— Devo riferirglielo?

— Digli quello che ti pare. Ma io devo vederlo prima che il suo esercito arrivi da queste parti. Lascio a te stabilire il tempo e il luogo.

Jameson distolse lo sguardo da Alec per portarlo sul panorama innevato, sulle chiazze di terreno nudo dove si era sciolta la neve, sul cielo terso. — Non tenterà di ucciderti — disse piano. — Però cercherà di tenerti sempre d'occhio… di farti prigioniero.

— Dici che un incontro con lui potrebbe risolversi in una trappola?

— Potrebbe darsi.

— Posso contare su di te perché questo non avvenga?

Voltandosi per fissare su di lui i suoi occhi di falco, Jameson rispose: — Io sono solo un uomo. Lui ne ha migliaia d'altri al suo seguito.

— Lo so — disse Alec. — Ma se le cose si mettessero al peggio, tu staresti dalla mia?

Passò quasi un minuto prima che Jameson rispondesse. — Tu sei sempre il comandante nominato dal Consiglio — disse, — e lui è il tuo vice. — Jameson si rilassò abbozzando un sorriso. — Io ho servito sia sotto di te sia sotto di lui. Se le cose si mettessero al peggio, starei dalla tua.

Alec sospirò di sollievo e tese la mano che Jameson gli strinse accentuando il sorriso.

— Siamo tutt'e due matti, sai — disse.

— Lo so — rispose Alec. — Lo so.

Dopo lunghe, noiose trattative per radio, finalmente l'incontro fu combinato. Si accordarono di trovarsi a bordo di un battello nel tratto superiore del fiume Delaware in un posto che sulla mappa era definito Delaware Water Gap (Varco), termine che Alec non riuscì a spiegarsi finché non fu sul posto.

La neve andava rapidamente sciogliendosi al sole e il terreno fangoso impediva di procedere celermente. Alec, accompagnato da quattro uomini scelti fra i suoi migliori, si diresse verso sud a cavallo seguendo l'itinerario indicato dalla carta. Fu un viaggio arduo, che durò una settimana.

Il quinto giorno, quando raggiunsero il tratto superiore del Delaware furono raggiunti da Furetto, che andò loro incontro e proseguì trottando di fianco al cavallo di Alec con un sorriso felice sulla faccia smunta e raggrinzita. Era tutto sporco di fango, ma sulla groppa del suo ronzino c'erano un paio di uccelli selvatici.

— Furetto! — esclamò Alec contento di rivederlo. — Dove sei stato tutto l'inverno?

— In giro. A caccia — rispose il giovane. — Quasi sempre sui monti — spiegò indicando con un gesto vago verso il sud.

— E come hai fatto a trovarci?

Furetto si grattò la guancia, tornò a sorridere, e mormorò qualcosa d'inintelligibile. Alec non insisté. Quel ragazzo tutto pelle e ossa era un tipo fatto a modo suo, e Alec era contento di averlo al suo fianco. Furetto, a quanto lui poteva vedere, non aveva armi, ma la sua specialità consisteva nel catturare la selvaggina con lacci e trappole. Grazie a lui, avrebbero potuto nutrirsi meglio.

Il gruppetto proseguì lungo la valle scavata dal fiume, dove era più facile avanzare. E quando raggiunsero Water Gap, Alec capì subito perché si chiamava così. Il Delaware si era aperto un varco fra due alti dirupi tagliando strati di roccia striata per effetto della sua erosione.

Alla base dei dirupi c'era una strada percorribile lungo la riva del fiume. Erano i resti di un'antica autostrada. Il cemento, screpolato e coperto di frantumi di roccia, non impediva ai cavalli di avanzare di buon passo. Fu un enorme sollievo dopo avere marciato per tanti giorni nel terreno fangoso. Alec e i suoi continuavano a scrutare i pendii scoscesi sui due lati, ottimo posto per un'imboscata. Alberi e cespugli erano ancora spogli, per cui il terreno era ancora nudo e non offriva nascondigli.

Furetto spariva per quasi tutta la giornata per poi tornare tutto allegro con selvaggina sufficiente a riempire lo stomaco di tutti.

Nel punto più stretto del Gap trovarono una sorpresa: l'arcata di un ponte di acciaio e cemento che varcava il fiume. Sembrava ancora in buone condizioni, finché non lo si esaminava da vicino. Ancorato alla base di uno dei piloni di sostegno del ponte, c'era un piccolo battello a motore.

