

E infine Alec accettò di prenderli con sé.

Dapprima attraversarono le città semideserte dove c'era ancora qualcosa di utile da portare via. Alec evitò con circospezione di entrare in contatto con le micidiali bande annidate negli edifici semidistrutti e combatté solo quando fu proprio costretto. I due giovani rimasero sconvolti le prime volte che dovettero uccidere, ma poi ci fecero l'abitudine. Alec barattò parte delle munizioni e il fucile di Peters in cambio di viveri e un altro cavallo in un villaggio alla periferia del territorio di Douglas. Partirono di là con un'altra recluta, un adulto che aveva perduto moglie e figli in seguito a una malattia, e non voleva più vivere in quel posto che risvegliava in lui penosi ricordi.

Poco a poco il progetto di Alec prese forma. Lasciamo che Kobol cerchi di arrivare da queste parti la prossima primavera. Prima di allora avrò tracciato la posizione di tutte le postazioni difensive, lo aspetterò e assumerò il comando delle sue truppe.

Ma gli occorreva una radio. E sapeva dove trovarne una.

Aspettò. Con una pazienza che ignorava di possedere, aspettò l'occasione proprizia.

Durante le bufere di neve si accampava per giorni nelle caverne: reclutava altri uomini, per lo più giovanissimi; e cercava di convincere gli anziani dei villaggi a venire a patti con lui, perché i giorni del regno di Douglas erano contati.

Imparò a conoscere il territorio. Tracciò mappe delle valli e delle colline, dei torrenti, delle strade, delle città abbandonate e dei villaggi. E delle postazioni difensive di Douglas. Vide che stavano erigendo una nuova recinzione di rete metallica; squadre di uomini scavavano nella neve e nel terreno gelato ai margini del territorio di suo padre. Erigevano anche nuove torri di guardia lontane circa un chilometro l'una dall'altra. E tutto questo nonostante le proibitive condizioni atmosferiche. Douglas non aspettava la primavera.

Alec localizzò gli avamposti istallati in cima alle colline all'interno della nuova recinzione. Vide squadre di esploratori e pattuglie armate che attraversavano la campagna innevata, ma si tenne sempre a distanza, perché voleva evitare gli scontri. Non ancora. Una volta gli parve di riconoscere Will Russo alla testa di una colonna di uomini.

Quando attaccò l'avamposto, le giornate si erano ormai notevolmente allungate. Per arrivarci fece compiere ai suoi uomini una lunga deviazione. Entrarono così nel recinto in un tratto non ancora terminato e abbastanza distante dalla più vicina torre di guardia. Faceva ancora freddo e il cielo era grigio, ma verso sera il sole fece capolino attraverso le nubi, e Alec scorse un fiorellino azzurro che sbucava fra la neve sulla riva di un torrentello.

Sorrise fra sé, non perché commosso dalla grazia del fiore e dalla bellezza del tramonto, ma perché capì di aver calcolato il momento giusto per l'attacco.

Aspettarono fin dopo mezzanotte prima di risalire il versante della collina su cui si ergeva l'avamposto, identico a quello in cui Alec era già stato. Gli uomini si arrampicarono sui terrapieni e affrontarono i difensori con archi e coltelli. Alec s'impossessò della radio prima che il comandante avesse il tempo di servirsene. Lo uccise con due colpi di pistola in pieno petto e si precipitò alla consolle dei comandi.


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