Constatandone le dimensioni, Alec valutò che non potevano esserci più di quattro o cinque uomini a bordo. Non saremo inferiori di numero, pensò, mentre dirigevano i cavalli verso un sentiero che scendeva alla riva, a meno che Kobol non abbia altre imbarcazioni nascoste più a monte.

Il battello era ancorato vicino a riva, cosicché Alec e due dei suoi poterono raggiungere a guado il barcarizzo. Gli altri uomini di Alec, e due di quelli di Kobol, rimasero a terra con i cavalli.

— Piacere di rivederti — disse con voce atona Kobol quando Alec fu salito a bordo. Era più magro dell'ultima volta che Alec l'aveva visto, più asciutto e indurito. Reggeva un bastone nella sinistra e porse ad Alec la destra, dura e secca come il cuoio. Teneva come sempre gli occhi socchiusi, come per mascherare lo sguardo.

— Sembra che la vita all'aperto ti abbia giovato — disse con un sorriso tutto denti. — Hai perso il grasso dell'infanzia.

Alec borbottò qualcosa in risposta, guardandosi in giro. La parte prodiera del ponte e il tetto della cabina erano coperti da pannelli solari. Non si vedevano armi, ma a poppa un telo d'incerata copriva qualcosa di grosso. Un laser, forse?

Preceduto da due dei suoi, Kobol fece scendere Alec in cabina. Altri due uomini li seguivano. Kobol si appoggiava al bastone. Entrarono in un minuscolo compartimento con cuccette pieghevoli inchiavardate alle paratie, e un tavolo sproporzionato all'ambiente incastrato fra due strette panche imbottite. Appuntata al tavolo c'era una mappa fotografica della base di Douglas.

— L'abbiamo messa insieme unendo le foto riprese dal satellite — spiegò Kobol mettendosi a sedere, con un sospiro di sollievo, fra i suoi due aiutanti. — Credo che la troverai molto precisa.

Alec, con i suoi uomini, prese posto sulla panca di fronte. Esaminò la mappa. Le foto erano molto dettagliate: riuscì perfino a distinguere la casa di Angela. Cosa stavamo facendo quando è stata ripresa questa foto?, si chiese oziosamente.

Un altro uomo comparve sulla soglia portando un vassoio di panini e bottiglie di birra.

— È ottima — disse Kobol offrendone una bottiglia ad Alec. — Poco alcolica. Una delle prime cose che gli abitanti di Miami hanno riattivato è stata la fabbrica di birra. Hanno quasi distrutto i boschi della regione per rifornirla di energia.

Alec l'assaggiò e la trovò amara, cattiva. Quella che fabbricavano alla base di Douglas era migliore. Arricciò il naso, e Kobol disse con aria di superiorità: — Bisogna farci la bocca.

— Non ci tengo.

— Abbiamo del latte fresco — disse una voce.

Alec si voltò e vide Jameson sulla soglia. Trattenendo un sorriso, disse: — Bene. Prenderò il latte.

Passarono diverse ore a studiare la mappa. Alec espose tutti i particolari a lui noti sui sistemi difensivi di Douglas e la mappa diventò un vero labirinto di trattini, linee, cerchietti, punti e quadrati che indicavano le recinzioni, le torri di guardia e gli avamposti.

Kobol rimase impressionato.

— Dobbiamo concentrare tutte le nostre forze in un attacco massiccio su questa strada — disse indicando un punto sulla mappa con l'indice ossuto.

— È proprio quello che Douglas si aspetta — obiettò Alec. — Vi fermerà qui… — e indicò il punto dove la strada si snodava fra le colline sulla cui sommità si trovavano gli avamposti… — o qui, dove torrenti e laghi vi costringeranno a procedere in fila indiana.

— Non avrà forze sufficienti per fermarci — dichiarò Kobol. — Quando arriveremo là disporrò di almeno cinquemila uomini.

— In difesa è sufficiente un uomo contro due — disse Alec. — Trattandosi di un uomo intelligente e furbo come Douglas ti serviranno tutti gli uomini che riuscirai a raccogliere. Non dimenticare che sta allestendo da anni i suoi sistemi difensivi. A che scopo gettare gli uomini in bocca ai suoi cannoni?


Перейти на страницу:
Изменить размер шрифта: